Bologna 17 gennaio: ancora uno scandalo sul racket del caro estinto
Ancora una volta all’interno delle strutture sanitarie si è sviluppato il solito mercimonio odioso e schifoso sul dolore delle famiglie.
Lo scandalo bolognese che si è consumato all’interno dell’Ospedale Maggiore e Sant’Orsola brucia ancora di più perché vede il coinvolgimento di persone non solo conosciute ma anche, almeno apparentemente, presenti ed impegnate sugli obiettivi di risanamento e pulizia nel settore funebre.
Va da sé che aspettiamo lo sviluppo della situazione e delle indagini prima di ogni giudizio perché siamo garantisti convinti ma una cosa deve essere chiara ed inequivocabile: i fatti descritti dalle cronache bolognesi di queste ore debbono essere condannati senza se e senza ma e puniti rigorosamente. Non ci sono scusanti né attenuanti: i responsabili di queste azioni non rappresentano, né possono mai rappresentare gli operatori del settore.
Lo diciamo anche con un marcato magone per i rapporti, anche personali, intrattenuti con le persone indicate come principali responsabili, augurandoci profondamente che siano dimostrate la loro estraneità e innocenza.
Due concetti, però, vogliamo rendere chiari in queste poche righe.
Prima di tutto il denunciato coinvolgimento di strutture aggreganti come un Consorzio e un Centro Servizi non deve favorire lo sviluppo di un polverone dove, come diceva il filosofo, “tutte le vacche sono nere”.
Per fortuna di tutti noi e del settore funebre in Italia sono presenti tante realtà di questa natura, Centri Servizio e Consorzi, non solo estranei a questi comportamenti delittuosi ma anche attivi promotori di correttezza operativa e virtuosità imprenditoriale.
In secondo luogo, si deve richiamare l’attenzione delle Istituzioni sanitarie a seguire con la dovuta attenzione la gestione dei servizi mortuari degli ospedali. I suggerimenti avanzati ripetutamente dalle Federazioni non sono finalizzati a complicare la vita ma, basandosi sulle esperienze condotte, sono finalizzati a combattere il malaffare odioso emerso dalle cronache bolognesi.
Finché tali servizi continueranno a essere considerati terra di nessuno senza alcun controllo da parte della struttura e senza la necessaria turnazione del personale, dove si possono sviluppare posizioni di rendita da parte dei singoli operatori sanitari, senza regole rigorose le cose difficilmente potranno cambiare.
Dovremo lavorare perché le nuove disposizioni normative, come abbiamo fatto con le proposte di legge da noi suggerite, dettino obblighi particolari alle Direzioni Sanitarie e determinino il licenziamento in tronco degli addetti che si macchino di questi reati.