Liguria: approvata la nuova legge sui servizi necroscopici, funebri e cimiteriali.
LA P.D.L. 288 SULLA DISCIPLINA DEI SERVIZI NECROSCOPICI, FUNEBRI E CIMITERIALI È LEGGE!
“sono molto soddisfatto- ha commentato il Capogruppo - l'argomento é molto delicato e ogni azione intrapresa in questo cammino avrebbe potuto essere suscettibile di eventuali fraintendimenti, ma grazie alla collaborazione di tutte le realtà coinvolte, finalmente anche Regione Liguria ha una precisa disciplina in merito.
Stiamo parlando di un'attività di non facilissima gestione, che si configura come attività di interesse generale attinente alla salute pubblica ed alla pubblica sicurezza, con importanti aspetti di natura igienico-sanitaria. Imperativo istituire una regolamentazione precisa per un settore importante dal punto di vista sanitario, ma anche da quello legato ad un argomento così delicato, legato ad aspetti più profondi dell'esistenza umana.
Questo documento è nato inoltre con prospettive legate alla possibilità di realizzazione di crescita sotto il profilo economico, ma soprattutto di implementazione della professionalità degli addetti ai lavori, in modo da offrire un servizio di maggiore qualità del settore.
Questo aprirebbe le porte a occupazione e imprenditorialità, ma, cosa ancora più importante, una maggior tutela delle famiglie che si trovano a dover affrontare un passaggio emotivamente molto complesso.
La Proposta di Legge si prefigge, a tutela della libertà di scelta delle famiglie e a garanzia del buon espletamento di servizi per loro natura peculiari, di descrivere i requisiti che i soggetti economici devono continuativamente possedere, data la loro preminente vocazione igienico-sanitaria, per poter essere autorizzati allo svolgimento dì tale attività.
Nella redazione di questa Legge, abbiamo tenuto in considerazione il tessuto imprenditoriale funebre e la sua distribuzione nella nostra regione, evitando anacronistiche considerazioni di natura monopolistica e invogliando la creazione di nuovi strumenti societari di sviluppo e aggregazione.
Questa approvazione, rappresenta per il settore un passo avanti anche per una ricerca di professionalità, operatività ed organizzazione, nata anche e soprattutto dalle richieste e dai diritti acquisiti da parte delle famiglie colpite da un lutto".
Forni crematori in Italia: Lodi
Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.
C/O Cimitero di Riolo, Frazione Riolo, 39, 26900 Lodi LO
Orari: Chiude alle ore 17
Telefono: 0371 423064 03711409287; fax 0371 1409314
TARIFFE CREMAZIONI
Cadavere defunto residente | € 320,00 |
Cadavere defunto non residente | € 450,00 |
Resti mortali defunto residente | € 250,00 |
Resti mortali defunto non residente | € 360,00 |
Parti anatomiche riconoscibili | € 330,00 |
Feti e prodotti di concepimento | € 140,00 |
Dispersione ceneri: | |
in cinerario | € 70,00 |
in giardino delle rimembranze | € 100,00 |
Resti mortali da esumazione ordinaria | € 300,00 |
Ricevimento cadavere da fuori comune | € 40,00 |
Deposito in cella frigo | € 15,00 al giorno |
Deposito in cella frigo oltre il 5° giorno | € 10,00 al giorno |
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Tutti i prezzi sono aggiornati alla data di pubblicazione, e potrebbero quindi essere stati modificati dall'Operatore.
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Un camposanto “a Rotoli”: a Palermo anche essere seppelliti è un lusso
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Il direttore se ne andò alla chetichella ai primi di febbraio, prima del lockdown e dopo avere ricevuto un avviso di garanzia, dicendo che «quello del cimitero dei Rotoli è un brutto ambiente». Da quando Cosimo Elio De Roberto ha lasciato il camposanto palermitano, per le dimissioni e per l'inevitabile rimozione di un dirigente accusato di corruzione con altre nove persone, non è stato sostituito.
Né la situazione è migliorata: c'erano allora circa 300 bare in deposito, ora ce ne sono 480, che giacciono accatastate un po' dappertutto, dove e come capita: nelle stanze degli uffici, negli impalcati, sotto tettoie improvvisate, come raccontato ieri dalla Stampa. C'è un dirigente ad interim, si chiama Antonino Pavia ma il portiere all'ingresso della struttura del quartiere Arenella, zona non facile perché ad alta densità mafiosa, dice che lì al cimitero non si vede quasi mai.
Situazione complicata, a Palermo morire è un lusso che non ci si può permettere facilmente: sono tre i cimiteri comunali, due monumentali e piccolini, i Cappuccini e Santa Maria di Gesù, il più grande è Santa Maria dei Rotoli, per i palermitani più semplicemente «i Rotoli», incuneato sotto il monte Pellegrino. Il forno crematorio, che potrebbe assottigliare il numero delle bare in attesa di tumulazione (ma che comunque a pieno regime potrebbe incenerire 7-8 casse al giorno) è sempre rotto ed è l'unico in Sicilia, assieme a quello di Messina, un po' troppo lontano e costoso da raggiungere.
