Il cimitero dei Cappuccini di Palermo si trova presso l'omonimo convento e le celebri catacombe, accanto alla chiesa di Santa Maria della Pace, in piazza Cappuccini.

Cimiteri d'Italia: Palermo

Catacombe di Porta d'Ossuna

Le catacombe di Porta d'Ossuna sono un cimitero ipogeo paleocristiano di Palermo.

Le catacombe di Porta d'Ossuna sono un cimitero ipogeo paleocristiano di Palermo.
Le catacombe di Porta d'Ossuna sono un cimitero ipogeo paleocristiano di Palermo.

Il sito è posto nella depressione naturale del Papireto a nord-ovest della città, e fu tagliato lungo corso Alberto Amedeo per l'edificazione dei bastioni cinquecenteschi. Il complesso fu scoperto  nel 1739 durante i lavori per la costruzione del convento delle Cappuccinelle ed esplorato dal principe di Torremuzza, mentre nel 1907 fu studiato per la prima volta da Joseph Führer e Victor Schultze. Durante la seconda guerra mondiale le catacombe vennero utilizzate come ricovero dalla popolazione per rifugiarsi dai bombardamenti.

L'ingresso è oggi su corso Alberto Amedeo, preceduto da un vestibolo costruito per volere di Ferdinando I di Borbone nel 1785, di cui resta un'iscrizione celebrativa all'entrata; in passato questo era posto a sud-ovest, dove si trova un rampa d'accesso con sette gradini ed un basamento trapezoidale probabilmente impiegato come mensa per i refrigeria (banchetti funebri). La catacomba è articolata su un asse est-ovest e diversi corridoi perpendicolari, dove si parano arcosoli polisomi, loculi e cubicoli. Le pareti erano dipinte, ma oggi restano solamente alcune tracce di intonaco. Alla scoperta nel XVIII secolo fu rinvenuta un'iscrizione funeraria per una bambina, oggi conservata al Museo archeologico regionale Antonio Salinas. La struttura, nonostante le dimensioni più modeste, è simile alle catacombe di Siracusa e risale al IV-V secolo.

 

Cimitero dei Cappuccini

Il cimitero dei Cappuccini di Palermo si trova presso l'omonimo convento e le celebri catacombe, accanto alla chiesa di Santa Maria della Pace, in piazza Cappuccini.
Il cimitero dei Cappuccini di Palermo si trova presso l'omonimo convento e le celebri catacombe, accanto alla chiesa di Santa Maria della Pace, in piazza Cappuccini.

Il cimitero dei Cappuccini di Palermo si trova presso l'omonimo convento e le celebri catacombe, accanto alla chiesa di Santa Maria della Pace, in piazza Cappuccini. È stato realizzato a partire della metà del XIX secolo quando le nuove disposizioni sanitarie vietarono le sepolture nelle chiese e nelle catacombe. Vi si trovano numerose cappelle gentilizie e monumenti funerari su progetto di architetti e scultori di rilievo come Antonio Ugo e Domenico De Lisi.

Il cimitero di Sant'Orsola, ufficialmente denominato camposanto di Santo Spirito, è un cimitero monumentale di Palermo situato in piazza Sant'Orsola 2.

È il secondo in città per estensione, ed è conosciuto anche come meta turistica. Al suo interno sono tante infatti le tombe, le lapidi di una Palermo nobile di fine '700 e '800. Fu costruito nel 1783 per volere del viceré Domenico Caracciolo attorno alla preesistente Chiesa del Vespro, uno dei maggiori esempi di architettura normanna. Fu il primo cimitero aperto (in Europa) a tutte le classi sociali.

La vasta struttura cimiteriale è visibile da più quartieri per via sia delle elevate altezze delle costruzioni sepolcrali, che delle luci votive che illuminano le lapidi.

In passato il cimitero ha accolto le salme di:

Luigi Filippo Roberto d'Orléans (1869-1926), esploratore e politico francese, noto con il titolo di Duca d'Orléans. Morto a Palermo, fu sepolto nella cappella Scardina in attesa di essere trasferito nella cappella reale di Dreux, il 12 maggio 1931;

Giovanni Falcone (1939-1992), morto nella strage di Capaci, dal 2015 riposa nella chiesa di San Domenico[2]; anche le spoglie della moglie, il giudice Francesca Morvillo (1945-1992), sono state trasferite, nel 2016, nel Cimitero di Santa Maria dei Rotoli a Palermo[3];

Padre Pino Puglisi (1937-1993), ucciso dalla mafia, è stato tumulato nella cappella dei Santi Euno e Giuliano appartenente all'omonima confraternita fino al 15 aprile 2013, giorno in cui la salma è stata traslata alla cattedrale di Palermo.

