La riforma del settore riprende il suo percorso: che sia la volta buona…
Alla fine di settembre ed inizio di ottobre la Commissione Affari Sociali della Camera ha ripreso la discussione sulla Proposta di legge Foscolo Bellachioma (AC 1143) con lo svolgimento delle Audizioni delle Organizzazioni del settore, di cui i nostri lettori ed amici sono stati puntualmente informati grazie alla corposa documentazione riportata da HERMES FUNERARIA in queste settimane.
Si tratta di un dato politico significativo e, a nostro giudizio, positivo perché dimostra una attenzione concreta del Parlamento alle nostre questioni. Senza esagerare nella speranza di perseguire un obbiettivo storico, quello della Riforma del settore dopo 30 anni di abbandono, la ripresa della discussione ci stimola ad un ulteriore impegno di tutte le nostre strutture in questa direzione.
Nel corso di queste audizioni è emersa, come c’era da aspettarsi, la complessità del percorso intrapreso accentuata anche dal mutamento ferragostano della maggioranza parlamentare. Non sfugge, infatti, che la vecchia maggioranza giallo-verde poteva prendere come riferimento nella discussione sulla Riforma della funeraria, la proposta Foscolo-Bellachioma (figlia della vecchia proposta Gasparini), la nuova maggioranza giallo-rossa dovrà prendere in considerazione, probabilmente, come centrale, un’altra proposta, il DDL “Disciplina dell’attività funeraria”(AC1618) presentata, nel febbraio scorso, dalla ON. Pini del PD (figlia della vecchia proposta Vaccari), anche se su questa proposta non si è, ancora, aperto alcun confronto.
Dopo oltre tre anni siamo, come si può ben immaginare, punto e a capo con il rischio di una frontale contrapposizione tra due ipotesi di soluzione dei più importanti problemi della funeraria. Del resto, le posizioni espresse da Sefit in questa audizione esprimono bene non solo la distanza ma anche la contrarietà di questa organizzazione all’impianto ed alle proposte specifiche contenute nel DDL Foscolo-Bellachioma.
È vero che questi anni non sono passati invano se è vero, come è vero, che le tre organizzazioni più importanti del settore “privato” hanno trovato una linea concorde per la normativa lombarda e continuano in questo modo anche per definire una proposta condivisa sul Regolamento di attuazione della Legge della Lombardia, ma dobbiamo avere la consapevolezza che una cosa è il piano regionale, altra cosa è quello nazionale. Si apre, quindi, un grande lavoro per avvicinare le posizioni in campo per tutti i soggetti interessati davvero al varo di questa invocata Riforma.
Non mi interessa, ora, diffondermi sul dettaglio delle proposte e delle contestazioni fatte in queste audizioni; avremo tempo per approfondire questi temi. Oggi voglio sottolineare la necessità e l’urgenza di parlare fra di noi alla ricerca di soluzioni condivise.
Apprezziamo il fatto che Sefit abbia posto al centro del suo convegno annuale SEFITDIECI il tema dell’impresa funebre futura ed abbia chiamato al confronto tutte le organizzazioni con l’obiettivo dichiarato di aprire una fase futura di condivisione.
Certo, mi sia permesso, se la base di partenza sono le idee proposte dal “Documento condiviso per la riforma del settore funebre, cimiteriale e della cremazione” formalizzato alle varie componenti non solo siamo lontani ma si continua in quella sorta di arroganza da “primi della classe” che non serve a nessuno e che allontana realtà e posizioni diverse per storia, interessi e convincimenti: rischia di essere il contrario di quello di cui abbiamo bisogno.
Numerosi sono stati i tentativi, in questi ultimi anni, di fare convergere le varie forze in campo su una piattaforma condivisa. Tutti ci ricordiamo degli sforzi del compianto Nino Leanza, agli inizi degli anni 2000, noi abbiamo ben presente quello che abbiamo fatto, a seguito della proposta del Presidente Bellachioma al Congresso di Roma di creare il Consiglio Nazionale della Funeraria e le riunioni bolognesi presiedute da Bellachioma e Miazzolo; questi tentativi, purtroppo, non hanno avuto esiti positivi.
Voglio ricordare, prima di tutto che in entrambi i casi nessuno pensava di far firmare una piattaforma “di parte” agli altri; si è tentato, invece, di costruire passo passo ed insieme un’ipotesi condivisa. Questi tentativi, poi, non sono andati avanti per varie ragioni: sicuramente per errori dei proponenti, ma anche per la defezione non sempre comprensibile di importanti componenti, in primis di Sefit, che in entrambi i casi ha abbandonato il tavolo, e per un marcato personalismo, purtroppo sempre presente nel settore. La condivisione o, per dirla con altre parole, l’unità si può costruire solo se, insieme si individuano i problemi e si costruiscono le ipotesi di soluzione, non presentando una piattaforma di impianto normativo con la logica di “prendere così o lasciare”. D’altra parte, se volevamo aderire ed associarci a SEFIT facevamo formale e pubblica richiesta, senza dover passare dalla sottoscrizione di alcuna piattaforma.
Saremo presenti al confronto del 29 novembre e diremo la nostra, come è nostra consuetudine, nella speranza che il passato sia di insegnamento per il futuro e si possa addivenire ad una sintesi condivisa tra le componenti importanti e nazionali del settore.
Il Presidente