Il Covid qui non ha picchiato duro come altrove, ma anche senza i morti per via del virus la situazione del cimitero ricorda la Bergamo martoriata e costretta a ricorrere ai camion dell'Esercito. «Sì, è un ambiente difficile - conferma l'assessore comunale al Patrimonio, Roberto D'Agostino - in cui stiamo cercando di intervenire in tempi più rapidi possibile». Non è facile, ma il componente della giunta dell'eterno Leoluca Orlando non si dà per vinto: e se il sindaco, molto colpito dal pezzo di Gianluigi Nuzzi su questo giornale, annuncia «soluzioni straordinarie», di fatto per seppellire le 480 bare in attesa ci vorranno almeno dieci settimane, al netto dei nuovi ingressi, perché la morte conosce intermittenze solo nei romanzi di Saramago, non nella realtà.
«Non c'è spazio, in realtà - dice l'assessore - perché non possiamo allargare i campi di inumazione e dobbiamo verificare lo stato delle salme che già vi si trovano, operazione complicata, perché dobbiamo rintracciare e chiedere l'intervento dei parenti, del medico legale. Se sono mineralizzate si mettono i resti in una cassettina e si può inumare un'altra salma». Proprio attorno a questa storia è saltato De Roberto, il vecchio direttore: la Procura indaga - anche su due medici legali che sarebbero stati un po' compiacenti - sulla mancata «scomposizione» di una salma, che invece sarebbe stata intatta o quasi. Da lì gli accertamenti a tappeto dei carabinieri, che hanno portato a trasferire anche due impiegati e quattro operai, pure loro indagati. Il sospetto è che se ci sono tante difficoltà qualcuno potrebbe marciarci e fare affari a spese dei parenti dei morti.
A San Martino delle Scale, nel cimitero di un Comune vicino, Monreale, sono state arrestate sei persone per orrori legati alla «liberazione» dalle vecchie salme, con le cattive più che con le buone, di spazi da rivendere. «Vogliamo liberare circa 1500 nicchie assegnate con concessioni trentennali in scadenza - spiega ancora D'Agostino -. Così riusciremo a toglierne dai depositi da 35 a 40 a settimana». E i nuovi arrivi? «Sono 15-16 al giorno». I conti non tornano, insomma.
Ma le difficoltà sono create ad arte? D'Agostino lo esclude, però il Comune per il «revamping», sostanzialmente un lifting del malandato forno crematorio, ha dovuto prelevare 220 mila euro dal fondo di riserva. E ad andare bene, riprenderà a funzionare dopo l'estate. Progetto più lontano, il nuovo cimitero di Ciaculli: ci vorranno anni, è un'opera epocale, che sorgerà in una zona in cui la mafia per seppellire le proprie vittime non chiedeva tutte le autorizzazioni di cui oggi ha bisogno il Comune.
di Riccardo Arena
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Forni crematori in Italia: Gemona del Friuli (UD)
Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.
c/o Cimitero di via Sacra 30 33013 Gemona del Friuli UD
Ash Fly S.R.L. (ashfly.gemona@gmail.com - 0432 971736), società concessionaria della gestione
L'orario di ricevimento dei feretri, destinati alla cremazione, è il seguente: dal Lunedì al Venerdì dalle ore 08,00 alle ore 18,00 Sabato e prefestivi dalle ore 08,00 alle ore 12,00
TARIFFE
SERVIZIO | TARIFFA | IVA | TOTALE |
Cremazione di cadavere | € 509,03 | € 111,99 | € 621,02 |
Cremazione di cadavere con zinco interno | € 695,02 | € 152,90 | € 847,92 |
Cremazione di resto mortale | € 407,23 | € 89,59 | € 496,82 |
Cremazione resto mortale + traslazione e rim.zinco | € 593,20 | € 130,50 | € 723,70 |
Cremazione parti anatomiche riconoscibili | € 381,78 | € 83,99 | € 465,77 |
Cremaz. parti anatomiche non ricon. (max kg. 65) | € 463,37 | € 101,94 | € 565,31 |
Cremazione resti ossei riconoscibili | € 176,19 | € 38,76 | € 214,95 |
Cremaz. resti ossei da ossario comune (max kg. 65) | € 407,23 | € 89,59 | € 496,82 |
Cremazione feti o prodotti del concepimento | € 169,68 | € 37,33 | € 207,01 |
Supplemento cremaz. con rivest. in zinco da effettuare in giornata | € 153,00 | € 33,66 | € 186,66 |
Supplemento rimozi. + smaltimento rivest. zinco esterno | € 186,00 | € 40,92 | € 226,92 |
Sosta cella frigorifero tariffa/giorno | € 30,60 | € 6,73 | € 37,33 |
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Tutti i prezzi sono aggiornati alla data di pubblicazione, e potrebbero quindi essere stati modificati dall'Operatore.
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Sportello di supporto psicologico per operatori del comparto funebre
Il lavoro degli operatori del comparto funebre risulta essere un tipo di professionalità sottoposta ad un elevato carico emotivo.