Il cimitero di Santa Maria dei Rotoli si trova nel quartiere Vergine Maria a Palermo ed è il più grande cimitero della città. È stato impiantato a ridosso di Monte Pellegrino nel 1837 quando, in seguito all'epidemia di colera, il cimitero di Sant’Orsola non era più sufficiente ad accogliere le salme. Vi sono monumenti e cappelle realizzate dai maggiori scultori palermitani dell'epoca, fra cui Benedetto CivilettiPasquale Civiletti e Antonio Ugo, per citarne solo alcuni.

Ad un'estremità si trova il cimitero acattolico o "degli inglesi", un'area rettangolare cinta da alti muri, dove venivano sepolte persone di altra fede (ad es. protestanti, ortodossi ed ebrei) o senza fede, tanto di origine straniera, quanto di origine italiana. Vi sono sepolti, fra gli altri, alcuni membri della famiglia Whitaker, la famiglia Ahrens, Christian Caflisch e alcuni membri della famiglia Noto La Diega.

Il cimitero di Santa Maria di Gesù è un antico cimitero monumentale di Palermo, il più antico della città.

Situato sulla salita Belvedere, è intitolato a santa Maria di Gesù, così come gli adiacenti chiesa e convento, e l'omonima borgata, situata ai piedi del monte Grifone.

Vi si trovano numerose cappelle gentilizie appartenenti ad alcune tra le principali famiglie di Palermo; per questa ragione viene anche detto "cimitero dei Nobili".


Due appuntamenti in Sardegna sul nuovo Regolamento

Il 18 e 19 giugno, rispettivamente a Sassari e Cagliari, Federcofit incontra gli Operatori sardi, per approfondire le novità del Regolamento regionale in tema di obblighi formativi, requisiti dei mezzi funebri, adempimenti obbligatori, puntura conservativa, verbale di chiusura feretro e sugli altri argomenti di interesse per il Comparto.

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Cimiteri d'Italia: Torino

Continuiamo il nostro viaggio, visitando la capitale Sabauda e i suoi cimiteri.

Cimitero Monumentale

Il cimitero monumentale, il cui ingresso è mostrato nell'nell'immagine di copertina, - precedentemente conosciuto come cimitero generale - è il più grande cimitero della città di Torino, tra i primi in Italia per numero di defunti (oltre 400.000). Situato nel sotto-quartiere Vanchiglietta  è posto a ridosso del parco Colletta, poco a monte della confluenza del fiume Dora Riparia nel Po.

La parte antica del cimitero si sviluppa a partire dall'ingresso principale di corso Novara ed è di forma ottagonale. Essa contiene numerose tombe storiche e 12 km di porticati, arricchiti da sculture di pregio artistico, da cui il nome di "cimitero monumentale". Nel corso degli anni vi sono stati successivi ampliamenti del corpo storico centrale in direzione del parco Colletta. Al cimitero è annesso un tempio crematorio edificato nel 1882, il secondo in Italia dopo quello di Milano (1876).

La costruzione del cimitero monumentale fu deliberata nel 1827 dal Consiglio dei Decurioni, antenato del moderno consiglio comunale, in sostituzione del piccolo e vetusto cimitero di San Pietro in Vincoli. La proposta e il finanziamento dell'opera avvennero su impulso del filantropo Marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo, che nel 1828, con la donazione di 300 mila lire piemontesi, ne permise l'acquisto del terreno e l'edificazione del primo nucleo. La prima pietra fu posata dall'allora sindaco di Torino Luigi Francesetti di Mezzenile. Il problema più rilevante da affrontare, fu l'infiltrazione d'acqua della vicina Dora Riparia, questione che fu risolta deviando il corso del fiume, e rettificandone il tracciato meandriforme, con progetto del 1889  realizzato solo nel 1930.
In data 27 ottobre 2015 il comune di Torino ha intitolato il piazzale di entrata al cimitero proprio a Carlo Tancredi Falletti di Barolo per ricordare il decisivo contributo dato alla costruzione dello stesso.

