carmelo pezzino tgfuneral 24

Lutto nella Funeraria italiana: Carmelo Pezzino ci ha lasciati

Questa mattina ci ha riservato un’amara sorpresa: la morte di un caro amico, Carmelo Pezzino, da lungo tempo impegnato nel settore come veicolo prezioso di informazioni e di tante positive novità maturate nella funeraria italiana.

Ci siamo conosciuti molti anni addietro, da oltre 20 anni, quando, con il compianto Nino Leanza lavoravamo per processi di qualificazione del settore, come l’Istituto Superiore della Funeraria, e per la crescita di TANEXPO, unica Fiera italiana, nel panorama funerario internazionale.

Da quei momenti molta acqua è passata sotto i ponti e tante sono state le vicende che ci hanno allontanato o avvicinato: sempre, però, senza acrimonia o compiacenza.

Questa, caro Carmelo, è la cosa che ricordo con maggiore intensità dei nostri rapporti: la capacità di separare sempre, ed in ogni caso, i rapporti personali dai ruoli via via assunti nel nostro impegno nel mondo della funeraria.

Con la scomparsa di Carmelo il nostro mondo perde un messaggero capace ed importante, non facilmente sostituibile.

A Laura un forte abbraccio da un amico, ormai abbastanza vecchio, con la speranza di non perdersi di vista.

CARONTE


FEDERCOFIT DECESSI COVID

Deceduti con Covid-19: il ministero della Salute faccia chiarezza!

Federcofit informa le imprese funebri che ha inviato un interpello al Ministero della Salute onde ricevere chiarimenti definitivi in merito alla gestione dei deceduti con Covid-19.

Riceviamo infatti costanti segnalazioni dai nostri associati che, da ASL ad ASL, si adottano differenti procedure, ciò con particolare riferimento alla vestizione e al trasporto salma.

La questione in realtà è, nella pratica, in sospeso da quando decadde l’ordinanza 818 e cioè dall’aprile 2022. È possibile che il Ministero abbia ritenuto di non dover fare specifiche comunicazioni in quanto il Covid-19 era già stato inserito nell’elenco delle malattie infettivo-diffusive che necessitano di particolari precauzioni, tuttavia le strutture ospedaliere non vi hanno ottemperato in modo uniforme.

Ciò ha creato e sta creando problemi e disagio tanto alle imprese funebri quanto alle famiglie dolenti. I dolenti si trovano nella spiacevole situazione di vedersi negato quello che ritengono un diritto, avendo magari conoscenti i cui defunti con Covid-19 sono stati trattati senza l’applicazione di procedure restrittive. Le imprese, a loro volta, non possono far altro che constatare la contraddizione, ma non possono certo agire di testa propria. A maggior ragione se si considerano gli aspetti di prevenzione afferenti al diritto del lavoro.

Ragion per cui Federcofit ha ritenuto utile e importante richiedere che si faccia chiarezza su come agire in caso di Defunti con Covid-19, chiedendo altrimenti di espungere il noto virus dall’elenco.

Il Segretario


Taranto scandalo cimitero Santa Maria Porta del Cielo Talsano

Taranto: indovina chi c’è (abusivamente) nel loculo

Una donna aveva acquistato un loculo dal Comune di Taranto pagandolo con un assegno corredato dalla documentazione necessaria. Ma quando   l’anziana signora si è recata al cimitero di Talsano (una frazione di Taranto di circa 11mila abitanti) per mostrare il suo acquisto a una parente, è rimasta di stucco (o dovremmo dire di marmo?) perché il loculo che aveva comprato anni prima dal Comune era già occupato dalla salma di una persona deceduta anni prima.

Le indagini hanno ricostruito un intreccio di illegalità: una associazione a delinquere che imponeva ai famigliari dei defunti una tangente, modesta ma da moltiplicare per decine di volte ogni mese, e applicata anche alle onoranze funebri e agli artigiani variamente coinvolti nei lavori (l’attività estorsiva si sarebbe compiuta nei due cimiteri tarantini, il «San Brunone» al quartiere Tamburi, e il «Santa Maria Porta del Cielo» a Talsano), una gestione quantomeno “elastica” degli spazi cimiteriali, anche con vendite plurime e un appalto da 7 milioni che secondo gli inquirenti era stato manipolato e costruito su misura per assegnarlo a una cooperativa “amica”: l’indagine ha preso il via dall’incendio di due mezzi di una ditta che gestiva in precedenza le attività cimiteriali e che si apprestava a partecipare (diremmo “non gradita”) alla nuova gara. Di qui gli inquirenti hanno messo sotto accusa, oltre ad alcuni necrofori, anche tre dirigenti comunali apicali per l’assegnazione considerata sospetta.

