Cimiteri d’Italia: Cimiteri e Sacrari militari
Non si può parlare dei cimiteri senza parlare anche dei cimiteri militari e, soprattutto, dei sacrari dove si raccolgono e conservano i resti dei caduti sui campi di battaglia.
Ricca è la tradizione di queste strutture nel nostro paese teatro dei grandi conflitti che hanno interessato l’umanità nel secolo scorso. Importante è la tradizione consolidatasi nelle regioni del nord teatro della Prima Guerra Mondiale o Grande Guerra.
Senza la pretesa di esaurire la panoramica di queste strutture cercheremo di illustrarne le espressioni più note e più significative.
La maggior parte dei Caduti italiani e austroungarici della Grande Guerra riposano ormai da molto tempo in grandi Sacrari o in cimiteri militari nei quali sono stati trasferiti e raggruppati nel primo dopoguerra. Dalle immense gradinate di Redipuglia ai maestosi archi del Leiten Asiago, al chiostro della S.S. Trinità di Schio, al Tempio Ossario di Udine, al Sacrario di Caporetto, ai cimiteri militari austroungarici di Folgaria e Slaghenaufi, al cimitero militare italoaustriaco di Cesuna Magnaboschi, ai cimiteri militari britannici di Cesuna. Sono solo alcuni degli esempi dei luoghi nei quali il supremo sacrificio di tanti giovani di ogni parte d’Europa diventa tangibile e induce alla riflessione anche a distanza di un secolo (fotografie di Stefano Aluisini).
Sacrario militare di Pocol
Il sacrario militare di Pocol (detto anche ossario di Pocol) sorge a quota 1.535 m s.l.m., presso la SS 48 delle Dolomiti Cortina-Passo Falzarego, in località Pocol a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo.
Il sacrario, progettato dall’ingegnere Giovanni Raimondi e la cui costruzione venne terminata nel 1935, è costituito principalmente da una massiccia torre quadrangolare in pietra, che svetta su Pocol ed è ben visibile da tutta la Valle d’Ampezzo. Conserva le ossa di 9.707 caduti italiani (tra cui anche quelle del generale Antonio Cantore, morto nel 1915 sulle Tofane, e quelle del tenente Francesco Barbieri, del 7º Reggimento Alpini, caduto presso Costabella), di cui 4.455 rimasti ignoti, e di altri 37 caduti austro-ungarici noti.
Al piano superiore si trovano le tombe di altre due medaglie d’oro al valor militare: quella del cap. Riccardo Bajardi (caduto a Cima Sief) e quella del ten. Mario Fusetti (caduto in Sass de Stria).
Nel 1932 furono trasferiti qui alcuni soldati italiani che prima erano stati sepolti al cimitero austro-ungarico di Brunico e al cimitero austro-ungarico Burg di San Candido.
Sacrario militare di Redipuglia
Il sacrario militare di Redipuglia è un monumentale cimitero militare situato in Friuli-Venezia Giulia, che contiene le spoglie di oltre 100.000 soldati italiani caduti durante la prima guerra mondiale. Sorge a Redipuglia in provincia di Gorizia.
Il monumento, costruito in epoca fascista, è il fulcro di un parco commemorativo di oltre 100 ettari che comprende una parte del Carso goriziano-monfalconese, teatro durante la Grande guerra di durissime battaglie (battaglie dell’Isonzo). Le enormi dimensioni e l’ampia area coinvolta a parco della memoria ne fanno il più grande sacrario militare d’Italia e uno dei più grandi al mondo.
Ogni 4 novembre, alla presenza del presidente del Senato, in sostituzione del presidente della Repubblica impegnato in contemporanea in celebrazioni analoghe all’Altare della Patria, il sacrario serve come luogo di commemorazione per tutti i 689.000 soldati morti durante la prima guerra mondiale. La grande scalinata di pietra che forma il sacrario di Redipuglia è collocata direttamente davanti alla collina di Sant’Elia, sede del precedente cimitero di guerra i cui resti furono traslati nell’attuale sacrario monumentale. Tutta l’area è stata convertita a parco del «ricordo» o della «rimembranza»: gallerie, trincee, crateri, munizioni inesplose e nidi di mitragliatrice sono stati conservati sul sito a ricordo della guerra.
