Liguria: finalmente ce l'abbiamo fatta

È stata approvata dalla II Commissione Consiliare della Regione Liguria la legge a disciplina dei servizi necroscopici, funebri e cimiteriali presentata dal Capogruppo di Cambiamo! in regione, Angelo Vaccarezza.

Ha dichiarato il Consigliere Vaccarezza:

Quella funebre è attività complessa che si configura come attività di interesse generale attinente alla salute pubblica ed alla pubblica sicurezza, con preminenti aspetti di natura igienico-sanitaria, in Italia solo 5 regioni, noi compresi, non avevano ancora provveduto in merito.

Questa pdl rappresenta un’ulteriore possibile apertura a differenti investimenti di natura economica e di crescita nella professionalizzazione del settore in esame, portando altresì giovamenti sia sotto l’aspetto imprenditoriale ed occupazionale, ma soprattutto sotto quello della tutela delle famiglie nell’esecuzione della fornitura di un servizio adeguato.

La presente Proposta di Legge si prefigge, a tutela della libertà di scelta delle famiglie e a garanzia del buon espletamento di servizi per loro natura peculiari, di descrivere i requisiti che i soggetti economici devono continuativamente possedere, data la loro preminente vocazione igienico-sanitaria, per poter essere autorizzati allo svolgimento dì tale attività.

Nella redazione di questo documento, abbiamo tenuto in primaria considerazione il tessuto imprenditoriale funebre e la loro distribuzione geografica attualmente presente in Liguria, evitando anacronistiche considerazioni di natura monopolistica e invogliando la creazione di nuovi strumenti societari di sviluppo e aggregazione.

Ritengo sia assolutamente necessaria l’introduzione in Regione Liguria di questa normativa che pone criteri di dialogo nei confronti delle Regioni attigue e che porta nel settore funebre e cimiteriale un aggiornamento operativo ed organizzativo la cui primaria esigenza nasce proprio dalle richieste e dai diritti acquisiti da parte delle famiglie colpite da un lutto.

 

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Il grande equivoco del coronavirus applicato ai servizi Funebri

In tutte le regioni, e come capita spesso per il nostro settore,  sono state considerate in maniera assolutamente superficiale la modalità di esecuzione dei servizi  funebri.

Ci sono funerali che portano all’aggregazione di centinaia e centinaia di persone e non riusciamo a capire assolutamente come mai non debbano essere considerati gestiti alla stessa stregua di altri eventi pubblici.

Da una parte troviamo la Chiesa, che ha emanato le proprie indicazioni (puramente di carattere volontario) dicendo di limitare la partecipazione ai soli parenti stretti.
Dall’altra troviamo le regioni che avallano queste condizioni senza imporre nessun genere di vincolo o espressa modalità operativa  se non richiamando di essere in linea con le disposizioni adottate dalle diocesi.
In mezzo troviamo i Comuni che, all’atto di fissazione del funerale (ad esempio il Comune di Milano) fissano tranquillamente la cerimonia senza dare nessuna prescrizione o vincolo in merito.

Quindi, fatemi capire, dobbiamo essere noi imprese funebri che,  rivolgendoci alle famiglie, dobbiamo imporre chi deve e non deve partecipare alla cerimonia? Dobbiamo essere noi a fare la selezione all’ingresso e gestire i flussi?

ASSURDO

Poi ritroviamo comunicazioni come questa di Bologna, che prendiamo SOLO AD ESEMPIO per evidenziare la grande confusione o il grande disinteresse nei confronti del problema “servizio funebre”.
La comunicazione, volendo dare chiarimenti applicativi all’ordinanza del Ministero della salute per la Regione Emilia-Romagna, altro non fa che comunicare senza dare contenuti.

Ripetiamo non sono gli unici, e di fatto nessuno sino ad ora ha considerato i servizi funebri come potenzialmente “pericolosi”.

CIT: “non si intendono sospese le celebrazioni di matrimoni ed esegue civili e religiose, anche in linea con le disposizioni adottate dalle diocesi della regione”.
Si segnala, il punto quattro: “Per i funerali, qualora il numero dei partecipanti sia elevato, si suggerisce di limitarsi a rito delle esequie nella forma più breve”.

Da questo deduciamo che le norme di sicurezza non riguarderebbero il numero dei partecipanti seppur con la prescrizione che debbano essere in numero ristretto (senza specificare chi lo debba imporre e quanti debbano essere)  e di suggerire inoltre di ridurre la durata delle esequie come se fosse condizione sufficiente a limitare la pericolosità.

C’è grande confusione.
La confusione riguarda tutte le regioni.
Percepiamo che ci sia molta più attenzione a voler arginare il problema piuttosto che a creare le condizioni di una radicale prevenzione.
Nessuno vuole prendersi la responsabilità di imporre vincoli restrittivi in una cosa così sensibile quale i servizi funebri.

Nel nostro caso, parlando con cognizione di causa, si ha l’evidente percezione che la cosa si stia ampiamente sottovalutando.

Riccardo Salvalaggio
Segretario Nazionale Federcofit


Caronte Federcofit Giovanni Caciolli

Norme sulla Funeraria: finita la stagione del “laissez faire” siamo nella restaurazione più ottusa

Dopo un lungo periodo, durato quasi quindici anni e sotto governi di diversi orientamenti politici, sia di centrodestra che di centrosinistra, nel quale si era sostanzialmente delegato alle Regioni, dopo il referendum sulla modifica del Capo V della Costituzione del 2001, il compito di normare la complessa materia funeraria, con il Governo giallo-verde, prima, e con quello giallo-rosso, ora, si assiste ad una inversione di tendenza di 180°.

