Indicazioni inerenti al settore funebre del nuovo DPCM “fase 2” in vigore dal 4 al 18 maggio 2020

Riportiamo qui a seguito gli estratti riferiti alle imprese funebri (e attività connesse) contenuti nel nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri prima che venisse emessa la relativa comunicazione di CEI, Conferenza Episcopale Italiana.

 

ART 1 - Misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale

Comma 1,

lettera i) sono sospese le manifestazioni organizzate, gli eventi … di carattere religioso[1], … svolti in ogni luogo sia pubblico che privato…;

l’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro[2].

Sono sospese le cerimonie civili e religiose; sono consentite le cerimonie funebri con l’esclusiva partecipazione di parenti di primo e secondo grado e, comunque fino ad un massimo di quindici persone[3], con funzione da svolgersi preferibilmente all’aperto[4], indossando mascherine protettive e rispettando le misure di distanziamento sociale.

lettera cc) sono sospese le attività̀ inerenti servizi alla persona (fra cui parrucchieri, barbieri, estetisti) diverse da quelle individuate nell’allegato 2[5];

Art. 2 - Misure per il contenimento del contagio per lo svolgimento in sicurezza delle attività produttive industriali e commerciali

Comma 8) La mancata attuazione dei protocolli che non assicuri adeguati livelli di protezione determina la sospensione dell’attività fini al ripristino delle condizioni di sicurezza.

Art. 10 - Disposizioni finali

Comma 1) le disposizioni del presente decreto si applicano dalla data del 4 maggio 2020 … e sono efficaci fino al 17 maggio 2020 …

 

[1] Tutti gli eventi legati alle manifestazioni, santi patroni, raduni, etc etc .

[2] Le chiese hanno comunque la possibilità di rimanere aperte in rispetto delle condizioni di sicurezza.

[3] È consentita l’esecuzione del servizio funebre con la partecipazione di parenti di primo grado (figli e genitori) e quelli di secondo grado (fratelli, sorelle, nipoti e nonni) sempre nel rispetto delle distanze interpersonali.

[4] La funzione deve svolgersi preferibilmente e non obbligatoriamente all’aperto. Tale indicazione è valida soprattutto dove chiese e cappelle non possono garantire la necessaria distanza interpersonale.

[5] Allegato 2 Servizi per la persona: … Servizi di pompe funebri e attività connesse

clic qui per scaricare il PDF del DPCM in formato testo (più leggero)


Pandemia da coronavirus e doveri morali delle attività funebri

La recrudescenza della pandemia che registriamo in tutto il paese con punte di diffusione delle infezioni di 30/40.000 nuovi positivi al giorno ripropone la drammaticità della situazione con il moltiplicarsi dei decessi.

Registrare decessi giornalieri a causa del COVID-19 di 500, 600 per arrivare anche ad oltre 700 morti in un giorno significa, lo dobbiamo ben comprendere, un incremento della mortalità a livello nazionale di quasi il 50%, dai circa 1800 decessi giornalieri si passa ad oltre 2500.

Gli amici che operano nelle grandi città, Roma, Milano, Torino, Napoli e hinterland relativi vivono concretamente le difficoltà di dover garantire, da molti giorni, un numero di servizi funebri doppio rispetto alla normale mortalità registrata nel corso degli anni.

Abbiamo sottolineato più volte, in questa nostra rivista, gli effetti che ricadono, e dureranno nel tempo, sulle famiglie che sono private di un corretto e desiderato rito di commiato dai propri cari; però non si tratta solo di questo.

Il fatto di notare sempre più frequentemente accattivanti pubblicità di servizi funebri a tariffe irrisorie e leggere comunicazioni di questa natura anche su quella che viene considerata la “stampa seria”, i grandi giornali, sollecita una ribellione sempre più marcata perché tutti avvertiamo la carica truffaldina di questi annunci verso famiglie che vivono uno stato di particolare debolezza in concomitanza di un decesso.

Sono anni che sottolineiamo e combattiamo questi fenomeni perché siamo convinti e sicuri che scendere, in qualsiasi parte del nostro Paese, nord, sud, est, ovest, sotto la soglia di € 1800,00/2000,00 per un servizio funebre rappresenti un bluff ed una truffa vera e propria: o si usano queste proposte per attrarre la clientela nella convinzione che se ti faccio entrare in agenzia a 1500,00 ti farò uscire a 2500,00 o ancora di più, oppure eseguirò un servizio senza rispettare le norme e le regole truffando lo Stato.

Il diffondersi, quindi, di queste pubblicità oltre a sollecitare un senso di montante ribellione è causa di danni enormi per il settore e per la categoria intera: forse non si ha la piena consapevolezza che in una società sempre più dipendente dalla “comunicazione” questi messaggi faranno maturare progressivamente la convinzione generalizzata che il costo di un servizio non è quello cui fanno riferimento tutte le indagini sul settore condotte dagli Uffici dello Stato (Agenzia delle Entrate, Intendenza di Finanza, Studi di settore, prima, Indici Sintetici di Affidabilità, oggi…) ma quelli che questi operatori pubblicizzano. Con l’andare del tempo o imboccheremo la strada degli “smaltitori di rifiuti”, i cadaveri cioè che ci vengono affidati, o ricorreremo in modo generalizzato ad una crescente evasione od elusione delle norme e degli impegni fiscali. Sono percorsi che portano all’autodistruzione della categoria.

Non possiamo rimanere inerti, dobbiamo attivare tutti gli strumenti per garantire alle famiglie dignità dei servizi e rispetto per i loro defunti partendo proprio dal rispetto delle regole e, quindi, dal rispetto per i propri concorrenti riguadagnando un senso concreto della categoria, perché solo conquistando ed accrescendo la consapevolezza di essere categoria, e non operatori solitari, potremo guardare con fiducia al nostro futuro ed alla conquista di norme e regole capaci di favorire la nostra professionalità, sostenere la nostra crescita e garantire la nostra futura sicurezza.

Qualcosa concretamente abbiamo fatto stabilendo positivi rapporti con lo I.A.P., l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria, che ha disposto la rimozione di cartelli pubblicitari non corretti in Toscana, grazie ai nostri Dirigenti, ma non basta, in attesa di disposizioni di legge più attente anche a questi comportamenti.

