Le agenzie funebri: in prima linea per dare conforto nell’emergenza
Un’intera pagina, due articoli dedicati da “il Centro – Pescara” domenica 19 aprile alla realtà delle onoranze funebri.
Le agenzie funebri: in prima linea per dare conforto nell’emergenza
I titolari spiegano come è cambiato il loro lavoro con il Covid: «Ci trema l’anima in certe situazioni» La difficoltà nel reperire i dispositivi di protezione aumenta il timore per il rischio di restare contagiati
PESCARA. Non è affatto facile. Per gli addetti delle imprese di pompe funebri è dura affrontare l’emergenza coronavirus, perché il lavoro porta con sé dei rischi, e fino a pochi giorni fa non è stato semplice reperire il materiale per proteggersi. E anche perché chi muore non può neppure essere salutato con una cerimonia degna di questo nome, con tutto il dolore che una limitazione del genere porta con sé. C’è solo una benedizione, prima della sepoltura.
LE MESSE IN SUFFRAGIO E nulla più, in attesa delle messe in suffragio che potranno essere celebrate solo quando la situazione migliorerà. Se poi le famiglie delle persone decedute sono in quarantena, chiuse a casa, tocca alle imprese di pompe funebri gestire tutto, dalla A alla Z, dopo aver ricevuto indicazioni telefoniche.
Ma anche quando il decesso avviene a casa, il lavoro da svolgere è particolarmente delicato, per le disposizioni da rispettare. Ma la cosa più importante «in queste settimane è riuscire a trovare le parole», dice Pier Paolo Di Rocco, presidente della Federazione del comparto funerario italiano e titolare dell’impresa Aeterna insieme al fratello Federico. «Dobbiamo spiegare per bene alle famiglie cosa è consentito e cosa non lo è, senza far pesare gli aspetti burocratici e le normative a cui dobbiamo attenerci. E poi c’è l’aspetto operativo, pratico, perché dobbiamo seguire procedure particolari per le persone risultate positive al Covid-19. Insomma, noi non siamo quelli che trasportano le salme al cimitero, come si potrebbe pensare».
L’ultimo saluto ai congiunti dalla finestra
Con i funerali vietati l’addio è per pochi sulla soglia del cimitero o facendo passare il feretro sotto casa
MONTESILVANO. «Un funerale è già un momento brutto, anche per noi: in questo periodo lo è ancora di più, e solo guardando negli occhi i parenti di chi viene a mancare si può capire»: Paolo Verrocchio, che con la famiglia gestisce la Verrocchio Onoranze Funebri di Montesilvano, così descrive la situazione particolare in cui si trova a lavorare in questi giorni difficili. «Negli occhi dei parenti c’è un misto di dolore, di paura e di rabbia per la scomparsa di una persona cara e per le circostanze in cui si è costretti a dare l’ultimo saluto», spiega Verrocchio.
Un ultimo saluto che, con le norme anticontagio, è diventato ancora più triste. «Se il deceduto non è morto a causa del coronavirus», continua Verrocchio, «all’ingresso del cimitero possono assistere alla benedizione della salma anche quattro o cinque persone, sempre distanziate, e un solo familiare può seguire la tumulazione».
Ma a volte l’estremo saluto avviene anche in maniera ancora più distaccata: «Qualcuno ci ha chiesto di far passare il feretro davanti alle case di qualche parente o amico, e allora facciamo un giro in due o tre posti, ci fermiamo un attimo, e la gente si affaccia alla finestra o dal cortile, e da lontano, senza avvicinarsi, recita una preghiera o fa un saluto».