Infatti con i risultati del referendum del 2001, Ministro della salute il prof. Sirchia, si è abbandonato ogni ipotesi di modifica del Regolamento di Polizia Mortuaria, l’ormai famoso e famigerato DPR 285/90 (predisposta dalla sen. Bettoni e aggiustata dallo stesso prof. Sirchia) e si è avviata, a livello centrale, l’elaborazione di una Legge purtroppo mai approvata, ed, a livello regionale sono partite le specifiche leggi regionali: per prime la Lombardia e l’Emilia Romagna (2004/2005) ed, a seguire, Marche. Campania, Abruzzo e via andando fino al 2018.

Non è facile dire se per opportunità politica o per consapevole scelta, il cosiddetto Stato Centrale ha sostanzialmente abbandonato il settore delegando, bene o male che sia, alle Regioni la normazione del settore. E meno male che qualcuno ha fatto qualcosa perché altrimenti quelle poche, ma significative, innovazioni che hanno caratterizzato lo sviluppo del settore negli ultimi 15 anni, formazione professionale obbligatoria, strutture per il commiato, condizioni di incompatibilità, loculi areati, …, per fare solo pochi esempi, sarebbero rimaste pie illusioni allontanando ulteriormente la funeraria italiana dal resto dell’Europa civile. Non è un caso, a dimostrazione di quanto detto, che l’ultima, e per la verità unica, proposta di legge del Governo è stata quella del medesimo prof. Sirchia nella legislatura 2000/2005. Nelle legislature successive si sono registrati Disegni di Legge proposti da singoli parlamentari o senatori senza che il Governo abbia mai, come dire, messo la faccia. Ed i risultati sono stati, ovviamente, pari allo zero.

Molto si può discutere sulle cause, anche endogene al settore, che hanno favorito questo esito; resta evidente il fatto che le proposte sulla materia mai hanno rappresentato una qualche priorità per i Governi che si sono succeduti dopo il 2005.

Oggi le cose sembrerebbero cambiare: i governi giallo-verde, prima, e giallo-rosso, poi, sembrerebbero impegnati sul settore; non ne passa una, si potrebbe dire, senza che non si faccia sentire la pesante censura del Governo contro le Regioni che fanno qualcosa per il settore, a livello normativo ovviamente, riesumando un quadro normativo ormai più che superato e lontano mille miglia dalle esigenze di oggi: il DPR 285/90.

Prima la Regione Calabria, con la prima legge varata nel 2018, poi la Regione Umbria, poi la Regione Sardegna, poi la Regione Lombardia con le modifiche apportate alla vecchia legge regionale del 2004, poi, ancora, la Regione Calabria, ora stiamo aspettando curiosi le sorti della recentissima legge della Sicilia: in tutti questi casi il Governo centrale ha impugnato presso la Cassazione le leggi approvate.

In alcuni casi, sembrerebbe, la trattativa tra regione interessata e Governo, nello specifico Umbria e Sardegna, dovrebbe aver superato l’impugnativa, in altri ancora non abbiamo informazioni di esiti favorevoli ed aspetteremo, tra alcuni mesi il giudizio della Suprema Corte.

Non ci interessa, in questo ragionamento, andare a vedere i contenuti delle varie impugnative e la sostenibilità delle posizioni del Governo, a volte incredibili come quando si censura l’introduzione dei loculi areati dicendo che pur essendo di per sé un’ottima soluzione per risolvere i gravi problemi dei cimiteri, sono, però, competenza dello Stato Centrale non delle Regioni e, quindi, i comuni aspettino con fiducia …., né ci interessa sottolineare che quando si censura l’introduzione delle Case Funebri (presenti da 15 anni) si mettono in discussione investimenti di centinaia di milioni realizzati nell’ultimo decennio, ne abbiamo già scritto nel passato con dovizia di particolari …. Ci interessa, invece, sottolineare la logica conclusione da trarre rispetto al recente operato del Governo.

E’ legittimo che il Governo impugni una legge regionale: sta nei suoi compiti.

Quello che non è comprensibile, e non è accettabile, è che il Governo, qualsiasi sia l’orientamento politico (destra, sinistra, centro …) censuri l’operato delle Regioni nella ricerca e varo di soluzioni ai gravi problemi che da tempo interessano la funeraria italiana e che sono riconosciuti da tutti, senza, da parte sua impegnarsi con scelte appropriate ed idonee alla soluzione di tali problemi.

Da oltre 30 anni, dal lontano DPR 285/90, nato vecchio come tutti riconoscono, la funeraria attende un quadro normativo adeguato alle sue necessità ed alle esigenze maturate nelle famiglie italiane colpite da un lutto.

Se, oltre all’immobilismo centrale, blocchiamo anche gli interventi delle Istituzioni, le Regioni, più attente perché più vicine alle quotidiane “pene” delle comunità, si condanna l’intero comparto, la funeraria italiana, allo sbando ed alla progressiva e continua decadenza.