La Federazione dovrà diventare, anche su questi temi, un punto di riferimento per la tutela della correttezza operativa del settore. E la correttezza parte da una “onesta, veritiera e corretta informazione” nella speranza che anche gli organo dello Stato sviluppino una maggiore attenzione a questi aspetti.

Con questa riflessione si avvierà, sulla nostra rivista, HERMES funeraria, una rubrica specifica di informazione su questi temi.

 

Cristian Vergani
Segretario Nazionale Federcofit


Forni crematori in Italia: Treviso

Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli oratori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.

C/o Cimitero di Santa Bona, via Giovanni Battista Riccioli, 31100 Treviso

Contarina S.p.A. - società con socio unico soggetta all’attività di direzione e coordinamento del Consiglio di Bacino Priula
Via Vittorio Veneto, 6 - 31027 Lovadina di Spresiano | CF e P.Iva 02196020263 |

Telefono 0422/212791
Fax 0422/212796

 

Le tariffe per le cremazioni sono le seguenti:

 

Cadavere di residente nel Comune € 424,95
Cadavere di non residente € 546,95
Ossa di singolo cadavere / resti mortali inconsunti € 437,55

Gli importi si intendono IVA inclusa.

Per le tariffe relative ad altre tipologie di cremazioni è possibile contattare il numero 0422/212791.
Il pagamento va effettuato prima del ritiro delle ceneri. La ricevuta dell’avvenuto bonifico va inoltrata via fax al numero 0422/212796. In mancanza della documentazione comprovante l’avvenuto versamento dell’importo di cremazione, non sarà possibile ritirare l’urna.

clic qui per tornare all'elenco completo dei crematori italiani

Tutti i prezzi sono aggiornati alla data di pubblicazione, e potrebbero quindi essere stati modificati dall'Operatore.

Clic qui per scaricare il PDF del database con i forni crematori in Italia (aggiornamento marzo 2020).


Cimiteri d'Italia: il Veneto - Verona, Vicenza e Padova

La ricca tradizione storica e culturale del Veneto si riflette anche nei suoi Cimiteri, di cui con questo articolo continuiamo la visita dopo la puntata veneziana.

Cimitero monumentale di Verona

Il cimitero monumentale di Verona è il camposanto principale della città di Verona. È stato progettato dall'architetto Giuseppe Barbieri a partire dal 1828.

Nel 1806 fu esteso al Regno d’Italia l’editto napoleonico di Saint Cloud, che stabilì la collocazione dei cimiteri al di fuori delle mura cittadine. La città di Verona, di conseguenza, si trovò di fronte alla necessità di individuare un sito adeguato per il proprio camposanto: la ricerca richiese circa due decenni e nel 1826 fu acquisita allo scopo la vasta area del Campo Marzo, all’altezza di Porta Vittoria.

Prima di esso, i defunti venivano tumulati nelle varie chiese, principalmente nella chiesa di San Bernardino e nella chiesa della Santissima Trinità in Monte Oliveto.

Dopo la morte di Giuseppe Barbieri nel 1838, i lavori per il cimitero vennero sovrintesi dall’architetto Francesco Ronzani, che li concluse in sei anni: il risultato fu la creazione di un nuovo polo urbano al di là del fiume Adige, simbolico elemento di separazione tra la “città dei vivi” e la “città dei morti”.

Il cimitero fu costruito in stile neoclassico e nonostante appaia di dimensioni maestose lo spazio disponibile per le sepolture si esaurì in poco tempo. Per questo motivo a partire dal 1910 il camposanto fu ampliato creando una nuova ala di uguali dimensioni sul lato est, il cosiddetto Cimitero Nuovo. Agli anni Trenta del Novecento risale la creazione del tempio-ossario per i Caduti della Grande Guerra e del Cimitero Giardino.

la chiesa del Santissimo Redentore

Durante il secondo conflitto mondiale il Cimitero Monumentale di Verona subì ingenti danni a causa dei bombardamenti che colpirono la vicina stazione ferroviaria di Porta Vescovo, tanto che  per provvedere alla ricostruzione delle murature crollate e al ripristino delle tombe e delle sculture danneggiate si è impiegato altre un decennio.

Curiosità: la chiesa del cimitero, intitolata al Santissimo Redentore, nel 1884 venne dotata di tre campane alla veronese in tonalità di Sib3.

Cimitero acattolico di Vicenza

Il cimitero acattolico di Vicenza è un cimitero oramai dismesso della città di Vicenza. Costruito tra il 1830 e il 1833 era destinato a ospitare le salme degli ebrei, dei non cattolici, dei bambini morti senza battesimo e dei militari che servivano l'impero austro-ungarico.

Sull'area presso il fiume Astichello in cui ora sorge il cimitero acattolico, durante il Medioevo era situata l'abbazia di San Vito gestita dai benedettini, nel XII secolo essa fu ceduta ai canonici della cattedrale, nel 1204 divenne sede dello Studio Generale (o Università di Vicenza), ma dopo pochi anni gli universitari se ne andarono e l'abbazia passò ai camaldolesi. Fu demolita nel Cinquecento e i frati si spostarono nel vicino convento di Santa Lucia.

In seguito al decreto italico del 1806 - che aveva vietato la tumulazione nei sagrati o dentro le chiese e aveva imposto di adibire allo scopo un luogo comune e aperto con l'osservanza di determinate prescrizioni - su quest'area fu costruito un cimitero, che avrebbe dovuto servire la città insieme con l'altro costruito poco fuori porta Castello. Quest'ultimo però si dimostrò inadatto dal punto di vista igienico-sanitario, cosicché nel 1817 il Comune decise la costruzione del nuovo cimitero maggiore, i cui lavori nel 1820 erano progrediti a tal punto che vi iniziarono le inumazioni e non fu più usato il cimitero di Santa Lucia.

Si avvertì di nuovo la necessità del cimitero di Santa Lucia alla fine degli anni venti dell'Ottocento, perché l'autorità militare austriaca - a quel tempo Vicenza faceva parte del Regno Lombardo-Veneto - insisteva per tumulare nel nuovo Cimitero anche i soldati, che fino a quel momento venivano sepolti in Campo Marzo. La Congregazione Municipale scelse invece di destinare a questo scopo il vecchio cimitero di Santa Lucia, da qualche anno in disuso. Così tra il 1830 e il 1833 esso venne riadattato su progetto dell'architetto Bartolomeo Malacarne e destinato ad accogliere le salme dei militari e, diviso da un muro in due settori distinti, degli ebrei, dei non cattolici e dei bambini morti senza battesimo. Nel 1879-1880, ormai sotto il Regno d'Italia, il muro all’interno del cimitero di Santa Lucia fu abbattuto e l'unico recinto cimiteriale restò diviso in due parti, l'una per gli ebrei e l'altra per gli acattolici, separate solo da piante. I militari italiani vennero invece tumulati nel Cimitero Maggiore. Durante le due guerre mondiali tuttavia tornarono ad esservi sepolte salme di militari stranieri, specialmente tedeschi.