Il memoriale monumentale è stato progettato da un gruppo di lavoro presieduto dallo scultore Giannino Castiglioni e dall’architetto Giovanni Greppi. I lavori iniziarono nel 1935 con un impiego enorme di uomini e mezzi che dopo tre anni ininterrotti di lavori permisero l’inaugurazione del monumento il 18 settembre del 1938 alla presenza di Benito Mussolini e di più di 50.000 veterani della Grande guerra. Il monumento dalla nascita è stato amministrato dal Ministero della difesa, nello specifico dal Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti.
Nel 2018 sono state avviate opere urgenti di restauro del Sacrario, che per circa un anno è rimasto solo parzialmente visitabile.
L’opera, realizzata sulle pendici del monte Sei Busi, cima aspramente contesa nella prima fase della Grande guerra (prima, seconda e quarta battaglia dell’Isonzo), si presenta come uno schieramento militare con alla base la tomba di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, comandante della 3ª Armata, cui fanno ala quelle dei suoi generali.
Recinge simbolicamente l’ingresso al sacrario, ai piedi della monumentale scala, una grossa catena d’ancora che appartenne alla torpediniera Grado, già appartenuta alla marina austro-ungarica (k.u.k. Kriegsmarine) con il nome di Triglav e ceduta all’Italia dopo la fine della guerra. Subito oltre, si distende in leggero declivio un ampio piazzale, lastricato in pietra del Carso, attraversato sulla sua linea mediana dalla via Eroica, che corre tra due file di lastre di bronzo, diciannove per lato, di cui ciascuna porta inciso il nome di una località dove più aspra e sanguinosa fu la lotta. In fondo alla via Eroica si eleva solenne la gradinata che custodisce, in ordine alfabetico dal basso verso l’alto, le spoglie di 40.000 caduti noti, i cui nomi figurano incisi in singole lapidi di bronzo. La maestosa scalinata – formata da ventidue gradoni su cui sono allineate le tombe dei caduti, sul davanti ed alla base della quale sorge, isolata, quella del Duca d’Aosta, comandante della 3ª armata, fiancheggiata dalle urne dei suoi generali caduti in combattimento – è simile al poderoso e perfetto schieramento d’una intera grande unità di centomila soldati. Il Duca d’Aosta, morto nel 1931, aveva chiesto di avere l’onore di poter essere qui deposto tra le migliaia di soldati che persero la vita sul campo di battaglia. La tomba è ricavata in un monolito in porfido del peso di 75 tonnellate. Seguono disposte sui ventidue gradoni le salme dei 39.857 caduti identificati. Le iscrizioni recano tutte la scritta «Presente», che si rifà al rito d’appello dello squadrismo ove il capo delle squadre gridava il nome del camerata defunto e la folla inginocchiata rispondeva con il grido «Presente». Nell’ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, riposano le salme di 60.330 caduti ignoti.
Nella cappella e nelle due sale adiacenti sono custoditi oggetti personali dei soldati italiani e austro-ungarici. Oggi la cappella è arricchita da una statua che raffigura un’Assunta; è la Regina della Pace. Un’Assunta che vuole ricordare la necessità di dare al sacrario il ruolo di raccordo delle genti d’Europa al fine di promuovere una riflessione sulle lacerazioni etiche che producono le guerre. Nella cappella si trova inoltre esposta la testa di un Cristo sofferente recuperata nel 1995 nella dolina dei 500 o dolina della Morte sul monte Sei Busi, uno dei più importanti cimeli ritrovati nella zona che ornava una croce che sovrastava una grande fossa comune.
Il 3 settembre 2014 la cappella è stata trasformata in chiesa, con rito solenne. La chiesa è ora dedicata a Maria Santissima Regina della Pace, quale simbolo di tutte le madri con i propri figli in guerra. Il 3 maggio 2017 la chiesa Regina Pacis ha assunto come co-patroni, oltre a san Francesco e santa Caterina da Siena, Giovanni Paolo II, Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio. Lo stesso giorno si è costituita la Guardia d’onore per la Regina Pacis.