Cimitero di San Pietro in Vincoli

Il cimitero di San Pietro in Vincoli, oramai dismesso, sorge in Torino nell'omonima via del quartiere Aurora. È stato il primo cimitero della città sabauda edificato nel 1777 fuori dalle mura cittadine su progetto dell'architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco.

Nel 1777, con il decreto del 25 novembre che vietava per motivi igienici la pratica delle inumazioni presso le chiese, il re Vittorio Amedeo III, dispose la costruzione di appositi cimiteri per la sepoltura dei defunti. Fu così che si diede avvio alla costruzione di un'opera che rappresentava il primo cimitero costruito fuori dalla cinta muraria cittadina.

Il nuovo cimitero era però di piccole dimensioni, risultando in pochi anni sovraffollato oltre che carente dal punto di vista sanitario poiché d'estate i cadaveri, essendo seppelliti in modo caotico e approssimativo, emanavano un fetore intollerabile per gli abitanti delle zone vicine. Con la costruzione del cimitero monumentale a partire dal 1829 il cimitero di San Pietro in Vincoli cadde in uno stato di disuso e pochi anni dopo fu chiuso al pubblico e adibito alla sola inumazione dei giustiziati (a parte quelle nelle cappelle private).

Nel 1852, a seguito dello scoppio della polveriera del vicino arsenale militare, il cimitero subì gravi danni e nel 1854 venne decisa la sua abolizione anche come cimitero dei giustiziati. Le sepolture nelle cappelle private ebbero luogo ancora sino al 1882.

Per lungo tempo oggetto di vandalismo, profanazioni e teatro di messe nere, nel 1988 venne radicalmente ristrutturato. Gran parte dei resti dei cadaveri (tranne le cripte del prato centrale che sono state sigillate) sono stati trasferiti al cimitero monumentale. Attualmente l'area del cimitero è adibita a luogo di eventi culturali e spettacoli teatrali.

Il cimitero si presenta con una tipologia a corte e porticato coperto su 3 lati. Sulla facciata, in stile neoclassico, compaiono 2 ordini di lesene: la prima presenta capitelli con ghirlande mentre l'altra raffigura teschi alati; sul timpano del pronao è rappresentato l'angelo della morte. Lo spazio centrale è adibito ad ossario, circondato da 44 pozzi adibiti a sepoltura comune per le salme dei non abbienti mentre sotto i portici (quindi al coperto) ci sono 72 tombe private, distribuite tra lapidi e busti, dove venivano seppelliti i nobili (famiglie Saluzzo di Paesana, Alfieri di Sostegno, Vernazza).

Attorno al cimitero venne riservata un'area per i non battezzati ed i morti suicidi ed un'altra per gli impiccati e gli esecutori di giustizia.

All'ingresso del cimitero compariva una piccola cappella funeraria al cui interno vi era una statua di stile neoclassico denominata La morte velata, in pratica una figura di donna con volto coperto da un velo che le conferiva l'aspetto di un fantasma con sembianze femminili. Tale statua fu realizzata nel 1794 dallo scultore Innocenzo Spinazzi in commemorazione della prematura morte (1792) della principessa russa ventottenne Varvara Belosel'skij, moglie di Aleksandr Michajlovič Belosel'skij-Belozerskij, ambasciatore russo presso la corte sabauda. Nel 1975 tuttavia la statua è stata rimossa, per motivi di cattiva conservazione, ed è custodita all'interno della Mole Antonelliana.

Denominazione popolare

I torinesi affibbiarono al cimitero la denominazione San Pé dij còj (in lingua italiana: "San Pietro dei cavoli"), a causa dell'assonanza con còj della piemontesizzazione della parola "Vincoli" che diveniva Vincòj.

CIMITERO PARCO

Dopo quello monumentale, il più grande luogo di sepoltura di Torino è il Cimitero Parco, al fondo di corso Orbassano. Inaugurato nel 1972, si ispira ai modelli nordici immersi nel verde e minimalisti. Il terreno pianeggiante fu reso ondulato attraverso la creazione di collinette artificiali che nascondono i complessi di tumulazione. All’interno dei due cimiteri maggiori vi sono anche aree di sepoltura riservate alla comunità ebraica (Monumentale), evangelica (Monumentale e Parco) ed islamica (Parco), a ordini religiosi e corpi militari.

CIMITERI SASSI, CAVORETTO E ABBADIA DI STURA

I cimiteri di SassiCavoretto e Abbadia di Stura sono insediamenti a servizio delle zone urbane situate oltre i fiumi Po, Dora e Stura. Mirafiori è invece una piccola area cimiteriale, ultima testimonianza della ventina di cimiteri scomparsi a Torino tra fine Ottocento e inizio Novecento.