La palla, come si dice, oggi è in mano al Governo: si ripensi radicalmente le azioni di impugnativa alle disposizioni varate dalle regioni e si proceda a dare priorità al varo di disposizioni nazionali per il settore funebre e cimiteriale che soffre una sempre più evidente e marcata discrasia tra necessità oggettive e quadro normativo di riferimento.

Il Parlamento, attraverso la Commissione Affari Sociali, è impegnato nella discussione di un progetto di nuova legge di riforma del settore partendo dalle proposte Foscolo, Pini e Brambilla, il Governo faccia sentire la Sua voce perché l’iter di questo confronto e del varo delle disposizioni conseguenti assuma una priorità evidente negli impegni parlamentari e si permetta alla Funeraria italiana di avere, finalmente, una Riforma adeguata alle necessità di oggi.

Caronte

Coronavirus: sospese le Messe nella Diocesi di Milano

Comunicato ufficiale dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Milano:

L'Arcivescovo della Diocesi di Milano, Sua Eccellenza Monsignor Mario Delpini, in ragione dell'ordinanza emanata dal Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, di concerto con il Ministro della Salute, Roberto Speranza, dispone la sospensione delle Celebrazioni Eucaristiche con concorso di popolo a partire dall'orario vespertino di domenica 23 febbraio 2020 e fino a data da definire a seguito dell'evolversi della situazione.

Dal comunicato del 23 febbraio del Vicario generale:

...si dispongono - per quanto attiene all’intero territorio dell’Arcidiocesi - i seguenti provvedimenti.

  1. Che le chiese rimangano aperte
  2. Che, negli oratori, non si prevedano incontri, iniziative, riunioni, annullando, in ogni caso, eventi precedentemente fissati
  3. Che i funerali e i matrimoni possano essere celebrati, ma con la presenza dei soli parenti strettiSono, altresì, sospesi convegni e riunioni di formazione a livello diocesano. In particolare, la Due Giorni di Formazione del Clero, prevista presso il Centro Pastorale di Seveso (24-25 febbraio) e le tre Assemblee Ecclesiali delle Zone Pastorali (IV-Rho; V-Monza; VII-Sesto San Giovanni). La Curia arcivescovile sarà aperta la pubblico per erogare i consueti servizi.
    Si segnala che sarà possibile seguire, nei prossimi giorni, la Celebrazione eucaristica feriale sul portale della Diocesi di Milano www.chiesadimilano.it e, in video, su ChiesaTv (canale 195 del Digitale Terrestre).
    Si informa che sul Portale della Diocesi sono pubblicati il Vademecum regionale sull’emergenza e le informazioni relative agli orari delle Celebrazioni trasmesse dai media.
    Ulteriori informazioni verranno, eventualmente, comunicate in seguito.

Un anno è passato… il nuovo 2020 cosa potrà portare alle attività funebri?

Anche il 2019 è passato e, bene o male, finito nei ricordi, belli o meno belli che siano; ora lo sguardo è rivolto, come è giusto che sia, al nuovo anno, al 2020.

Poche riflessioni sul 2019: anno che si era presentato, per Federcofit, come anno difficile ed impegnativo dopo lo sforzo del Congresso di Firenze. Abbiamo stretto i denti ed anche quest’anno ha rappresentato per la Federazione non solo il consolidamento dei risultati ottenuti in questi anni, ma anche il perseguimento di nuovi traguardi sia nei livelli organizzativi della nostra realtà, sia nel raggiungimento di importanti risultati politico-sindacali. Nuove leggi regionali, aggiornamento delle vecchie leggi, impostazione ed elaborazione di nuove proposte legislative regionali, crescita dei rapporti con soggetti fondamentali per l’interpretazione delle disposizioni di legge, come l’Anusca, l’Associazione degli Ufficiali di stato civile, sono solo alcuni titoli che hanno visto la Federazione al centro di una continua azione promozionale e propositiva.

Certo non tutto è andato come volevamo, basti pensare a quello scempio rappresentato dalla recente legge della Calabria, ma in ogni caso Federcofit non ha mai abbandonato il campo e ha svolto il proprio ruolo come la Federazione sempre più centrale nel confronto sulla Funeraria e nei rapporti con il mondo delle Istituzioni. Senza dimenticare che il 2019 ha, anche, rappresentato l’anno che ha visto, finalmente, le tre Federazioni nazionali, Federcofit, Feniof ed EFI, realizzare un intervento coordinato ed unitario finalizzato all’adeguamento e rinnovo delle disposizioni normative della Lombardia.

Si tratta di risultati importanti che possono aprire nuove prospettive per il nostro settore e che Federcofit ha inteso perseguire senza risparmiarsi; certo non è solo nostro il merito, ma possiamo vantare un ruolo decisivo, senza dimenticare il mondo produttivo che ci ha aiutato in questo continuo sforzo.

Iniziamo il nuovo 2020: sarà anche questo un anno importante e, come tutti quelli che l’hanno preceduto, impegnativo.

Un anno pieno di incertezze, a partire dall’esito della discussione avviata in Parlamento sulla legge di Riforma per il nostro settore. Incertezza non solo per le diverse proposte in campo fra loro molto distanti ma anche, e soprattutto, per il quadro politico, cioè la situazione di incertezza politica in cui è nata questa legislatura senza che si possa vedere all’orizzonte un po’ di sereno: la legislatura si concluderà o dovremo andare ad elezioni anticipate lasciando in sospeso i tanti provvedimenti legislativi, compreso quello sulla funeraria?

