Fermare le attività funebri come gesto di estrema dimostrazione? Sbagliato.
Appendiamo dell’iniziativa prevista per Lunedì 30 da parte di LIA Liberi Imprenditori Associati di Bergamo.
Siamo vicini e ben consapevoli di cosa stiano attraversando. Anche a Milano non se la passano bene ma i bergamaschi stanno attraversando l’inferno in terra.
Un inferno fatto di pericoli e paura entrando e uscendo da case e ospedali; trasportando centinaia e centinaia di deceduti di questo invisibile, bastardo e potente nemico ai quali ha tolto sia la vita che l’affetto e la dignità.
Paura di rimanere contagiati, imprese già chiuse, impresari positivi e altri in quarantena, il telefono che squilla continuamente e i figli a casa che si lamentano dell’assenza dei propri genitori impegnati H24.
Come dicevo prima “un inferno”.
Amplificano l’ansia la sensazione di abbandono e la cronica mancanza di protezioni (se non si cede al ricatto di comprarsele direttamente a prezzi da rapina dalle mille proposte che quotidianamente arrivano via mail).
Rincara la mancanza di attenzione da parte delle istituzioni che arrivano persino a dimenticare di citarci tra l’elenco delle attività essenziali (una vergogna).
Un clima devastante e opprimente a livello fisico e soprattutto psicologico.
A noi impresari funebri il lavoro non ha mai spaventato, la fatica è un elemento costante nella nostra vita, ma la paura no; non ci siamo abituati.
Puntare i piedi per attirare l’attenzione?
Sarebbe giusto, ma nei modi e tempi corretti. Conosciamo il nostro lavoro, i nostri calpestati diritti ma soprattutto i nostri doveri; niente e nessuno ci fermerà se non il doverci inevitabilmente trovare privi di dispositivi di protezione. Quando e se succederà allora sì; ci dovremo fermare per preservare i nostri dipendenti, le nostre famiglie e le persone che a noi si rivolgono nelle nostre comunità.
Ma non adesso.
Il giornalismo ci tira in ballo solo quando c’è da sparare alzo zero su di noi e provare a fargli capire le reali motivazioni di un eventuale “fermo attività” è cosa realmente difficile senza incorrere in una strumentalizzazione.
Siamo attività essenziali al pari di quelle sanitarie e, senza esserne gratificati, come loro, dobbiamo continuare. Se noi ci fermiamo il sistema sanitario riceverebbe un contraccolpo al quale difficilmente riuscirebbe a far fronte se non ricorrendo, come già accaduto, a interventi di natura marziale.
Federcofit ha messo in campo supporti alla rete bergamasca e sta cercando ossessivamente di creare un canale di approvvigionamento diretto attraverso Regione Lombardia ed in proprio. Ma non parliamo di noi ma di chi ha realmente bisogno!
Non aderiremo fisicamente alla manifestazione indetta da LIA per questo lunedì 30 seppur condividendone l’intento ma non i modi.
Noi dimostreremo la nostra adesione attraverso una iniziativa attuabile da chiunque ne abbia voglia. I nostri carri funebri, in tutta Italia, da questo lunedì, fino a data da destinarsi, porteranno un simbolo di vicinanza ai colleghi bergamaschi (fai clic per scaricare il file).
Saremo con voi, e continueremo a fare l’unica cosa di cui siamo capaci; il nostro dovere.
Cristian Vergani
Presidente nazionale Federcofit
Riccardo Salvalaggio
Segretario nazionale Federcofit
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