Federcofit, la Federazione del comparto funerario, ha deciso di istituire un servizio di supporto psicologico per tutti operatori del settore funebre indipendentemente della mansione ricoperta, configurando uno spazio di condivisione virtuale con i seguenti obiettivi:
- Favorire la condivisione a livello emotivo di quanto vissuto durante l’esperienza lavorativa;
- Identificare le aree di vulnerabilità personale che possono amplificarsi in ambito lavorativo;
- Identificare e rafforzare le risorse personali dell’operatore;
- Identificare precocemente e con maggior consapevolezza i segnali legati allo stress;
- Fornire strumenti e tecniche per una migliore gestione dello stress;
- Favorire una miglior competenza comunicativa e relazionale;
- Identificare la possibile insorgenza di quadri psicopatologici e supportare l’operatore nella ricerca di un percorso terapeutico finalizzato.
Diverse sono le motivazioni che possono contribuire all’insorgenza di un significativo accumulo di stress: come primo fattore l’operatore si trova a dover affrontare per lavoro situazioni che lo mettono di fronte alla gestione estrema del dolore (sia quello proveniente dai clienti sia, di riflesso, quello legato alla propria emotività, facilmente innescata da situazioni lavorative che possono altresì fungere da fattore scatenante per lo sviluppo di possibili quadri psicopatologici).
Un altro fattore risulta essere il continuo contatto con tematiche che riguardano la perdita e la morte che, se non gestite adeguatamente e quando necessario anche con l’aiuto di uno specialista, possono condurre a forme di traumatizzazione vicaria.
Talvolta il rischio è quello dell’instaurarsi di un vero e proprio circolo vizioso a livello emotivo: la persona rischia di rimanere intrappolata in tali dinamiche e questo potrebbe comportare uno stato di demotivazione alla professione che può condurre fino al “burn-out”.
I segnali di allarme più comuni di tali situazioni possono essere stati di ansia, stanchezza e maggior affaticamento, oscillazioni nel tono dell’umore, apatia, isolamento sociale, scarso entusiasmo lavorativo, pensieri ricorrenti, flash back di immagini o scene viste durante il servizio, difficoltà di memoria e concentrazione, aggressività, rimuginino, incapacità di distinguere l’aspetto professionale da quello personale, incapacità di scacciare pensieri o preoccupazioni in ambito lavorativo anche durante il tempo libero.
Inevitabilmente questo quadro, se non riconosciuto e gestito attraverso un attento percorso di sostegno, va ad intaccare la qualità di vita percepita e la possibilità di conseguire propri obiettivi professionali e personali.
Condizioni di partecipazione:
L’azienda che intende aderire al progetto raccoglierà le manifestazioni di interesse da parte dei suoi dipendenti e metterà disposizione questo importante sostegno a chiunque ne avesse necessità.
Gli incontri avverranno tramite web e singolarmente tra terapeuta e operatore necroforo e saranno concordati, previo appuntamento, direttamente con il Dott. Luca Celotti. Saranno della durata di 30 minuti e verranno realizzati o dall’abitazione del diretto interessato o in un locale predisposto all’interno dell’azienda che abbia le necessarie condizioni di privacy.
Naturalmente partecipanti, contenuti ed eventuali evoluzioni saranno coperte da segreto professionale.
Per ogni ulteriore informazione e costi di adesione richiedi le condizioni di partecipazione direttamente a Federcofit.
Forni crematori in Italia: Bari
Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.
c/o Cimitero Monumentale 70123 Bari (BA) Via Francesco Crispi , 257
UFFICIO CREMAZIONI
Numero di telefono : 080/5776364 080/5776362 333/7087266
Numero di fax : 080/5776370
Posta elettronica : n.milella@comune.bari.it i.calia@comune.bari.it
Orari di apertura al pubblico :
Lunedì : 09.00 - 13.00
Martedì : 09.00 - 13.00
Mercoledì : 09.00 - 13.00
Giovedì : 09.00 - 13.00
Venerdì : 09.00 - 13.00
Sabato : 09.00 - 13.00
TARIFFE CREMAZIONE
cremazione della salma | € 589,00 |
cremazione dei resti mortali | € 471,00 |
cremazione di parti anatomiche riconoscibili | € 441,00 |
cremazione dei feti o di prodotti del concepimento | € 196,00 |
acquisto del loculo | € 270,00 |
tumulazione dell’urna | € 135,00 |
I costi subiscono l’adeguamento Istat ogni anno.
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National Geographic racconta a tutto il mondo i nostri Colleghi in prima linea contro il coronavirus
National Geographic ha pubblicato un reportage dalla Lombardia sulla parte meno raccontata della tragedia portata dall’epidemia di SARS-CoV-2: il ruolo degli Operatori funebri e l’impatto che una quantità mai vista né ipotizzata di morte e spavento ha avuto sulle loro vite.
Chiara Gioia, una fotografa professionista, ha scattato le immagini potenti di questo articolo e raccolto le storie dei nostri Colleghi, che ha poi raccontato a Nina Strochlic; il risultato è un articolo che nella versione integrale in lingua inglese potete trovare sul sito globale di National Geographic: www.nationalgeographic.com/history/2020/06/undertakers-who-served-on-coronavirus-frontlines-now-struggling.
L’articolo che pubblichiamo qui è stato condensato per rispettare il copyright dell’Editore, e la ritraduzione dall’inglese all’italiano potrebbe non essere rispettosa delle parole originali dei nostri Colleghi né del lavoro delle due Autrici, che ringraziamo davvero per il loro sforzo, per avere raccontato con così tanta attenzione e delicatezza quei giorni visti dal nostro lato.