Può prendere lo sconforto e la sfiducia… ma è proprio in queste circostanze che dobbiamo stringere i denti e non demordere perché la posta in gioco è troppo importante.

La Segreteria della Federazione sta lavorando per offrire a tutti gli operatori, ed in primis ai nostri associati, opportunità di crescita professionale e servizi utili alle nostre attività affinché il nuovo anno veda non solo l’impegno politico-sindacale sulle questioni normative e sulla Legge di Riforma ma rappresenti nuove occasioni di crescita per il settore e per le imprese funebri associate.

A tutti voi chiedo di rinnovare l’adesione a Federcofit o, per i nuovi, di aderire alla Federazione che negli ultimi anni, più di ogni altra, ha lavorato per la soluzione dei problemi della funeraria italiana senza risparmiare sforzi e risorse.

La forza di Federcofit è la forza dell’intero settore; abbiamo fatto errori? Sicuramente! ma i nostri possibili errori, su cui è necessario chiarirsi e spiegarsi, debbono essere un ulteriore stimolo per rafforzare la NOSTRA FEDERAZIONE!!

UN SALUTO A TUTTI E L’AUGURIO CHE, CON IL CONTRIBUTO DI TUTTI, L’ANNO 2020 POSSA ESSERE PROFICUO E PREZIOSO PER TUTTO IL COMPARTO!!

Il Presidente
Cristian Vergani


Spostamenti per esigenze lavorative: il modulo di autocertificazione

Autodichiarazione in relazione alle “Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19” disposte dal DPCM 8 marzo 2020

Come si sa, l’articolo 1, comma 1, lettera a) del DPCM 8 marzo 2020, stabilisce che nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia si debba

evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute. È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza;

per comprovare l’esigenza di spostamento per motivi lavorativi, il Ministero degli Interni ha offerto un modello per l’autocertificazione.

È possibile scaricare il modello facendo clic su questo link.


Milano non si ferma!

Federcofit assieme alla città che ne ospita la sede nazionale, agli Operatori, ai cittadini, alle donne e agli uomini che ogni giorno ci lavorano e la fanno grande: #milanononsiferma.

 


Coronavirus: TANEXPO RINVIATO AL 2021

Anche TANEXPO deve piegarsi, come già hanno fatto altre manifestazioni, al coronavirus: l'organizzazione ha inviato una lettera agli espositori informando che:

...in considerazione della gravità ed imprevedibilità dell’attuale situazione derivante dalla diffusione del COVID-19 Coronavirus, anche in conseguenza delle posizioni recentemente assunte dalle Autorità competenti a tutela della sicurezza della collettività, BolognaFiere S.p.A. ci ha comunicato la decisione di spostare tutte le manifestazioni in calendario nei prossimi due mesi, tra cui l’edizione 2020 di “TANEXPO” che avrebbe avuto luogo nei giorni dal 26 al 28 marzo pp.vv. Si tratta di una non facile decisione, dovuta prima di tutto ad un senso di responsabilità nei confronti degli Espositori, dei Visitatori e della collettività in genere, ma anche alla convinzione che sia nell’interesse di tutti rinviare l’organizzazione ad un periodo in cui l’emergenza sia superata, in modo da scongiurare un’altrimenti inevitabile ridotta partecipazione all’evento; tutto ciò pur nella consapevolezza che tale cambiamento implicherà uno sforzo organizzativo da parte di tutti i soggetti coinvolti.

L'Organizzazione ha già fissato la nuova data: dal 25 al 27 febbraio 2021, sempre alla Fiera di Bologna.


Concorrenza: provvedimento di AGCM sui funerali calmierati

BOLLETTINO AGCM N. 6 DEL 10 FEBBRAIO 2020

ATTIVITÀ DI SEGNALAZIONE E CONSULTIVA
AS1644 - COMUNE DI CINISELLO BALSAMO (MI) -
APPROVAZIONE DELLO SCHEMA DI CONVENZIONE TRA L’AMMINISTRAZIONE E LE IMPRESE FUNEBRI PER L’ESECUZIONE DI SERVIZI FUNEBRI A PREZZI CONVENZIONATI PER IL TRIENNIO 2017-2020

 

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nella riunione del 27 novembre 2019, ha deliberato di esprimere un parere, ai sensi dell’articolo 21-bis della legge 10 ottobre 1990, n. 287, relativamente alla delibera della Giunta comunale di Cinisello Balsamo (MI) del 23 novembre 2017, n. 262, avente ad oggetto l’approvazione dello schema di convenzione tra l’amministrazione e le imprese esercenti l’attività funebre per l’esecuzione di servizi funebri a prezzi convenzionati per il triennio 2017-2020.

Con tale delibera il Comune ha inteso consentire alla cittadinanza l’accesso ad un servizio funebre decoroso con “una spesa inferiore rispetto ai prezzi del mercato libero”, come precisato dalla stessa relazione di accompagnamento.

In particolare, lo schema di convenzione approvato prevede la fissazione di un prezzo convenzionato dei servizi funebri offerti (art. 4) definito a seguito di un’indagine effettuata dai servizi cimiteriali in merito ai prezzi applicati nei comuni del nord di Milano e di un confronto con le imprese esercenti l’attività funebre con sede commerciale nel territorio comunale. Lo schema consente, altresì, l’adesione alla convenzione solo alle imprese del settore che hanno la sede commerciale nel territorio comunale (art. 7).

