Tanexpo 2026

Tanexpo cambia immagine e annuncia le date per il 2026.

TANEXPO torna a Bologna dal 7 al 9 maggio 2026. L’evento adotta una nuova identità visiva che vuole parlare di passione, professionalità e successo, elementi fondamentali per affrontare le sfide e cogliere le opportunità del mercato e vuole riflettere l’impegno nel sostenere la crescita e l’innovazione nel settore funerario.
Nell’annunciare l’appuntamento 2026, gli organizzatori ricordano qualche numero della manifestazione, come gli oltre 15.000 visitatori professionali da 65 paesi, e i più di 23.000 mq di esposizione, con 225 espositori di cui quasi un terzo internazionali. Sono inoltre previsti a più di 40 meeting e seminari condotti da esperti del settore per rimanere aggiornati sulle ultime tendenze e innovazioni.


Caronte Federcofit Giovanni Caciolli

Le nuove stagioni della Funeraria

Periodicamente, Euroact si fa portatore di ipotesi e progetti per il futuro della funeraria italiana che travalicano l’azione di informazione propria e tradizionale dell’Agenzia ed i commenti su fatti, temi e questioni proprie di questo settore utili e particolarmente apprezzati.

È il caso del “Ri-federiamo dal basso la polizia mortuaria con un modello a “rete”» di Necroforo del 12 settembre scorso.

Senza entrare nel merito di un leitmotiv del pensiero dell’autore, mutuato in buona parte dalle posizioni di SEFIT, cioè la critica feroce e, francamente, ingiustificata in considerazione del quadro di riferimento normativo nazionale, contro l’operato normativo delle Regioni, merita una qualche attenzione la riflessione condotta nell’articolo nella considerazione, palese di fronte a tutti, dell’assoluto disinteresse della “politica nazionale” sulla materia.

Dal 2001, con la presentazione del Disegno di Legge “Sirchia” e dopo la conferma referendaria della modifica del Capo V della Costituzione, abbiamo assistito alla presentazione in ogni legislatura succedutasi (5 o 6 tra quelle piene e quelle interrotte) di specifici Disegni di Legge senza che nessuno sia riuscito ad arrivare in porto, indipendentemente dal giudizio che ogni componente interessata ne possa dare.

Al di là, quindi, della certezza “incontrovertibile” e certificabile da tutti che il rinnovamento e lo sviluppo della funeraria italiana, per la verità più il funebre rispetto al cimiteriale (anche su questo sarebbe utile un maggiore approfondimento), lo dobbiamo alle bistrattate Regioni (formazione degli addetti, trasferimento delle salme, nuovi e corposi investimenti per qualificare i servizi con le case funerarie, definizione delle “incompatibilità”…), può essere utile e fruttuoso avviare una riflessione su un assetto “istituzionale” e normativo imperniato sulla centralità, o ruolo più significativo, delle Regioni con vincoli condizionati, su specificate materie, dalla Conferenza Stato-Regioni al fine di unificare meglio, sul piano nazionale, le varie ed articolate realtà territoriali.

Ci sono sicuramente materie che comportano un intervento di competenze sovraregionali; si pensi alla realizzazione e confezionamento dei cofani, ai ristretti confini territoriali per il trasferimento delle “salme”, ai processi formativi obbligatori per tutti gli addetti funebri, cimiteriali e non solo, e ad altre poche materie anche nell’ambito cimiteriale come le dimensioni minime dei sepolcri o delle fosse da inumazione, per fare un solo esempio. Si tratta di materie particolari che travalicano i singoli territori e le particolari consuetudini locali capaci, però, di segnare l’unitarietà di un Paese e il rispetto di regole e diritti inalienabili in tutto il Paese.

L’impressione, o forse meglio la certezza, che si ricava alla luce degli ultimi 25 anni di storia nazionale in merito alla disciplina funeraria è che la totale disattenzione dalla “politica nazionale” all’argomento derivi non solo dall’incombere sulla scena politica negli ultimi decenni di temi e problemi più gravi ed impellenti, oltre che più profittevoli, rispetto alla misera funeraria ma probabilmente anche dalla constatazione che il settore, ancorché coinvolgente oltre 600.000 famiglie ogni anno, di fatto non è abbandonato a se stesso ma è, in qualche modo, curato dalle Regioni (con buona pace dei cittadini laziali che ancora aspettano una qualche cura) e quindi non bisognoso di una particolare sollecita attenzione. Non si spiega altrimenti la perdurante disattenzione anche in presenza di maggioranze solide come ce ne sono state nel corso degli ultimi 25 anni; certamente, alla presenza di ben 19 leggi regionali e con i problemi generali che il Paese deve affrontare, anche le divisioni marcate all’interno delle componenti presenti nel settore sono ragioni valide per non intervenire nazionalmente.

In questo quadro politico nazionale – con una pressoché totale sordità verso le domande della funeraria – il ruolo delle Regioni, e soprattutto se coordinate nazionalmente, assumerebbe una importanza decisiva anche per le prospettive future dell’intero settore.