 

Per leggere di più:


GENOVA LE ONORANZE FUNEBRI SCENDONO IN PIAZZA

Manifestazione degli operatori funebri a Genova: l’orgoglio di difendere e tutelare la funzione e la dignità del proprio lavoro

Il 2023, si è concluso con una importante manifestazione pubblica degli operatori funebri liguri: il 19 dicembre molte autofunebri hanno percorso le strade adiacenti alla sede del Consiglio Regionale della Liguria per richiamare l’attenzione dei consiglieri regionali e della pubblica opinione sulla necessità di coerenza e rispetto degli atti normativi votati e ripetutamente riaffermati, in questi ultimi anni, da parte del Consiglio Regionale.

Un momento del corteo di autofunebri a Genova il 19 dicembre 2023
Il corteo di autofunebri a Genova il 19 dicembre 2023

La protesta era contro l’ipotesi, proposta dalla stessa Giunta, di bloccare fino alla fine dell’attuale legislatura regionale, fino al 2026, la Legge Regionale sulla funeraria approvata nel 2020 ritardando l’applicazione di due elementi fondamentali, sanciti dalla legge in questione, come dalla maggioranza delle leggi regionali sulla materia, e cioè la natura dei soggetti esercenti l’attività funebre e l’incompatibilità tra attività funebre ed attività sanitarie e parasanitarie.

Tutti i giornali ne hanno parlato con dovizia di rendicontazione e di particolari risparmiandoci la necessità di ritornare sulla cronaca di questa significativa manifestazione.

Un momento del corteo di autofunebri a Genova il 19 dicembre 2023
Il corteo di autofunebri a Genova il 19 dicembre 2023

L’ampia mobilitazione, promossa da Federcofit e che ha visto la presenza anche di Operatori associati alle altre organizzazioni nazionali del settore, F.E.N.I.O.F e SEFIT, ha ottenuto qualche parziale risultato, su cui si dovrà tenere alta, molto alta, l’attenzione: i termini della scadenza sono stati leggermente accorciati (entro la fine del 2025), ma, quel che conta, è stato votato un ordine del giorno che impegna la Giunta a emanare il Regolamento di attuazione della Legge in questione entro il mese di aprile prossimo, convocando tempestivamente un tavolo di lavoro ad hoc.

Si tratta di un risultato molto parziale, che premia inopinatamente un’unica organizzazione ONLUS che si è opposta a questa legge sostenuta dalla minoranza del Consiglio, e che niente ha fatto nel corso di questi tre anni dall’approvazione della legge per adeguare le proprie strutture ai dettami della disposizioni, risultato, dunque, contrastante con le reiterate affermazione della maggioranza consiliare della Liguria (ma queste sono le sorprese della “politica”), ma che, se si rispetteranno gli impegni, potrà salvaguardare l’attivazione delle innovazioni contenute nella legge e garantire anche alle famiglie liguri di poter rivolgere ai propri cari defunti quelle attenzioni possibili in tutto il paese ed inapplicabili in questa regione (casa funebre, trasferimento a bara aperta delle salme su istanza delle famiglie e via andando).

Quindi risultato parziale, molto parziale, impone alla categoria nuovi impegni di controllo e sollecitazione continua per non vanificare gli importanti contenuti della legge, ma, questo è certo, è un risultato frutto della mobilitazione attiva della categoria: abbiamo rischiato di veder decadere l’intero contenuto delle disposizioni normative approvate nel 2020.

Certo è d’obbligo anche un’altra riflessione.

Le vicende che hanno caratterizzato la funeraria italiana in questo ultimo anno mostrano come gli attacchi alle norme approvate nel corso di questi ultimi 15 anni dalle Regioni siano più frequenti e, se vogliamo, anche più subdoli. Molti sono gli esempi: dai tentativi in Lombardia, alle vicende liguri, alla stessa difficoltà ad avere una legge nel Lazio, alle rimostranze registrate in Calabria, solo per citarne alcuni. Tentativi subdoli perché messi in atto in modo nascosto (le modifiche cosiddette omnibus di fine anno votate senza neppure leggerle), suggerite dagli amici degli amici, che sollecitano il superamento delle “regole” vincolanti e necessarie in un settore, la funeraria in genere, dove il contraente, la “famiglia dolente”, è soggetto particolarmente debole. Evidentemente l’arte di arrangiarsi, molto diffusa su questi temi, è cara a molti operatori ed organizzazioni di vario genere.

