Forni crematori in Italia: Foggia

Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.

presso il cimitero comunale di Foggia, via Manfredonia, 1, 71121 Foggia FG

ORARIO ESTIVO
In concomitanza con l’ora legale, in vigore dall’ultima domenica di marzo all’ultima domenica di ottobre
Apertura Chiusura
Mattina apertura ore 08.00 chiusura ore 12.30
Pomeriggio apertura ore 15.30 chiusura ore 18.00
ORARIO INVERNALE
In concomitanza con l’ora solare, in vigore dall’ultima domenica di ottobre all’ultima domenica di marzo
Apertura Chiusura
Mattina apertura ore 08.00 chiusura ore 12.30
Pomeriggio apertura ore 15.00 chiusura ore 17.00

0881 778093 tel

0881 722999 fax

TARIFFE 2020

VOCE DI LISTINO PREZZO IVA TOTALE
CREMAZIONE SALMA COMPRESO URNA € 508,59 22,00 € 620,48
CREMAZIONE RESTI MORTALI € 404,56 22,00 € 493,56
CREMAZIONE PARTI ANATOMICHE RIC. € 387,52 22,00 € 472,77
CREMAZIONE FETI (art. 7 D.P.R.285/9) € 172,24 22,00 € 210,13
CREM RESTI OSSEI RICONOSCIBILI € 167,09 22,00 € 203,85
CREM PAR. ANAT. NON RINOSCIBILI € 364,51 22,00 € 444,70
CREM RESTI OSSEI NON RICONOSC max 8 € 364,51 22,00 € 444,70
SUPPLEMENTO CREMAZIONE ZINCO € 406,02 22,00 € 495,34
SUPPLEMENTO TRASLAZIONE DA CASSA € 253,77 10,00 € 309,60
DISCENDISPERSIONE CENERI € 209,75 10,00 € 255,90
ESTUMULAZIONE PER CREMAZIONE RESTI € 107,23 10,00 € 130,82
SUPPLEMENTO FUORI MISURA € 180,72 10,00 € 220,48

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Caronte Federcofit Giovanni Caciolli

Campania: riparte il “registro delle imprese funerarie e cimiteriali” della Regione

Una nota della Direzione Generale per la Tutela della Salute ed il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale informa che a “fare data dal 10 giugno 2020 è stato pubblicato il Registro Regionale delle imprese funerarie e cimiteriali e delle aggregazioni di imprese, abilitate dai Comuni della Regione Campania a svolgere dette attività”.

La nota richiama, ovviamente, i riferimenti normativi, la Legge regionale n. 12/2001 e quella n. 7/2013 e la D.G.R. n 732 del 27/12/2017.

Nella nota si ricorda che il Registro riporta le comunicazioni fatte dai competenti uffici dei comuni, gli uffici SUAP, sottolineando che le sole attività registrate e certificate nel Registro possono operare sul territorio campano.

Non stiamo a riportare il testo delle norme richiamate perché consultabili sul sito della Federazione (www.federcofit.it) nella sezione “legislazione regionale”.

Finalmente, per i curiosi, si potrà toccare con mano quanti e chi sono i soggetti imprenditoriali abilitati, rispetto al totale delle imprese presenti nella Regione, al fine di verificare se le riserve espresse da più parti alle soluzioni adottate dalla Regione Campania sono giustificate od ingiustificate.

E’ doveroso sottolineare che la nota evidenzia anche una ulteriore fase di transizione al fine di facilitare la partenza del medesimo Registro: fino alla fine di agosto possono operare in Campania anche le imprese titolari delle “vecchie” autorizzazioni ma ancora non inserite nel Registro per dare alle medesime il tempo di accelerare la propria iscrizione presso il competente ufficio SUAP del comune. Dopo il mese di agosto, come si dice un po’ grezzamente: “chi c’è … c’è; chi non c’è … resta definitivamente a casa” e si trovi un altro lavoro.

Quindi il primo consiglio agli operatori che abbiano in qualche modo i requisiti previsti dalle norme e ricordati con sufficiente chiarezza dalla D.G.R. citata, si affrettino a registrarsi presso i comuni pagando il balzello, introdotto per la gestione del Registro, di € 1.032,91 al Servizio di Tesoreria della Regione Campania.