Si tratta di strada complessa e, sicuramente, non facile alla luce delle posizioni manifestate dalle più significative componenti e Organizzazioni presenti, funebri, cimiteriali, comunali ecc.

Una generale convergenza tra gli attori del settore è ancora più necessaria per fare concreti passi avanti.

La storia degli ultimi vent’anni è ricca di tentativi di raggiungere risultati concreti miseramente falliti: dai primi tentativi sotto l’egida del compianto Nino Leanza, alla proposta di legge “Sirchia”, alle altre proposte e controproposte succedutesi nelle successive legislature l’unica convergenza che si ricordi tra le Organizzazioni nazionali del settore è quella riferita alla fiscalità dei servizi funebri e cimiteriali (introduzione di IVA ridotta e ampliamento delle detrazioni sui servizi funebri e cimiteriali) mai accettata dalle Istituzioni, neppure in fase di analisi, perché considerata di applicazione impossibile.

Dobbiamo constatare tutti, nessuno escluso, come sia prevalsa la logica del “prendere o lasciare” senza compromessi o mediazioni che ha portato la “politica”, anche quando potevano esserci possibilità di successo, ad abbandonare la “pugna” per le troppo marcate divisioni del settore.

Una cosa è certa: le legislazione regionale, in genere anche se con differenze e con qualche rara eccezione, ha permesso e permette alla funeraria nel suo complesso uno sviluppo sia in termini professionali sia nella crescita e rafforzamento imprenditoriale (molto più nel funebre rispetto al cimiteriale probabilmente anche per la minore attenzione prestata a questo livello di legislazione da parte delle componenti cimiteriali), ma tutto questo  non basta per affrontare i problemi dell’oggi e del futuro del settore.

I mutamenti ed evoluzioni sociali del paese, uno per tutti l’esplodere delle cremazioni e la crisi delle strutture cimiteriali, impongono una profonda evoluzione delle norme: temi come la semplificazione, la digitalizzazione, la liberalizzazione e i ruoli delle strutture e dei vari soggetti in campo debbono trovare risposte nuove e di lungo respiro in ambiti territoriali vasti, almeno nazionali.

La strada delle Regioni raccordate tra loro, e quindi con una sorta di potestà nazionale, può rappresentare uno sbocco più facile rispetto all’intervento dello Stato Centrale tramite il Parlamento, però anche questa strada può avere successo solo se le Organizzazioni “nazionali” riescono a convergere su un disegno condiviso, almeno nelle grandi linee.

Bisogna ricominciare a parlarsi, a conoscersi meglio, ad analizzare e, come dire, metabolizzare le ragioni diverse che stanno alla base delle specifiche posizioni; bisogna riprendere un percorso che permetta la realizzazione di sedi di costante e consuetudinario confronto sulle soluzioni ai vari problemi senza considerarci, nessuno, come il sole intorno a cui girano i vari pianeti.

Il settore nel suo complesso è cresciuto, ne è prova l’interesse crescente del capitale finanziario che registriamo giornalmente; ha bisogno di nuove risposte per svolgere, oggi, la sua funzione sociale ed economica.

Compito delle Organizzazioni del settore è elaborare le risposte adeguate e trovare la strada per metterle in atto, tutti insieme e non ognuno per conto suo, come dimostra la lunga esperienza passata.

CARONTE


La vedova disperde le ceneri illecitamente, la figlia ottiene risarcimento: una sentenza a Milano

Gli amici di GIESSE, il gruppo di tutela assicurativa e risarcimento danni su incidenti, decessi e quant’altro, convenzionato con la nostra Federazione ormai da molti anni, nella persona di Bruno Marusso, ci informano di un caso significativo dove il Tribunale di Milano emette una sentenza, Giudice il Dott. Damiano Spera, in merito alla dispersione illecita di ceneri di congiunto e conseguente richiesta di risarcimento.

La sentenza può essere consultata anche sul sito della Federazione, www.federcofit.it, nella sezione LEGISLAZIONE nazionale, per maggiore documentazione.

Riportiamo, qui, i termini riassuntivi e le conclusioni ringraziando l’amico Marusso per la importante comunicazione:

  • Decede una persona che aveva espresso la volontà di essere cremato e le ceneri vengono affidate alla moglie.
  • La figlia del deceduto, non convivente perché coniugata e residente fuori Milano, si recava periodicamente presso la casa della madre e del fratello per il culto del sepolcro e pregare davanti all’urna, posizionata nella camera da letto della vedova, dentro la quale pensava (così le era sempre stato detto) fossero custodite le ceneri del padre
  • A seguito di un trasloco, la madre e il fratello si trasferiscono in una nuova abitazione senza però comunicare nulla riguardo al luogo di conservazione dell’urna e impedendo alla figlia di accedere nella nuova abitazione
  • Dopo le richiesti insistenti della figlia, il legale della madre comunica con PEC che nell’urna, in realtà, non c’erano mai state le ceneri del defunto in quanto disperse sin da subito dalla moglie
  • Il defunto, però, non aveva mai espresso la volontà che le sue ceneri venissero disperse, e, anche se non se ne fa cenno nella sentenza della causa civile, non c’era alcuna autorizzazione alla dispersione rilasciata dall’Ufficiale di Stato Civile di competenza
  • La figlia fa causa alla madre ed il Giudice le dà ragione, condannando la madre per lesione del diritto secondario di sepolcro, la possibilità, cioè, di accedere alla tomba dei defunti per compiervi gli atti di culto e di pietà verso le salme, oltre al diritto di impedire quegli atti che turbino l’avvenuta tumulazione delle stesse
  • In assenza di precedenti giurisprudenziali, il giudice si affida al criterio equitativo puro e liquida la somma di € 50.000 oltre, ovviamente, alle spese legali di € 7.000,00, ecc.