Questi attacchi non solo rendono inutili tutti i discorsi sulla corretta concorrenza, sul rispetto degli utenti, sulla professionalità e via andando ma sono attacchi anche alla dignità di questo lavoro ed alla funzione sociale di questa professione.

Dobbiamo dire “BASTA!” a questi tentativi …. e dire “BASTA!” non può limitarsi ad essere una pura espressione verbale.

La domanda è se bastano i comunicati, spesso ignorati, a salvarci la faccia o se, invece, non sia giusto, corretto e NECESSARIO dare manifestazione forte a questa volontà perché il tema non sia più oggetto dei soli addetti ai lavori ma diventi tema “sociale” di riflessione anche per la pubblica opinione.

La manifestazione delle autofunebri non è disobbedienza civile, non è “serrata” delle nostre attività e del pubblico servizio che i nostri operatori debbono svolgere, non è una gita “fuori porta”; esprime, invece, un ulteriore sacrificio degli operatori che, mantenendo gli impegni con le famiglie utenti, riescono anche a manifestare per difendere la propria dignità e un lavoro prezioso che, come tutte le attività, necessita di regole chiare per tutti al fine di tutelare le componenti più deboli, la “famiglie dolenti”.

Un grazie, quindi, a tutti gli operatori, grandi e, soprattutto, piccoli che hanno voluto partecipare alla tutela della dignità di questo lavoro e, se ci è permesso, anche una considerazione per i “grandi” che hanno snobbato o sottovalutato l’appello alla mobilitazione: le regole giuste, corrette e valide per tutti senza alcuna eccezione non sono un bene solo di una parte della categoria, ma rappresentano un bene prezioso anche per chi guarda il settore dall’algida posizione della ricchezza delle risorse.

CARONTE

 

PRECISAZIONE
Su richiesta della dott.ssa Valeria Leotta, responsabile nazionale di SEFIT, precisiamo che SEFIT ha partecipato, come scritto nel pezzo, alla mobilitazione delle organizzazioni funebri, con la sua personale presenza all’audizione concessa dalla Presidenza del Consiglio regionale della Liguria, ma non alla manifestazione di carri ed uomini, alla quale, invece, ha partecipato la genovese ASEF, importante azienda funebre aderente a SEFIT. Tale azienda, come precisa la dott.ssa Leotta, “associata a SEFIT, alla manifestazione delle Imprese di Onoranze Funebri ha partecipato in quanto azienda funebre di Genova…”.


Nelduccia è stata uccisa! ad accorgersene sono le Onoranze Funebri

L’assassino avrebbe potuto farla franca senza un momento di attenzione del personale delle Onoranze Funebri. Carolina D’Addario, Nelduccia per i compaesani di Gissi (Chieti) è morta il 23 dicembre scorso a 84 anni: la sua età aveva fatto credere a cause naturali: un parente aveva trovato l'anziana sarta stesa sul pavimento della cucina; dopo l’immediata telefonata al 118 e gli operatori avevano tentato di rianimarla, ma invano e il medico dell’ambulanza non avrebbe notato nulla di anomalo.
È stata l’attenzione degli operatori delle Onoranze Funebri a evitare che un delitto rimanesse nascosto: durante la vestizione, gli addetti delle onoranze funebri nel comporre il cadavere di “Nelduccia”, si sono accorti di una ferita anomala sotto l’ascella sinistra.
I familiari avevano già notato che la povera signora non aveva più addosso né la fede nuziale né la catenina d’oro , ma nessuno pensava a un delitto. Scoperta la ferita tutto è cambiato, e l’autopsia ha evidenziato come un fendente sotto l’ascella sinistra, che aveva lacerato il polmone, non avesse lasciato scampo alla povera signora.
Le indagini hanno portato rapidamente, grazie a una telecamera, alla indicazione di un potenziale accusato: un cinquantanovenne che, secondo quanto trapela al momento, aveva in casa 20mila euro in contanti e gioielli d’oro.