Al riguardo, l’Autorità ha ritenuto opportuno svolgere le seguenti considerazioni. Innanzitutto, si osserva che la previsione di tariffe fisse, inderogabili al ribasso, nell’ambito di una convenzione per l’offerta di servizi commerciali, appare in contrasto con i principi posti a tutela della concorrenza. A ciò si aggiunga che quanto previsto dall’art. 4 dello schema di convenzione è reso ancora più cogente dalla circostanza (anche confermata da codesta Amministrazione nella risposta alla richiesta d’informazioni del 12 novembre 2019) secondo cui, qualora l’impresa funebre convenzionata applichi tariffe inferiori a quelle definite dallo schema, verrebbe esclusa dalla convenzione stessa.

Sul punto, l’Autorità richiama il proprio orientamento più volte ribadito in materia di servizi funebri1, in forza del quale, affinché la convenzione per l’offerta di servizi funebri a prezzi contenuti sia in linea con i principi a tutela della concorrenza, è necessario che essa si presenti, da un lato, “come un’iniziativa aperta a tutte le imprese dotate di alcuni requisiti minimi per operare nel settore funebre e, dall’altro, il prezzo convenzionato deve intendersi come un tetto massimo derogabile al ribasso, in tal modo lasciando aperta la possibilità che si sviluppino dinamiche competitive tra i diversi operatori del mercato”.2

Quanto richiesto dall’art. 4 dello Schema di convenzione, pertanto, risulta in contrasto con l’art. 41 della Costituzione, con la libertà di prestazione dei servizi ex art. 56 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), nonché con l’art. 2 della l. n. 287/1990.

Con riguardo alla limitazione territoriale posta dal citato art. 7 dello schema di convenzione, si apprezza favorevolmente l’impegno dichiarato da Codesta Amministrazione nella risposta del 12 novembre 2019 di modificare lo “schema di convenzione che scade a dicembre 2020, dando la possibilità di aderire alla stessa a tutte le agenzie che inoltreranno apposita istanza, previa verifica del possesso dei requisiti richiesti dalla convenzione”. Tale modifica, infatti, appare necessaria, considerato che il limite territoriale imposto alle imprese funebri appare in violazione dei principi a tutela della concorrenza3, in quanto limita ingiustificatamente l’esercizio della libertà d’iniziativa economica ex art. 41 della Costituzione, nonché la libertà di prestazione dei servizi ex art. 56 del TFUE. Inoltre, con riguardo al previgente art. 74, comma 4, della l.r. Lombardia n. 33/20094 (ora abrogato dalla l.r. n. 3/2019), si osserva che esso sarebbe comunque dovuto essere interpretato in senso ragionevolmente proporzionato alle perseguite finalità di interesse pubblico generale, alla stregua dei principi costituzionali in materia di libertà di iniziativa economica, come previsto dall’art. 1, commi 2 e 4, del d.l. n. 1/2012 convertito, con modificazioni, in legge 24 marzo 2012, n. 27. (c.d. decreto Cresci Italia).

Ai sensi dell’articolo 21-bis, comma 2, della legge n. 287/90, codesta Amministrazione dovrà comunicare all’Autorità, entro il termine di sessanta giorni dalla ricezione del presente parere, le iniziative adottate per rimuovere la violazione della concorrenza sopra esposta. Laddove entro il suddetto termine tali iniziative non dovessero risultare conformi ai principi concorrenziali sopra espressi, l’Autorità potrà presentare ricorso entro i successivi trenta giorni. Il presente parere sarà pubblicato sul Bollettino dell’Autorità ai sensi dell’articolo 26 della legge n. 287/90.

IL PRESIDENTE
Roberto Rustichelli

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  1. Cfr. parere del 3 maggio 2012, Comune di Piacenza – Stipula accordo con le imprese di onoranze funebri (AS984), in Boll. 36/2012; parere del 14 giugno 2013, Comune di Tavagnacco (UD)- servizi funebri a tariffe agevolate (AS1056), in Boll. n. 24/2013; parere 19 aprile 2017, Comune di S. Agata sul Santerno/Servizi funebri “tipo” a prezzi contenuti (AS1377) in Boll. n. 21/2017; AS1578, Comune di Conselice (RA) – Prestazione di servizi funebri tipo a prezzi contenuti, 7 marzo 2019, Boll. n. 16/2019.
  2. Sul tema dell’offerta concorrenziale di servizi funebri, si richiama sul tema la sentenza del T.A.R. Abruzzo, sez. I, n. 608 del 30 luglio 2015, con cui è stato affermato che “i Comuni possono ora gestire il servizio di trasporto funebre solo in regime di libera concorrenza con le imprese private (soggette a mera autorizzazione per i profili igienico-sanitari, commerciali e quelli inerenti le pratiche di stato civile e cimiteriali) e che gli stessi Comuni non possono più fissare le tariffe per il trasporto funebre”.
  3. A riguardo, si richiama una risalente sentenza del Consiglio di Stato, sez. V, del 20 dicembre 1985, n. 486 con cui veniva declarata l’illegittimità del regolamento comunale per il servizio mortuario di Torino “per contrasto col principio fondamentale della libertà di attività economica, nella parte in cui limita alle sole imprese di pompe funebri aventi sede nella città la possibilità di svolgere i servizi in favore dei deceduti in Torino e destinati ai cimiteri cittadini”.
  4. Tale disposizione normativa così recitava: “Il conferimento dell'incarico per il disbrigo delle pratiche amministrative, la vendita di casse e articoli funebri e ogni altra attività connessa al funerale si svolge unicamente nella sede o nelle sedi indicate nella SCIA o, eccezionalmente, su richiesta degli interessati, presso altro luogo, purché non all'interno di strutture sanitarie di ricovero e cura pubbliche e private e locali di osservazione”