Il grande mausoleo venne realizzato di fronte al primo cimitero di guerra della 3ª armata sul colle Sant’Elia, che oggi è una sorta di museo all’aperto noto come parco della Rimembranza. Lungo il viale, adornato da alti cipressi, segnano il cammino cippi in pietra carsica con riproduzioni dei cimeli e delle epigrafi che adornavano le tombe del primo sacrario.
Sulla sommità del colle un frammento di colonna romana, proveniente dagli scavi di Aquileia, celebra la memoria dei caduti di tutte le guerre, «senza distinzione di tempi e di fortune». L’impianto, il più monumentale ossario di epoca fascista, incarna «l’apoteosi dell’uguaglianza, dell’anonimità e della disciplina militare oltre la morte, un trionfo – scolpito nella pietra – dell’istanza collettiva sull’identità individuale».
In concomitanza con l’edificazione del sacrario fu realizzata anche la stazione di Redipuglia, da inquadrarsi nell’ottica di monumentalizzazione della zona.
L’unica donna seppellita nel sacrario è una crocerossina, morta a 21 anni, di nome Margherita Kaiser Parodi. La sua tomba si trova nella prima fila e si distingue perché nella facciata è scolpita una grande croce.
TEMPIO OSSARIO DI UDINE
Sorto grazie all’opera di Mons. Clemente Cossettini, custodisce le salme di 25.000 Caduti italiani nella Grande Guerra (8.000 ignoti), tra i quali Riccardo Giusto, il primo soldato italiano ucciso nel 1915, oltre a quelle di circa trecento altri soldati che sono caduti durante la Seconda Guerra Mondiale. I lavori per la costruzione del Tempio durarono di fatto dal 1925 sino al 1940 impegnando l’allora parroco di San Nicolò, Mons. Clemente Cossettini, che morì solo un anno dopo la consacrazione del Sacrario (22 maggio 1940) dove sono raccolte le spoglie dei soldati italiani provenienti da quasi 200 cimiteri militari della sponda destra dell’Isonzo. Ai piedi della sua facciata troneggiano quattro grandi statue dedicate al Fante, al Marinaio, all’Aviatore e all’Alpino. Con uno schema a croce latina, il Tempio è sormontato da una cupola alta ben 65 metri; nella navata laterale di sinistra si trova il “Cristo mutilato” salvato dalle artiglierie italiane dopo il loro devastante bombardamento sul convento del Monte Santo. Alle spalle del presbiterio due scalinate portano alla grande cripta dove riposano altri Caduti e gli 8.000 ignoti, divisi in due grandi sezioni uguali. Una statua dell’Alpino della “Julia “ durante la campagna di Russia e quella della Vergine Maria impreziosiscono la cripta prima del cui ingresso si trova anche la tomba dello stesso Mons. Clemente Cossettini.
SACRARIO DEL PASUBIO
Il Sacello Ossario del Monte Pasubio dei Caduti della Grande Guerra 1915-1918, inaugurato nel 1926, raccoglie le spoglie di 5.146 soldati italiani e 40 austro-ungarici, molti dei quali ignoti. La torre di pietra porta su ciascuna delle quattro facciate epigrafi patriottiche poste su grandi targhe di marmo. Tramite una scaletta interna è possibile salire sino al lucernario; le pareti degli ambienti sono dipinte con motivi che richiamano la Grande Guerra mentre l’accesso all’Ossario conduce ad alcuni ambienti, tra i quali quello riservato ai Decorati con la tomba del Gen. Pecori Giraldi, che contengono le spoglie nominative e ignote dei Caduti. Circondato a nord da una batteria di cannoni di vario calibro, ancora puntati verso il massiccio del Pasubio, vede affacciarsi sul medesimo piazzale del Belvedere con il grande parcheggio la “Casa della I Armata” con il piccolo museo.