Certo rimangono intatte, e se possibile rafforzate, le riserve e le critiche, che Federcofit ha sempre sottolineato, alle soluzioni adottate dalla Regione Campania, unica e sola, nel panorama delle regioni italiane, dal nord all’estremo sud, nell’ipotizzare che possono operare solo le imprese funebri con la titolarità diretta degli organici completi (direttore tecnico e 4 necrofori con rapporto di lavoro continuativo ed a tempo pieno) senza nessuna possibile forma di “avvalimento” tra attività funebri.

Appare con netta evidenza una sorta di ostilità assoluta e preconcetta, visti i lunghissimi tempi di discussione sulla materia (dal lontano 2001), da parte della Regione Campania contro le piccole imprese del settore che da lunghissimi anni svolgono le loro attività con serietà pur non avendo, a causa della dimensione aziendale, la disponibilità diretta di un organico così impegnativo e ricorrendo alle prestazioni di altri soggetti del settore. La storia sembra ricordare a tutti noi che queste piccole imprese non sono le fautrici di malaffare, anzi…

Certo l’assenza di onesto e coerente confronto ed unità nelle organizzazioni del settore non ha favorito il perseguimento di adeguate soluzioni.

Con la fine dell’estate partirà a pieno regime, salvo nuove ed ulteriori proroghe, l’assetto, davvero originale, voluto dalla Regione per il settore funebre: vedremo gli effetti e la fantasia delle soluzioni escogitate dagli operatori per garantire la propria sopravvivenza.

Nessuno può, in ogni caso, esimersi dal rilevare come la Delibera della Giunta regionale in questione introduca una sorta di depenalizzazione o superamento del divieto di “somministrazione di mano d’opera” quando, nell’allegato “A” all’art.3, comma 5 esplicita che “L’attestato viene rilasciato ad ogni impresa appartenente all’aggregazione, affinché ciascuna possa dimostrare il possesso dei requisiti necessari per lo svolgimento dei servizi funebri, anche nel caso in cui utilizzi, per il singolo trasporto, dipendenti dell’aggregazione o delle imprese aggregate.”; ci auguriamo, infine, che dopo le quarantene della pandemia durate mesi sia maturata qualche riflessione sul festival della carta e della circolazione di documenti tra Suap, Registro, operatori ed impresari funebri introdotto dalle disposizioni e si faccia strada un complessivo ripensamento sull’intera questione e sulla vigenza delle disposizioni di legge della Campania fino ad oggi, per toglierci dalla mente l’immagine del Dirigente della U.O.D. 02, responsabile della tenuta del Registro, quale novello Rascel, seduto alla scrivania con i proteggi gomito, sommerso dalle carte

Caronte


Forni crematori in Italia: Magliano Alpi (CN)

Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.

C/o Cimitero Comunale di Sottano, via Tomatis 97/c, 12060 Magliano Alpi (CN)

Tel. (+39) 0174.66535

Tel. (+39) 0174.627678

Fax. (+39) 0174.1972025

E-Mail : info@eclipsy.it

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Federcofit ed EFI scrivono al Ministro della Salute: chiarezza su inumazioni COVID!

C.a. Illustrissimo Ministro della Salute
On Roberto SPERANZA
Lungotevere Ripa, 1 - ROMA

C.a. DIREZIONE GENERALE DELLA PREVENZIONE SANITARIA Ufficio 4
Dott. Pasqualino Rossi
Viale Giorgio Ribotta, 5 - ROMA

Roma, 17 aprile 2020.
Prot. 130 -2020

OGGETTO: chiarimento per le modalità di confezionamento dei feretri destinati all’inumazione dei deceduti da Covid-19.

Illustrissimo Signor Ministro, il Ministero della Salute, con le recenti circolari:

protocollo n. 11285 del 1 aprile 2020,

protocollo n. 12302 del 8 aprile 2020,

è stato fornito un quadro chiaro, completo e valevole su tutto il territorio nazionale delle indicazioni per le procedure del settore funebre, cimiteriale e della cremazione in questa fase emergenziale determinata da Covid-19.