Comunicato relativo all’adeguamento del Comune di Cinisello Balsamo (MI) al parere espresso dall’Autorità ex art. 21-bis della legge n. 287/1990 in merito alla delibera della Giunta comunale di Cinisello Balsamo del 23 novembre 2017, n. 262, avente ad oggetto l’approvazione dello schema di convenzione tra l’amministrazione e le imprese esercenti l’attività funebre per l’esecuzione di servizi funebri a prezzi convenzionati per il triennio 2017-2020

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nella riunione del 4 febbraio 2020, ha deliberato di non impugnare davanti al Tribunale amministrativo regionale competente la delibera della Giunta comunale di Cinisello Balsamo (MI) del 23 novembre 2017, n. 262, avente ad oggetto l’approvazione dello schema di convenzione tra l’amministrazione e le imprese esercenti l’attività funebre per l’esecuzione di servizi funebri a prezzi convenzionati per il triennio 2017-2020.

Infatti, l’Autorità ha ritenuto che sono venuti meno i presupposti per il ricorso previsto dall’art. 21- bis della legge n. 287/1990.

Nel parere motivato deliberato nella riunione del 27 novembre 2019 ai sensi dell’art. 21-bis della legge n. 287/1990, l’Autorità ha rilevato che alcune delle previsioni della citata delibera della Giunta comunale integrassero una violazione dei principi nazionali ed europei a tutela della concorrenza. In particolare, lo schema di convenzione approvato dalla delibera prevede la fissazione di un prezzo convenzionato dei servizi funebri offerti, nonché consente l’adesione alla convenzione solo alle imprese del settore dotate di una sede commerciale nel territorio comunale. A riguardo, l’Autorità ha osservato: da un lato, che la previsione di tariffe fisse inderogabili al ribasso nell’ambito di una convenzione per l’offerta di servizi commerciali appare in contrasto con l’art. 41 della Costituzione, con la libertà di prestazione dei servizi ex art. 56 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), nonché con l’art. 2 della l. n. 287/1990; dall’altro lato, che la circoscrizione del novero delle imprese disposte ad aderire alla convenzione tra quelle aventi sede commerciale nel territorio comunale limiti ingiustificatamente l’esercizio della libertà d’iniziativa economica ex art. 41 della Costituzione, nonché la libertà di prestazione dei servizi ex art. 56 del TFUE.

A seguito del ricevimento del parere motivato, il Comune di Cinisello Balsamo - con comunicazione pervenuta all’Autorità il 29 gennaio 2020 - ha trasmesso la Deliberazione della Giunta Comunale n. 10 BOLLETTINO N. 6 DEL 10 FEBBRAIO 2020 16 del 28 gennaio 2020 (“Approvazione nuovo schema di convenzione tra l’amministrazione comunale e le imprese esercenti l’attività funebre per l’esecuzione di servizi funebri a prezzi convenzionati per il biennio febbraio 2020-febbraio 2022”) in grado di risolvere le perplessità concorrenziali sollevate dall’Autorità con il suddetto parere motivato.

Infatti, l’Amministrazione locale ha annullato la deliberazione oggetto del parere e, recependo i rilievi sollevati dall’Autorità, ha in tal senso introdotto delle conformi previsioni nel nuovo schema di convenzione. A riguardo, si richiamano l’art. 3 (Servizi funebri a prezzi convenzionati) secondo cui “Il prezzo citato è esente da IVA e da intendersi come tetto massimo derogabile al ribasso da parte delle imprese funebri” e l’art. 7 (Requisiti delle imprese) in forza del quale “L’adesione alla presente convenzione è libera e aperta a tutte le imprese autorizzate ai sensi della vigente Legge Regionale n. 4 del 4 marzo 2019 e del vigente Regolamento della Regione Lombardia 9 novembre 2004 n. 6 e ss. mm. “Regolamento in materia di attività funebre e cimiteriale. Tutti i requisiti per l’adesione al Servizio devono permanere per tutta la durata della convenzione, pena la cancellazione dall’elenco”.

Preso atto del nuovo schema di convenzione approvato dal Comune rispetto al parere motivato formulato ai sensi dell’art. 21-bis della legge n. 287/1990, nella propria riunione del 4 febbraio 2020, l’Autorità ha deliberato l’archiviazione del procedimento, ritenendo che le circostanze comunicate siano suscettibili di rimuovere i dubbi concorrenziali espressi nel parere del 27 novembre 2019.


Maniaci del fai-da-te? c’è la bara da assemblare

I nostri lettori non inizino a preoccuparsi per questo ennesimo scadimento nei servizi funebri: l’originale trovata è tutta nipponica e limitata a quel mercato, dove però può essere acquistata anche per corrispondenza.