L’indagato è stato bloccato con l'accusa di omicidio volontario aggravato, rapina pluriaggravata e porto senza giustificato motivo di strumento atto a offendere. L'uomo avrebbe ammesso le proprie responsabilità davanti ai carabinieri poi, nel corso dell'interrogatorio in Procura, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
I filmati, lo riprenderebbero addirittura mentre cammina con in mano un coltello: il 23 dicembre l'uomo si sarebbe recato da Carolina D'Addario per chiederle un “prestito” di 2-300 euro, portandosi dietro un coltello per spaventare la donna qualora avesse rifiutato; la situazione è apparentemente degenerata fino a sfociare in un omicidio.


Buon 2024!

dalla redazione di HERMES funeraria i migliori auguri per il 2024
ai nostri lettori e a tutto il Comparto Funerario italiano!


Caronte Federcofit Giovanni Caciolli

Roma: verso la soluzione di una vexata quaestio: la corresponsione del “diritto fisso”

Da lungo tempo si discute, a Roma, e non solo a Roma, sul diritto dei comuni a percepire specifiche somme di danaro per poter effettuare singoli trasporti funebri, come disposto dal vecchio Regolamento nazionale di Polizia Mortuaria, il vecchio DPR 285/90, nonostante il pronunciamento della Suprema Corte, nel 2005, che ne escludeva la legittimità perché incostituzionale.

Nonostante le reiterate richieste, formulate anche da Federcofit fin dalla Gestione Borghini di AMA Spa, a Roma si è continuato nella pretesa della riscossione di tale balzello (quasi € 150,00 a funerale) gravato evidentemente sulle famiglie.

In questi ultimi mesi la situazione si sta evolvendo in termini di chiarezza e trasparenza del diritto grazie a un giudizio promosso da un Operatore del settore.

Dopo che un procedimento giudiziario, ancora non concluso perché manca il terzo grado di giudizio, sta confermando la tesi della inapplicabilità del “diritto fisso” di cui al suddetto DPR, è di queste settimane il pronunciamento del giudice relativamente ad altro procedimento inerente la riscossione o no di specifiche cifre relative al sommarsi dei numerosi “diritti fissi” non corrisposti e pretesi da AMA Spa e, si noti bene, anche relativo alla restituzione delle cifre corrisposte relative al medesimo “diritto fisso”.

Il Tribunale ordinario di Roma, Sezione Ottava civile sentenzia:

diritto fisso tribunale di Roma

La vicenda processuale non si deve considerare conclusa perché, quasi sicuramente, assisteremo al perdurare del contenzioso con altri gradi di giudizio, il risultato finale appare, però, abbastanza chiaro verso il superamento del “diritto fisso” sui trasporti funebri e la conseguente necessità da parte del Comune di Roma di rivedere tutta la questione e modificare le attuali procedure adottate dal Comune e da AMA Spa.

Il merito di questo procedimento giuridico è indubbio e chapeau a chi l’ha promosso. Dopo queste sentenze si tratta, però, da parte delle organizzazioni del settore, e in primis di Federcofit, di perseguire ogni sforzo con ogni strumento possibile per generalizzare queste conclusioni in tutti i comuni interessati (e sono tanti sia nel Lazio, sia in tutte le altre regioni italiane) per accrescere quella trasparenza che non deve essere richiesta solo agli operatori funebri ma anche alla Istituzioni che tanta parte hanno negli adempimenti inerenti la gestione dei decessi.

CARONTE


Lombardia: Federcofit blocca modifica legislativa che avrebbe dequalificato il settore funebre lombardo

Con soddisfazione informiamo i nostri associati e l’imprenditoria funebre lombarda che Federcofit è riuscita a bloccare il tentativo di modifica legislativa sulla legge della Lombardia volta a disgiungere la fornitura di uomini e mezzi da parte dei centri servizi alle imprese prive di requisiti.

Tale disgiunzione avrebbe in breve tempo condotto alla trasformazione dei centri servizi in cooperative di somministrazione di mano d’opera o in agenzie di noleggio automezzi, favorendo la confusione, la dequalificazione, e il proliferare di nuovi soggetti imprenditoriali ben poco interessati al valore intrinseco del trasporto funebre in quanto momento decoroso e più proattivi invece verso il mero ritorno economico.

Fin da subito Federcofit si è posta di traverso con comunicati pubblici e lettere a funzionari e politici della regione, sottolineando che legge e regolamento parlano in modo molto chiaro di “contratto di appalto di servizi” a sancire la fornitura congiunta, ragion per cui i vari aspetti devono viaggiare insieme senza alcuna intermediazione della ditta che richiede i requisiti, lasciando alla ditta appaltatrice facoltà di organizzarsi secondo le modalità che ritiene più appropriate: ciò che conta è la bontà del risultato.