SACRARIO DEL PASSO DEL TONALE
Il Sacrario Militare del Passo del Tonale (m. 1883) – in alta Valle Camonica – territorio di Ponte di Legno (Brescia), venne inaugurato nel 1936 su opera dell’Architetto Pietro Dal Fabbro (nel 1931, alla conclusione dei lavori, venne visitato dal Re Vittorio Emanuele III) ed è sormontato da una riproduzione in bronzo della Vittoria Alata (opera dello scultore Timoteo Bartoletti) il cui originale si trova nel Museo di Santa Giulia a Brescia. Custodisce le salme di quasi 900 Caduti provenienti dagli ex cimiteri militari della zona (Case di Viso, Ponte di Legno, Pezzo, Stadolina, Temù e Val d’Avio) – una cinquantina dei quali ignoti – inclusi i corpi recuperati anche in anni recenti per effetto dell’arretramento del ghiacciaio dell’Adamello. Tra i Caduti diversi decorati, ad esempio la M.A.V.M. Alpino Vito Tammaro, da Avellino, del Battaglione Val Camonica del 5° Reggimento Alpini, coraggioso portaortaordini caduto il 13 giugno 1918 a Cima Cady (2607 m.) o la M.B.V.M. Sergente Ernesto Taborelli, da Como, 6° Reggimento Alpini, ucciso nello stesso luogo esattamente due mesi dopo. Il frontone ospita delle nicchie con bassorilievi in memoria di altre figure epiche della guerra in montagna: i pluridecorati bergamaschi fratelli Calvi, la M.O.V.M. Cap. Francesco Tonolini (di Breno – BS), Capitano di Complemento del 5° Reggimento Alpini, che dopo l’Adamello fu sulla tremenda q. 2105 dell’Ortigara nel giugno del 1917 e dopo soli cinque mesi M.A.V.M. sul Monte Fior (Altopiano di Asiago) ucciso a una settimana dalla fine della guerra nel settore di Valdobbiadene. Con lui la M.O.V.M. Ten. Angelo Tognali (di Vione – BS), 7° Reggimento Alpini, caduto infine sul Grappa anch’egli alla fine di ottobre del 1918. O il pluridecorato Sottotenente bergamasco Gennaro Sora, che partecipò a entrambi i conflitti mondiali e, nel 1928, alla spedizione al Polo Nord con Umberto Nobile: durante la “guerra bianca” guidò in Adamello il 3° Plotone della 50ma Compagnia del Battaglione Alpini “Edolo” del 5° Alpini. Le colonne centrali ospitano invece altre lapidi commemorative e targhe in bronzo.
SACRARIO DI NERVESA DELLA BATTAGLIA
Progettato dall’Architetto Felice Nori è situato a q. 176 di Collesei dè Zorzi a circa due chilometri dall’abitato di Nervesa teatro della grande battaglia del giugno 1918. La costruzione è stata ultimata nel 1935. Qui riposano 6.099 Caduti identificati oltre a 3.226 Ignoti. Le tombe dei soldati sono disposte lungo i muri su sei righe e rivestite da marmo perlato di Chiampo; sulle tombe comuni invece sono iscritte frasi di G. D’Annunzio. Dalle balconate è possibile vedere tutto il campo di battaglia sino al Piave. Poco distante, nel punto ove precipitò il 19 giugno del 1918 il suo aereo da caccia, si trova anche il monumento a Francesco Baracca, asso della nascente aviazione italiana. Il pilota, che era voluto decollare ancora una volta con un nuovo aereo nonostante la stanchezza, venne infatti colpito da terra durante un’azione di mitragliamento.
SACRARIO MILITARE DEL MONTE GRAPPA
Il sacrario militare del monte Grappa è uno dei principali ossari militari della prima guerra mondiale e si trova sulla vetta del monte Grappa in provincia di Treviso.
Una volta conclusa la Grande Guerra sul massiccio del Grappa rimanevano molti cimiteri militari dislocati in diversi punti della montagna. Così si pensò di costruire un unico cimitero monumentale sotto la vetta del monte, ma, terminati i lavori, a seguito di problemi di umidità delle gallerie appena realizzate, si decise di costruire l’attuale sacrario militare.
Progettato dallo stesso architetto del sacrario militare di Redipuglia, Giovanni Greppi e da Giannino Castiglioni scultore, il sacrario venne iniziato nel 1932 ed inaugurato il 22 settembre 1935. Il sacrario è costituito da una serie di gradoni semicircolari che si sviluppano sul pendio che dalla strada conduce alla cima del sacrario. Ciò consente di sfruttare la pendenza del terreno al meglio limitando le difficoltà di costruzione e in definitiva i costi di realizzazione. L’elemento caratterizzante del sacrario è il motivo a colombario utilizzato per i loculi destinati ad ospitare le salme dei soldati caduti. Il modello a colombario, unitamente all’uso della pietra viva e del bronzo per le chiusure dei loculi vuole richiamare la classicità romana fortemente amata dalla committenza fascista.
