Piano vaccinale e attività funebri: l’interpretazione e l’impegno di Federcofit
Con il 10 marzo u.s. si viene a conoscenza del PIANO VACCINAZIONE predisposto a livello centrale, chi desideri prenderne visione con facilità può consultare il sito di Federcofit, www.federcofit.it, sulla pagina “legislazione nazionale”.
Il piano descrive nel dettaglio la scala delle priorità definita dagli organi centrali con la sottolineatura della scelta, nota per il dibattito che si è sviluppato in queste settimane, di privilegiare le classi di età per proteggere prioritariamente i cittadini più deboli.
Il piano entra nel merito anche di specifiche categorie o raggruppamenti sociali vasti indicando come prioritaria la loro vaccinazione.
Scrive, infatti, il documento: “Sono inoltre considerate prioritarie le seguenti categorie, a prescindere dall’ età e dalle condizioni patologiche, quali: -Personale docente e non docente, scolastico e universitario, Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, servizi penitenziari e altre comunità residenziali.”
Ancora una volta non si fa riferimento esplicito alle attività funebri.
La cosa non è piacevole considerando le condizioni oggettive del nostro operare e le sollecitazioni ed i molteplici interventi diretti ed indiretti per ricordare alle Autorità competenti la assoluta necessità di dare sicurezza a chi è quotidianamente esposto al contagio a causa del lavoro svolto.
Abbiamo registrato la protesta di FENIOF a fronte di questa sottovalutazione, ma, come siamo abituati a fare, abbiamo continuato e ripetuto un’attenta lettura del documento senza fermarsi ad una impulsiva valutazione.
Poche righe dopo la parte citata il documento prosegue:
Tenendo conto delle priorità definite, delle indicazioni relative all’ utilizzo dei vaccini disponibili e delle esigenze logistico-organizzative, potrà quindi procedere in parallelo:
tra le altre cose, il completamento della vaccinazione delle categorie ricomprese nella fase 1, promuovendo la vaccinazione nei soggetti che non hanno ancora aderito alla campagna e avendo cura di includere, nel personale sanitario e sociosanitario, tutti i soggetti che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie, utilizzando anche vaccini a vettore virale per chi non ha ancora iniziato il ciclo di vaccinazione;
La formulazione ci sembra sufficientemente chiara: tutti i soggetti, non addetti sanitari e parasanitari, che “operano in presenza” intervenendo di persona, come gli addetti funebri, debbono essere inclusi nel personale sanitario ed essere oggetto delle vaccinazioni “in parallelo” non in modo subordinato.
Certo avremmo preferito espressioni più chiare di riconoscimento del servizio funebre e delle attività funebri in quanto tali, ma indubbiamente si tratta di un risultato importante che premia gli sforzi profusi in questi ultimi mesi.
Ovviamente non ci accontentiamo della nostra interpretazione, pur del tutto legittima, e chiederemo alle fonti idonee, a partire dal Ministro, conferma della nostra interpretazione, decisi a procedere a forme di pressione ben più incisive qualora, ancora una volta dietro le parole si nasconda la totale assenza di ogni riconoscimento del ruolo e delle attività garantite dalla categoria per le famiglie e per la tutela della salute pubblica.