Tuttavia, assistiamo alla negazione di tali regole attraverso affermazioni concepite su base interpretativa delle suddette circolari veicolate attraverso comunicazioni da parte di aziende operanti nel settore funebre/cimiteriale, frutto anche di risoluzioni a quesiti individuali forniti dallo stesso Ministero della Salute che mal si conciliano con la portata nazionale delle citate circolari.

Ci rivolgiamo quindi a Lei al fine di contrastare possibili affermazioni semplicistiche che mirino alla delegittimazione di corretti procedimenti dettati dall’unico organo competente in materia, il Ministero della Salute.

La circolare ministeriale premette che con il decesso dell’individuo, cessando le funzioni vitali, si riduca nettamente il pericolo di contagio (poiché la trasmissione del virus è prevalentemente per droplets e per contatto).

Il deceduto, a respirazione e motilità cessate, non è più fonte di dispersione del virus nell'ambiente circostante.

Nell’allegato 1 vi sono elencate specifiche disposizioni recanti le caratteristiche dei feretri ed il loro relativo corretto confezionamento.

Il passaggio, oggetto del contendere di questa comunicazione, si trova sempre nell’allegato 1, lettera C:

indicazioni per i feretri non conservati in cella refrigerata o in stanza refrigerata e destinati a inumazione o cremazione per i quali si utilizza la cassa lignea di cui alla lettera A), in funzione della destinazione, sempre confezionata con sostitutivi dello zinco autorizzati in base all’articolo 31 del D.P.R. 285/1990, purché sul fondo del sostitutivo, prima della collocazione del cadavere, sia cosparso non meno di 250 gr. di materiale a base di SAP (polimero super assorbente). In caso di inumazione il materiale assorbente deve anche possedere caratteristiche biodegradabili.

Appare quindi inequivocabile che l’inumazione vada effettuata senza l’utilizzo della contro cassa di zinco, tra l’altro vietata ai sensi dell’articolo 75 del DPR 285/1990, in quanto la dispersione nell’ambiente del cadavere durante il periodo di inumazione non rappresenta una minaccia alla salute pubblica, tra l’altro evitata attraverso soluzioni che mirino al contenimento dei liquidi anche in assenza di zinco.

La previsione contenuta nell’allegato citato “che in caso di inumazione il materiale assorbente deve anche possedere caratteristiche biodegradabili” rafforza la soluzione dell’interramento senza l’uso di zinco, materiale assolutamente non biodegradabile che tra l’altro visti i numeri dei decessi Covid o sospetti tali, legittimerebbero la presenza nel terreno cimiteriale di grandi quantità di questo metallo.

Inumare un feretro con lo zinco senza eseguirne contestualmente il taglio, come espressamente indicato nella circolare Ministeriale, al fine di tutelare la salute dei lavoratori cimiteriali (come sarebbe invece previsto all’articolo 75, comma 2 del DPR 285, 1990) impedirà inevitabilmente al cadavere di raggiungere lo stato di mineralizzazione con le inevitabili conseguenze che si dovranno affrontare al termine dell’ordinario periodo di inumazione.

In pratica sarà come spostare l’attuale problema soltanto più avanti.

Prima dell’emanazione della circolare citata, alcune Regioni avevano già legittimato l’uso della doppia cassa lignea e zinco per le operazioni di inumazione dei cadaveri Covid-19, mentre altre, tra le quali Lombardia, Sardegna e Umbria, avevano già previsto soluzioni che evitassero lo zinco attraverso l’utilizzo del materB denominato dispositivo barriera (come comunemente utilizzato per tutte le inumazioni di defunti non Covid-19).

L’attuale interpretazione di parte, in merito all’utilizzo della cassa di zinco, ci appare del tutto inopportuna nel massimo rispetto delle competenze che, a diverso titolo, intervengono sulla materia cui chiediamo di poter contribuire anche con la nostra esperienza e professionalità.

Pertanto, richiedendo di esprimerVi in merito all’utilizzo della controcassa di zinco o meno nella casistica di inumazione di defunti sospetti o accertati Covid-19, in attesa di un Vostro tempestivo riscontro, cogliamo l’occasione per augurarVi un buon lavoro.

