Cimiteri d’Italia: le Marche
Cimitero di guerra di Ancona
Il cimitero di guerra di Ancona è un cimitero per i militari britannici e del Commonwealth caduti durante la seconda guerra mondiale che si trova in località Tavernelle, ad Ancona.
Questo cimitero dà sepoltura a oltre mille caduti prevalentemente nel 1944, in maggioranza britannici, ma anche canadesi, neozelandesi, australiani, sudafricani, indiani ed altri provenienti da paesi del Commonwealth. Il cimitero raccoglie i caduti in una area vasta da Pescara a Pesaro ed è stato realizzato dalla commissione del Commonwealth per le Onoranze ai Caduti di Guerra, costituita nel 1917, secondo regole comuni per tutti caduti. Venne infatti stabilito che i caduti sarebbero rimasti nei paesi in cui morirono e che in quei paesi sarebbero stati commemorati in perpetuo con una lapide individuale. La Commissione aveva il compito di segnare le tombe, creare i cimiteri e costruire i monumenti commemorativi. Oggi la Commissione è impegnata in 150 paesi per 1.100.000 tombe del Commonwealth dalle due guerre mondiali in 2.500 cimiteri di guerra costruiti ed in 21.000 altri scenari di guerra. I caduti la cui tomba è ignota sono commemorati in 200 monumenti.
Cimitero militare polacco di Loreto
Il cimitero militare polacco di Loreto è stato costruito nel 1944 ed è stato inaugurato nel 1946. Oltre a questo si debbono ricordare i cimiteri militari polacchi di Montecassino, Casamassima e Bologna.
A Loreto, in provincia di Ancona, si trova uno dei principali cimiteri polacchi in Italia, con 1.112 tombe. Il cimitero dei soldati polacchi è situato tra la strada statale Adriatica e la Santa Casa di Loreto, sul lato destro di una lunga scalinata tra il verde per la quale si arriva al santuario di Loreto, sulle tombe dei militari polacchi sono spesso presenti omaggi di devozione verso i defunti.
Il cimitero è stato restaurato nei primi anni sessanta a cura del governo italiano e degli emigrati polacchi ma ora necessita di un nuovo intervento conservativo. Come è noto il II Corpo d’armata polacco comandato dal generale Władysław Anders, si costituì con i circa 160.000 prigionieri polacchi nell’ex Unione Sovietica, che ottennero il permesso di formare un corpo d’armata contro l’esercito nazista. Trasferitisi dalla Russia alla Persia, quindi in Palestina, i soldati polacchi vennero impiegati anche in Italia come II Corpo d’armata nell’VIII Armata britannica. Durante la battaglia di Ancona con le truppe comandate dal generale Władysław Anders era inquadrato anche il CIL, il Corpo Italiano di Liberazione comandato dal generale Umberto Utili ed altre formazioni.
Il II Corpo d’armata polacco diede un grande contributo alla liberazione dell’Italia, combattendo duramente, con coraggio e sacrificio di vite, principalmente a Montecassino, nelle Marche e Romagna, al termine della seconda guerra mondiale solo una piccola parte dei militari polacchi tornò in patria, gli altri scelsero la via dell’esilio in vari paesi, tra cui l’Italia, in quanto la Polonia era entrata nell’influenza sovietica. Il generale polacco Władysław Anders, deceduto a Londra nel 1970, venne sepolto per sua volontà nel cimitero di Montecassino, accanto ai suoi soldati lì caduti e sepolti nell’omonima e sanguinosa battaglia.
Cimitero ebraico di Senigallia “delle Grazie”
Il cimitero delle Grazie è il cimitero ebraico situato a Senigallia in uso dal 1878.
Il cimitero ebraico delle Grazie, che si trova a tre chilometri dal centro abitato, prende posto nell’area boscosa vicino all’ex convento delle Grazie, è recintato da un muretto in mattoni ed è collegato al cancello d’ingresso da un vialetto lungo cui, nel 1977, sono state poste le lapidi del vecchio cimitero.
Le lapidi, ormai corrose dal tempo, sono caratterizzate dalla semplicità man mano che ci si avvicina al nuovo millennio, mentre quelle ottocentesche sono molto elaborate e piene di riferimenti religiosi.
Nel 1869 venne deliberato che la selva vicino all’ex convento delle Grazie era il luogo più adatto per essere destinato ad un cimitero comunale. Il progetto che venne approvato è quello dell’architetto Enea Gentili e la struttura fu inaugurata nel 1871. Passati sette anni, nel lato destro dell’omonima chiesa venne allestito uno spazio destinato al cimitero ebraico: infatti risale al 1878 la prima sepoltura. Si deve a Sergio Anselmi il recupero di ben oltre 85 lapidi e cippi del Seicento, Settecento e fine Ottocento, infatti durante lavori di scavo nella zona del vecchio cimitero ebraico, diventata in parte area fabbricabile, le antiche lapidi rischiavano di essere distrutte dalle ruspe.