Hanno prestato servizio lungo la prima linea del coronavirus: ora stanno lottando contro ciò che hanno visto nell’epicentro della pandemia.
In Italia, uno dei paesi più colpiti dal coronavirus, il tasso di mortalità sta rallentando. I forni crematori precedentemente schiacciati dall’arretrato stanno recuperando terreno e nelle chiese non ci sono più pile di feretri. I funerali pubblici, che erano stati banditi il 10 marzo, sono stati nuovamente autorizzati a partire dal 4 maggio. Ma per gli Operatori del comparto funerario che hanno trascorso mesi in prima linea, la battaglia contro COVID-19 non è finita.
Mentre il Paese cerca di allentarsi dalla pandemia, impresari come Roberta Caprini continuano a sentire tutti gli effetti mentali del virus. «A volte tornavo a casa di notte, esausta, e avrei voluto cancellare un po’ quello che avevo visto durante il giorno», ha detto. Mesi dopo, non ha ancora avuto il tempo di elaborare tutto quello che è successo. «Non mi sono ancora veramente presa una pausa. Non sono sicura di cosa accadrà quando [lo farò].»
Scrive Chiara Gioia: ad aprile, poche settimane dopo il culmine della pandemia, ho trascorso una settimana a fotografare il lavoro di oltre 20 Operatori funebri, tra cui la signora Caprini, nel nord Italia. Anche adesso, è difficile riflettere. Sono una fotografa professionista dal 2008. Ho visto sofferenza. Ho visto cose brutte, ma non sono mai stata in guerra. Non mi piace pensare alla pandemia come a una guerra, ma i necrofori che ho incontrato mi hanno detto che è come l’hanno sentita loro. Dicono che il numero di persone uccise dal virus in Italia - ora circa 33.500 - è paragonabile a quelle uccise in un conflitto militare.
Le persone che ho incontrato lavorano nella regione Lombardia, che comprende le città di Bergamo, Brescia e Inveruno, ed è stata al centro dello scoppio dell’epidemia in Italia. Ogni giorno, ho guidato da casa mia a Milano, lungo l’autostrada A4, in genere la più trafficata dell’Italia settentrionale. Spesso ero l’unica sulla strada. I luoghi che ho attraversato erano città fantasma. Un giorno mi sono fermata in una chiesa a Seriate, vicino a Bergamo, dove due sacerdoti stavano eseguendo un breve rito su 27 bare piene di persone morte per COVID-19. Successivamente, l’esercito avrebbe trasportato le bare per essere cremate. I crematori erano sono così sopraffatti che l’esercito ha dovuto portarle in altre città italiane. Era caotico: per alcune famiglie sono passate settimane prima che scoprissero dove fossero i loro parenti defunti.
Tante persone stavano morendo in quei giorni, e le bare venivano conservate in chiese, ospedali, pompe funebri e case di cura prima di andare al crematorio. In un paese cattolico come l’Italia, lunghi funerali pieni di familiari, amici e parenti anche distanti sono una tradizione profondamente radicata. Ma durante il blocco, quando i funerali furono banditi, solo quattro parenti erano ammessi alle sepolture.
A febbraio, mentre il coronavirus si insinuava in Italia, i necrofori si occupavano dei funerali come al solito. Hanno raccolto corpi dagli obitori degli ospedali e hanno dovuto entrare nelle terapie intensive e nei pronto soccorso per raccogliere i documenti dei defunti. A Bergamo, Antonio Ricciardi, presidente del Centro Funerario Bergamasco, mi ha detto di non poter dimenticare ciò che aveva visto nei pronto soccorso: gente che ansimava per l’aria, incapace di alzarsi in piedi nei corridoi. Un giorno attraversò una stanza piena di corpi. L’aria era in fermento con il suono dei cellulari che squillavano. Nessuno era lì per rispondere.
Nei primi giorni di questa storia, gli Operatori funerari svolgevano il loro lavoro senza dispositivi di protezione; di conseguenza, molti si sono ammalati e alcuni sono morti. Loro, insieme ai sanitari, furono tra i primi a rendersi conto della gravità della situazione. Il governo non ha fornito assistenza per questi lavoratori in prima linea. Mi hanno detto che si sono sentiti dimenticati, quindi hanno protestato.
Roberta Caprini era tra quelli che protestavano. Sentiva di non avere scelta. Lei, suo fratello e suo cugino hanno dovuto occuparsi dell’azienda di famiglia quando suo padre e suo zio si sono ammalati di COVID-19. Da allora, come altri impresari di pompe funebri, hanno fatto il possibile: inviare foto di persone care decedute a famiglie non autorizzate a partecipare a funerali e recuperare oggetti personali come fedi nuziali e telefoni cellulari lasciati negli ospedali. Una volta, mentre trasportava il corpo di una vittima di un virus, Caprini fece una deviazione per guidare lentamente sotto la casa del defunto, in modo che i suoi parenti, messi in quarantena all’interno, potessero avere un ricordo finale di lui - qualcosa che poche persone erano in grado di avere.
Dopo le proteste, il governo ha accettato di fornire equipaggiamento protettivo e bandito i funerali. Ha inoltre vietato vestire i corpi dei defunti, il che ha reso più sicuri il lavoro dei necrofori, ma ha anche portato via una parte importante della loro attività.