A lanciare questa imperdibile offerta è un operatore di onoranze funebri decisamente low cost che, con delle strategie che ricordano certe compagnie aeree, promuove un prodotto “basic” che chiede al cliente di montarsi anche il cofano, che immaginiamo confezionato in pacchi piatti come quelli delle cucine IKEA, e che il venditore specifica stare comodamente anche in una Prius.

Per 28.380 Yen giapponesi (meno di 250 euro) il “bricoleur dolente” può portare a casa:
• una bara componibile in legno;
• un’urna in metallo per l’eventuale cremazione;
• una scatola d’argento per le ossa avanzate dopo la cremazione;
• un set composto da cuscino, materassino e coperta;
• alcuni panni da imballaggio;
• un manuale di istruzioni dedicato non solo al montaggio della bara ma anche alle varie attività correlate cui l’emulo di zio Paperone sarà inevitabilmente chiamato (trasportare la salma, organizzare la cremazione…)
Che si tratti solo di una trovata promozionale o di un nuovo mercato destinato a imporsi, il sito dell’operatore in questione è, ahinoi, solo in giapponese: a chi volesse approfondire consigliamo la traduzione di Google verso l’inglese, quella in italiano è mortalmente incomprensibile.

https://store.so-gi.com/


Scivolone piemontese dal sapore amaro. Il Consiglio Regionale si fa tirare la giacchetta.

Un gruppo di sparuti interessati di parte fa la sua comparsa lo scorso 11 febbraio durante la seduta del Consiglio di Regione Piemonte mentre si stava cercando di votare le modifiche alla Legge Regionale per scrivere, finalmente, nero su bianco e senza possibilità di ulteriori fantasiose interpretazioni, ed una volta per tutte, la possibilità di trasferire i defunti, nell'arco delle 24 ore ed indipendentemente dall'accertamento di morte, presso l’obitorio od il servizio mortuario delle strutture ospedaliere, presso apposite strutture adibite al commiato o presso l’abitazione propria o dei familiari per facilitare le famiglie in un ossequio funebre rispettoso dei propri desideri.
Proposta resasi necessaria per far sì che questi trasferimenti si potessero fare (visto che già si fanno) in tutto il Piemonte indistintamente dalla provincia o indipendentemente se il malcapitato fosse morto in una struttura pubblica o privata.

UNA MODIFICA GUIDATA DALLA OPPORTUNITÀ DI ADEGUARSI A TUTTE LE REGIONI CONFINANTI
UNA MODIFICA CHE AVREBBE FINALMENTE POTUTO FAR ESERCITARE AI CITTADINI PIEMONTESI I MEDESIMI DIRITTI DEI CITTADINI DI ALTRE REGIONI (confinanti o meno)
UNA MODIFICA GUIDATA DAL BUON SENSO E PER TUTELARE LE FAMIGLIE ED I LORO INVIOLABILI DIRITTI: non vi è l'obbligo di trasferire i defunti esclusivamente nelle Case Funebri, ma si dà la possibilità di scegliere il luogo, compresa la propria abitazione, dove svolgere la veglia funebre ...
UNA MODIFICA PER NON FARE SEMPRE LA STESSA FIGURA DA ITALIANI MEDI CHE UNA COSA VALE PER ME E NON PER TE

.... invece NO tutto sospeso. Motivazione?
Perché questa modifica (sostiene qualcuno) potrebbe ledere la micro impresa che di danaro per realizzare strutture per il commiato non ne ha abbastanza oppure non ne vuole cacciare fuori.
E della gente?... Chi se ne frega.
E tutti quegli altri imprenditori in Italia (circa 400) che hanno realizzato strutture per il commiato? Una manica di fessi.
Nell'onesto ed irreprensibile Piemonte si cerca di non fare quello che è già stato fatto in tutto il resto d'Italia e cioè di gettare le basi per un sano confronto fra le imprese portando all'evidenza le più capaci (che non sempre risultano essere le più grandi e virtuose) ed instaurando uno stimolo alla crescita. Si sa che il Piemonte ha forte vocazione conservativa ma in questo caso la definirei autolesiva.
L'alunno discolo ha chiesto al Prof. che la lezione fosse sospesa perché non aveva studiato, non ne aveva avuto il tempo o la voglia. Noi riteniamo che probabilmente non ne abbia la capacità.
Se vi va leggetevi la nostra richiesta, scritta con i colleghi di Feniof, di far riprendere con una sana urgenza l'approvazione di queste modifiche.
Salviamo il salvabile o per lo meno salvatevi la faccia davanti al resto delle altre Regioni. Oppure, per coerenza bloccate la Fiat perché i piccoli produttori non possono stare dietro ai processi innovativi e di sviluppo di quel settore.

 

Scarica da questo link la lettera congiunta Federcofit e Feniof


LA CREMAZIONE IN ITALIA

Lo sviluppo, diremmo, esponenziale della cremazione in Italia, registrato negli ultimi anni pone questa pratica funeraria al centro dell’attenzione della funeraria per molteplici aspetti e conseguenze.

Ormai siamo lontani anni luce dal secolo passato, anche se sono passati solo 20 anni, quando le percentuali che interessavano le cremazioni nel nostro paese si articolavano in numeri ad una sola cifra.

Con queste prime ed elementari riflessioni vogliamo aprire, su Hermes e sui vari canali di comunicazione di Federcofit, una finestra sugli aspetti che hanno origine da questo fenomeno. Non si tratta di aspetti e fenomeni marginali.