Cimitero Delle Mummie di Urbania
Una silenziosa cripta dove i corpi di comuni mortali dimorano da più di quattro secoli. La Chiesa dei Morti, già Cappella Cola fino al 1836, ornata da uno splendido portale gotico, conserva al suo interno il Cimitero delle Mummie, noto per il curioso fenomeno della mummificazione naturale, dovuto a una particolare muffa che ha essiccato i cadaveri succhiandone gli umori.
Nel 1833 furono esposti, dietro l’altare, 18 corpi già mummificati estratti dai sepolcri vicini, in seguito all’istituzione dei cimiteri extraurbani per effetto dell’editto napoleonico di Saint Cloud del 1804. Alla sistemazione dei corpi provvide la Confraternita della Buona Morte, fondata a Casteldurante nel 1567, sotto la protezione di S. Giovanni Decollato (all’interno della chiesa è visibile una rappresentazione del Santo, opera di Giustino Episcopi). I suoi compiti erano di provvedere al trasporto gratuito e alla sepoltura dei morti, specie degli indigenti, all’assistenza dei moribondi, oltre alla registrazione dei defunti in uno speciale libro, fino alla distribuzione delle elemosine ai poveri. Durante la cerimonia funebre i “Fratelli” indossavano una veste bianca con cappuccio nero sul capo (come si vede all’interno della chiesa nel personaggio al centro, il Priore Vincenzo Piccini, ideatore della necropoli).
Le mummie di Urbania accolgono il visitatore ognuna con la sua storia da raccontare: dalla giovane donna deceduta di parto cesareo, a un giovane accoltellato in una veglia danzante, e la mummia dello sventurato che, si racconta, fu sepolto vivo in stato di morte apparente… il custode vi narrerà con piacere le incredibili vicende di tutti i personaggi.
Cimitero Ebraico di Pasaro
Il cimitero sorge sulle pendici del colle San Bartolo. L’uso cimiteriale dell’area (6.700 mq circa) risale al 1695, quando la comunità ebraica di Pesaro lo acquisisce dopo una permuta con il podere a Pantano che ospitava il cimitero precedente. Fino a metà novecento lo spazio appariva come una scoscesa pendice campestre con rade alberature, abbandonato poi agli effetti del tempo.
Il suo recupero – curato nel 2002 dalla Fondazione Scavolini – ha riguardato pulitura e restauro dei manufatti in pietra che segnalano le sepolture e la messa in opera di elementi per il percorso di visita.
Fra i rovi affiorano oggi 140 lapidi circa, numero inferiore alle inumazioni effettivamente realizzate. La motivazione di ciò va ricercata nel decreto di papa Urbano VIII (1652) che vieta ogni iscrizione tombale per gli ebrei dello Stato Pontificio eccezion fatta per gli insigni rabbini e gli uomini o le donne di grande cultura e carità; ribadita nel 1775 da Pio VI, l’interdizione resta in vigore fino a Pio IX.
Tutti i monumenti sono in pietre locali o marmi. Nella parte più alta del cimitero, la più arcaica, si trovano esclusivamente stele verticali e cippi cilindrici. Nella fascia centrale, compaiono veri monumenti sepolcrali di gusto classico, in quella inferiore, la più recente, strutture romantiche e naturalistiche.
Le sepolture più imponenti sono quelle erette tra il 1860 e il primo novecento a testimonianza di una certa emancipazione sociale degli ebrei che segue l’annessione delle Marche al Regno d’Italia.
Cimitero Monumentale di Monterubbiano
Nel 1875, considerato lo stato di abbandono del cimitero comunale e vista la sua inadeguatezza alle nuove disposizioni di legge, su proposta dell’architetto Luca Galli, viene adeguata la struttura esistente. Il cimitero è costituito da un asse longitudinale di simmetria che divide la corte porticata sui due lati maggiori; sul lato minore è situato l’ingresso con un pronao classico in stile dorico e rialzato rispetto la strada. L’altra facciata, rivolta all’interno, fa da chiusura al perimetro rettangolare. La cappella centrale ripropone il pronao d’ingresso; le semicolonne addossate alla muratura svolgono la funzione di lesene. La cappella è sormontata da una lanterna che fa da piedistallo ad una statua in ghisa rappresentante in allegoria l’immortalità, alta 280 cm., eseguita dallo scultore Nicola Cerpelli di Fermo, uscita dalle officine dell’Istituto Tecnico Montani di Fermo e coeva al progetto. Da questo nucleo originario il cimitero poi subisce una serie di ampliamenti a partire dagli anni venti, nell’immediato dopoguerra, negli anni sessanta ed infine oggi.