I protocolli erano severi. Gli Operatori di pompe funebri indossavano l’equipaggiamento protettivo completo. Negli ospedali, i defunti venivano messi in una doppia busta, deposti in una bara sigillata per 12 ore e poi portati via per essere sepolti o cremati.
Durante quei mesi, la maggior parte dei necrofori ha lavorato in turni da 11 a 12 ore senza interruzione. Alcuni hanno detto che era “solo una parte del lavoro”. Non credo che qualcuno possa uscire da questo inalterato, non quando sei circondato da tanta morte. Molti con cui ho parlato sono stati profondamente colpiti e continuano a essere perseguitati dall’esperienza.
Per esempio, Fabio Brignoli che ha 28 anni ed è un necroforo da quando aveva 18 anni. In quei dieci anni, ha detto, non aveva mai avuto incubi. Ora, quando torna a casa dopo il lavoro, chiude gli occhi e vede le bare - «quelle bare con i nomi a volte scritti con i pennarelli», ha detto.
Antonio Ricciardi, il direttore funebre di Bergamo, aveva tanta paura di infettare la sua famiglia che ha dormito sul divano letto nel suo ufficio per due mesi. Dormiva per cinque o sei ore irrequiete, consumato dall’ansia. «Avevo paura di morire», ha ricordato. «Non ho mai provato questa paura prima d’ora. Ma ascoltare tutte queste storie e vedere morire tutte queste persone in pochi giorni mi ha fatto molto preoccupare.»
Ero spaventata anch’io. Lavorando nel mezzo del coronavirus in Italia, non potevo permettermi di fare errori. Indossavo due maschere insieme a guanti e mi disinfettavo le mani ogni tre minuti. Ma dopo che molti Operatori funerari sono stati testati per gli anticorpi, mi sono resa conto che probabilmente ero nel posto più sicuro. Sebbene questi test non siano del tutto affidabili, mi hanno dato conforto. Quando i dipendenti del Centro Funerario Bergamasco di Bergamo hanno sostenuto il test, è emerso che la maggior parte di loro probabilmente aveva avuto il virus prima, probabilmente a metà febbraio, quando alcuni hanno ricordato di essere malati per alcuni giorni.
Ora il divieto funebre è stato revocato, ma ci sono ancora restrizioni. I funerali sono ammessi nelle chiese, ma con non più di 15 persone, che devono rimanere distanti e indossare maschere. È ancora vietato vestire i defunti.
In città come Brescia, era vietato seppellire le ceneri fino a due settimane fa. Così le urne sono state messe da parte nei crematori e nelle case funebri. A metà maggio, ho partecipato a una cerimonia in cui circa 350 urne sono state benedette all’interno di una piccola cappella nel cimitero della città. A officiare la cerimonia c’era il vescovo di Brescia, da solo, poi i politici locali e i media. In seguito, le ceneri sono state restituite ai parenti per seppellirle o tenerle.
Nessuno sa quali saranno gli effetti duraturi di COVID-19. Mentre l’Italia riapre lentamente, le persone stanno iniziando a emergere dalle loro case. Alcune settimane fa, eravamo terrorizzati dal contagio. Ora le persone stanno gradualmente tornando alle normali routine. Alcuni mangiano nei ristoranti. Il tasso di infezione e il bilancio delle vittime stanno diminuendo, ma non siamo ancora fuori pericolo.
Mario Ortelli, che lavora da 20 anni come necroforo, ha affermato che il numero di morti per coronavirus a Bergamo lo ha scosso. «Grazie a Dio ora la situazione è quasi tornata alla normalità”, ha detto. “Ma ne sarò sempre sfregiato. Sarà impossibile dimenticare.»
Roberta Magoni ha visto molte persone anziane nella sua Nembro soccombere al coronavirus e ha provato sollievo che i suoi genitori fossero morti due anni fa, quando era in grado di stare con loro. «Questo è stato peggio di una guerra», ha detto. «Almeno durante una guerra, le persone sono in grado di restituire i resti dei morti per un funerale.» Ora, i parenti non sono stati in grado di elaborare emotivamente le morti e si preoccupa: «ci saranno conseguenze psicologiche.»
Le persone che comprendono i rischi e i sacrifici corsi dagli Operatori funebri italiani ora li apprezzano ancora di più. Ma, purtroppo, questi lavoratori lottano ancora con idee sbagliate. Per molto tempo hanno svolto il loro lavoro sotto una nuvola di vecchie superstizioni. Ne esiste ancora una traccia, ma la maggior parte ne ride. Di recente, alcuni tra il pubblico e i media hanno accusato questi lavoratori essenziali di trarre profitto dal bilancio delle vittime della pandemia. Non è vero, mi hanno spiegato. Sì, sono state sepolte più persone morte per il virus, ma senza servizi come vestire il corpo e pianificare il funerale, che costituiscono la maggior parte dei profitti del settore.
Ricciardi mi ha detto che la sua casa funebre, una delle più grandi di Bergamo, ha condotto 1.090 funerali a marzo, contro i circa 1.300 in un anno intero. Entro la fine dell’anno, ha affermato, potrebbe essere necessario licenziare personale a causa della perdita di profitti.