La Sentenza non interviene sugli aspetti penali inerenti la “dispersione non autorizzata” dall’Ufficiale di Stato Civile ma interviene sui danni conseguenti e valutabili sul piano “civile”.

La sentenza in oggetto non chiama in causa, in nessun modo, una qualsivoglia attività funebre e siamo perfettamente convinti che nessun operatore funebre italiano, non solo lombardo, avrebbe consigliato comportamenti analoghi alla condotta della “madre” in questione.

Vale, però, la pena di richiamare l’attenzione sulle conseguenze possibili derivanti da atti figli della leggerezza nella considerazione del trattamento dei resti di un defunto e suggerire, sempre, alle famiglie, agli aventi titolo, la massima attenzione alle conseguenze dei propri atti e all’opportunità di chiedere consigli ai professionisti, agli operatori funebri di riferimento, sui propri comportamenti ed atti.


ITALIA AMBULANZE ONORANZE FUNEBRI

Garante della concorrenza: un parere non condivisibile su trasporti sanitari e attività funebri

Il 18 luglio u.s. l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha pubblicato un Parere, l’AS2026, di censura verso le Leggi Regionali sulla Funeraria che, a giudizio dell’Autorità, “introducono ingiustificate limitazioni all’esercizio dell’attività di impresa nel settore dei servizi di onoranze funebri”: di fatto viene messa in discussione, e decisamente censurata, l’incompatibilità tra attività funebre ed esercizio di autombulanza e trasporto degli infermi definita da numerose Leggi Regionali.

Si tratta di un Parere che desta non solo meraviglia, ma che comporta anche un arretramento sostanziale dell’impegno profuso nel corso degli ultimi 20 anni, e attraverso le normative regionali sul settore, per la qualificazione della professione funebre tanto chiacchierata.

Meraviglia perché le normative di riferimento non solo datano di oltre un decennio ma hanno ricevuto il consenso delle Organizzazioni nazionali del settore nella loro totalità e, nei contenuti, non vorremmo si ripristinasse il vezzo, praticato nel passato da numerosi operatori del settore, di utilizzare la gestione del trasporto sanitario per acquisire la propria clientela che, come riconosce la stessa Autorità Garante, esprime una “domanda poco propensa, per il delicato momento psicologico legato al decesso di un congiunto, a effettuare un’adeguata comparazione di prezzi richiesti e servizi offerti dalle varie imprese funerarie”.

Le motivazioni di questa censura vengono esplicitate con l’affermazione che “debba sussistere una chiara separazione e incompatibilità tra la prestazione di servizi di onoranze funebri e una serie di altre attività in quanto, qualora svolte congiuntamente ai primi, potrebbero attribuire un indebito vantaggio competitivo alle imprese funebri interessate nei rispettivi mercati locali di operatività.

Tale principio di incompatibilità, tuttavia, è limitato ai casi in cui le attività interessate concernono interessi pubblici a carattere prevalente ……. In altri termini, l’incompatibilità deve essere riferita ai servizi che si caratterizzano per un prevalente interesse generale di natura igienico-sanitaria o comunque di carattere pubblico-sociale”. Come, appunto, verrebbe da dire, il trasporto sanitario.

La conclusione dell’Autorità introduce, invece, un distinguo: “… nel caso, ad esempio di un altro servizio legato al trasporto sanitario in ambulanza cosiddetto di emergenza/urgenza/soccorso, non a pagamento bensì a carico del Servizio Sanitario Nazionale, il decesso potrebbe risultare possibile e, dunque, anche in questo caso da ciò trae origine la domanda di servizi funerari, con la connessa sopradescritta distorsione concorrenziale, che è necessario far venire meno”.

Quindi, indipendentemente dal fatto che il decesso può verificarsi in occasione di qualsiasi trasporto sanitario, si porrebbe, a parere dell’Autorità, la necessità di distinguere tra trasporto sanitario generico e quello di emergenza/urgenza/soccorso ed attivare uno specifico controllo da parte delle Autorità competenti (quali?) per rilevare e colpire le inadempienze ed i soggetti colpevoli; francamente operazione assolutamente problematica se non impossibile nella attuale situazione.