Chi guardasse, oggi, per fare un solo esempio, alla realtà milanese che vanta un ricorso alla cremazione per oltre il 70% dei deceduti, si rende conto di quale salto si registra da quando, nel lontanissimo 1996-1998 si lamentava una drammatica carenza di loculi e di posti salma nei cimiteri milanesi: oggi gli spazi cimiteriali sovrabbondano ed il problema è riempirli, con l’esplosione di problemi economici e gestionali sempre più gravi. Non solo, stante questa situazione anche il ruolo che tradizionalmente, a partire dall’Editto di Saint Cloud, i cimiteri hanno ricoperto, quello cioè di tutelare la salute pubblica con un ruolo eminente dello Stato, attraverso le sue articolazioni, viene oggettivamente messo in discussione per sviluppare maggiormente la funzione di tutela e sviluppo del “ricordo” e dell’ossequio.

Non a caso nell’introduzione all’ipotesi di modifica del DPR 285/90,  correvano gli anni del ministro Prof. Sirchia (2001) si parlava di un possibile recupero di ambienti urbani, fuori dai tradizionali cimiteri, per accogliere le ossa o le ceneri dei defunti e facilitare l’ossequio da parte delle persone anziane, una sorta, quindi, di cimitero, o meglio ossario e cinerario, di quartiere.

Certo gli aspetti che abbiamo richiamato, indipendentemente dal punto di arrivo che ognuno può prospettare o desiderare, comportano sia una profonda rilettura dei cimiteri, della loro funzione e della loro gestione, ma richiedono, anche, uno sforzo di “fantasia” che favorisca la valorizzazione della personalizzazione del “ricordo” e rompa quel trend alla standardizzazione su cui si sono incamminati, salvo rare ed encomiabili eccezioni, i cimiteri italiani nel corso degli ultimi decenni.

Dall’altro lato della medaglia si registra una crescita significativa delle strutture funzionali alla soddisfazione della domanda crescente di cremazione, a partire dagli impianti crematori.

L’analisi dei dati statistici elaborati e pubblicati da Sefit (e fosse anche solo per questo dobbiamo grande gratitudine a questa organizzazione) dal 1995 al 2005 si passa da n. 31 crematori a n. 43 crematori (+12), mentre dal 2006 al 2018 da n. 44 a n. 83 crematori (+39): un trend sicuramente sorprendente per qualsiasi osservatore. Secondo alcuni la programmazione di impianti per l’intero paese dovrebbe garantire un impianto per 500.000 abitanti circa: ci siamo quasi.

Corrispondente è il trend delle cremazioni, in termini assoluti ed in termini percentuali rispetto al totale dei decessi. Riprendendo gli anni di riferimento che abbiamo citato, nel 1995 si sono registrate n. 15436 cremazioni pari al 2,78% dei decessi, nel 2005 n. 48.196 cremazioni pari al 8,50% dei decessi, nel 2018 si sono registrate n. 183.146 cremazioni pari al 28,93% dei decessi (sostanzialmente il 30%). Il nostro paese si sta avvicinando a grandi passi alle percentuali presenti in paesi di tradizioni cremazioniste ben più rilevanti come la Francia. Sicuramente la differenza tra nord e sud rimane ancora grande ma l’analisi dei trend e la crescita della domanda di realizzare impianti crematori anche nelle regioni meridionali portano a prospettare un progressivo avvicinamento dei dati meridionali a quelli del centro-nord.

Cresce anche l’associazionismo per la cremazione: alle tradizionali organizzazioni, SOCREM, Icrem, Registro Italiano Cremazioni, se ne aggiungono altre più o meno fantasiose, Associazione Italiana per la cremazione viterbese, la napoletana Asso. Crem (convenzionata con un’impresa funebre), la Società di cremazione vicentina, … che rappresentano in qualche modo la risposta sociale ad un fenomeno in diffusa crescita nel paese.

Cresce anche la cura estetica per gli impianti di cremazione che assomigliano sempre meno ad opifici ma cercano di tradurre, anche esteticamente, le funzioni rituali che sottostanno alla generalità delle pratiche funerarie. Di converso registriamo anche la crescita dell’ostilità, immotivata o motivata che sia, espressa dalle collettività insediate nei pressi di un edificando crematorio.

Abbiamo accennato ad alcuni temi inerenti lo sviluppo di questa pratica funeraria consapevoli che tante altre sono le problematiche che si dovranno affrontare con la sua progressiva espansione e su cui anche le norme e le disposizioni di legge dovranno intervenire.

L’obiettivo che ci poniamo è quello, prima di tutto, di indagare, e, quindi, arricchire la conoscenza di questo fenomeno nei suoi vari aspetti perché se un fenomeno lo conosci lo puoi anche gestire, se non lo conosci rischi di soccombere.

Da questo intervento nasce una sorta di rubrica sul tema, come Hermes ha fatto su altri temi, che è, prima di tutto, messa a disposizione di chi vuole intervenire con propri contributi, testimonianze, approfondimenti, e che vedrà la presentazione delle strutture dedicate a questa pratica, i crematori in primis, ma anche le esperienze che si potranno sviluppare all’interno dei cimiteri per la custodia e l’ossequio delle ceneri dei defunti.

Giuseppe Caciolli