L'ultima sepoltura risale al 1956. Il cimitero è tuttora aperto al pubblico come spazio verde.

L'ingresso e il recinto, opera del Malacarne, con il loro bugnato rustico di mattoni ricordano quelli del cimitero monumentale, a quel tempo in costruzione.

Risalgono al 1879-1880 la ristrutturazione del portale e la costruzione di due piccoli edifici destinati rispettivamente al custode e alla camera mortuaria, così come la denominazione di cimitero degli Ebrei e degli acattolici.

Cimitero Maggiore di Vicenza

Il Cimitero Maggiore di Vicenza, già conosciuto come Cimitero Monumentale di Vicenza, è il principale cimitero della città. Costruito dagli architetti Bartolomeo Malacarne e Giacomo Verda tra il 1816 e il 1848 in stile neoclassico, ospita tra gli altri le tombe di Andrea Palladio, Guido Piovene, Mariano Rumor, Virgilio Scapin.

Agli inizi dell'Ottocento Vicenza era servita da due cimiteri.

Il primo, costruito verso la fine del XVIII secolo al di fuori delle mura scaligere occidentali (nella zona compresa tra le attuali via Cattaneo, Saudino, Cairoli e Mazzini e vicino al Campo delle esecuzioni di Giustizia), non fu utilizzato a lungo, perché a poca profondità si trovava la falda idrica che creava notevoli problemi igienico sanitari. Pur essendo occupato solo per un terzo, fu soppresso nell'ottobre 1815.

Il secondo era stato costituito in seguito al noto decreto del 1806 - che aveva vietato la tumulazione nei sagrati o dentro alle chiese e aveva imposto di adibire allo scopo un luogo comune e aperto con l'osservanza di determinate prescrizioni - nella coltura dei Santi Vito e Lucia (dov'è ora il Cimitero acattolico) nell'area di un più antico cimitero, il Cimitero di Santa Lucia che, però, da solo era insufficiente ai bisogni della città.

Fu così nominata dal consiglio comunale una commissione di tre cittadini, che dapprima affidò l'incarico di redigere un progetto all'architetto veneziano Giuseppe Jappelli e poi, scartato questo progetto, al vicentino Bartolomeo Malacarne, che lo predispose nel 1815-16, prevedendone la collocazione alla fine di un viale alberato che usciva direttamente da Porta Santa Lucia. Esso fu, invece, spostato più a sud verso la strada postale trevigiana, cioè la strada Postumia - non erano ancora aperte le mura verso Borgo Scroffa – e, iniziato nel 1817, è stato completato nel 1848 sotto la direzione dell'architetto Giacomo Verda.

"Qui il terreno non dà acqua, è di un fondo sabbioniccio ed essendo posto verso nord-est della città combina anche il vantaggio dell'aria": così si esprimeva il Malacarne. A quel tempo la zona era tutta campagna, mentre ora il Cimitero è completamente inglobato nei quartieri urbani.

Mano a mano che i lavori procedevano, cominciavano anche le inumazioni e venivano acquistate le tombe sotto il portico.

Anche questa realizzazione si dimostrò presto insufficiente e in due riprese, nel 1864 e nel 1903, furono costruite delle gallerie coperte sotto i lati nord-ovest e nord-est per portico. Nel 1927 fu deciso un ulteriore ampliamento del cimitero, aggiungendo un'area a nord-ovest che, ulteriormente aumentata nel corso del secolo, ora rappresenta il "cimitero giardino" che alterna, tra gli spazi verdi, colombari di diversa fattura e tombe di famiglia. Dagli anni novanta funziona il nuovo impianto per la cremazione che serve anche i comuni contermini.

Il Cimitero Maggiore consiste in un porticato quadrato di 180 metri per lato e con 127 arcate, in stile neoclassico, che vuol ricordare il portico di una villa palladiana o, meglio, un complesso rurale di ascendenza palladiana. Su ciascuno dei tre lati esso è interrotto da un frontone che racchiude un timpano, a indicare i sepolcri degli illustri e dei benemeriti; sul quarto lato verso viale Trieste è inserita la chiesa.

Il motivo del paramento in laterizio, sagomato a formare il rilievo delle grandi bugne e successivamente scheggiato con lo scalpello ricorre frequentemente nel neo-classicismo locale, come nel Palazzo Franco del Piovene e nel Vescovado del Verda.

All'esterno il porticato è chiuso da un muro a bugnato rustico, in mattoni scalpellati, per quasi tutta la sua altezza. Verso l'interno è costituito da logge aperte sostenute da pilastri anch'essi bugnati. Sotto le volte sono collocate le tombe delle famiglie nobili e possidenti, tra cui quella di Andrea Palladio, realizzata nel 1844 in una cappella a lui dedicata – volutamente collocata sul lato opposto della chiesa, quasi a coronamento del porticato - su progetto dello stesso Malacarne, grazie a un lascito del conte Girolamo Egidio di Velo. Le presunte spoglie di Palladio vi furono solennemente trasferite l'anno successivo, il 19 agosto 1845, dal tempio di Santa Corona. Il monumento funebre fu scolpito dallo scultore di Nove Giuseppe De Fabris.

Al centro del perimetro lo spazio - di nove campi vicentini suddiviso in 13 aree - è occupato dalle tombe interrate di semplici cittadini, con aree specifiche per le religiose e per gli infanti, quasi a riprodurre una società ancora suddivisa in classi. Questa impostazione, cioè il tentativo di riprodurre la città dei morti "perfetta", portò a escludere dal Cimitero Maggiore, nell'Ottocento, coloro che a questa società non appartenevano: ebrei, acattolici e non battezzati. La tumulazione delle loro salme fu invece indirizzata al vicino Cimitero acattolico, insieme con quelle dei militari, nonostante le insistenze dell'autorità austriaca che a quel tempo governava il Lombardo-Veneto.