 

clic qui per scaricare la lettera al Ministero


Regione Lombardia: torna l’autorizzazione al trasporto «a cassa aperta»

A volte ci vuole più tempo, ma è finalmente arrivata la risposta alla nostra richiesta!

Con la  nota regionale “Indicazioni emergenziali connesse ad epidemia COVID-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione – Circolare Ministero Salute 0015280-02/05/2020-DGPREDGPRE- P e Circolare 0018457-28/05/2020- DGPRE-DGPRE-P”, Regione Lombardia ha chiarito che il trasporto a cassa aperta è di nuovo possibile e che dovrà avvenire nel rispetto della LR 4/2019 (artt. 70 comma 4 e 72 comma 1  l.r. 4/2020; art. 39 comma 2 Regolamento Regionale 6/2004).

clic qui per scaricare la comunicazione di Regione Lombardia

clic qui per scaricare la Circolare n. 18457 del 28 maggio 2020 del Ministero della Salute

clic qui per scaricare la Circolare n. 15280 del 2 maggio 2020 del Ministero della Salute

 

 


Forni crematori in Italia: Milano Lambrate

Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli oratori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.

c/o Cimitero di Lambrate, piazza caduti e dispersi in Russia 1, 20134 Milano

All'interno del Crematorio vi è una sala multiconfessionale destinata allo svolgimento di riti di religione diversa dalla cattolica o di riti laici e appositi spazi dove è possibile raccogliersi e accomiatarsi dal proprio congiunto.
La struttura provvede alla cremazione dei feretri e la raccolta delle ceneri (durante la quale non è prevista la presenza dei familiari del defunto)
Le celle frigorifere sono 86, cinque i forni per la cremazione.

Una volta ritirate, le ceneri dovranno essere immediatamente trasportate - a cura e a spese dei familiari - al cimitero di destinazione per la successiva tumulazione.

TARIFFA 2019

RIMBORSO DI COSTI PER LA CREMAZIONE DI SALME € 278,30
CREMAZIONE SALMA NON RESIDENTE DECEDUTO FUORI MILANO € 504,07
CREMAZIONE DI SALMA INDECOMPOSTA - CASSA ESCLUSA € 98,95
CREMAZIONE PARTI ANATOMICHE RICONOSCIBILI - CASSA ESCLUSA € 78,72
CREMAZIONE FETI O PRODOTTI DEL CONCEPIMENTO - CASSA INCLUSA € 22,47
CREMAZIONE RESTI OSSEI - CASSA INCLUSA € 109,08
CASSA INDECOMPOSTI PER CREMAZIONE € 51,70
CASSA INDECOMPOSTI CREM. CON RIMBORSO CASSETTA RESTI € 21,36
RIMBORSO SPESE PER DEPOSITO € 11,62
RIMBORSO SPESE PER DEPOSITO RESTI/CENERI € 0,59
RIMBORSO SPESE PER DEPOSITO FERETRI IN CAM. VEGLIA CREMATORIO € 46,48
CARICAMENTO STACCATO € 78,52
TARGHETTA METALLICA € 8,77
CASSETTA PER CENERI (URNA) € 15,75
PRATICHE PER AFFIDAMENTO CENERI € 28,12
PRATICHE PER DISPERSIONE CENERI FUORI CIMITERO € 28,12

Gli uffici sono aperti dal lunedì al sabato (esclusi i festivi) dalle 8.30 alle 16.00, con orario continuato.

L'ingresso è consentito sino a 15 minuti prima dell'orario di chiusura.
È possibile ritirare le ceneri dal lunedì al sabato, esclusi i festivi, dalle 8.30 alle 15.30. Una volta ritirate, le ceneri dovranno essere immediatamente trasportate - a cura e a spese dei familiari - al cimitero di destinazione per la successiva tumulazione.
Il crematorio è chiuso tutti i lunedì non festivi.

Per informazioni: tel. 02.26.40.075 – 02.884.65.621 -02 8846 5620 fax 02. 26.40.075 (dal martedì al sabato, esclusi i festivi - dalle ore 8.30 alle ore 16.00).