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– NECROFORO

Il necroforo è colui che esegue la movimentazione del feretro e segue la preparazione della salma.

– ADDETTO AL TRASPORTO

L’addetto al trasporto è colui che in più guida il mezzo, è il riferimento della squadra e redige appositi verbali.

– DIRETTORE TECNICO ADDETTO ALLA TRATTAZIONE AFFARI

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Cimiteri d'Italia: Venezia

Nel nostro giro d'Italia alla scoperta delle tradizioni cimiteriali del nostro Paese, visitiamo in questa puntata i cimiteri di Venezia, il più storico dei quali è il  cimitero di San Michele, si trova nell'isola omonima della laguna veneta, posta tra Venezia e Murano.

Un tempo era la Cavana de Muran, dove i muranesi "parcheggiavano" le loro barche.

Ornata da cipressi e chiusa da alte pareti in terracotta, l'isola-cimitero di San Michele è una delle più praticate tappe di itinerari in laguna sul filo della memoria.

Una visita al cimitero di Venezia può trasformarsi in un viaggio emozionante e in un pelegrinaggio culturale.

Dal vaporetto, a mano a mano che ci si allontana dalla riva delle Fondamenta Nuove, si può scorgere il rosso dei mattoni dei muri di cinta e il verde cupo dei cipressi che contrasta con la bianca chiesa del Codussi che sovrasta la pavimentazione colorata del campo: è l'isola di San Michele, il cimitero monumentale di Venezia.

San Michele non fu sempre il cimitero della Serenissima. In quest'isola fra Venezia e Murano le famiglie Briosa e Brustolana fecero erigere, nel X secolo, una chiesa sotto il titolo di San Michele Arcangelo.

Nel 1212 il capitolo di Torcello concesse l'isola e la chiesa all'ordine camaldolese e la chiesa fu ampliata e riconsacrata nel 1221.

Sull'isola, san Romualdo, fondatore dell'ordine camaldonese, avrebbe trascorso alcuni anni in eremitaggio, e più tardi vi avrebbero soggiornato, fra gli altri,  fra' Mauro, geografo e autore del famoso planisferio della seconda metà del Quattrocento, ora conservato presso la Biblioteca Marciana, e fra' Cappellari, il futuro papa Gregorio XVI.

Verso il 1300 la Sede Apostolica concesse al monastero il titolo di abbazia e nel 1436 fu cominciata la costruzione del chiostro detto "piccolo", tuttora esitente, mentre tra il 1456 e il 1460 fu eretto il campanile.

Alcuni anni dopo l'abate Pietro Donà affido incarico al Codussi di riedificare la chiesa.

Tra il 1523 e 1526 fu aggiunta al convento un'ala da adibire a foresteria e due anni più tardi si iniziò la costruzione della cappella Emiliana, edificata per volontà della vedova del patrizio Giovanni Emiliani.

San Michele in realtà ospitò il cimitero solo dal 1837 quando venne interrato lo stretto canale che distingueva i due isolotti di San Michele e San Cristoforo della Pace in modo da ampliare l'estensione del camposanto che, dal 1807 per volere di Napoleone, sorgeva su quest'ultima. In precedenza le sepolture venivano effettuate nei sagrati o all'interno delle chiese e, quando questi si riempivano, i resti erano trasferiti nelle isole della laguna (noto specialmente l'ossario di Sant'Ariano). L'abitudine di sgomberare così i cimiteri fu mantenuta sino al XIX secolo.