La chiesa, costruita nel 1920 e dedicata al Cristo risorto, è a pianta circolare ed è sovrastata da una cupola a calotta rotonda ricoperta di rame con lucernario. Un doppio campanile affianca l'abside della chiesa, rivolta verso l'interno del cimitero. Per tutto il Novecento la chiesa è stata officiata e i servizi funebri svolti dai francescani di Santa Lucia che avevano anche la custodia del cimitero.

Cimitero Maggiore di Padova

Antenorea, odierna Padova, nel lontano 1837, in ottemperanza all’editto di Saint Cloud, vedeva già proliferare idee e progetti attorno alla definizione del Cimitero Maggiore. Le proposte fioccavano, il fermento era tanto. Si partì con il primo progetto presentato dall’ingegnere municipale Giovanni Maestri, un progetto definito valido ma da ridefinire, adattandolo ancor più alle esigenze di culto. L’approvazione giunse finalmente nel 1861 ma, a sorpresa, venne indetto un concorso pubblico. Giunse anche l’anno 1865 e, con gran sollievo, si giunse ad una scelta; la scelta di premiare il progetto di Enrico Holzner, architetto triestino, che con entusiasmo concorreva affianco ad altri ventuno illustri progettisti. Il progetto Holtzner, concepito in «stile lombardo», ben si accordava con le principali architetture di Padova. Solo nel 1881 ottenne approvazione concreta. Nel 1882 furono costruite le mura di cinta, la chiesa con annessa sacrestia e i due portici laterali d’accesso, due edicole interne, due abitazioni di servizio, due edicole agli angoli e la cancellata sul piazzale. Il risultato è un cimitero austero, ordinato, curato ed elegante che ricalca fedelmente il profilo del cimitero monumentale di Milano, ma decisamente in scala ridotta!


Dalla Protezione Civile un'ordinanza sulla funeraria nell'emergenza COVID

Ocdpc n.664 del 18 aprile 2020. Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili

18 aprile 2020

In corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale

DISPONE

Articolo 1
(Disposizioni per facilitare l’attuazione della cremazione e delle pratiche funebri)

1. La formazione degli atti di morte da parte dell’Ufficiale di stato civile può essere effettuata anche sulla base dell’avviso o accertamento di decesso trasmesso telematicamente dall’autorità sanitaria, con inserimento dell’atto stesso nella parte II Serie B dei registri di morte di cui al regio decreto 9 luglio 1939, n. 1238.

2. Le autorizzazioni al trasporto, all’affido ceneri, alla inumazione e tumulazione, alla cremazione e alla dispersione delle ceneri sono rilasciate dal Responsabile del Servizio Comunale  e dall’Ufficio di stato civile, in relazione alle  rispettive competenze,  sulla base dell’avviso di morte, scheda ISTAT, certificato necroscopico, e ogni ulteriore dato e informazione in possesso, trasmessi anche telematicamente dalla Direzione sanitaria competente, dal medico curante e dal medico necroscopo o dalla impresa funebre su incarico degli aventi titolo.

3. Gli avvisi, le autorizzazioni e le documentazioni necessarie per la sepoltura o la cremazione vengono formati e inoltrati tempestivamente da parte del Comune in cui è avvenuto il decesso all’impresa funebre incaricata, ai gestori di cimitero o crematorio, per via telematica.

4. Le dichiarazioni degli aventi titolo sulla volontà di cremazione, affido o dispersione delle ceneri sono effettuate mediante dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, ai sensi degli articoli 4 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 con qualsiasi mezzo idoneo, anche in formato digitale e/o elettronico, garantendo in ogni caso l'identità del dichiarante, e sono acquisite ai fini del rilascio dell’autorizzazione, anche per via telematica.

Articolo 2
(Disposizioni in materia di attività cimiteriale)

1. Per far fronte alle necessità di sepoltura, il Prefetto ha facoltà di disporre l’ammissione di defunti in ogni cimitero comunale dell’ambito territoriale di competenza, anche in deroga agli eventuali limiti stabiliti nei regolamenti comunali di polizia mortuaria.

Articolo 3
(Trasferimento di risorse sulle contabilità speciali)

1. Le Regioni e Province autonome sono autorizzate a trasferire sulle contabilità speciali di cui all’articolo 3 dell’ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 639 del 25 febbraio 2020 eventuali ulteriori risorse finanziarie, provenienti anche da donazioni e altre liberalità, giacenti sui propri bilanci o su appositi conti correnti e finalizzate al superamento del contesto emergenziale in rassegna.

2. Qualora le risorse aggiuntive di cui al comma 1 provengano dai bilanci regionali, con successiva ordinanza sono identificati la provenienza ed il relativo ammontare.

3. Per far fronte alle esigenze connesse alla gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, la Regione Lombardia è autorizzata a trasferire le risorse finanziare, derivanti da donazioni e altri atti di liberalità effettuati a favore della medesima Amministrazione, ammontanti ad euro 37.466.837, 66 e disponibili nel capitolo di spesa 11.01.104.14291, nella contabilità speciale n. 6186 aperta presso la Tesoreria dello Stato di Milano ed intestata al Presidente della Regione Lombardia-Soggetto attuatore, di cui alle ordinanze del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 e n. 639 del 25 febbraio 2020.

4. Restano fermi gli obblighi di rendicontazione di cui all'articolo 27, comma 4, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1. Le Province autonome di Trento e Bolzano provvedono alla rendicontazione secondo quanto disposto rispettivamente dalla legge provinciale di contabilità n. 7 del 14 settembre 1979 e dalla legge provinciale di contabilità n. 1 del 2002.

Articolo 4
(Disposizioni per consentire il superamento di contesti emergenziali)

1. In ragione del contesto di criticità di cui in premessa, è facoltà dei singoli Commissari delegati predisporre i piani degli interventi per il superamento delle emergenze in corso, di cui alle ordinanze del Capo del Dipartimento della protezione civile, oltre i termini ivi previsti che vengono prorogati per un massimo di sei mesi.

Articolo 5
(Disposizioni finali)

1. Le disposizioni di cui alla presente ordinanza si applicano alle Regioni a Statuto speciale ed alle Province autonome di Trento e Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.