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Forni crematori in Italia: Trieste

Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.

c/o Cimitero di S. Anna, Via dell’Istria 194 34137 Trieste tel. – fax : 0407793813; 0407793804

Tariffe servizi di cremazione

CREMAZIONE  
di cadavere € 511,60
di resti mortali  € 409,28
di parti anatomiche riconoscibili € 383,70
di feti e prodotti del concepimento € 170,53
DISPERSIONE CENERI
tariffa una tantum € 206,71

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Caronte Federcofit Giovanni Caciolli

Libertà di informazione: la lectio magistralis del buon Fogli

Tanto tonò che piovve, soleva dire Socrate a fronte delle ire funeste della moglie Santippe... e anche noi, della funeraria, nel nostro piccolo, abbiamo la nostra Santippe.

Anche il nostro ingegnere, molto più modesto del più famoso Ing. De Benedetti, si occupa di giornalismo e spande a destra e a manca, come Santippe, manciate di sapienza e conoscenza rintuzzando quello screanzato di Segretario di Federcofit, “poco avvezzo al giornalismo”, che tanto azzarda su Hermes Funeraria.

Il tutto nasce da una risentita contestazione di una vecchia abitudine, propria di molta stampa, di “sparare sul pianista” tirando fuori le solite “imprese funebri non corrette” in un indistinto polverone dove “tutte le vacche sono nere”. Ora nessuno si scandalizza se questa prassi è usata da normali giornalisti o cronisti che hanno bisogno di “fare il pezzo”, anche se per giornali importanti come il Corriere.

Certo, se questa prassi viene usata dalla stampa specializzata del settore e da quei soggetti che aspirano al ruolo di “maestri” e costruttori di prospettive risolutive per il Comparto Funerario, allora queste generalizzazioni e nebbie non sono accettabili a meno che non perseguano uno specifico disegno politico di parte…

Sgombriamo il campo da un’illazione cattiva, anche se particolarmente stupida, del nostro, che accusa il Segretario di Federcofit d’una “difesa d’ufficio di qualche mariuolo: in Italia c’è una sola Federazione del settore, Federcofit, che ha messo in atto formali azioni contro imprese funebri scorrette.

Parlando, direttamente, col Comandante Storoni dei Carabinieri di Bergamo abbiamo ricavato che le affermazioni riportate dalla stampa e spiattellate paro paro da “funerali.org” ai “suoi oltre 2000 affezionati lettori” non sono uscite dalla sua bocca… ma niente da eccepire sul fatto che “senza una formale smentita” quelle espressioni rimangono.

Qualche dubbio, invece, rimane sul fatto che, come dice il nostro, costituisca “notizia” il fatto che, a detta del Comandante, abbiano riscontrato comportamenti poco corretti da parte di alcune agenzie riferiti ad aumenti anomali dei prezzi (indagheranno).

Caro ing. Fogli, il rispolvero del tormentone sugli operatori funebri scorretti è incomprensibile, soprattutto se fatto a fronte dell’emergenza che ha investito Bergamo e la sua provincia in questo mese di marzo. Roba da vergognarsi pensando alla colonna di automezzi militari, questi sì automezzi “di fortuna” rispetto alle norme del Regolamento Nazionale di Polizia mortuaria, non a caso richiamate anche da una successiva nota del Ministro della Salute, che trasportavano feretri a crematori fuori regione.

Ci sembra più un’informazione pruriginosa che corretta, forse funzionale a tesi preconcette e sconfitte dai fatti.

Non vogliamo insegnare nulla, perché non abbiamo la vocazione dell’ing. Fogli, ma da un esperto sulla materia di tale prestigio ci saremmo aspettati una qualche riflessione sull’effetto generato dalla scelta di impiegare le forze dell’ordine e sulle future ripercussioni di quelle immagini che rimarranno impresse nella memoria di una collettività segnata da questa terribile situazione.

E… saremo ben contenti di denunce circostanziate sugli abusi fatti dagli operatori perché le “furbizie” non sono tollerabili mai, figuriamoci nelle emergenze!!