Il sacrario contiene i resti di 22.950 soldati ed è così disposto:
- Settore nord, ossario austroungarico con 10.295 morti di cui 295 identificati.
- Settore sud, ossario italiano con 12.615 morti di cui 2.283 identificati.
Sul lato della via eroica, sono tumulati 40 caduti rinvenuti dopo la costruzione del Sacrario.
Tra i due ossari, c’è la cosiddetta via Eroica lunga 300 metri, con a lato i 14 grandi cippi recanti i nomi delle cime teatro di guerra.
All’inizio della via eroica, a nord, c’è il portale Roma: progettato e costruito dall’architetto Limoncelli ed offerto da Roma, sul portale è scolpito: “Monte Grappa tu sei la mia patria”, il primo verso della canzone del monte Grappa.
Al centro dell’ossario italiano c’è il sacello della Madonna del Grappa, la Vergine Ausiliatrice posta nella vetta il 4 agosto 1901 dal patriarca di Venezia Giuseppe Sarto (poi papa Pio X), a simbolo della fede cristiana nel Veneto. Durante la prima guerra mondiale, la Madonna del Grappa divenne simbolo della Patria e della protezione divina, al punto che una volta riparata dall’esplosione di una granata, prima di esser riposta nel sacello (4 agosto 1921) fece il giro dell’Italia su un vagone ferroviario al cui passaggio tutti lanciavano fiori, pregavano, piangevano, si inginocchiavano.
Nel sacrario c’è una tomba importante per la storia del Grappa, è quella del maresciallo d’Italia, generale Gaetano Giardino, che qui comandò l’armata del Grappa portandola alla vittoria finale.
IL RICORDO DEL “NEMICO”
Desideriamo unire al ricordo dei Caduti italiani anche quello degli altri combattenti europei, allora perduti e sconfitti.
CIMITERO MILITARE A.U. DI COSTALTA (LUSERN)
Realizzato già nel 1915, vide poi trasferire i suoi Caduti presso il Sacrario Militare di Asiago. Oltre ai valorosi soldati Austroungarici, ospitò anche diverse salme italiane, alcuni sostengono quasi duecento, soprattutto quelle degli intrepidi Fanti del 115° Reggimento Fanteria della Brigata “Treviso”, immolatisi in un disperato assalto ai trinceroni del vicino Basson nell’agosto del 1915. Sicuramente vi venne sepolto il Fante Salvatore Randazzo da Monreale (PA), classe 1895 – matricola n. 1060, del 161° Reggimento Fanteria, che la notte del 30 maggio 1915 riuscì con la sua pattuglia a penetrare nel perimetro del vicino Forte Luserna ma qui cadde in uno scontro a fuoco con i difensori Austroungarici (Medaglia d’Argento al Valor Militare). Inaugurato il 16 settembre del 1962 dopo la grande opera del reduce Conrad Rauch, che qui combatté, vide porre la grande croce che ricorda gli anni di fondazione e dismissione del camposanto (1915-1921). In memoria dei Caduti Austroungarici e Italiani della Grande Guerra che qui riposarono, il 10 agosto del 1986 vi vennero deposte le sue 184 croci in legno senza nome che ancora oggi recano la loro silenziosa testimonianza. Così quel giorno, considerando anche come diversi testimoni ricordassero che le esumazioni fossero state solo parziali e che quindi il cimitero esistesse ancora a tutti gli effetti, questo toccante luogo della memoria poté essere solennemente inaugurato alla presenza della stessa vedova Rauch, signora Friederika Maria Rauch-Hanusch. Oggi, vicino alla croce in ferro all’esterno, sono deposte alcune pietre con inciso un breve pensiero in memoria dei soldati Austroungarici dei quali sono riportati i nomi e i paesi di provenienza, oltre alla loro giovanissima età. Dopo trent’anni, il 24 agosto del 2016, grazie al Comune e al Gruppo Alpini di Luserna, si terrà la commemorazione di quella toccante inaugurazione che vide uniti i discendenti dei combattenti dei due eserciti.
