Norme sulla Funeraria: finita la stagione del “laissez faire” siamo nella restaurazione più ottusa
Dopo un lungo periodo, durato quasi quindici anni e sotto governi di diversi orientamenti politici, sia di centrodestra che di centrosinistra, nel quale si era sostanzialmente delegato alle Regioni, dopo il referendum sulla modifica del Capo V della Costituzione del 2001, il compito di normare la complessa materia funeraria, con il Governo giallo-verde, prima, e con quello giallo-rosso, ora, si assiste ad una inversione di tendenza di 180°.
Infatti con i risultati del referendum del 2001, Ministro della salute il prof. Sirchia, si è abbandonato ogni ipotesi di modifica del Regolamento di Polizia Mortuaria, l’ormai famoso e famigerato DPR 285/90 (predisposta dalla sen. Bettoni e aggiustata dallo stesso prof. Sirchia) e si è avviata, a livello centrale, l’elaborazione di una Legge purtroppo mai approvata, ed, a livello regionale sono partite le specifiche leggi regionali: per prime la Lombardia e l’Emilia Romagna (2004/2005) ed, a seguire, Marche. Campania, Abruzzo e via andando fino al 2018.
Non è facile dire se per opportunità politica o per consapevole scelta, il cosiddetto Stato Centrale ha sostanzialmente abbandonato il settore delegando, bene o male che sia, alle Regioni la normazione del settore. E meno male che qualcuno ha fatto qualcosa perché altrimenti quelle poche, ma significative, innovazioni che hanno caratterizzato lo sviluppo del settore negli ultimi 15 anni, formazione professionale obbligatoria, strutture per il commiato, condizioni di incompatibilità, loculi areati, …, per fare solo pochi esempi, sarebbero rimaste pie illusioni allontanando ulteriormente la funeraria italiana dal resto dell’Europa civile. Non è un caso, a dimostrazione di quanto detto, che l’ultima, e per la verità unica, proposta di legge del Governo è stata quella del medesimo prof. Sirchia nella legislatura 2000/2005. Nelle legislature successive si sono registrati Disegni di Legge proposti da singoli parlamentari o senatori senza che il Governo abbia mai, come dire, messo la faccia. Ed i risultati sono stati, ovviamente, pari allo zero.
Molto si può discutere sulle cause, anche endogene al settore, che hanno favorito questo esito; resta evidente il fatto che le proposte sulla materia mai hanno rappresentato una qualche priorità per i Governi che si sono succeduti dopo il 2005.
Oggi le cose sembrerebbero cambiare: i governi giallo-verde, prima, e giallo-rosso, poi, sembrerebbero impegnati sul settore; non ne passa una, si potrebbe dire, senza che non si faccia sentire la pesante censura del Governo contro le Regioni che fanno qualcosa per il settore, a livello normativo ovviamente, riesumando un quadro normativo ormai più che superato e lontano mille miglia dalle esigenze di oggi: il DPR 285/90.
Prima la Regione Calabria, con la prima legge varata nel 2018, poi la Regione Umbria, poi la Regione Sardegna, poi la Regione Lombardia con le modifiche apportate alla vecchia legge regionale del 2004, poi, ancora, la Regione Calabria, ora stiamo aspettando curiosi le sorti della recentissima legge della Sicilia: in tutti questi casi il Governo centrale ha impugnato presso la Cassazione le leggi approvate.
In alcuni casi, sembrerebbe, la trattativa tra regione interessata e Governo, nello specifico Umbria e Sardegna, dovrebbe aver superato l’impugnativa, in altri ancora non abbiamo informazioni di esiti favorevoli ed aspetteremo, tra alcuni mesi il giudizio della Suprema Corte.
Non ci interessa, in questo ragionamento, andare a vedere i contenuti delle varie impugnative e la sostenibilità delle posizioni del Governo, a volte incredibili come quando si censura l’introduzione dei loculi areati dicendo che pur essendo di per sé un’ottima soluzione per risolvere i gravi problemi dei cimiteri, sono, però, competenza dello Stato Centrale non delle Regioni e, quindi, i comuni aspettino con fiducia …., né ci interessa sottolineare che quando si censura l’introduzione delle Case Funebri (presenti da 15 anni) si mettono in discussione investimenti di centinaia di milioni realizzati nell’ultimo decennio, ne abbiamo già scritto nel passato con dovizia di particolari …. Ci interessa, invece, sottolineare la logica conclusione da trarre rispetto al recente operato del Governo.
E’ legittimo che il Governo impugni una legge regionale: sta nei suoi compiti.
Quello che non è comprensibile, e non è accettabile, è che il Governo, qualsiasi sia l’orientamento politico (destra, sinistra, centro …) censuri l’operato delle Regioni nella ricerca e varo di soluzioni ai gravi problemi che da tempo interessano la funeraria italiana e che sono riconosciuti da tutti, senza, da parte sua impegnarsi con scelte appropriate ed idonee alla soluzione di tali problemi.
Da oltre 30 anni, dal lontano DPR 285/90, nato vecchio come tutti riconoscono, la funeraria attende un quadro normativo adeguato alle sue necessità ed alle esigenze maturate nelle famiglie italiane colpite da un lutto.
Se, oltre all’immobilismo centrale, blocchiamo anche gli interventi delle Istituzioni, le Regioni, più attente perché più vicine alle quotidiane “pene” delle comunità, si condanna l’intero comparto, la funeraria italiana, allo sbando ed alla progressiva e continua decadenza.
La palla, come si dice, oggi è in mano al Governo: si ripensi radicalmente le azioni di impugnativa alle disposizioni varate dalle regioni e si proceda a dare priorità al varo di disposizioni nazionali per il settore funebre e cimiteriale che soffre una sempre più evidente e marcata discrasia tra necessità oggettive e quadro normativo di riferimento.
Il Parlamento, attraverso la Commissione Affari Sociali, è impegnato nella discussione di un progetto di nuova legge di riforma del settore partendo dalle proposte Foscolo, Pini e Brambilla, il Governo faccia sentire la Sua voce perché l’iter di questo confronto e del varo delle disposizioni conseguenti assuma una priorità evidente negli impegni parlamentari e si permetta alla Funeraria italiana di avere, finalmente, una Riforma adeguata alle necessità di oggi.