A partire dal febbraio 1806, la necessità di un unico luogo di inumazione posto al di fuori della città lagunare diventa urgente. In un primo momento, si individua l'area occupata dal Monastero delle Clarisse di Santa Maria Maggiore, nel sestiere di Santa Croce. L'architetto Giuseppe Picotti immagina una necropoli cinta da portici, in grado di ospitare 660 tombe. Ma il progetto è troppo costoso e non viene realizzato. I progetti seguenti prendono in considerazione l'isola di Sant'Andrea della Certosa, senza però arrivare ad una concretizzazione. È Napoleone nel 1807, al termine di un soggiorno in città, a individuare la soluzione al problema, indicando l'isola di San Cristoforo, posta fra Venezia e Murano. L'anno seguente l'isola viene evacuata, l'incarico viene conferito a Giannantonio Selva, che avvia i lavori. Nel maggio 1813 la costruzione risulta ultimata e il 28 giugno vengono benedette la cappella e il cimitero, affidato alle cure dei Frati Agostiniani. Il nuovo camposanto incontra però scarso entusiasmo. Diventato ben presto insufficiente, diventa necessario adibire a cimitero anche la vicina isola di San Michele che ospita un importante monastero camaldolese. Nel 1810, per decreto napoleonico, il monastero viene soppresso e l'isola resta di proprietà del Demanio, che la vende alla Municipalità per essere unita a San Cristoforo, sotto la cura dei frati Francescani. Nel 1826 iniziano le prime inumazioni a San Michele mentre dal 1835 iniziano i lavori di interramento dello stretto canale che divide i due isolotti, lavori che si concludono nel 1839. Una volta unificato, il cimitero prende il nome di San Michele. Nel 1843 viene bandito un concorso per l'unificazione stilistica del complesso. Vince Lorenzo Urbani ma il progetto non ha seguito a causa delle ristrettezze economiche in cui versa la città lagunare. Nel 1858 viene quindi bandito un nuovo concorso, vinto da Annibale Forcellini, che verrà realizzato parzialmente e con alcune modifiche, solo a partire dal 1870-71.

Nel 1998 S. Michele è stato oggetto di un concorso per l'ampliamento, vinto dall'architetto David Chipperfield.

A seconda della confessione religiosa, il cimitero è diviso nelle aree cattolica, ortodossa e evangelica. Il cimitero ebraico di Venezia, invece, si trova sull'isola del Lido.

L'emiciclo 22 d'ingresso (recinto XI) al cimitero storico monumentale ottocentesco è composto da 38 edicole, di cui sono parte varie cappelle gentilizie private appartenenti a nobili famiglie.

All'interno del cimitero, lungo le file di cipressi e di tassi, tombe antiche e logorate dal tempo e dalla salsedine ci conducono nel silenzio dei viali verso il centro dell'isola.

Sono molti i personaggi celebri qui sepolti.

Vi riposano Ezra Pound, Stravinskij, Diaghilev e, dal 21 giugno 1997, Josif Brodskij.

Nel cimitero di San Michele riposano anche il musicista Luigi Nono; Cesco Baseggio, grande interprete goldoniano; lo psichiatra Franco Basaglia; il pittore e incisore Emilio Vedova; il calciatore e allenatore Helenio Herrera e tanti altri nomi illustri.

Una visita al cimitero di Venezia può trasformarsi in un viaggio emozionante, un pellegrinaggio nell’armonioso equilibrio che regna  nell’aria dove la componente principale è “la quiete nel silenzio”, un’atmosfera non priva di una certa suggestione dove  la tranquillità viene interrotta solo dalle strida dei gabbiani. Dal vaporetto, a mano a mano che ci si allontana dalla riva delle Fondamenta Nuove, si può scorgere il rosso dei mattoni dei muri di cinta e il verde scuro dei cipressi che contrasta con la bianca chiesa del Codussi che sovrasta la pavimentazione colorata del campo.
Quasi a voler attendere il visitatore sul portale del chiostro della vecchia abbazia camaldolese per guidarlo nell’area cintata del cimitero, troviamo un importante simbolo dell’iconografia cristiana: San Michele, l’arcangelo che, sconfiggendo il drago, si impossessa della sua immortalità. Una volta entrati, sono invece file di cipressi e di tassi e tombe antiche e logorate dal tempo e dalla salsedine ad accompagnarci nel nostro silenzioso cammino.
Il cimitero è famoso non solo per le opere artistiche che vi si trovano al suo interno, ma anche per i personaggi illustri che hanno scelto di essere sepolti in questa città unica al mondo.  La prima cosa da sapere è che si tratta di un cimitero pluriconfessionale che ospita defunti appartenenti a diverse religioni suddividendoli in vari reparti. Attraversare le zone cattolica, evangelica, ortodossa e israelitica, equivale a compiere uno strano viaggio dove ogni scenario è completamente diverso da quello precedente.


Regione Marche: legge sui cimiteri per animali d'affezione

Milioni di animali "domestici" sono oramai una parte importante delle famiglie italiane, la Regione Marche ha adottato una legge specifica per la realizzazione dei cimiteri a loro dedicati.

Per scaricare il PDF, fate clic su questo collegamento.


