Culto dei morti in Corea
Nelle famiglie coreane è presente un tempietto dedicato agli antenati della famiglia.
Si crede che l’anima continui a vivere dopo la morte e che debba essere rispettata, per cui molto spesso vengono fatti riti di venerazione I riti commemoratavi per gli antenati si tengono durante il Ch’usŏk , la festività che segna il passaggio dal stagione estiva a quella autunnale, in cui si ringrazia per il raccolto e per la protezione concessa.
I riti commemorativi coreani comprendono oggi sia elementi confuciani che sciamanici.
Le cerimonie di commemorazione si svolgono di fronte alle tavolette degli antenati poste su degli scaffali presenti nelle stanze delle case coreane.
Il ch’arye rappresenta il rito di commemorazione degli antenati in cui le famiglie, anche quelle più povere, usano imbandire un tavolo con riso bollito, frutta e condividono il pranzo con i vicini.
La preparazione del cibo cerimoniale richiede molto tempo, anche tutta la notte poichè comprende vari tipi di carne, pesce, verdure, frutta, dolci.
Gli anziani intanto raccontano ai più giovani storie sugli antenati.
Tradizionalmente il ch’arye viene effettuato a casa del figlio maggiore che, con sua moglie, diventa l’officiante del rito. Per la cerimonia sono necessari un paravento pieghevole, una tavola, un portacandele e una ciotola per l’incenso. Il cibo preparato viene disposto nelle ciotole secondo un particolare ordine.
Tutti i partecipanti indossando appositi abiti per l’occasione, si lavano le mani e restano in piedi.
L’officiante accende un bastoncino di incenso, simbolo per richiamare gli antenati e si inchina fino a terra. Il maschio più anziano dopo di lui versa in una coppa del vino di riso e l’officiante trasferisce il vino in un’altra coppa in tre versate successive. La coppa vuota è posta di fronte alle tavolette degli antenati, quale segno di adorazione e rispetto, poi l’officiante si inchina di nuovo. A seguire si inchinano gli altri partecipanti.
Parte del cibo verrà consumato, parte sarà offerto agli antenati e portato alle loro tombe, per l’occasione ripulite dalle erbacce