Poi, se la discussione che interessa debba essere quella sul “sistema funerario del futuro” si dovrebbe comunque partire da altri presupposti. Ha, forse, senso parlare del sistema funerario partendo dalla attuale emergenza, come accenna, per fortuna con qualche timidezza, il nostro?

L’emergenza “coronavirus” a livello nazionale, e soprattutto nella Regione Lombardia, dove sono esponenzialmente saliti i decessi registrati in un intero mese, non può offrire indicazioni di sistema per il nostro Comparto.

Questa emergenza, come del resto anche le altre emergenze per terremoti e sciagure diverse, purtroppo frequenti nel nostro belpaese, deve essere trattata come emergenza senza pensare a un sistema che possa risolvere, per sua natura e strutturazione, queste contingenze.

Anche con questa accezione, pur limitata, sarà necessario avviare una profonda riflessione sugli errori, troppi purtroppo, sui metodi e sulle competenze dei soggetti impegnati nella direzione, ai vari livelli, degli interventi. Bisognerà anche riflettere sulla necessaria partecipazione in questi momenti decisionali di rappresentanti della funeraria, pubblici o privati che siano, come succede in vari paesi europei: molti errori e numerosi scandali si potrebbero evitare.

Sì, perché a dire il vero in questo frangente ce n’è per tutti.

Se da una parte vediamo un indegno e sparuto gruppo di banditelli privati che avrebbero inseguito l’occasione per arrotondare i conti al rialzo da buone sanguisughe, dall’altra vediamo il pubblico piegare inevitabilmente le ginocchia.

Lo vediamo a Genova dove le operazioni cimiteriali “pericolose e contagiose” sono state in fretta e furia affidate al privato per consentire una operatività costante.

Lo ritroviamo nella quasi totalità dei cimiteri italiani, in condizioni di normalità, in cui le operazioni cimiteriali sono eseguite dalle imprese private in quanto il personale, ammesso e non concesso che ci sia, non riesce a garantirle, da decenni.

Concluderei con i nostri poveri cimiteri, i quali invece di accogliere in deposito i feretri in attesa di destinazione (anche in strutture temporanee), hanno invece fatto diventare le camere mortuarie degli ospedali o i loro piazzali coperti da tensostrutture lazzaretti in cui parcheggiare sino a data da destinarsi centinaia di casse con il loro relativo effetto “scenico”.

Se, poi, qualcuno, come potrebbe dedursi da alcuni accenni e affermazioni dell’ingegnere, si pensa a una distinzione tra “pubblico” e “privato” (anche se il cuore inneggia il pubblico e il portafoglio predilige il privato) nella gestione di queste emergenze lo si dica con chiarezza per il bene di un confronto chiaro e senza infingimenti.

Caronte


LOMBARDIA: i provvedimenti adottati fino al 12 aprile

La produzione normativa di Regione Lombardia e dei suoi uffici in questa emergenza è ormai imponente, per questo abbiamo deciso di creare un elenco dedicato (in fondo alla pagina), in modo da rendere più semplice per tutti la ricerca sui documenti principali.

Aggiornamento all'ordinanza del 12 aprile 2020

“Restano in vigore fino al 3 maggio le misure restrittive di contrasto alla diffusione del Coronavirus già attive sul territorio regionale. Il presidente Attilio Fontana ha, infatti, firmato l’11 aprile mattina la nuova ordinanza, a valle delle decisioni assunte venerdì 10 aprile dal Governo“. Lo fa sapere in una Nota la Regione Lombardia.

Conferma delle misure

“Il documento – prosegue la Nota – conferma la chiusura degli alberghi (con le eccezioni già in vigore), degli studi professionali (che proseguono l’attività in smart working, salvo eccezioni per particolari scadenze) dei mercati all’aperto e tutte le attività non essenziali. Inoltre, sarà possibile
acquistare articoli di cartoleria, di fiori e piante all’interno degli esercizi commerciali che vendono alimentari o beni di prima necessità, già aperti. Saranno sempre possibili le vendite con la consegna a domicilio, osservando le regole stringenti già in vigore per questa modalità”.