Torino, apre la prima casa funeraria

Ci sono un punto ristoro, un’area esterna fumatori con il pergolato e persino uno spazio per i bimbi. Ma che non sia una sala giochi come quelle dell’Ikea lo si intuisce dai murales: da un lato le nubi e il temporale, dall’altro l’arcobaleno. Sta a indicare che i momenti brutti ci sono, ma si possono superare. A differenza di qualunque nuovo locale, l’inaugurazione non coincide con l’apertura al pubblico. Perché il taglio del nastro di una casa funeraria è incompatibile con la presenza dei famigliari di un defunto. Dall’autorizzazione a oggi ci sono voluti più di due anni. Essendo il primo caso a Torino, il percorso è stato lungo, anche se in Piemonte sono già una ventina le realtà simili. In quest’ex fabbrica siderurgica abbandonata da vent’anni, al 21 di via Sestriere, si fanno gli ultimi ritocchi. Si tratta di un luogo in cui un defunto può rimanere anche due o tre giorni fino al funerale, religioso o laico che sia. Uno spazio che può sostituire le camere mortuarie di un ospedale, di una Rsa, o l’abitazione privata.

«Ci sembra un servizio che può aiutare le famiglie ad affrontare il momento del lutto, ideale per garantire una maggiore privacy» racconta Katia Ballone di Eurofunerali. E l’agenzia non è l’unica ad aver pensato a una casa funeraria: anche Giubileo aprirà la sua è questione di settimane - in corso Bramante 56. In quella di via Sestriere non ci sono simboli religiosi. Alle pareti solo colori bianco e tortora, gli spazi sono spogli e il più possibile neutri. Un po’ zen, con le piante e un gioco d’acqua. Ma in ogni stanza c’è un salottino con divanetti e monitor, su cui potranno scorrere le immagini e video del proprio caro, oppure quelle dei santi o di paesaggi.

All’inaugurazione, oggi sono stati invitati i parroci di zona, l’arcivescovo Nosiglia, l’assessore Giusta e il suo predecessore, Lo Russo, che diede le prime autorizzazioni. All’interno della struttura c’è anche una sala del commiato, in cui celebrare la funzione di ricordo della vita del caro defunto.

articolo da: La Stampa


Vacanze finite, bisogna ripartire. E che ripartenza!!!

Certo “i problemi non finiscono mai...”, diceva un vecchio adagio. Si potrebbe anche dire “peggio di così...”.

Nonostante le avvisaglie e nonostante le velate assicurazioni di qualche amico circa una sempre annunciata “crisi di governo” pochi si aspettavano che nel bel mezzo di agosto il Paese si ritrovasse in mezzo al guado senza un governo e con l’incertezza di averne un altro in sostituzione.

La crisi sembra avviarsi a una sua conclusione, particolarmente incerta visti i trascorsi dei due nuovi contraenti, con problemi ancora più seri e complicati frutto dell’incertezza ed immobilismo conseguente alla crisi stessa ed alla diversità dei contraenti.

Forse quelli che predicavano che mai crisi è stata più incomprensibile avevano ed hanno ragione.

Ma così va il mondo e, come si dice, “di necessità… virtù”: questa è la realtà con cui fare i conti.

Sembra non si vada alle elezioni a meno di improvvise alzate di ingegno… ed indipendentemente dalle opinioni e desideri dei singoli.

Per il settore, quindi, non si tratta di ricominciare tutto da capo; i percorsi avviati possono proseguire e si può correggere e sistemare le questioni rimaste sospese.

Per sommi capitoli si tratta in primis di una necessaria revisione delle scelte centraliste fatte fino ad oggi, nonostante le sperticate affermazioni autonomiste dell’uomo forte del passato governo, sugli interventi regionali in materia funeraria a partire dalle norme della Lombardia. Sul tema la Regione Lombardia ha fatto passi avanti recependo alcune osservazioni fatte dal Governo e contenute nella nota impugnativa presso la Suprema Corte, ora sta al Governo, quello nuovo, riprendere il discorso e tornare indietro rispetto a richieste assurde come quella di abolire le “case funebri” o strutture del Commiato presenti nel paese da oltre 10 anni con ingenti investimenti da parte degli operatori.