In primo luogo, il servizio che un centro servizi offre alle imprese mai e poi mai può essere inteso come commercio di persone eterodirette alla bisogna (perché sarebbe un illecito). In secondo luogo, ma non meno importante, la fornitura congiunta è proprio la modalità che giustifica la natura stessa di impresa funebre del centro servizi. Non può esserci un’alternativa.

La votazione si è svolta durante la seduta del Consiglio Regionale di martedì 31 novembre, quando è stato richiesto ai Consiglieri di esprimersi sull’emendamento n. 56 al progetto di legge 25. Ecco il testo dell’emendamento:

“La lettera f del comma 1 dell'articolo 15 è soppressa.”

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

L’emendamento ripristina il testo originale dell’articolo di legge che prevede la possibilità che i requisiti per l’esercizio dell’attività funebre vengano acquisiti da parte dell’impresa funebre mediante la sottoscrizione di apposito contratto con un centro servizi, nel quale sia prevista la fornitura congiunta di personale e mezzi necessari allo svolgimento dell’attività. La fornitura di solo personale si potrebbe configurare come mera intermediazione di manodopera costituendo illecito.

Il provvedimento, presentato dal Consigliere Christian Garavaglia di Fratelli d’Italia, è stato approvato a larghissima maggioranza anche con il sostegno dell’opposizione. Ma Federcofit attende di conoscere i nomi dei contrari per poter illustrare loro pazientemente la necessità di procedere come in effetti è avvenuto.

Sarebbe stato peraltro assurdo che la Lombardia, dopo oltre 5 anni di dibattiti legislativi su titolo ed operatività dei centri servizi, si trovasse a gettare colpi di spugna, considerato anche il fatto che queste intuizioni normative di cui può vantare la primogenitura hanno ormai fatto scuola in molte regioni italiane.

Il Segretario Nazionale

Piero Chiappano


CALABRIA AMBULANZE ONORANZE FUNEBRI

Calabria: Federcofit sostiene la separazione tra ambulanze e servizi funebri

Preso atto che in regione Calabria perdurano agitazioni volte ad opporsi all’attuazione dell’art. 5 della legge regionale 38/2023, in cui viene sancita l’incompatibilità tra attività funebri e servizi di ambulanza, Federcofit esprime il proprio sostegno al Governo regionale per il testo approvato in estate. E si schiera decisamente dalla parte di quel mondo imprenditoriale che individua nella separazione societaria e nella incompatibilità tra le due funzioni una necessità strutturale e strategica affinché il settore funebre possa operare con garanzie di correttezza ed etica.

Si deve innanzitutto tenere conto del fatto che questa legge aggiorna la precedente sul modello di quanto prodotto dalle altre regioni negli ultimi anni. Per esempio, Lombardia e Liguria. Ciò vale per le specifiche sui requisiti d’impresa, per quelle dei centri servizi, per le case funerarie e, non da ultimo, per l’incompatibilità tra ambulanze e carri funebri: una legge moderna che risponde alle esigenze di un mercato che si sta trasformando alla velocità della luce.

Il fatto è del tutto logico. Il settore in Italia serba infinite memorie di casi in cui il procacciamento di funerali è passato per le strutture sanitarie e sociosanitarie, tant’è che le leggi insistono con forza sul divieto di “consigliare” un’impresa funebre alle famiglie dolenti da parte del personale medico e paramedico, ciò per una questione di assoluto rispetto del particolare momento di fragilità psicologica che toglie lucidità a una scelta libera e consapevole, che tale deve rimanere. Va peraltro ricordato che non sono pochi i casi storici di punizione del reato con l’arresto.

L’incompatibilità in questione mira proprio a prevenire e scongiurare certe eventualità. Non si tratta affatto di limitare il diritto di intrapresa o di fiaccare slanci di volontariato, ma di tutela delle famiglie. Non è assolutamente accettabile oltre che auspicabile, che le persone che ti soccorrono oggi, ti seppelliscano domani. Sono mestieri diversi, con storie diverse, che concorrono a un fine etico di pubblico servizio e di soddisfazione delle famiglie, ma che si devono esercitare ognuna per le rispettive competenze, senza commistioni o fraintendimenti che facciano scivolare una professione nell’altra.