Stefano Vergani, che gestisce con suo fratello Christian Vergani la casa funeraria “Il Giardino Degli Angeli” a Inveruno, ritiene che le sepolture scarne e rapide cui sono stati costretti al culmine della pandemia siano state una rivelazione che ha aperto gli occhi a molti. «Le persone non diventano consapevoli del brutto fino a quando non lo vedono», ha detto. Sulla scia della crisi sanitaria, Vergani vede un lato positivo: forse ora, la possibilità di dire addio al defunto non sarà data per scontata. E i servizi funebri assenti durante il blocco - dagli ospiti alla presentazione della bara - saranno apprezzati.
Chiara Gioia è una documentarista e fotografa di viaggio che vive in Italia.
Negli ultimi 10 anni ha lavorato tra Asia ed Europa, lavorando per pubblicazioni internazionali.
Visita il suo sito Web su www.chiaragioia.com e seguila su Instagram su www.instagram.com/p/CA73ClCDVqZ/
Link all’articolo integrale in lingua inglese sul sito di National Geographic: www.nationalgeographic.com/history/2020/06/undertakers-who-served-on-coronavirus-frontlines-now-struggling.
L’immagine di copertina è una porzione di quella dell’articolo originale: a Inveruno, alle porte di Milano, un impiegato delle Onoranze Funebri Vergani pulisce un carro funebre dopo essere stato usato per trasportare la bara di un defunto da casa sua, la didascalia dell'immagine ricorda che all’inizio di questa crisi i necrofori in Italia lavoravano con poche protezioni e molti di loro probabilmente hanno contratto il virus.
Forni crematori in Italia: Foggia
Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.
presso il cimitero comunale di Foggia, via Manfredonia, 1, 71121 Foggia FG
ORARIO ESTIVO In concomitanza con l’ora legale, in vigore dall’ultima domenica di marzo all’ultima domenica di ottobre |
Apertura | Chiusura |
Mattina | apertura ore 08.00 | chiusura ore 12.30 |
Pomeriggio | apertura ore 15.30 | chiusura ore 18.00 |
ORARIO INVERNALE In concomitanza con l’ora solare, in vigore dall’ultima domenica di ottobre all’ultima domenica di marzo |
Apertura | Chiusura |
Mattina | apertura ore 08.00 | chiusura ore 12.30 |
Pomeriggio | apertura ore 15.00 | chiusura ore 17.00 |
TARIFFE 2020
VOCE DI LISTINO | PREZZO | IVA | TOTALE |
CREMAZIONE SALMA COMPRESO URNA | € 508,59 | 22,00 | € 620,48 |
CREMAZIONE RESTI MORTALI | € 404,56 | 22,00 | € 493,56 |
CREMAZIONE PARTI ANATOMICHE RIC. | € 387,52 | 22,00 | € 472,77 |
CREMAZIONE FETI (art. 7 D.P.R.285/9) | € 172,24 | 22,00 | € 210,13 |
CREM RESTI OSSEI RICONOSCIBILI | € 167,09 | 22,00 | € 203,85 |
CREM PAR. ANAT. NON RINOSCIBILI | € 364,51 | 22,00 | € 444,70 |
CREM RESTI OSSEI NON RICONOSC max 8 | € 364,51 | 22,00 | € 444,70 |
SUPPLEMENTO CREMAZIONE ZINCO | € 406,02 | 22,00 | € 495,34 |
SUPPLEMENTO TRASLAZIONE DA CASSA | € 253,77 | 10,00 | € 309,60 |
DISCENDISPERSIONE CENERI | € 209,75 | 10,00 | € 255,90 |
ESTUMULAZIONE PER CREMAZIONE RESTI | € 107,23 | 10,00 | € 130,82 |
SUPPLEMENTO FUORI MISURA | € 180,72 | 10,00 | € 220,48 |
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Campania: riparte il “registro delle imprese funerarie e cimiteriali” della Regione
Una nota della Direzione Generale per la Tutela della Salute ed il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale informa che a “fare data dal 10 giugno 2020 è stato pubblicato il Registro Regionale delle imprese funerarie e cimiteriali e delle aggregazioni di imprese, abilitate dai Comuni della Regione Campania a svolgere dette attività”.
La nota richiama, ovviamente, i riferimenti normativi, la Legge regionale n. 12/2001 e quella n. 7/2013 e la D.G.R. n 732 del 27/12/2017.
Nella nota si ricorda che il Registro riporta le comunicazioni fatte dai competenti uffici dei comuni, gli uffici SUAP, sottolineando che le sole attività registrate e certificate nel Registro possono operare sul territorio campano.
Non stiamo a riportare il testo delle norme richiamate perché consultabili sul sito della Federazione (www.federcofit.it) nella sezione “legislazione regionale”.
Finalmente, per i curiosi, si potrà toccare con mano quanti e chi sono i soggetti imprenditoriali abilitati, rispetto al totale delle imprese presenti nella Regione, al fine di verificare se le riserve espresse da più parti alle soluzioni adottate dalla Regione Campania sono giustificate od ingiustificate.
