Le tradizioni cimiteriali milanesi: il cimitero “Monumentale”
Oggi parliamo del cimitero monumentale di Milano, il più importante museo a cielo aperto della Lombardia.
Il Cimitero Monumentale, inaugurato nel 1866, nasce come cimitero aperto a tutti i milanesi “a tutte le forme e tutte le fortune”, ma è chiara fin dall’inizio la volontà municipale di farlo diventare “Monumento” della milanesità, luogo di memorie civiche e, come tale, dedicato non solo ai dolenti, ma ad un pubblico più ampio. Anche il Monumentale di Milano, come tutti i grandi cimiteri italiani, segue l’habitat culturale e normativo dei cimiteri moderni, dall’editto di Saint Clou alle norme del regno d’Italia della metà ottocento.
L’opera di Carlo Maciachini incorpora diversi suggerimenti stilistici secondo il gusto eclettico dell’epoca, associando forme del gotico con il romanico lombardo e pisano e con inserti bizantineggianti.
Nelle sculture e nelle architetture del Monumentale si possono ripercorrere le vicende della città e gran parte della sua storia artistica, dal realismo ed eclettismo di fine Ottocento, al liberty e simbolismo di inizio Novecento, dagli anni Trenta all’epoca contemporanea, come in un vero straordinario “Museo a Cielo Aperto” dove sono rappresentati i maggiori artisti italiani.
Storia
Il Monumentale ebbe una gestazione lunga e travagliata cominciata nel 1837. Vincitore del concorso finale indetto dal Comune di Milano fu il progetto dell’architetto Carlo Maciachini (1818–1899), realizzato a partire dal 1864 in stile eclettico con richiami bizantini, gotici e romanici.
La prima deliberazione relativa all’erezione del nuovo cimitero fu quella presa nel 1837 dalla Congregazione Municipale (l’attuale giunta municipale delle città italiane). Dal 1837, data della prima delibera, al 1863, data dell’approvazione del progetto definitivo del Maciachini, trascorse un quarto di secolo segnato da difficoltà, contrasti e litigi. L’iniziale delibera del 1837 aveva previsto che il cimitero sorgesse su un’area fuori città di 55 200 mq alle Cascine Abbadesse (oggi nei pressi via Melchiorre Gioia): vennero presentati venticinque progetti fra i quali ebbero grande appoggio quelli degli architetti Alesandro Sidoli e Giulio Aluisetti. Nonostante il parere autorevole e favorevole dell’Accademia delle Belle Arti di Brera il giorno 12 agosto 1843 il consiglio annullò tutto ed incaricò l’Aluisetti di redigere un secondo disegno che venne quindi approvato il 4 settembre 1846. Il nuovo progetto, tuttavia, contro ogni previsione, non fu approvato dal Governo che chiese, 1847, un nuovo progetto che prevedesse il cimitero in un’area diversa dalle Cascince Abbadesse, il cui terreno era già stato acquistato dal Comune.
I fatti politici dell’anno seguente, il 1848, portarono a un ulteriore stallo della questione. Nel 1855, con Milano nuovamente sotto l’amministrazione asburgica, si risollevò il tema del Monumentale e il periodico Giornale dell’ingegnere-architetto ripresentò, caldeggiandolo, il disegno del Sidoli, ma la morte dell’architetto venne ad intralciare ogni decisione. Venne quindi nominata una nuova commissione che selezionasse una nuova area sul quale erigere il nuovo cimitero secondo il progetto dell’Aluisetti che però morì da lì a poco. La nuova area era compresa fra Porta Tenaglia e Porta Comasina ed era stata appositamente acquistata dal Comune che, dopo la morte dell’Aluisetti, incaricò l’ing. Pestagalli di adattarne il progetto alla nuova area acquisita, che è quella su cui sorge il cimitero odierno. Cominciariono dunque i lavori di spianamento del terreno e costruzione del muro di cinta ma la sopraggiunta liberazione dall’Austria determinò che il nuovo Comune di Milano nella seduta del 20 maggio 1860 sospendesse ogni lavoro portando come giustificazione che lo spazio racchiuso nel muro di cinta fosse insufficiente. Probabilmente, come suggerisce il Beltrami, i motivi erano più legati alla volontà di allontanarsi da una faccenda durata vent’anni sotto la dominazione austriaca e dal progetto orientato a uno stile greco-romano che ormai aveva fatto il suo tempo.
L’apertura del Monumentale
La benedizione inaugurale fu impartita da un monsignore Giuseppe Calvi, il 2 novembre (giorno della commemorazione dei defunti) del 1866, alla presenza del sindaco di Milano Antonio Beretta; nello stesso giorno avvenne la prima tumulazione, quella della salma del compositore e collezionista di manoscritti e stampe musicali Gustavo Noseda, morto il 27 gennaio dello stesso 1866 di tisi prima del debutto di una sua opera alla Scala, salma traslata dal Cimitero di Porta Magenta. Dal 2 novembre al 31 dicembre il Monumentale vide altre 16 tumulazioni, ma l’apertura propriamente detta avvenne il 1º gennaio 1867.
Da allora il Monumentale si è andato via via arricchendo di un gran numero di opere d’arte funeraria di genere classico e contemporaneo, come templi greci, elaborati obelischi e altri lavori originali, tra cui la versione ridotta della Colonna Traiana.
Per l’altissimo valore artistico di sculture, tombe, edicole funerarie e altre opere presenti al suo interno, il Cimitero Monumentale di Milano è un vero e proprio museo “a cielo aperto”, tra i più artisticamente e storicamente importanti d’Italia.