La presente ordinanza sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Roma,

IL CAPO DEL DIPARTIMENTO
DELLA PROTEZIONE CIVILE
Angelo Borrelli

 

clic qui per scaricare l'ordinanza


Liguria: approvata la nuova legge sui servizi necroscopici, funebri e cimiteriali.

Con soddisfazione annunciamo che sia stata approvata la nuova legge regionale della Liguria afferente alle imprese funebri e ai servizi cimiteriali. Un gran lavoro da due anni e mezzo da parte del nostro gruppo regionale Federcofit Liguria.
Dalla pagina Facebook del consigliere regionale Angelo Vaccarezza:

LA P.D.L. 288 SULLA DISCIPLINA DEI SERVIZI NECROSCOPICI, FUNEBRI E CIMITERIALI È LEGGE!

E’ stata approvata pochi minuti fa durante la seduta dell'Assemblea Consiliare della Regione Liguria la legge a disciplina dei servizi necroscopici, funebri e cimiteriali presentata dal Capogruppo di Cambiamo! In regione Angelo Vaccarezza.
“sono molto soddisfatto- ha commentato il Capogruppo - l'argomento é molto delicato e ogni azione intrapresa in questo cammino avrebbe potuto essere suscettibile di eventuali fraintendimenti, ma grazie alla collaborazione di tutte le realtà coinvolte, finalmente anche Regione Liguria ha una precisa disciplina in merito.
Stiamo parlando di un'attività di non facilissima gestione, che si configura come attività di interesse generale attinente alla salute pubblica ed alla pubblica sicurezza, con importanti aspetti di natura igienico-sanitaria. Imperativo istituire una regolamentazione precisa per un settore importante dal punto di vista sanitario, ma anche da quello legato ad un argomento così delicato, legato ad aspetti più profondi dell'esistenza umana.
Questo documento è nato inoltre con prospettive legate alla possibilità di realizzazione di crescita sotto il profilo economico, ma soprattutto di implementazione della professionalità degli addetti ai lavori, in modo da offrire un servizio di maggiore qualità del settore.
Questo aprirebbe le porte a occupazione e imprenditorialità, ma, cosa ancora più importante, una maggior tutela delle famiglie che si trovano a dover affrontare un passaggio emotivamente molto complesso.
La Proposta di Legge si prefigge, a tutela della libertà di scelta delle famiglie e a garanzia del buon espletamento di servizi per loro natura peculiari, di descrivere i requisiti che i soggetti economici devono continuativamente possedere, data la loro preminente vocazione igienico-sanitaria, per poter essere autorizzati allo svolgimento dì tale attività.
Nella redazione di questa Legge, abbiamo tenuto in considerazione il tessuto imprenditoriale funebre e la sua distribuzione nella nostra regione, evitando anacronistiche considerazioni di natura monopolistica e invogliando la creazione di nuovi strumenti societari di sviluppo e aggregazione.
Questa approvazione, rappresenta per il settore un passo avanti anche per una ricerca di professionalità, operatività ed organizzazione, nata anche e soprattutto dalle richieste e dai diritti acquisiti da parte delle famiglie colpite da un lutto".

Forni crematori in Italia: Lodi

Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.

C/O Cimitero di Riolo, Frazione Riolo, 39, 26900 Lodi LO

Orari: Chiude alle ore 17

Telefono: 0371 423064   03711409287;  fax  0371 1409314

TARIFFE CREMAZIONI

Cadavere defunto residente € 320,00
Cadavere defunto non residente € 450,00
Resti mortali defunto residente € 250,00
Resti mortali defunto non residente € 360,00
Parti anatomiche riconoscibili € 330,00
Feti e prodotti di concepimento € 140,00
Dispersione ceneri:
    in cinerario € 70,00
    in giardino delle rimembranze € 100,00
Resti mortali da esumazione ordinaria € 300,00
Ricevimento cadavere da fuori comune € 40,00
Deposito in cella frigo € 15,00 al giorno
Deposito in cella frigo oltre il 5° giorno € 10,00 al giorno

 

 

clic qui per tornare all'elenco completo dei crematori italiani

Tutti i prezzi sono aggiornati alla data di pubblicazione, e potrebbero quindi essere stati modificati dall'Operatore.

Clic qui per scaricare il PDF del database con i forni crematori in Italia (aggiornamento marzo 2020).


Un camposanto “a Rotoli”: a Palermo anche essere seppelliti è un lusso

Leggi l'articolo su "La Stampa"

Il direttore se ne andò alla chetichella ai primi di febbraio, prima del lockdown e dopo avere ricevuto un avviso di garanzia, dicendo che «quello del cimitero dei Rotoli è un brutto ambiente». Da quando Cosimo Elio De Roberto ha lasciato il camposanto palermitano, per le dimissioni e per l'inevitabile rimozione di un dirigente accusato di corruzione con altre nove persone, non è stato sostituito.

Né la situazione è migliorata: c'erano allora circa 300 bare in deposito, ora ce ne sono 480, che giacciono accatastate un po' dappertutto, dove e come capita: nelle stanze degli uffici, negli impalcati, sotto tettoie improvvisate, come raccontato ieri dalla Stampa. C'è un dirigente ad interim, si chiama Antonino Pavia ma il portiere all'ingresso della struttura del quartiere Arenella, zona non facile perché ad alta densità mafiosa, dice che lì al cimitero non si vede quasi mai.

Situazione complicata, a Palermo morire è un lusso che non ci si può permettere facilmente: sono tre i cimiteri comunali, due monumentali e piccolini, i Cappuccini e Santa Maria di Gesù, il più grande è Santa Maria dei Rotoli, per i palermitani più semplicemente «i Rotoli», incuneato sotto il monte Pellegrino. Il forno crematorio, che potrebbe assottigliare il numero delle bare in attesa di tumulazione (ma che comunque a pieno regime potrebbe incenerire 7-8 casse al giorno) è sempre rotto ed è l'unico in Sicilia, assieme a quello di Messina, un po' troppo lontano e costoso da raggiungere.

Il Covid qui non ha picchiato duro come altrove, ma anche senza i morti per via del virus la situazione del cimitero ricorda la Bergamo martoriata e costretta a ricorrere ai camion dell'Esercito. «Sì, è un ambiente difficile - conferma l'assessore comunale al Patrimonio, Roberto D'Agostino - in cui stiamo cercando di intervenire in tempi più rapidi possibile». Non è facile, ma il componente della giunta dell'eterno Leoluca Orlando non si dà per vinto: e se il sindaco, molto colpito dal pezzo di Gianluigi Nuzzi su questo giornale, annuncia «soluzioni straordinarie», di fatto per seppellire le 480 bare in attesa ci vorranno almeno dieci settimane, al netto dei nuovi ingressi, perché la morte conosce intermittenze solo nei romanzi di Saramago, non nella realtà.