In linea con le novità del DPCM del 10 aprile

“Infine il provvedimento – conclude la Nota – in analogia a quanto stabilito dal nuovo DPCM, lascia aperti – con le consuete regole relative a igiene e distanziamento – i negozi per la vendita di articoli per neonati e bambini”.

clic qui per scaricare l'ordinanza 528 del 11 aprile 2020

Provvedimenti precedenti e commenti (in ordine cronologico inverso)


Il nuovo DPCM 10 aprile 2020

Continua l'alluvione di provvedimenti che ogni autorità adotta in questa emergenza, potete scaricare il PDF dell'ultimo decreto facendo clic su questo collegamento.


Circolare 1 aprile 2020: modifiche minori dal Ministero della Salute

Riportiamo per opportuna conoscenza le modifiche apportate dalla circolare del Ministero della Salute 0012302-08/04/2020-DGPRE-DGPRE-P alla circolare del Ministero della Salute 0011285-01/04/2020-DGPRE-DGPRE-P

Le modifiche sono veramente minori, le abbiamo evidenziate qua sotto:

  • in rosso le parti eliminate
  • in blu le parti aggiunte.

In allegato la nuova circolare.

B) Precauzioni da adottare in via generalizzata per tutti i defunti per i quali non si possa escludere la contrazione in vita di Covid-19

4. Sono vietati il cosiddetto trasporto ‘a cassa aperta’, la vestizione del defunto, la sua tanatocosmesi, come qualsiasi trattamento di imbalsamazione o conservativo comunque denominato, o altri quali lavaggio, taglio di unghie, capelli, barba e di tamponamento.

D) Riduzione dei tempi di osservazione e per eseguire il trasporto funebre in cimitero o crematorio

5. in caso di decesso al di fuori di strutture sanitarie, i medici necroscopi, constatata la morte mediante visita necroscopica, riducono il periodo di osservazione preferibilmente mediante ausilio di elettrocardiografo o, in caso di indisponibilità dell’elettrocardiografo, al tempo dell’esecuzione della loro visita e consentono il più rapido incassamento del cadavere e il successivo trasporto funebre;

8. in assenza di volere degli aventi titolo, ovvero qualora non sia possibile acquisirlo, per il trasporto funebre e la successiva sepoltura o cremazione, decorse al massimo 48 ore dal decesso, la Prefettura può disporre d’ufficio il trasporto funebre, si applica quanto previsto dall’art.4(2) dell’Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 655 del 25 marzo 2020, fatta salva una tempistica inferiore disposta dal sindaco;


Coronavirus: Funerali.org spara sul pianista

Apprendiamo dal sito di funerali.org, cassa di risonanza di EURO.ACT srl, una notizia che, fondamentalmente, non abbiamo poi così tanta voglia di commentare data la grande amarezza che ci lascia addosso.

La sensazione è quella di non capire la motivazione che spinge, uno degli organi di diffusione del settore funebre, a cercare di gettare discredito alla stessa categoria alla quale appartiene.

Quando entrai nel settore funerario rimasi particolarmente colpito da un paio di frasi che mi dissero e che avrebbero condizionato per sempre l’approccio con quelli che erano allora i miei stessi colleghi;

  • il peggior nemico degli impresari funebri sono gli impresari funebri stessi,
  • far parlare bene delle pompe funebri è praticamente impossibile.

A distanza di anni, tutto mi sarei aspettato tranne che riassaporare oggi, con la lettura di questo articolo,  tutte quelle sensazioni di allora miste tra stupore e nausea.

[Fun.News 3593] Sono pattuglie dei Carabinieri che recuperano le urne cinerarie dei bergamaschiPubblicato il 09/04/2020 da RedazioneGran parte degli italiani ha visto le immagini dei camion militari che in fila hanno portato centinaia di feretri in vari crematori del Nord Italia per risolvere la situazione di abnorme mortalità verificatasi a Bergamo e provincia. Ma poco si sa del destino delle ceneri.Abbiamo così appreso che sono pattuglie di Carabinieri che riportano le urne cinerarie dopo la cremazione. “Ce ne stiamo occupando noi perché credo sia un gesto di vicinanza, una carezza in più alle famiglie dei morti”, dice il comandante provinciale dell’Arma di Bergamo, Paolo Storoni.“Abbiamo deciso di riportare le urne alle famiglie anche per evitare che alcune pompe funebri, scorrette, possano arricchirsi ulteriormente. 