CIMITERO MILITARE ITALOAUSTRIACO DI CESUNA MAGNABOSCHI
Situato di fronte a quello britannico, il cimitero italiano non ha lapidi ma oggi tronchi spezzati di abete in memoria delle centinaia di Caduti che ospitava. I militari identificati di entrambi gli schieramenti negli anni trenta sono stati infatti traslati al Sacrario di Asiago. Al centro sorge una grande scultura alta circa tre metri rappresentante al tempo stesso una croce e una baionetta. All’esterno e sulla destra è ancora presente una colonna di marmo, donata dalla città di Roma, a indicare il punto di massima penetrazione raggiunto dagli Austroungarici nel 1918 quando le Brigate Liguria e Forlì ne arrestarono definitivamente la corsa.
CIMITERO MILITARE AUSTROUNGARICO DI SLAGHENAUFI (LAVARONE)
Sorto vicino all’ospedale militare da campo dei Cavalieri dell’Ordine di Malta e alla sua piccola chiesetta in legno, accoglie i corpi di 728 Caduti dell’Esercito Austroungarico. È uno dei pochi siti che, grazie ai precisi accordi fra le autorità italiane e la Osterreichischen Schwarzen Kreuz (Croce Nera Austriaca), venne restaurato al fine di mantenere le sue caratteristiche originali. Insieme a quelli britannici dell’Altopiano di Asiago costituisce uno dei cimiteri militari più significativi nella memoria della Grande Guerra.
CIMITERO MILITARE AUSTROUNGARICO DI TONEZZA DEL CIMONE (LOC. CROSATI DI CAMPANA)
Situato nella frazione Campana loc. “Crosati” di Tonezza del Cimone, nelle immediate retrovie austroungariche della tragica montagna, è uno dei tre cimiteri allestiti dal 1916 per i caduti delle prime linee (gli altri due cimiteri da campo vicini – Contrà Grotti e Campana – prossimi alle principali infermerie da campo – sono stati abbandonati già nel primo dopoguerra). Realizzato dagli uomini del 59° Rainer di Salisburgo in una posizione defilata al tiro delle artiglierie italiane circa cinquecento metri più a valle, accolse le spoglie di oltre un migliaio di Caduti Austroungarici dei vari reparti succedutisi in linea a Tonezza, oggi ricordati da cento croci in legno disposte sul pendio con altrettanti cippi che recano ancora i nomi di alcuni soldati. Quei militari che difesero il caposaldo del Cimone sino agli ultimi giorni di guerra, ritirandosi solo nella notte sul 2 novembre del 1918. Un grande cippo in pietra qui ricorda anche l’Ufficiale Medico Alexander Hlein caduto in Val Posina nel 1916. Il Cimitero è stato recuperato al suo stato attuale di pregevole restauro grazie all’opera della Associazione del Fante di Vicenza (2006) e, nonostante le spoglie dei militari siano state trasferite in gran parte al cimitero di Cittadella, alcune al Sacrario di Asiago e in casi eccezionali nella stessa Madre Patria, la presenza di altri resti mortali rende perennemente sacro questo luogo della Memoria.
CIMITERO MILITARE AUSTROUNGARICO DI FOLGARIA
Raccoglie i resti di 2.500 Caduti Austroungarici dei quali 750 sconosciuti riesumati da vari cimiteri militari dell’Altopiano di Folgaria, in gran parte soldati dell’I.R. 59° Reggimento di Fanteria Rainer Salisburgo. Ospita anche il traliccio della croce in ferro che era stato riempito di bossoli come monumento al cimitero militare del I.R. 17° Reggimento di Fanteria “Kronprinz” sul Cuvolin, dietro il Monte Chiesa. Durante la cerimonia di inaugurazione del 12 settembre 1972 il silenzio venne suonato con la tromba di un soldato italiano caduto sino ad allora custodita presso il Museo di Salisburgo, poi donata dalle autorità austriache all’associazione combattenti e reduci di Folgaria. Occorre inoltre doverosamente ricordare come all’ingresso del cimitero civile, esattamente dietro quello militare, una stele ricorda i Caduti della Grande Guerra nati a Folgaria, i cui nomi apparentemente italiani in realtà si riferiscono quasi tutti a soldati che servirono lealmente sotto la loro Patria di allora, nell’esercito imperiale della Monarchia Austroungarica, cadendo quasi tutti in Galizia, Polonia e Russia. Dalla lettura dei cognomi colpisce il fatto che molti fossero fratelli; quasi tutte le famiglie del paese persero infatti i propri giovani. Fra quei folgaretani vi fu anche il Ten. degli Alpini Emilio Colpi che si arruolò invece nell’esercito italiano morendo sulle Tofane nel luglio del 1916. Tutti i loro nomi, come è giusto che sia, sono indicati indistintamente sulla stessa stele di marmo.