«Non c'è spazio, in realtà - dice l'assessore - perché non possiamo allargare i campi di inumazione e dobbiamo verificare lo stato delle salme che già vi si trovano, operazione complicata, perché dobbiamo rintracciare e chiedere l'intervento dei parenti, del medico legale. Se sono mineralizzate si mettono i resti in una cassettina e si può inumare un'altra salma». Proprio attorno a questa storia è saltato De Roberto, il vecchio direttore: la Procura indaga - anche su due medici legali che sarebbero stati un po' compiacenti - sulla mancata «scomposizione» di una salma, che invece sarebbe stata intatta o quasi. Da lì gli accertamenti a tappeto dei carabinieri, che hanno portato a trasferire anche due impiegati e quattro operai, pure loro indagati. Il sospetto è che se ci sono tante difficoltà qualcuno potrebbe marciarci e fare affari a spese dei parenti dei morti.

A San Martino delle Scale, nel cimitero di un Comune vicino, Monreale, sono state arrestate sei persone per orrori legati alla «liberazione» dalle vecchie salme, con le cattive più che con le buone, di spazi da rivendere. «Vogliamo liberare circa 1500 nicchie assegnate con concessioni trentennali in scadenza - spiega ancora D'Agostino -. Così riusciremo a toglierne dai depositi da 35 a 40 a settimana». E i nuovi arrivi? «Sono 15-16 al giorno». I conti non tornano, insomma.

Ma le difficoltà sono create ad arte? D'Agostino lo esclude, però il Comune per il «revamping», sostanzialmente un lifting del malandato forno crematorio, ha dovuto prelevare 220 mila euro dal fondo di riserva. E ad andare bene, riprenderà a funzionare dopo l'estate. Progetto più lontano, il nuovo cimitero di Ciaculli: ci vorranno anni, è un'opera epocale, che sorgerà in una zona in cui la mafia per seppellire le proprie vittime non chiedeva tutte le autorizzazioni di cui oggi ha bisogno il Comune.

di Riccardo Arena

leggi l'articolo su "La Stampa"

leggi anche su "La Stampa": Accatastate da mesi sotto tende e tettoie: a Palermo l’ultimo oltraggio è alle bare (di Gianluigi Nuzzi)


Forni crematori in Italia: Gemona del Friuli (UD)

Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.

c/o Cimitero di via Sacra 30 33013 Gemona del Friuli UD

Ash Fly S.R.L. (ashfly.gemona@gmail.com - 0432 971736), società concessionaria della gestione

L'orario di ricevimento dei feretri, destinati alla cremazione, è il seguente: dal Lunedì al Venerdì dalle ore 08,00 alle ore 18,00 Sabato e prefestivi dalle ore 08,00 alle ore 12,00

TARIFFE

SERVIZIO TARIFFA IVA TOTALE
Cremazione di cadavere € 509,03 € 111,99 € 621,02
Cremazione di cadavere con zinco interno € 695,02 € 152,90 € 847,92
Cremazione di resto mortale € 407,23 € 89,59 € 496,82
Cremazione resto mortale + traslazione e rim.zinco € 593,20 € 130,50 € 723,70
Cremazione parti anatomiche riconoscibili € 381,78 € 83,99 € 465,77
Cremaz. parti anatomiche non ricon. (max kg. 65) € 463,37 € 101,94 € 565,31
Cremazione resti ossei riconoscibili € 176,19 € 38,76 € 214,95
Cremaz. resti ossei da ossario comune (max kg. 65) € 407,23 € 89,59 € 496,82
Cremazione feti o prodotti del concepimento € 169,68 € 37,33 € 207,01
Supplemento cremaz. con rivest. in zinco da effettuare in giornata € 153,00 € 33,66 € 186,66
Supplemento rimozi. + smaltimento rivest. zinco esterno € 186,00 € 40,92 € 226,92
Sosta cella frigorifero tariffa/giorno € 30,60 € 6,73 € 37,33

clic qui per tornare all'elenco completo dei crematori italiani

Tutti i prezzi sono aggiornati alla data di pubblicazione, e potrebbero quindi essere stati modificati dall'Operatore.

Clic qui per scaricare il PDF del database con i forni crematori in Italia (aggiornamento marzo 2020).


Forni crematori in Italia: Bari

Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.

c/o Cimitero Monumentale 70123 Bari (BA) Via Francesco Crispi , 257

 

UFFICIO CREMAZIONI
Numero di telefono : 080/5776364 080/5776362 333/7087266
Numero di fax : 080/5776370
Posta elettronica : n.milella@comune.bari.it  i.calia@comune.bari.it

Orari di apertura al pubblico :

Lunedì : 09.00 - 13.00
Martedì : 09.00 - 13.00
Mercoledì : 09.00 - 13.00
Giovedì : 09.00 - 13.00
Venerdì : 09.00 - 13.00
Sabato : 09.00 - 13.00

TARIFFE CREMAZIONE

cremazione della salma € 589,00
cremazione dei resti mortali € 471,00
cremazione di parti anatomiche riconoscibili € 441,00
cremazione dei feti o di prodotti del concepimento € 196,00
acquisto del loculo € 270,00
tumulazione dell’urna € 135,00

I costi subiscono l’adeguamento Istat ogni anno.

clic qui per tornare all'elenco completo dei crematori italiani

Tutti i prezzi sono aggiornati alla data di pubblicazione, e potrebbero quindi essere stati modificati dall'Operatore.

Clic qui per scaricare il PDF del database con i forni crematori in Italia (aggiornamento marzo 2020).


National Geographic racconta a tutto il mondo i nostri Colleghi in prima linea contro il coronavirus

National Geographic ha pubblicato un reportage dalla Lombardia sulla parte meno raccontata della tragedia portata dall’epidemia di SARS-CoV-2: il ruolo degli Operatori funebri e l’impatto che una quantità mai vista né ipotizzata di morte e spavento ha avuto sulle loro vite.