Si tratta, poi, di riprendere il discorso, ormai lungo fino alla noia, sulla Legge di Riforma: la recente proposta Foscolo-Bellachioma, che ben pochi passi ha fatto nel Parlamento, non si discosta radicalmente dalla passata Proposta Gasparini del 2015. Si deve riprendere questo percorso, mettere insieme le due proposte ed altre presenti ed avviare rapidamente il confronto necessario per dare al Paese una norma adeguata alle necessità ed all’evoluzione della società civile dopo trenta anni dal vecchio DPR 285/90. Federcofit non sarà assente. Come abbiamo fatto per la revisione delle norme della Lombardia opereremo, insieme alle organizzazioni nazionali del settore, Feniof ed EFI, per offrire al Parlamento contributi ragionati e ragionevoli per ottenere un risultato molto importante per il Paese e per l’intero comparto senza oneri aggiuntivi per lo Stato Italiano.

Si tratta, infine, di riprendere un ulteriore e rinnovato sforzo organizzativo per dare una rappresentanza più forte e coesa di una categoria restia, per tradizione, ad ogni forma di aggregazione a tutela degli interessi generali e troppo spesso attenta al proprio status di singola impresa.

Dobbiamo rinnovare e rafforzare i gruppi dirigenti di alcune regioni, dobbiamo vedere se riusciamo ad insediarne di nuovi in due regioni tradizionalmente distanti da Federcofit. I guai del settore derivano anche, e pesantemente, dall’assenza di forza aggregante e rappresentatività forte: ognuno pensa di avere ragione e non è disponibile ad alcun compromesso, anche se onorevole. La divisione del settore è la prima causa della totale disattenzione della politica verso la Funeraria.

Abbiamo iniziato a sollecitare gli operatori di alcune regioni a farsi sentire e ad impegnarsi in Federcofit perché non solo noi, ma tutta la categoria ha bisogno dell’impegno e della partecipazione degli operatori nella consapevolezza che è urgente ottenere risultati concreti sia nelle Regioni, sia a livello nazionale.

I tempi stanno cambiando e la categoria si deve far sentire con maggiore decisione per ottenere risultati concreti: non è più tempo di damine, dobbiamo guardare in faccia la realtà e rafforzare il senso di appartenenza, quello vero e sostanziale, senza tanti “se” e tanti “ma”.

La categoria ha bisogno di un punto, certo e chiaro, di riferimento, Federcofit lo è e si candida e rafforzarne sempre di più la capacità di attrazione. Gli operatori che ne vogliano fare parte sanno cosa fare per giocare un ruolo trainante per il settore.

Continuerà la bella e grande avventura iniziata nel lontano 1999 e destinata a continuare anche per il futuro, tutti insieme e sempre più numerosi.


Sardegna: le novità più significative del regolamento sulla legge funeraria

Nei giorni passati abbiamo pubblicato la Deliberazione della Giunta regionale della Sardegna relativa alle disposizioni applicative in attuazione della legge n. 32/’18 “Norme in materia funebre e cimiteriale” che dovranno dare concreto avvio alle nuove azioni previste dalla legge.

Il testo completo può essere ricavato su questa rivista https://www.hermesfuneraria.eu/?p=2426  o sul sito della Federcofit, https://www.federcofit.it/legislazione-regionale.

Vogliamo, qui, sottolineare le più rilevanti novità ed i conseguenti adempimenti.