Ci sembra, invece, che la definizione normativa di una incompatibilità, con la conseguente separazione societaria, sicuramente non una separazione proprietaria obbligatoria di dubbia legittimità costituzionale, assicuri una equilibrata soluzione: nessuno è impedito di avere la titolarità di entrambi le attività con le rispettive autorizzazioni amministrative e due strumenti operativi a maggiore tutela della domanda ed a garanzia dell’assenza di commistione tra due attività molto diverse tra loro, se non con finalità assolutamente divergenti, una, l’attività funebre, finalizzata a curare i morti, l’altra, il trasporto sanitario, finalizzata ad allontanare il più possibile la morte.

Ce ne guadagnerebbe enormemente anche l’immagine del settore impegnato in questi ultimi decenni a sviluppare servizi sempre più trasparenti ed adeguati alle crescenti esigenze delle famiglie con consistenti investimenti ed azioni di crescita professionale.

Caronte

 


Cimitero Verano Roma

Continua lo strazio dei cimiteri romani, cremazioni a rilento anche ad agosto.

I cimiteri romani continuano a essere senza pace, e con loro defunti e familiari.
È il quotidiano romano “Il Tempo” a lanciare l’ennesima denuncia con un articolo del 26 agosto. Circa un migliaio di defunti sono in attesa di cremazione e, se normalmente a Roma vengono cremati circa 65 cadaveri al giorno, nel mese di agosto non si sono mai superate le 30 cremazioni quotidiane. Questa situazione, oltre a rappresentare una minaccia sanitaria per la dispersione di liquidi dai cofani, è un insulto alla dignità delle persone defunte e delle loro famiglie.
Le cause sono fatte risalire sia al problema strutturale della cronica mancanza di potenziamento del servizio di cremazione, nonostante la crescita delle richieste in questi anni, sia al crollo della capacità di gestire le pratiche di cremazione da parte degli uffici preposti.
Quale che sia la ragione immediata, la situazione getta nello sconforto le famiglie che denunciano, attraverso la presidente del “Comitato cimiteri Flaminio, Prima Porta, Verano e Laurentino”, Valeria Campana, l’assenza di risposte anche solo interlocutorie da parte dell’amministrazione comunale.

Articolo integrale: Roma, vietato morire ad agosto. Stop alle cremazioni – Il Tempo

 

Immagine di copertina: NikonZ7II, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons


Buone vacanze

Come ogni anno, è giunto il momento di una breve pausa nelle attività di tutti.

Gli uffici della Federazione saranno chiusi nei giorni dal 10 al 25 agosto compresi.

A chi sta per partire e a chi resterà in ufficio per assistere le famiglie anche in questo mese, diamo appuntamento al prossimo lunedì 26 agosto, per un nuovo anno lavorativo a fianco del Comparto Funerario Italiano.

A presto!


Liguria: cambio al vertice di Federcofit e nuove norme attuative

Matteo Munari delle Pompe Funebri Liguri di Albenga è il nuovo Presidente di Federcofit Liguria. Il passaggio di consegne con Ivan Marinangeli è stato ufficializzato nel Palazzo della Regione Liguria di Via Fieschi a Genova in occasione della presentazione alle imprese liguri della Delibera della Giunta regionale 500/2024 contenente le norme attuative della legge regionale 15/2020.

Una gestazione complessa e logorante in cui Federcofit ha profuso numerosi sforzi per tutelare i principi cardine di un testo al passo coi tempi, in linea con tutta la produzione legislativa funeraria degli ultimi 10 anni, e in grado di tutelare la libera concorrenza su basi di trasparenza ed eccellenza. Federcofit Liguria, in collaborazione con la Presidenza (Davide Veronese) e la Segreteria (Piero Chiappano) nazionali, ha presentato a Genova e ad Albenga (27/28 giugno) gli articoli più significativi dei testi in vigore, contestualizzandoli rispetto a uno scenario che ormai può dirsi internazionale.

Gradito ospite e parte attiva della discussione è stato il Consigliere regionale Angelo Vaccarezza, che nel 2020 fu firmatario e relatore della riforma funeraria ligure e ha promosso con fermezza e dedizione la redazione della delibera 500 con la regolamentazione della legge.

Durante gli incontri si è colta l’occasione per puntualizzare requisiti, procedure e formazione che scandiranno l’iter autorizzativo e operativo di un’impresa funebre che d’ora in poi vorrà operare in Liguria.

L’interazione coi presenti (complessivamente oltre 50 imprese) ha permesso di raccogliere i primi quesiti e dubbi interpretativi che il testo stesso sollecita.

Ci attende un duro e puntuale lavoro per aiutare Regione, Comuni, ASL e imprese ad allinearsi ai nuovi e definitivi principi, ma siamo certi che ne varrà la pena. Anche perché alcuni elementi della legge come le case funerarie e il trasferimento salma fuori regione andranno a tutto beneficio delle famiglie dolenti.

L’attuazione della legge libererà energie economiche e strategiche, creando occupazione e nuovi mestieri e facendo lavorare alla luce del sole un settore che si sta integrando sempre più velocemente col tessuto sociale.