Chiara Gioia, una fotografa professionista, ha scattato le immagini potenti di questo articolo e raccolto le storie dei nostri Colleghi, che ha poi raccontato a Nina Strochlic; il risultato è un articolo che nella versione integrale in lingua inglese potete trovare sul sito globale di National Geographic: www.nationalgeographic.com/history/2020/06/undertakers-who-served-on-coronavirus-frontlines-now-struggling.

L’articolo che pubblichiamo qui è stato condensato per rispettare il copyright dell’Editore, e la ritraduzione dall’inglese all’italiano potrebbe non essere rispettosa delle parole originali dei nostri Colleghi né del lavoro delle due Autrici, che ringraziamo davvero per il loro sforzo, per avere raccontato con così tanta attenzione e delicatezza quei giorni visti dal nostro lato.

 

 

Hanno prestato servizio lungo la prima linea del coronavirus: ora stanno lottando contro ciò che hanno visto nell’epicentro della pandemia.

In Italia, uno dei paesi più colpiti dal coronavirus, il tasso di mortalità sta rallentando. I forni crematori precedentemente schiacciati dall’arretrato stanno recuperando terreno e nelle chiese non ci sono più pile di feretri. I funerali pubblici, che erano stati banditi il 10 marzo, sono stati nuovamente autorizzati a partire dal 4 maggio. Ma per gli Operatori del comparto funerario che hanno trascorso mesi in prima linea, la battaglia contro COVID-19 non è finita.

Mentre il Paese cerca di allentarsi dalla pandemia, impresari come Roberta Caprini continuano a sentire tutti gli effetti mentali del virus. «A volte tornavo a casa di notte, esausta, e avrei voluto cancellare un po’ quello che avevo visto durante il giorno», ha detto. Mesi dopo, non ha ancora avuto il tempo di elaborare tutto quello che è successo. «Non mi sono ancora veramente presa una pausa. Non sono sicura di cosa accadrà quando [lo farò].»

Scrive Chiara Gioia: ad aprile, poche settimane dopo il culmine della pandemia, ho trascorso una settimana a fotografare il lavoro di oltre 20 Operatori funebri, tra cui la signora Caprini, nel nord Italia. Anche adesso, è difficile riflettere. Sono una fotografa professionista dal 2008. Ho visto sofferenza. Ho visto cose brutte, ma non sono mai stata in guerra. Non mi piace pensare alla pandemia come a una guerra, ma i necrofori che ho incontrato mi hanno detto che è come l’hanno sentita loro. Dicono che il numero di persone uccise dal virus in Italia - ora circa 33.500 - è paragonabile a quelle uccise in un conflitto militare.

Le persone che ho incontrato lavorano nella regione Lombardia, che comprende le città di Bergamo, Brescia e Inveruno, ed è stata al centro dello scoppio dell’epidemia in Italia. Ogni giorno, ho guidato da casa mia a Milano, lungo l’autostrada A4, in genere la più trafficata dell’Italia settentrionale. Spesso ero l’unica sulla strada. I luoghi che ho attraversato erano città fantasma. Un giorno mi sono fermata in una chiesa a Seriate, vicino a Bergamo, dove due sacerdoti stavano eseguendo un breve rito su 27 bare piene di persone morte per COVID-19. Successivamente, l’esercito avrebbe trasportato le bare per essere cremate. I crematori erano sono così sopraffatti che l’esercito ha dovuto portarle in altre città italiane. Era caotico: per alcune famiglie sono passate settimane prima che scoprissero dove fossero i loro parenti defunti.

Tante persone stavano morendo in quei giorni, e le bare venivano conservate in chiese, ospedali, pompe funebri e case di cura prima di andare al crematorio. In un paese cattolico come l’Italia, lunghi funerali pieni di familiari, amici e parenti anche distanti sono una tradizione profondamente radicata. Ma durante il blocco, quando i funerali furono banditi, solo quattro parenti erano ammessi alle sepolture.

A febbraio, mentre il coronavirus si insinuava in Italia, i necrofori si occupavano dei funerali come al solito. Hanno raccolto corpi dagli obitori degli ospedali e hanno dovuto entrare nelle terapie intensive e nei pronto soccorso per raccogliere i documenti dei defunti. A Bergamo, Antonio Ricciardi, presidente del Centro Funerario Bergamasco, mi ha detto di non poter dimenticare ciò che aveva visto nei pronto soccorso: gente che ansimava per l’aria, incapace di alzarsi in piedi nei corridoi. Un giorno attraversò una stanza piena di corpi. L’aria era in fermento con il suono dei cellulari che squillavano. Nessuno era lì per rispondere.

Nei primi giorni di questa storia, gli Operatori funerari svolgevano il loro lavoro senza dispositivi di protezione; di conseguenza, molti si sono ammalati e alcuni sono morti. Loro, insieme ai sanitari, furono tra i primi a rendersi conto della gravità della situazione. Il governo non ha fornito assistenza per questi lavoratori in prima linea. Mi hanno detto che si sono sentiti dimenticati, quindi hanno protestato.

Roberta Caprini era tra quelli che protestavano. Sentiva di non avere scelta. Lei, suo fratello e suo cugino hanno dovuto occuparsi dell’azienda di famiglia quando suo padre e suo zio si sono ammalati di COVID-19. Da allora, come altri impresari di pompe funebri, hanno fatto il possibile: inviare foto di persone care decedute a famiglie non autorizzate a partecipare a funerali e recuperare oggetti personali come fedi nuziali e telefoni cellulari lasciati negli ospedali. Una volta, mentre trasportava il corpo di una vittima di un virus, Caprini fece una deviazione per guidare lentamente sotto la casa del defunto, in modo che i suoi parenti, messi in quarantena all’interno, potessero avere un ricordo finale di lui - qualcosa che poche persone erano in grado di avere.

Dopo le proteste, il governo ha accettato di fornire equipaggiamento protettivo e bandito i funerali. Ha inoltre vietato vestire i corpi dei defunti, il che ha reso più sicuri il lavoro dei necrofori, ma ha anche portato via una parte importante della loro attività.

I protocolli erano severi. Gli Operatori di pompe funebri indossavano l’equipaggiamento protettivo completo. Negli ospedali, i defunti venivano messi in una doppia busta, deposti in una bara sigillata per 12 ore e poi portati via per essere sepolti o cremati.