La separazione netta tra le attività di ambulanza e impresa funebre, insomma, contribuisce a regolarizzare il settore, a renderlo trasparente, e lo fa nel rispetto e tutela tanto delle famiglie quanto delle imprese stesse. Stiamo parlando di un orientamento normativo e giurisprudenziale ormai acclarato che viaggia spedito. I testi stessi che vengono presentati al Parlamento per configurare una legge quadro nazionale contengono l’incompatibilità di cui stiamo parlando. Vale la pena sottolineare che il disegno di legge che era in discussione avanzata alla Camera dei Deputati al tempo del governo Draghi (poi cassato per via della caduta del governo) presentava in modo molto diretto tale incompatibilità: ebbene, nessun gruppo politico ha presentato emendamenti per bocciarlo. Se non fosse caduto il governo, questo principio oggi sarebbe legge nazionale. E quando logica e politica viaggiano appaiate, non si torna indietro.

Federcofit si batte quotidianamente in tutta Italia affinché si realizzi un equilibrio tra necessità sociali, istituzionali e imprenditoriali. E aggrega le imprese che condividono l’idea che una normativa ferrea quanto a prescrizioni di requisiti e controlli agevoli la concorrenza leale, valorizzando il merito e la regolarità sul piano anche fiscale e contributivo. Le scorciatoie e i mezzucci portano solo danni e impediscono il pieno dispiegarsi del valore imprenditoriale in un settore come quello funebre che deve recuperare terreno rispetto ad altri territori europei. Ben vengano allora testi di legge maturi, consapevoli e al passo coi tempi quale dimostra di essere questa redazione calabra che va assolutamente difesa proprio laddove si propone di mettere ordine e di stimolare correttezza e responsabilità. L’incompatibilità tra servizi funebri e servizi di ambulanza, lo si dica ancora una volta, contribuisce a tanto.

Piero Chiappano
Segretario Nazionale Federcofit


Funeraria: a Milano SOCREM SI Dà AL BUSINESS

Funeraria: a Milano, SOCREM si dà al business

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Federcofit e Feniof, ovvero le primarie federazioni nazionali che tutelano e promuovono lo sviluppo delle attività funebri sotto l’egida di una legislazione che favorisca la correttezza e la concorrenza leale, si esprimono in merito alla notizia ormai certa che la SOCREM di Milano ha costituito una vera e propria Società a Responsabilità Limitata, denominata, per l’appunto, SOCREM SERVIZI S.R.L. Tale attività, come del resto ha già specificato la SOCREM stessa in un’email alle imprese milanesi, avrà nel proprio oggetto sociale la vendita di servizi funerari: SOCREM diventa un’attività funebre in concorrenza con gli altri operatori.

In primo luogo, è da rilevarsi come SOCREM sia (o solo dovrebbe essere) un Ente morale, qualificato come Associazione di Promozione Sociale (APS), facente parte degli Enti del Terzo Settore (ETS), che esercita (o che solo dovrebbe esercitare) “attività di interesse generale per il perseguimento senza scopo di lucro di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociali” (Statuto SOCREM Milano Art. 3); ed è così, infatti, che lo stesso nome di SOCREM viene percepito dai cittadini fin dalla sua nascita nel lontano 1876. In ragione di ciò, SOCREM è, a differenza di un’attività propriamente commerciale, esonerata da obblighi fiscali di varia natura.

Volendo passare alla disamina delle criticità connesse all’attività commerciale di SOCREM, c’è da evidenziare, innanzitutto, come aprire gli uffici dell’impresa funebre in locali contigui a quelli dove il cittadino va a iscriversi per manifestare la propria volontà di cremazione potrebbe andare rapidamente a ingenerare nell’utenza una consonanza, se non già una pedestre sovrapposizione, tra attività solidaristica e quella commerciale, sovrapposizione tale da indurre chi intenda farsi cremare a pensare di doversi consequenzialmente servire dell’omonima impresa. Comportamento che è lecito supporre possa, anche se formalmente in modo indiretto, essere incoraggiato dalla comunicazione di SOCREM per il tramite di bollettini e comunicati ufficiali riservati agli associati dell’APS.

In altre parole, ci troviamo oggi di fronte alla nascita di un fenomeno, purtroppo, già radicato in altre Regioni, ove pubbliche assistenze, misericordie e cooperative di trasporto degenti svolgono anche imprenditoria funebre: realtà, quindi, nate senza scopo di lucro per svolgere attività di soccorso e ambulanza, che successivamente hanno usufruito del vantaggio concorrenziale proprio delle associazioni di volontariato, per assumere in talune zone una posizione dominante rispetto al privato, se non addirittura monopolistica, con conseguente nocumento per le famiglie dolenti.