E’ doveroso sottolineare che la nota evidenzia anche una ulteriore fase di transizione al fine di facilitare la partenza del medesimo Registro: fino alla fine di agosto possono operare in Campania anche le imprese titolari delle “vecchie” autorizzazioni ma ancora non inserite nel Registro per dare alle medesime il tempo di accelerare la propria iscrizione presso il competente ufficio SUAP del comune. Dopo il mese di agosto, come si dice un po’ grezzamente: “chi c’è … c’è; chi non c’è … resta definitivamente a casa” e si trovi un altro lavoro.
Quindi il primo consiglio agli operatori che abbiano in qualche modo i requisiti previsti dalle norme e ricordati con sufficiente chiarezza dalla D.G.R. citata, si affrettino a registrarsi presso i comuni pagando il balzello, introdotto per la gestione del Registro, di € 1.032,91 al Servizio di Tesoreria della Regione Campania.
Certo rimangono intatte, e se possibile rafforzate, le riserve e le critiche, che Federcofit ha sempre sottolineato, alle soluzioni adottate dalla Regione Campania, unica e sola, nel panorama delle regioni italiane, dal nord all’estremo sud, nell’ipotizzare che possono operare solo le imprese funebri con la titolarità diretta degli organici completi (direttore tecnico e 4 necrofori con rapporto di lavoro continuativo ed a tempo pieno) senza nessuna possibile forma di “avvalimento” tra attività funebri.
Appare con netta evidenza una sorta di ostilità assoluta e preconcetta, visti i lunghissimi tempi di discussione sulla materia (dal lontano 2001), da parte della Regione Campania contro le piccole imprese del settore che da lunghissimi anni svolgono le loro attività con serietà pur non avendo, a causa della dimensione aziendale, la disponibilità diretta di un organico così impegnativo e ricorrendo alle prestazioni di altri soggetti del settore. La storia sembra ricordare a tutti noi che queste piccole imprese non sono le fautrici di malaffare, anzi…
Certo l’assenza di onesto e coerente confronto ed unità nelle organizzazioni del settore non ha favorito il perseguimento di adeguate soluzioni.
Con la fine dell’estate partirà a pieno regime, salvo nuove ed ulteriori proroghe, l’assetto, davvero originale, voluto dalla Regione per il settore funebre: vedremo gli effetti e la fantasia delle soluzioni escogitate dagli operatori per garantire la propria sopravvivenza.
Nessuno può, in ogni caso, esimersi dal rilevare come la Delibera della Giunta regionale in questione introduca una sorta di depenalizzazione o superamento del divieto di “somministrazione di mano d’opera” quando, nell’allegato “A” all’art.3, comma 5 esplicita che “L’attestato viene rilasciato ad ogni impresa appartenente all’aggregazione, affinché ciascuna possa dimostrare il possesso dei requisiti necessari per lo svolgimento dei servizi funebri, anche nel caso in cui utilizzi, per il singolo trasporto, dipendenti dell’aggregazione o delle imprese aggregate.”; ci auguriamo, infine, che dopo le quarantene della pandemia durate mesi sia maturata qualche riflessione sul festival della carta e della circolazione di documenti tra Suap, Registro, operatori ed impresari funebri introdotto dalle disposizioni e si faccia strada un complessivo ripensamento sull’intera questione e sulla vigenza delle disposizioni di legge della Campania fino ad oggi, per toglierci dalla mente l’immagine del Dirigente della U.O.D. 02, responsabile della tenuta del Registro, quale novello Rascel, seduto alla scrivania con i proteggi gomito, sommerso dalle carte
Caronte
Forni crematori in Italia: Magliano Alpi (CN)
Dopo aver parlato della cremazione e del suo sviluppo nel nostro Paese, e dopo avere pubblicato l’elenco dei crematori oggi in attività regione per regione, iniziamo a presentare su Hermes funeraria i singoli impianti con le informazioni essenziali ed utili per gli operatori funebri che debbano fare affidamento a queste strutture nel proprio territorio di intervento.
C/o Cimitero Comunale di Sottano, via Tomatis 97/c, 12060 Magliano Alpi (CN)
Tel. (+39) 0174.66535
Tel. (+39) 0174.627678
Fax. (+39) 0174.1972025
E-Mail : info@eclipsy.it
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Tutti i prezzi sono aggiornati alla data di pubblicazione, e potrebbero quindi essere stati modificati dall'Operatore.
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Federcofit ed EFI scrivono al Ministro della Salute: chiarezza su inumazioni COVID!
C.a. Illustrissimo Ministro della Salute
On Roberto SPERANZA
Lungotevere Ripa, 1 - ROMA
C.a. DIREZIONE GENERALE DELLA PREVENZIONE SANITARIA Ufficio 4
Dott. Pasqualino Rossi
Viale Giorgio Ribotta, 5 - ROMA
Roma, 17 aprile 2020.
Prot. 130 -2020
OGGETTO: chiarimento per le modalità di confezionamento dei feretri destinati all’inumazione dei deceduti da Covid-19.
Illustrissimo Signor Ministro, il Ministero della Salute, con le recenti circolari:
protocollo n. 11285 del 1 aprile 2020,
protocollo n. 12302 del 8 aprile 2020,
è stato fornito un quadro chiaro, completo e valevole su tutto il territorio nazionale delle indicazioni per le procedure del settore funebre, cimiteriale e della cremazione in questa fase emergenziale determinata da Covid-19.