Attraverso il dialogo e la condivisione di obiettivi comuni, Federcofit auspica di incrementare la sua rappresentanza in Liguria per assicurare la tempestività d’intervento e presidiare il rispetto delle leggi.

Il Segretario Nazionale
Piero Chiappano


Davide Veronese Presidente nazionale Federcofit

Incontriamo Davide Veronese, il nuovo Presidente nazionale di Federcofit [1]

HERMES incontra il nuovo Presidente nazionale di Federcofit, Davide Veronese. Non ancora quarantenne, Veronese è amministratore di diverse aziende del comparto funerario nell’hinterland milanese e nella provincia di Monza e Brianza. Da molti anni, oltre l’impegno federativo in Federcofit, è attivo come cittadino in realtà associative locali ed è stato amministrazione pubblico.

 

Ecco la trascrizione di questa parte dell’intervista che il Presidente Davide Veronese ci ha concesso.

Caro Presidente, innanzitutto complimenti per questa elezione e benvenuto su HERMES, quale bilancio possiamo trarre dal IX Congresso nazionale di Federcofit?

Fa molto piacere potere interloquire con voi attraverso questo canale che è la voce comunque della Federazione; dobbiamo tracciare un bilancio del congresso e sicuramente il bilancio è più che positivo: c'è stata una partecipazione nutrita di imprenditrici e di imprenditori funerari da parte di tutta Italia e conseguentemente abbiamo avuto occasione e modo di poter saggiare quelle che sono anche le necessità del nostro Comparto, tanto in Sardegna quanto nel Veneto quanto in Calabria e tanto in Piemonte…, quindi sicuramente è stato un momento aggregativo, un momento che ci ha permesso non soltanto di adempiere a quel rinnovo delle cariche proprio di una federazione, proprio di un'associazione come la nostra, di approvare il bilancio, è stata l’occasione di poter rivederci fra di noi, fra amici non soltanto fra colleghi e fra compartecipanti a una medesima federazione, ed è stata occasione per far sì che determinate tematiche potessero fortemente entrare nella scena sul dibattito che abbiamo avuto e che ci ha permesso di approfondire tematiche importanti salienti; sicuramente come quella della legislazione regionale, che talvolta è lodevole perché comunque ci sono più e più regioni - la pressoché totalità ad onor del vero - che hanno legiferato ed alcune di queste hanno legiferato anche bene, altre regioni invece - purtroppo – tardano: caso eclatante quello della Regione della capitale, che purtroppo ancora ad oggi non si è dotata di una legislazione che possa permettere ai cittadini laziali di avere le medesime opportunità in un momento difficilissimo, in un momento drammatico come quello della perdita di una persona cara, rispetto ai liguri ai lombardi ai campani ai calabresi. Ad oggi, mancando questa predisposizione normativa, non ci sono le medesime opportunità a Viterbo come a Verona, un cittadino lombardo o veneto può portare un proprio caro estinto all'interno di una struttura deputata, altissimamente organizzata dal punto di vista impiantistico, dal punto di vista strutturale, che è la casa funeraria: un cittadino laziale purtroppo oggigiorno questo non lo può fare dal punto di vista normativo. Purtroppo, ci sono delle lacune, ci sono alcune regioni contermini - Liguria e Piemonte, Piemonte e Lombardia - che prevedono il passaggio di trasferimenti a cassa aperta sui confini regionali; alcune regioni che pur non essendo contermini, ma che hanno comunque una stretta connessione - vedasi appunto Liguria e Lombardia - questa previsione non la contemplano e tanti sono i liguri che vengono a curarsi in Lombardia tanti sono i lombardi che vanno talvolta in vacanza in Liguria. Quindi, avere una previsione normativa nazionale che sovrintenda e omogeneizzi l'aspetto più propriamente normativo, potrebbe far sì che tutti i cittadini italiani possano accedere ai medesimi servizi sotto la medesima tutela legislativa nazionale.


Davide Veronese presidente nazionale Federcofit

Intervista al nuovo Presidente di Federcofit [2] il Comparto funerario, il panorama del 2024

In questa seconda parte della nostra intervista, Davide Veronese, nuovo Presidente Federcofit, conduce una breve analisi sul Comparto Funerario italiano nel 2024.

 

La funeraria italiana è un comparto sicuramente molto complesso. C'è una polverizzazione di fondo perché storicamente ciascun comune, ciascuna area specifica, aveva un proprio referente, un proprio imprenditore funerario e data la vicinanza, comunque, alla cittadinanza era colui che veniva fatto assurgere a interlocutore principe nei momenti drammatici della scomparsa di una persona, della scomparsa di un proprio caro.