Durante quei mesi, la maggior parte dei necrofori ha lavorato in turni da 11 a 12 ore senza interruzione. Alcuni hanno detto che era “solo una parte del lavoro”. Non credo che qualcuno possa uscire da questo inalterato, non quando sei circondato da tanta morte. Molti con cui ho parlato sono stati profondamente colpiti e continuano a essere perseguitati dall’esperienza.

Per esempio, Fabio Brignoli che ha 28 anni ed è un necroforo da quando aveva 18 anni. In quei dieci anni, ha detto, non aveva mai avuto incubi. Ora, quando torna a casa dopo il lavoro, chiude gli occhi e vede le bare - «quelle bare con i nomi a volte scritti con i pennarelli», ha detto.

Antonio Ricciardi, il direttore funebre di Bergamo, aveva tanta paura di infettare la sua famiglia che ha dormito sul divano letto nel suo ufficio per due mesi. Dormiva per cinque o sei ore irrequiete, consumato dall’ansia. «Avevo paura di morire», ha ricordato. «Non ho mai provato questa paura prima d’ora. Ma ascoltare tutte queste storie e vedere morire tutte queste persone in pochi giorni mi ha fatto molto preoccupare

Ero spaventata anch’io. Lavorando nel mezzo del coronavirus in Italia, non potevo permettermi di fare errori. Indossavo due maschere insieme a guanti e mi disinfettavo le mani ogni tre minuti. Ma dopo che molti Operatori funerari sono stati testati per gli anticorpi, mi sono resa conto che probabilmente ero nel posto più sicuro. Sebbene questi test non siano del tutto affidabili, mi hanno dato conforto. Quando i dipendenti del Centro Funerario Bergamasco di Bergamo hanno sostenuto il test, è emerso che la maggior parte di loro probabilmente aveva avuto il virus prima, probabilmente a metà febbraio, quando alcuni hanno ricordato di essere malati per alcuni giorni.

Ora il divieto funebre è stato revocato, ma ci sono ancora restrizioni. I funerali sono ammessi nelle chiese, ma con non più di 15 persone, che devono rimanere distanti e indossare maschere. È ancora vietato vestire i defunti.

In città come Brescia, era vietato seppellire le ceneri fino a due settimane fa. Così le urne sono state messe da parte nei crematori e nelle case funebri. A metà maggio, ho partecipato a una cerimonia in cui circa 350 urne sono state benedette all’interno di una piccola cappella nel cimitero della città. A officiare la cerimonia c’era il vescovo di Brescia, da solo, poi i politici locali e i media. In seguito, le ceneri sono state restituite ai parenti per seppellirle o tenerle.

Nessuno sa quali saranno gli effetti duraturi di COVID-19. Mentre l’Italia riapre lentamente, le persone stanno iniziando a emergere dalle loro case. Alcune settimane fa, eravamo terrorizzati dal contagio. Ora le persone stanno gradualmente tornando alle normali routine. Alcuni mangiano nei ristoranti. Il tasso di infezione e il bilancio delle vittime stanno diminuendo, ma non siamo ancora fuori pericolo.

Mario Ortelli, che lavora da 20 anni come necroforo, ha affermato che il numero di morti per coronavirus a Bergamo lo ha scosso. «Grazie a Dio ora la situazione è quasi tornata alla normalità”, ha detto. “Ma ne sarò sempre sfregiato. Sarà impossibile dimenticare

Roberta Magoni ha visto molte persone anziane nella sua Nembro soccombere al coronavirus e ha provato sollievo che i suoi genitori fossero morti due anni fa, quando era in grado di stare con loro. «Questo è stato peggio di una guerra», ha detto. «Almeno durante una guerra, le persone sono in grado di restituire i resti dei morti per un funerale.» Ora, i parenti non sono stati in grado di elaborare emotivamente le morti e si preoccupa: «ci saranno conseguenze psicologiche.»

Le persone che comprendono i rischi e i sacrifici corsi dagli Operatori funebri italiani ora li apprezzano ancora di più. Ma, purtroppo, questi lavoratori lottano ancora con idee sbagliate. Per molto tempo hanno svolto il loro lavoro sotto una nuvola di vecchie superstizioni. Ne esiste ancora una traccia, ma la maggior parte ne ride. Di recente, alcuni tra il pubblico e i media hanno accusato questi lavoratori essenziali di trarre profitto dal bilancio delle vittime della pandemia. Non è vero, mi hanno spiegato. Sì, sono state sepolte più persone morte per il virus, ma senza servizi come vestire il corpo e pianificare il funerale, che costituiscono la maggior parte dei profitti del settore.

Ricciardi mi ha detto che la sua casa funebre, una delle più grandi di Bergamo, ha condotto 1.090 funerali a marzo, contro i circa 1.300 in un anno intero. Entro la fine dell’anno, ha affermato, potrebbe essere necessario licenziare personale a causa della perdita di profitti.

Stefano Vergani, che gestisce con suo fratello Christian Vergani la casa funeraria Il Giardino Degli Angeli” a Inveruno, ritiene che le sepolture scarne e rapide cui sono stati costretti al culmine della pandemia siano state una rivelazione che ha aperto gli occhi a molti. «Le persone non diventano consapevoli del brutto fino a quando non lo vedono», ha detto.  Sulla scia della crisi sanitaria, Vergani vede un lato positivo: forse ora, la possibilità di dire addio al defunto non sarà data per scontata. E i servizi funebri assenti durante il blocco - dagli ospiti alla presentazione della bara - saranno apprezzati.

 

Chiara Gioia è una documentarista e fotografa di viaggio che vive in Italia.
Negli ultimi 10 anni ha lavorato tra Asia ed Europa, lavorando per pubblicazioni internazionali.
Visita il suo sito Web su www.chiaragioia.com e seguila su Instagram su www.instagram.com/p/CA73ClCDVqZ/

Link allarticolo integrale in lingua inglese sul sito di National Geographic: www.nationalgeographic.com/history/2020/06/undertakers-who-served-on-coronavirus-frontlines-now-struggling.

 

 

L’immagine di copertina è una porzione di quella dell’articolo originale: a Inveruno, alle porte di Milano, un impiegato delle Onoranze Funebri Vergani pulisce un carro funebre dopo essere stato usato per trasportare la bara di un defunto da casa sua, la didascalia dell'immagine ricorda che all’inizio di questa crisi i necrofori in Italia lavoravano con poche protezioni e molti di loro probabilmente hanno contratto il virus.