Inoltre, se si considera il database degli iscritti di SOCREM Milano, ci troviamo di fronte a un potenziale “portafoglio clienti” di oltre 11.000 cittadini, molti dei quali acquisiti tramite le imprese funebri fino ad oggi convenzionate con SOCREM e da questa autorizzate a

raccogliere le adesioni. Un numero enorme di per sé, in conseguenza del quale non si può non notare come nessun privato può pensare di iniziare a fare impresa in Italia con un vantaggio competitivo di questo genere: sulla scorta di tali presupposti, non vi sono e non vi possono essere condizioni paritarie. Non si vuole arrivare a paventare un travaso di dati dall’Ente morale alla S.R.L., cosa che sarebbe ovviamente illecita dal punto di vista della privacy e della libera concorrenza; si vuole piuttosto sottolineare che il contatto tra famiglie dolenti e impresa potrebbe essere oltremodo coltivato e partire da lontano. Rimane, inoltre, sconcertante che SOCREM di Milano possa solo pensare di attivare un’impresa destinata a fare concorrenza proprio a quelle attività, le imprese funebri, che, fino a ieri, hanno sostenuto e favorito la crescita della medesima Associazione.

Senza voler trascendere in considerazioni di più ampio respiro, le scriventi Federazioni non possono non stigmatizzare nel merito la disponibilità di quegli operatori che già in passato si sono resi disponibili a fornire, attraverso contratti di appalto, i requisiti strutturali minimi a pubbliche assistenze, misericordie e cooperative socio-assistenziali, e che parimenti oggi intendono fornirli a una società cremazionista. Difatti, senza l’avallo contrattuale a favore di queste realtà potenzialmente foriere di ingenerare una pluralità di turbative sarebbe loro preclusa l’intrapresa economica nel settore funebre.

Con questo sconfinamento di campo si apre inevitabilmente un conflitto oggettivo tra SOCREM ed operatori funebri, con tutte le conseguenze che simile contrapposizione potrà determinare su molteplici aspetti.

Per queste ragioni, Federcofit e Feniof esprimono la più ferma condanna e mettono a disposizione degli imprenditori funerari ogni possibile sostegno per attivare azioni in grado di tutelare il comparto funerario, largamente inteso. Le scriventi confidano, infine, che anche gli organi nazionali della Federazione Italiana per la Cremazione concordino con queste nostre preoccupazioni e ci sostengano, anche al fine di perpetuare la fruttifera sinergia che da sempre ha visto procedere fianco a fianco, ma ciascuno sul proprio sentiero, imprenditoria funebre e movimento cremazionista.

Milano-Bologna, 17/10/2023

 

Piero Chiappano, Segretario Nazionale Federcofit

Alessandro Bosi, Segretario Nazionale FENIOF


municipio di Cittanova RC

L'accusa: sfrattavano le salme per far spazio a nuove bare, raffica di arresti a Cittanova (RC)

Secondo l'accusa, un team tra pubblici amministratori, dipendenti del cimitero e imprenditori avrebbe trovato un modo creativo per risolvere i problemi logistici del cimitero di Cittanova: sfrattare le salme già presenti per fare posto alle nuove bare in arrivo.
Una vera e propria associazione delle estumulazioni illegali che nel Reggino durava da molto tempo e che ora ha portato a provvedimenti a carico di 16 persone, tra cui l'ex custode oggi in pensione, e tre imprenditori locali, amministratori di due imprese di onoranze funebri, oltre che 5 medici legali, tre agenti della polizia locale e un sacerdote. Uno dei medici posti ai domiciliari è l'attuale sindaco di Oppido Mamertina.

Gli indagati avrebbero proceduto per anni a estumulazioni non autorizzate, distruggendo o spostando in altri loculi le salme dei defunti, per far posto a nuove sepolture. L'operazione è condotta dai carabinieri nelle province di Milano, Vicenza e Reggio Calabria dove sono stati eseguiti i 16 arresti in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, su richiesta del procuratore di Palmi, Emanuele Crescenti. L'ex custode e i tre imprenditori locali, sottoposti alla custodia cautelare in carcere, sono ritenuti dagli inquirenti al vertice di un'associazione a delinquere. Complessivamente sono 70 gli indagati. Sequestrata un'area del cimitero.