Il Famedio
Il Famedio, nome derivante dal latino famae aedes, ossia “tempio della fama”, è posto all’entrata principale del cimitero, in posizione innalzata e raggiungibile tramite un grande scalone. Consiste in una voluminosa costruzione in stile neogotico di marmo e mattoni, inizialmente ideata per essere una chiesa.
Dal 1869 si incominciò a pensare di far divenire questa chiesa mancata, appunto, un Famedio, un luogo di tumulazione dei milanesi “illustri” o “benemeriti”. Il lavoro iniziò qualche anno dopo, nel 1875, e fu completato nel 1887. Nel frattempo, a Famedio ancora incompleto, vi erano state traslate le salme di Alessandro Manzoni e Carlo Cattaneo, già deceduti da vari anni e già presenti nel cimitero. Il letterato, imbalsamato, vi era stato posto la mattina del 22 maggio 1883, nell’ambito delle cerimonie per il decimo anniversario della sua morte alla presenza di numerose autorità e di membri della sua famiglia, mentre il patriota e politologo vi era stato posto il 23 marzo 1884; i due illustrissimi milanesi, i primi ad occupare il Famedio, da allora sono tumulati in due sarcofagi marmorei identici, sormontati dallo stemma crociato della città.
Nel 1895 morì Cesare Cantù, e venne tumulato nel Famedio; vi rimase solo dieci anni, poiché nel 1905 avvenne la traslazione nella natia Brivio. Risale al 1958 il posizionamento al centro del Famedio del sarcofago di Manzoni, e il suo innalzamento sopra un basamento con bassorilievi scultorei in bronzo di Giannino Castiglioni.
I milanesi tumulati direttamente nel Famedio per ora sono sette: oltre ai già citati Alessandro Manzoni (tomba principale, innalzata al centro) e Carlo Cattaneo, vi sono anche Luca Beltrami (traslato dal cimitero di Cireggio, frazione di Omegna, nel 1985, riposa in un sarcofago marmoreo opera di Giannino Castiglioni, Leo Valiani, Bruno Munari, Carlo Forlanini e Salvatore Quasimodo; nel Famedio sono presenti anche diversi cenotafi. Vi è però una parte sottostante, chiamata Cripta del Famedio, comunque parte del Famedio stesso, in cui le tumulazioni illustri o benemerite (tutte in colombari o ampie cellette, alcuni dei quali, sia colombari che cellette, contengono ceneri o resti esumati) sono più numerose.
Nel Famedio sono inoltre incisi, in lista su delle tavole di pietra murate alle pareti, i nomi di altre importanti figure legate a Milano che sono tumulate sia nello stesso Cimitero Monumentale che in altri luoghi, o conservate privatamente, come ad esempio Giuseppe Verdi, inizialmente tumulato al Monumentale per poi essere traslato in un tempietto-cripta nel cortile della casa di riposo per musicisti da lui fondata, o Raimondo Vianello, tumulato nella sua tomba di famiglia al Cimitero del Verano, a Roma, o Sandra Mondaini, tumulata a Milano ma in un altro cimitero, quello di Lambrate, o Krizia, le cui ceneri sono conservate in famiglia.
Oltre al Famedio e alla sua Cripta, nel Cimitero Monumentale vi sono altri tre luoghi specificamente dedicati alla tumulazione di persone illustri o benemerite: il Civico Mausoleo Palanti (una ex edicola privata, dedicata a “illustri cittadini”, resa attiva per questo scopo dal 1974 al 1993), la più recente Nicchia D dell’Edicola F di Levante Superiore (dedicata a “cittadini noti e benemeriti”.
Il reparto israeliti
Il riparto, progettato dal Maciachini, fu aperto nel 1872 in sostituzione delle zone israelitiche dei soppressi cimiteri milanesi. Si trova ad est del Famedio, separato dal resto del cimitero da un muro. L’attuale area è il risultato di un ampliamento del 1913, che aggiunse una fascia a sud e una a est. Il padiglione centrale era originariamente l’ingresso del cimitero.
La numerazione delle tombe si ripete, in quanto il Riparto è suddiviso in 6 campi e un ampliamento. Vi sono inoltre tre campi comuni di cui uno per i bambini, con sepolture comprese tra il 1873 e il 1894, composto da piccole lapidi in mezzo a un prato riportanti nome, cognome e data di morte.
Vi sono anche edicole familiari (di cui due progettate dallo stesso progettista di tutto il cimitero Carlo Maciachini), dei colombari e cellette sulle pareti a nord e ovest, e delle tumulazioni nel padiglione centrale. L’ossario centrale ospita sia i resti dei corpi esumati allo scadere delle concessioni, che quelli traslati dai cimiteri soppressi.
In questo Riparto si trovano anche nomi e cenotafi di persone citate alla memoria in quanto uccise dai nazisti, anche in seguito a deportazione nei campi di concentramento.
Numerosi sono i monumenti di valore artistico a cui hanno contribuito architetti e scultori importanti, descritti nella guida storico-artistica di Giovanna Ginex e Ornella Selvafolta.
Edicola di Arturo Toscanini, inizialmente costruita per il figlio Giorgio, bambino morto di difterite a Buenos Aires nel 1906 mentre era al seguito del padre; è opera dell’architetto Mario Labò; si notano, scolpiti da Leonardo Bistolfi, simboli d’infanzia e di viaggio in mare, il mesto viaggio di ritorno che dovette fare la piccola salma.
Galleria d’immagini
Rappresentazione dell’ultima cena, tomba di Davide Campari e famiglia