Questo ha portato, nel corso del tempo, effettivamente ad un assetto pulviscolare a una conduzione molto familiare, per la qualcosa le attività, le partite IVA - per così intendersi - sono molteplici; sono tantissime le imprese che operano nel settore in Italia, sono anche delle ricchezze da preservare perché, comunque, il fatto stesso di avere un così vasto numero di imprenditori funerari come amo definirli - piuttosto che impresari funebri - fa sì che ci siano delle peculiarità locali, delle eccellenze locali che operano con una grande accortezza e con una grande vicinanza.  Ciò detto, gli impiegati sono molteplici, cioè se si immaginano un seimila ragioni sociali a livello italiano, sicuramente le agenzie secondarie saranno anche superiori a questo numero. quindi potremmo immaginare un 10.000 agenzie funebri sparse per l'Italia; con una media di circa 3-4 addetti per ogni ragione sociale si arriva a una cifra di 18.000-20.000 impiegati diretti nell'imprenditoria funeraria; a tutto ciò però bisogna aggiungere il corollario che gravita attorno al mondo della funeraria; quindi, i numeri diventano sicuramente molto più importanti.

Per quanto attiene ai decessi, questi sono circa 600.000 all'anno mal contati - tra i 600.000 e i 680.000 - dipende dal periodo dipende dal tasso di mortalità, e anche qua si può desumere facilmente, facendo una media ponderata, che il giro d'affari complessivo del settore, del comparto, sia attorno ai 3 miliardi.  Quindi sicuramente è settore avanzato, e settore però meritevole anche di un'attenzione da parte del Legislatore che, purtroppo, da 34 anni a questa parte manca e latita, per cui bisognerà far sì che una Federazione che voglia fregiarsi di questo titolo riesca a far sentire la sua voce e imponga a livello romano, a livello parlamentare, la fattibilità di una legislazione seria che possa tutelarci tutti quanti nell'operare al meglio soprattutto a salvaguardia delle famiglie dei dolenti.


Davide Veronese presidente nazionale Federcofit

Il nuovo Presidente di Federcofit [3] un impegno per far crescere la Federazione

Dopo il Congresso nazionale Federcofit del 29 maggio 2024, HERMES funeraria ha intervistato il nuovo Presidente nazionale, Davide Veronese; in questa terza e ultima parte, il Presidente ricorda di essersi messo a disposizione del Comparto e della Federazione e lancia un appello agli associati e tutti gli imprenditori per rafforzare insieme il Comparto Funerario italiano.

Davide Veronese presidente nazionale Federcofit

Durante il congresso ho fatto un appello ho fatto un appello ai presenti, ho fatto un appello ai Presidenti regionali in carica, ai presidenti regionali a venire, ovverosia quello di utilizzarmi. Io sono il presidente di Federcofit, ma voglio essere il presidente largamente inteso e girare l'Italia da Catanzaro a Bolzano, da Aosta a Bari; questo perché sarebbe interessante andare a interloquire con tutti quanti i nostri iscritti, ma non solo: con tutti gli Operatori del settore, per poter recepire quanto più possibile le effettive necessità del Comparto a qualsivoglia livello e cercare anche di dare delle risposte fattive.

Da presidente di Federcofit regione Lombardia ho voluto fare del degli incontri a carattere provinciale, a Sondrio, a Lecco, a Pavia, a Lodi, proprio per andare anche in quelle regioni più distanti dal centro gravitazionale della regione, quindi da Milano. Andare a interloquire con gli imprenditori funerari valtellinesi è stato assolutamente illuminante per noi, perché abbiamo potuto effettivamente verificare delle necessità che altrimenti non avremmo potuto riscontrare; d’altro canto, era doveroso che la Federazione si facesse vedere intervenisse per fare formazione e informazione anche in zone non baricentriche come quelle dei capoluoghi di provincia. Quindi, sarà mia ferma intenzione girare tutta quanta l'Italia, sarà mia ferma intenzione interloquire con i gruppi regionali e aiutare anche la costituzione di nuovi gruppi che possano portare nuova linfa a una Federazione che sempre più vuole proporsi come la primaria federazione sindacale datoriale del nostro Comparto.

Quindi, l'auspicio e l'invito è quello sicuramente a tesserarsi, a fare riferimento anche alla segreteria nazionale, che è sempre a disposizione per qualsiasi informazione, qualsiasi necessità, e cercare nel nostro piccolo ciascuno di apportare del proprio per fare del bene al nostro Comparto.


Congresso nazionale: Federcofit è pronta, manchi solo tu!

Tutto è pronto per il Congresso Nazionale di Federcofit che si terrà il 29 maggio a Roma al Centro Congressi Roma Eventi – Fontana di Trevi.
In Piazza della Pilotta 4, nella sala Loyola della struttura congressuale, gli associati di Federcofit si danno appuntamento per parlare del presente e del futuro della funeraria italiana.

Al mattino, politici regionali e nazionali verranno coinvolti sui temi legislativi.
Si partirà da un’analisi dei percorsi legislativi regionali per valutarne i meriti, i vantaggi, i limiti e confrontarli con l’attuale domanda da parte di chi è colpito da lutto. Né si tacerà delle condizioni in cui opera il mercato del lutto, con le imprese italiane impegnate a chiedersi come fare per “restare italiane” e bisognose di valutare in modo oggettivo i grandi cambiamenti in atto. Modelli imprenditoriali e organizzativi si aspettano leggi che li garantiscano e consolidino al fine di proteggere gli ingenti investimenti in corso.
Federcofit è al fianco delle imprese come della filiera tutta, ben sapendo che solo dallo sforzo coordinato e dal dialogo strategico tra associazioni, imprese, cimiteri e crematori potrà scaturire uno spunto di sinergia che metta a fattor comune problemi, soluzioni e risorse.
Invitati di riguardo saranno gli esponenti di ANUSCA che racconteranno i loro preziosi interventi legislativi in tema di Stato Civile, dimostrando la necessità di una puntuale e ciclica formazione su temi in evoluzione quali la cremazione.