Leggi tutto l'articolo su Quotidiano Nazionale.


Campania: Federcofit contro i requisiti regionali per le imprese funebri “una norma che non esiste nelle altre regioni”

“Prediamo atto dell’entrata in vigore del registro regionale delle imprese funebri in Campania da domani 1 luglio, uno strumento nei confronti del quale Federcofit ha sempre manifestato forti perplessità”. E’ quanto ha dichiarato Piero Chiappano, segretario nazionale di Federcofit, la federazione del comparto funerario italiano, che negli ultimi giorni ha incontrato a Napoli il presidente della Commissione regionale Sanità, on. Vincenzo Alaia. “Il problema, sia chiaro, non riguarda il registro in sé, ma le modalità con cui assolvere ai requisiti per poter accedere al titolo abilitativo alla professione funebre e quindi al registro stesso”, spiega Chiappano. “Ciò che richiede la legge della Campania – unico caso in Italia – è che i requisiti siano posseduti direttamente dall’impresa. Vale a dire che, se un cittadino campano volesse aprire un’impresa funebre, dovrebbe fare e poi mantenere un investimento che preveda un carro funebre, un’autorimessa, una sede commerciale e ben 5 addetti regolarmente assunti (un direttore tecnico e 4 necrofori). Ciò significa mettere sul piatto circa 300mila euro, una cifra alla portata di pochi privilegiati”.

Tutte le altre leggi regionali in Italia risolvono il problema di questa onerosa barriera d’accesso consentendo alle imprese di assolvere alla richiesta dei requisiti mediante il ricorso a specifici contratti di fornitura stipulati coi centri servizi, che offrono congiuntamente uomini e mezzi, oppure di consorziarsi tra di loro per raggiungere insieme i requisiti previsti. Questo principio, che tecnicamente si chiama “avvalimento”, favorisce la possibilità di operare a chi vuole fare impresa senza avere grandi mezzi di partenza. “C’è una logica in tutto questo: per possedere e mantenere i requisiti direttamente, un’impresa dovrebbe sviluppare un volume d’affari pari a almeno 200 servizi funebri all’anno, un numero che, a livello di media per impresa, non si constata nemmeno in Lombardia”, sottolinea il segretario nazionale di Federcofit. “Ecco perché in tutta Italia le leggi consentono il principio dell’avvalimento, per favorire l’attività di impresa secondo una normativa che non avvantaggia in nessun modo gli irregolari o i furbi, perché è tutto alla luce del sole, ben disciplinato e registrato in Camera di Commercio. Non c’è nessun sottobosco da alimentare, tutt’altro, qui si salvaguarda la dignità della piccola e media impresa italiana e si incoraggia l’intraprendenza dei giovani che vogliono inserirsi in questo settore”.

Federcofit intende anche replicare a quanto dichiarato dall’Osservatorio per la Legalità delle Attività Funebri della Regione Campania. “Non condividiamo la posizione dell’Osservatorio – che è un organo regionale e, quindi, dovrebbe fare valutazioni prudenti – che vede nell’applicazione dell’attuale legge una barriera all’illegalità e all’illiceità”, sottolinea Chiappano. “Non è schiacciando le piccole imprese che si combatte il malaffare, ma offrendo pari opportunità di concorrere lealmente. Non è accettabile che ‘piccolo’ diventi sinonimo di ‘irregolare’, sarebbe una pericolosa confusione terminologica”. Pronta la replica anche alle critiche mosse da Assofuneral, secondo la quale Federcofit vorrebbe alimentare un mercato di precari della professione funeraria. “Ricordiamo a Assofuneral la nostra ventennale battaglia per dare al settore norme chiare e plausibili, tanto a livello regionale che nazionale, chiarendo ovunque che il personale deve essere assunto con contratti regolari, permanenti e continuativi”, precisa il segretario nazionale di Federcofit. “Piuttosto ci si chieda se le leggi devono essere fatte per servire i diritti dei cittadini o le grandi organizzazioni. Stupisce, peraltro, come in tutte le altre regioni d’Italia proprio Assofuneral non abbia mai neanche lontanamente sollevato alcuna obiezione ai testi di legge conformi alla proposta dell’avvalimento sostenuta da Federcofit. La nostra federazione non starà a guardare”, conclude Chiappano, “e indirà a breve un’assemblea pubblica in cui spiegherà profilo e ragioni della nostra proposta di modifica della legge regionale”.

Napoli, 30 giugno 2023