Tuttavia, assistiamo alla negazione di tali regole attraverso affermazioni concepite su base interpretativa delle suddette circolari veicolate attraverso comunicazioni da parte di aziende operanti nel settore funebre/cimiteriale, frutto anche di risoluzioni a quesiti individuali forniti dallo stesso Ministero della Salute che mal si conciliano con la portata nazionale delle citate circolari.
Ci rivolgiamo quindi a Lei al fine di contrastare possibili affermazioni semplicistiche che mirino alla delegittimazione di corretti procedimenti dettati dall’unico organo competente in materia, il Ministero della Salute.
La circolare ministeriale premette che con il decesso dell’individuo, cessando le funzioni vitali, si riduca nettamente il pericolo di contagio (poiché la trasmissione del virus è prevalentemente per droplets e per contatto).
Il deceduto, a respirazione e motilità cessate, non è più fonte di dispersione del virus nell'ambiente circostante.
Nell’allegato 1 vi sono elencate specifiche disposizioni recanti le caratteristiche dei feretri ed il loro relativo corretto confezionamento.
Il passaggio, oggetto del contendere di questa comunicazione, si trova sempre nell’allegato 1, lettera C:
indicazioni per i feretri non conservati in cella refrigerata o in stanza refrigerata e destinati a inumazione o cremazione per i quali si utilizza la cassa lignea di cui alla lettera A), in funzione della destinazione, sempre confezionata con sostitutivi dello zinco autorizzati in base all’articolo 31 del D.P.R. 285/1990, purché sul fondo del sostitutivo, prima della collocazione del cadavere, sia cosparso non meno di 250 gr. di materiale a base di SAP (polimero super assorbente). In caso di inumazione il materiale assorbente deve anche possedere caratteristiche biodegradabili.
Appare quindi inequivocabile che l’inumazione vada effettuata senza l’utilizzo della contro cassa di zinco, tra l’altro vietata ai sensi dell’articolo 75 del DPR 285/1990, in quanto la dispersione nell’ambiente del cadavere durante il periodo di inumazione non rappresenta una minaccia alla salute pubblica, tra l’altro evitata attraverso soluzioni che mirino al contenimento dei liquidi anche in assenza di zinco.
La previsione contenuta nell’allegato citato “che in caso di inumazione il materiale assorbente deve anche possedere caratteristiche biodegradabili” rafforza la soluzione dell’interramento senza l’uso di zinco, materiale assolutamente non biodegradabile che tra l’altro visti i numeri dei decessi Covid o sospetti tali, legittimerebbero la presenza nel terreno cimiteriale di grandi quantità di questo metallo.
Inumare un feretro con lo zinco senza eseguirne contestualmente il taglio, come espressamente indicato nella circolare Ministeriale, al fine di tutelare la salute dei lavoratori cimiteriali (come sarebbe invece previsto all’articolo 75, comma 2 del DPR 285, 1990) impedirà inevitabilmente al cadavere di raggiungere lo stato di mineralizzazione con le inevitabili conseguenze che si dovranno affrontare al termine dell’ordinario periodo di inumazione.
In pratica sarà come spostare l’attuale problema soltanto più avanti.
Prima dell’emanazione della circolare citata, alcune Regioni avevano già legittimato l’uso della doppia cassa lignea e zinco per le operazioni di inumazione dei cadaveri Covid-19, mentre altre, tra le quali Lombardia, Sardegna e Umbria, avevano già previsto soluzioni che evitassero lo zinco attraverso l’utilizzo del materB denominato dispositivo barriera (come comunemente utilizzato per tutte le inumazioni di defunti non Covid-19).
L’attuale interpretazione di parte, in merito all’utilizzo della cassa di zinco, ci appare del tutto inopportuna nel massimo rispetto delle competenze che, a diverso titolo, intervengono sulla materia cui chiediamo di poter contribuire anche con la nostra esperienza e professionalità.
Pertanto, richiedendo di esprimerVi in merito all’utilizzo della controcassa di zinco o meno nella casistica di inumazione di defunti sospetti o accertati Covid-19, in attesa di un Vostro tempestivo riscontro, cogliamo l’occasione per augurarVi un buon lavoro.
clic qui per scaricare la lettera al Ministero
Regione Lombardia: torna l’autorizzazione al trasporto «a cassa aperta»
A volte ci vuole più tempo, ma è finalmente arrivata la risposta alla nostra richiesta!
Con la nota regionale “Indicazioni emergenziali connesse ad epidemia COVID-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione – Circolare Ministero Salute 0015280-02/05/2020-DGPREDGPRE- P e Circolare 0018457-28/05/2020- DGPRE-DGPRE-P”, Regione Lombardia ha chiarito che il trasporto a cassa aperta è di nuovo possibile e che dovrà avvenire nel rispetto della LR 4/2019 (artt. 70 comma 4 e 72 comma 1 l.r. 4/2020; art. 39 comma 2 Regolamento Regionale 6/2004).
clic qui per scaricare la comunicazione di Regione Lombardia
clic qui per scaricare la Circolare n. 18457 del 28 maggio 2020 del Ministero della Salute
clic qui per scaricare la Circolare n. 15280 del 2 maggio 2020 del Ministero della Salute