Durante il pomeriggio Federcofit illustrerà il percorso compiuto in questi anni e traccerà le rotte future dopo aver rinnovato le sue cariche dirigenziali.

Un doveroso grazie va ai partner commerciali che sostengono il Congresso, anche con la presenza fisica in sede.
Grazie dunque a: Renova, Cas-Per Annunci Funebri, Disef, Intercof, Eurocof, Scacf, Lombarda, Tempio Crematorio Lombardo, Bossi Luigi, TG Italiarreda, Bertelli, Stylcof, Silve, Lorandi Group, Caggiati Matthews, La Errevieffe, Apiemme, Urciuoli-Stragliotto, Ferrari, Biemme Special Cars, Urciuoli Global, Bragagnolo, Italiaonline, Orienta Academy, Beghetto, Spaf, Pilato, Bertoncello, Registro Italiano Cremazioni, Pilla, DR Line, Giesse, Vezzani.

I lavori mattutini sono aperti a tutte le imprese, mentre la seduta pomeridiana si rivolge ai soli associati Federcofit.

Vi aspettiamo a Roma mercoledì 29 maggio!

Il Segretario Nazionale
Piero Chiappano


intervista Chiappano 25 anni Federcofit

1999-2024: 25 anni di Federcofit

Mentre si avvicina il nono congresso nazionale di Federcofit, che ricordiamo si terrà a Roma il prossimo 29 maggio al “Centro Congressi Roma Eventi – Fontana di Trevi”, la Federazione vive questa attesa anche come attesa di una importante ricorrenza: quella dei primi 25 anni di vita. Parliamo di questo anniversario con Piero Chiappano, segretario nazionale di Federcofit.

Questo congresso sarà anche l’occasione per festeggiare i 25 anni di Federcofit, un cammino iniziato alla fine dello scorso millennio…

Sì, parliamo di una lunga storia nata grazie a un gruppo di imprenditori che si sono riuniti per proporre una visione diversa dell’impresa di onoranze funebri e del comparto funerario.

Quanta distanza c’è tra oggi e “quel” 1999?

Allora, la funeraria non era molto distante dal proprio passato: c’erano le macchine, il computer e iniziava l’era della comunicazione elettronica, ma al centro c’era ancora un’idea spesso artigianale, poco organizzata e solitaria delle onoranze funebri.

La funeraria si avvicinava al nuovo millennio senza una vera identità, spesso era un’occupazione collaterale ad altre, senza una specifica elaborazione né obiettivi di crescita professionale.

Quali le ragioni di questa situazione?

Tante: il mancato riconoscimento della dimensione imprenditoriale a questo comparto, il ritardo normativo, l’estrema frammentazione che rallentava gli investimenti, una frammentazione forse ancora molto elevata ma che si è sicuramente ridotta.

E qual era questa “visione diversa” della funeraria?

Il punto di partenza era l’idea che senza il riconoscimento del significato imprenditoriale di questa professione non ci sarebbe stato spazio per la crescita, né delle aziende né della qualità del servizio.

Era necessario che anche la funeraria, che in alcune aree del Paese già dava vita a realtà significative, riconoscesse il bisogno e le opportunità della trasformazione in impresa. Non era possibile continuare con un lavoro che non era professione, con attività condotte “per caso”.

In molti casi, questa attività era patrimonio di famiglie in cui una lunga tradizione di servizio verso la comunità si trasferiva di generazione in generazione, ma questi casi non potevano bastare: la crescita richiede organizzazione, formazione, competenze.

C’erano obiettivi di qualità e garanzie che era ed è necessario offrire ai cittadini e alla comunità, per fare tutto questo era necessario un cambio di passo.

Pensiamo soltanto alle sfide rappresentate dal cambiamento demografico: in quella che per secoli era stata una comunità culturalmente compatta, i flussi migratori, la globalizzazione dell’economia, le multinazionali, avevano portato persone con bisogni diversi da quelli classici, da comprendere e soddisfare, una cosa che non si può fare senza un importante sforzo di apprendimento e di formazione.

Qual è stata la proposta di Federcofit quindi?

Ci siamo rivolti al comparto funerario, alle istituzioni e ai cittadini come l’organizzazione di imprenditori intenzionata a far crescere il comparto attraverso la qualità e la capacità di rispondere al cambiamento; siamo stati i primi a spingere perché non solo la lontana legge nazionale sulla funeraria fosse rinnovata, ma perché finalmente le regioni prendessero in mano questa loro responsabilità normativa e producessero leggi regionali moderne.