Dopo la seconda volta che ho riletto quest’ultima frase sono rimasto stordito e mi hanno assalito due pensieri.

Il primo è stato quello emozionale: ma per quale motivo un organo informativo del settore funebre dovrebbe trascrivere una affermazione così decisamente e platealmente denigratoria nei confronti della stessa categoria che dovrebbe difendere? Ma pensavano veramente che aggiungendo la parola “scorrette” avrebbero mitigato l’effetto dell’ennesimo articolo denigratorio sulle pompe funebri e che il pensiero avrebbe fatto puntare il dito solamente sui cattivi della situazione?

Il secondo pensiero è stato quello razionale: questa affermazione non può essere stata fatta da un Colonnello dell’Arma dei Carabinieri.

Difatti così non è.

Alzo il telefono e cerco il contatto della caserma di Bergamo e chiedo di poter avere un appuntamento telefonico con il Comandante Provinciale di Bergamo, Paolo Storoni, me lo passano, due squilli e mi risponde. Mi presento, spiego l’accaduto e dopo qualche istante di spiazzamento reciproco cerchiamo di fare il focus sulla situazione.

Il Comandante mi spiega che le imprese funebri a Bergamo erano in gran difficoltà dovuta ai loro stessi titolari e collaboratori positivi al Covid-19.

Anche Federcofit era ben cosciente della terribile situazione difatti aveva messo in campo con LIA Bergamo (Liberi Imprenditori Associati) iniziative a sostegno degli operatori funebri bergamaschi.

Continua Storoni dicendo che era doveroso un intervento in piena sintonia con la categoria, la quale non deve vivere la vicenda della riconsegna delle ceneri come elemento di rivalità, anzi come un atto di pietas nei confronti di persone che hanno sofferto e stanno soffrendo in questa terribile vicenda. Il senso è stato quello di fare squadra e dare una mano a tutti quanti facendo prevalere il senso civico ed il buon senso in tutti gli aspetti di questo triste capitolo.

Domando se avesse espresso le considerazioni contenute nell’articolo di funerali.org (rileggendogli il passaggio) il Comandante mi dice fermamente di no, il suo lavoro non è quello.

Chiudo la telefonata, non prima di esprimere l’attestato di stima nei confronti di come sia stata gestita la vicenda e ringraziando del sostegno dato dall’Arma dei Carabinieri di Bergamo a tutto il comparto funerario italiano. Si, perché il supporto è stato dato a tutti gli impresari funebri, indipendentemente dalla loro collocazione regionale; è stata appoggiata una categoria.

E allora perché? Perché scrivere quelle 4 parole e attribuire considerazioni gratuite? Perché attaccare il tuo stesso settore?

Chiediamo, alla persona della redazione di funerali.org che ha scritto l’articolo di pubblicare una smentita dell’articolo in questione.

Non lo chiediamo con il cappello in mano, ma con la testa alta e con la stessa fierezza di chi ha fatto e sta facendo tutt’ora il proprio dovere tutti i giorni sul campo e non dietro una scrivania, su Milano, Brescia, Bergamo, Torino, Cremona, Reggio Emilia, Monza, Padova, Verona e Roma le quali sono tutt’ora le provincie più martoriate.

Siamo stufi di essere trattati male da chiunque. Lo Stato ignora completamente la categoria. I giornali scrivono di noi solo quando c’è da evidenziare i problemi e quando non ci sono li inventano. La politica non fa proprie le nostre gravi istanze. Finita questa allucinante vicenda dovremo necessariamente fare qualcosa, non è più tempo di aspettare.

Nessuno ci toglie dalla testa la convinzione che vedere i camion dell’esercito portare via i morti da Bergamo sia stato per il popolo italiano un segno di vicinanza con la nostra Difesa, ma per le famiglie interessate è stato, invece, un ulteriore dolore sommato a quello immenso per la perdita di un proprio caro.

Riccardo Salvalaggio
Segretario Nazionale Federcofit