Incontriamo Davide Veronese, il nuovo Presidente nazionale di Federcofit [1]

HERMES incontra il nuovo Presidente nazionale di Federcofit, Davide Veronese. Non ancora quarantenne, Veronese è amministratore di diverse aziende del comparto funerario nell’hinterland milanese e nella provincia di Monza e Brianza. Da molti anni, oltre l’impegno federativo in Federcofit, è attivo come cittadino in realtà associative locali ed è stato amministrazione pubblico.

 

Ecco la trascrizione di questa parte dell’intervista che il Presidente Davide Veronese ci ha concesso.

Caro Presidente, innanzitutto complimenti per questa elezione e benvenuto su HERMES, quale bilancio possiamo trarre dal IX Congresso nazionale di Federcofit?

Fa molto piacere potere interloquire con voi attraverso questo canale che è la voce comunque della Federazione; dobbiamo tracciare un bilancio del congresso e sicuramente il bilancio è più che positivo: c’è stata una partecipazione nutrita di imprenditrici e di imprenditori funerari da parte di tutta Italia e conseguentemente abbiamo avuto occasione e modo di poter saggiare quelle che sono anche le necessità del nostro Comparto, tanto in Sardegna quanto nel Veneto quanto in Calabria e tanto in Piemonte…, quindi sicuramente è stato un momento aggregativo, un momento che ci ha permesso non soltanto di adempiere a quel rinnovo delle cariche proprio di una federazione, proprio di un’associazione come la nostra, di approvare il bilancio, è stata l’occasione di poter rivederci fra di noi, fra amici non soltanto fra colleghi e fra compartecipanti a una medesima federazione, ed è stata occasione per far sì che determinate tematiche potessero fortemente entrare nella scena sul dibattito che abbiamo avuto e che ci ha permesso di approfondire tematiche importanti salienti; sicuramente come quella della legislazione regionale, che talvolta è lodevole perché comunque ci sono più e più regioni – la pressoché totalità ad onor del vero – che hanno legiferato ed alcune di queste hanno legiferato anche bene, altre regioni invece – purtroppo – tardano: caso eclatante quello della Regione della capitale, che purtroppo ancora ad oggi non si è dotata di una legislazione che possa permettere ai cittadini laziali di avere le medesime opportunità in un momento difficilissimo, in un momento drammatico come quello della perdita di una persona cara, rispetto ai liguri ai lombardi ai campani ai calabresi. Ad oggi, mancando questa predisposizione normativa, non ci sono le medesime opportunità a Viterbo come a Verona, un cittadino lombardo o veneto può portare un proprio caro estinto all’interno di una struttura deputata, altissimamente organizzata dal punto di vista impiantistico, dal punto di vista strutturale, che è la casa funeraria: un cittadino laziale purtroppo oggigiorno questo non lo può fare dal punto di vista normativo. Purtroppo, ci sono delle lacune, ci sono alcune regioni contermini – Liguria e Piemonte, Piemonte e Lombardia – che prevedono il passaggio di trasferimenti a cassa aperta sui confini regionali; alcune regioni che pur non essendo contermini, ma che hanno comunque una stretta connessione – vedasi appunto Liguria e Lombardia – questa previsione non la contemplano e tanti sono i liguri che vengono a curarsi in Lombardia tanti sono i lombardi che vanno talvolta in vacanza in Liguria. Quindi, avere una previsione normativa nazionale che sovrintenda e omogeneizzi l’aspetto più propriamente normativo, potrebbe far sì che tutti i cittadini italiani possano accedere ai medesimi servizi sotto la medesima tutela legislativa nazionale.