Con quali risultati?

La prima considerazione che possiamo fare è che grazie al nostro sforzo non solo finalmente le regioni hanno preso in mano questo tema, ma che lo hanno affrontato molto spesso facendo proprie e trasformando in norme le proposte di Federcofit.

Ci può fare un esempio?

Penso per esempio alla formazione obbligatoria, la prima delle battaglie che Federcofit ha promosso in nome del cambiamento e della crescita; grazie alla previsione di requisiti formativi per chi lavora nelle onoranze funebri è finita l’epoca in cui “ci si inventava”: in due decenni sono cresciuti tanti professionisti preparati nei diversi ambiti dell’impresa funeraria.

Se quella sulla formazione possiamo definirla come una conquista consolidata, c’è una battaglia ancora in corso, quella sui requisiti delle imprese, a che punto siamo?

È un’altra battaglia che combattiamo regione per regione, con tutte le difficoltà che questo comporta.  Per la Federazione è un tema fondamentale, perché crediamo che non solo le imprese funerarie debbano rispondere a standard qualitativi definiti, ma che questi standard non possano essere usati per creare delle barriere artificiali sul mercato.

Per essere assolutamente chiari, sto parlando della nostra posizione sull’acquisizione dei requisiti attraverso accordi con soggetti terzi specializzati: il nostro obiettivo è assicurare che i cittadini ottengano servizi di qualità, offerti dalle imprese di onoranze funebri attraverso un’organizzazione moderna ed efficace delle aziende più strutturate o attraverso l’acquisto di servizi da terzi, in tutti i casi in cui ciò sia organizzativamente o economicamente preferibile.

Federcofit interpreta così il compito di una moderna associazione imprenditoriale: essere aperti al cambiamento per aiutare le aziende a rispondere ai bisogni del mercato.

In questi 25 anni il Paese è cambiato, il comparto funerario è stato all’altezza del cambiamento?

Rispondo con un deciso sì, e porto un esempio di una cosa che oggi sembra “scontata”, ma che non lo è ancora affatto, e che è un segno dell’importante cambiamento culturale vissuto sia dalle imprese funebri sia dalla Nazione: le sale del commiato le case funerarie.

In un quarto di secolo c’è stata un’autentica rivoluzione, e tanti imprenditori sono riusciti a dare una risposta concreta ed efficace a un bisogno veramente importante delle persone.

Con la scomparsa di una persona amata si crea non solo un vuoto nella vita dei singoli, ma nasce anche il bisogno di ritrovarsi, ricordare, riallacciare legami familiari e di amicizia nel nome di quella persona, facendo “ripartire” le proprie vite.  Le sale del commiato e le case funerarie hanno cambiato il modo di elaborare il lutto, dando la possibilità, in un’epoca in cui spesso il decesso avviene in ospedale, le abitazioni sono sempre più piccole e gli spostamenti non sempre facili, di incontrare amici e familiari in un luogo adeguato, progettato per questa attività, che permette non solo di esporre il defunto, ma soprattutto di creare un momento su misura per ricordarlo secondo le sue attese.

Ecco, Federcofit si presenta a questo congresso portando la realtà di un’imprenditoria moderna, che guarda al futuro e cerca di rispondere ogni giorno a uno dei bisogni più profondi degli esseri umani, quello di affrontare la morte; le imprese di onoranze funebri sono il ponte tra un bisogno antico come la cultura umana e i nostri tempi.

Ci dica però la verità: non è che Federcofit avrà collezionato solo successi, vero?

Ma fosse vero! La nostra realtà è fatta di battaglie quotidiane, di un lavoro continuo per convincere, trovare equilibri, sostenere degli obiettivi che non sono obiettivi di parte.  Mi ripeto: siamo un’associazione di imprenditori che si battono per poter offrire servizi adeguati ai bisogni delle persone di oggi. Spesso incontriamo ostacoli chiaramente dettati dall’opposizione di blocchi di interesse, ma ci sono anche ostacoli incomprensibili, rallentamenti, inceppamenti che ritardano in maniera ingiustificata il miglioramento dei servizi e la crescita di questo settore. Penso ad alcune regioni, come quella che ci ospiterà per il congresso, dove la strada per le nuove leggi regionali è veramente difficile, e penso alla nuova legge nazionale, che si trascina di legislatura in legislatura privando il Paese di un quadro normativo all’altezza dei tempi.

Ai compleanni si fanno i regali, cosa vorrebbe regalare alla nostra Federazione?

Come nel 1999, c’è bisogno di una funeraria capace di rispondere ai bisogni delle persone in maniera adeguata ai tempi, di una funeraria capace di organizzarsi per rispondere a questi bisogni, ma anche di un quadro normativo che dia certezze e favorisca la crescita. Ecco, il miglior regalo che credo Federcofit possa fare a sé stessa, all’intero comparto funerario e alla collettività è la promessa di continuare in questa strada, di impegnarci per il cambiamento, il miglioramento e la crescita anche per il futuro, giorno dopo giorno.