Sacrario Militare FAGARÈ (Treviso)
Il Sacrario Militare Fagarè, chiamato anche Fagarè della Battaglia, venne costruito nel 1933 e si trova nel Comune di San Biagio di Callalta (Treviso); il Sacrario raccoglie le spoglie di 5.191 militari italiani noti, 5.350 ignoti, 1 militare dell’esercito Americano e 1 militare dell’esercito Austro-Ungarico.
Sacrario S. MARIA AUSILIATRICE (Treviso)
L’8 Dicembre 1925 a Treviso venne posata la prima pietra per la costruzione del Tempio-Ossario S. Maria Ausiliatrice, accanto alla Chiesa, dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale; questo Tempio fu fortemente voluto da tutta la popolazione trevigiana sin dal 17 aprile 1917. I padri francescani di S. Antonio, custodi del Tempio, misero a disposizione del Commissario del Governo per le Onoranze ai caduti, la cripta del tempio stesso, per la raccolta delle salme dei militari. “Nel pomeriggio di domenica 8 dicembre 1929, con un cielo grigio e piovoso, 946 salme di eroi dalle fosse del cimitero comunale maggiore vennero portate dalla cittadinanza trevigiana al magnifico tempio votivo di Maria Ausiliatrice […]”.
“[…] Alla funzione sono intervenute le autorità ecclesiastiche, civili e militari, le rappresentanze dei mutilati […] Nel centro della Chiesa si ergeva la statua bronzea di Maria Ausiliatrice, opera dello scultore Antonio Gentilin […] Sul pavimento, davanti all’altare, era stata deposta una cassetta contenente le spoglie mortali di un caduto, scelta tra le mille giacenti attorno al coro monastico. Erano i resti del cappellano militare Giuseppe Monaco da Messina, frate francescano ucciso a Castelfranco da una bomba nemica nel Gennaio del 1918 […]”
Cimitero di ARSIERO (Vicenza)
Attiguo al Cimitero Comunale di Arsiero vi è un campo militare, con 1.106 caduti della Prima Guerra Mondiale: al centro del campo c’è un monumento-ossario con i resti di 403 italiani e 726 austriaci ignoti. Il resto del campo contiene le salme, contrassegnate con lapidi singole, di 1106 militari provenienti dagli ex cimiteri militari o civili di Arsiero, Bracafora di Pedemonte, Casotto, Forni, Fusine, Malo ed una parte delle salme dai cimiteri di Marano Vicentino, Pedescala, Posina, Piovene, Sandrigo, San Pietro Val D’Astico e Tonezza del Cimone. Il Cimitero è dedicato alla Medaglia d’Oro Pietro Marocco (asp.ufficiale 159° regg.Fanteria), morto il 22/10/1915 in Val d’Astico.
Sacrario Militare di SCHIO (Vicenza)
Da Marzo a Ottobre 1925 il Municipio di Schio, il Comitato Cittadino, la X Compagnia Lavoratori del Comitato Cure e Onoranze alle Salme dei Caduti in guerra ed il Cappellano Don Michele Massa, organizzarono il trasporto delle salme dall’ex-cimitero militare di Schio al nuovo Sacrario, sorto a fianco della Chiesa S.S. Trinità. Il Sacrario venne ufficialmente inaugurato il 4 Novembre 1925. Negli anni successivi poi vennero raccolte altre salme da Cimiteri vicini. Il Sacrario raccoglie 5013 salme tolte dai Cimiteri di guerra o civili di Schio, Arzignano, Chiampo, Fusine, Malo, Montecchio Maggiore, Novale, Poleo, Posina, Rocchette, Sandrigo, Valdagno e parte di Vicenza.