  • Requisiti dei mezzi per il trasporto funebre ed adempimenti relativi
    La materia è trattata nel punto c) e si riferisce al disposto contenuto nell’art. 24 della legge.
    Richiamati i requisiti del carro funebre, che i trasformatori tradizionalmente garantiscono perfettamente, le disposizioni impongono al titolare del mezzo, quindi agli impresari funebri, l’obbligo di predisporre ed adottare (entro 6 mesi dalla pubblicazione di questo regolamento, entro il 26 ottobre) un PIANO DI AUTOCONTROLLO e di un REGISTRO dove annotare la autorimessa di ricovero del mezzo e le operazioni di sanificazione, ecc., effettuate sul mezzo.
    La Federazione ha già predisposto il documento formale per il Piano di autocontrollo ed il Registro per le relative annotazioni, a disposizione, ovviamente gratuita, per tutti gli associati della Sardegna, che può essere richiesto alla Segreteria della federazione (tel. 0233403992) od ai nostri referenti della Sardegna.
  • Verbale chiusura feretro e puntura conservativa
    Si tratta di una nuova funzione in capo all’attività funebre svolta dall’addetto al trasporto che assume, in questo adempimento, la funzione di incaricato di pubblico servizio con le conseguenze del caso.
    Il Verbale, di cui la Giunta ha deliberato la modulistica, esplicita anche la certificazione dell’eventuale adozione della puntura conservativa.
    Si deve sottolineare che la Legge (art. 20, c.3) esplicita che la puntura conservativa deve, prima di tutto, essere prescritta dal medico necroscopo e, secondo elemento importante, è “eseguita dall’impresa funebre … con personale formato, previa frequenza di specifici corsi definiti dalla Giunta regionale …. In alternativa tale trattamento è eseguito da personale a ciò delegato dall’ATS.”.  Si tratta di un altro importante adempimento delegato alle imprese funebri. Va precisato, in considerazione che già qualche Direttore di Presidio sanitario formalizza questa responsabilità in capo agli addetti al trasporto, che ad oggi i corsi formativi, che prevedono anche la formazione per effettuare la puntura conservativa, non hanno preso avvio e che, sul piano teorico e formale, le imprese in attività hanno un limite di tempo di 4 anni per assolvere agli obblighi formativi. Quindi per un periodo transitorio i presidi sanitari e le ASL in genere dovranno garantire questo servizio con proprio personale.
    La Federazione sta già lavorando per predisporre tutti gli elementi atti alla formazione anche per l’esecuzione di questo adempimento al fine di garantire le imprese su tutti gli aspetti previsti dalla norma.
  • Percorsi formativi
    Si individuano due tipologie di funzioni da formare: il Direttore tecnico/addetto alla trattazione degli affari e l’operatore funebre (necroforo/addetto al trasporto).
    I destinatari della formazione si possono dividere in due raggruppamenti:

    • Coloro che hanno esperienza di almeno due anni negli ultimi cinque: debbono frequentare i corsi entro 4 anni, non necessitano di specifico titolo di studio, debbono frequentare corsi ridotti (30 ore per direttore e 20 ore per operatore funebre) con obbligo di frequenza almeno per il 90% delle ore di formazione e non sono sottoposti al superamento della valutazione finale o esame.
    • Coloro che non hanno tale esperienza: i nuovi operatori dovranno essere in possesso di specifici titoli di studio (scuola media superiore di II° grado o triennio di formazione professionale per direttori tecnici, obbligo scolastico per operatore funebre), frequentare i corsi completi con l’obbligo di frequenza per il 90% delle ore di formazione (40 ore gli operatori funebri e 60 ore i direttori tecnici) e superare un esame/valutazione finale

Le disposizioni prevedono, inoltre, che coloro che sono in attività ma non hanno l’esperienza dei due anni negli ultimi cinque potranno frequentare i corsi completi anche se non sono in possesso dei titoli di studio specifici per Direttore o per operatore.

La norma prevede, infine, che ogni 5 anni tutti dovranno frequentare corsi di aggiornamento (10 ore per direttori ed 8 ore per operatori funebri) relativi alle innovazioni normative e tecnologiche.

Anche per i processi formativi la Federazione entro breve termine formulerà agli operatori specifiche proposte per adempiere a tali obblighi.


E durante il funerale? Bocelli o Sinatra?

Antonello Guerrera per “la Repubblica”

ed sheeran
Ed Sheeran

E quando Dio viene e ti riprende con sé, noi canteremo "Alleluia, ora sei a casa". No, non è una canzone religiosa e in genere non viene cantata in chiesa. Ma ora sì, perché Supermarket Flowers del celebrato cantautore inglese Ed Sheeran è ufficialmente entrata nella top ten delle canzoni più suonate durante i funerali nel Regno Unito, secondo la classifica stilata da Co-op Funeral Care, agenzia che oltremanica organizza circa 100 mila esequie all'anno.

Track Artist/Composer Genre

Top Ten Overall Chart 2019

1 My Way Frank Sinatra Old Favourites
2 Time To Say Goodbye Andrea Bocelli and Sarah Brightman Classical
3 Over The Rainbow Eva Cassidy Old Favourites
4 Wind Beneath My Wings Bette Midler Old Favourites
5 Angels Robbie Williams Rock/Pop
6 Supermarket Flowers Ed Sheeran Rock/Pop
7 Unforgettable Nat King Cole Old Favourites
8 You Raise Me Up Westlife Rock/Pop
9 We'll Meet Again Vera Lynn Old Favourites
10 Always Look On The Bright Side Of Life Eric Idle - from Monty Python's 'Life of Brian' Humour, Film & TV

 

E per la prima volta da quando viene stilata questa classifica (2002) nelle prime dieci canzoni non ce n' è nemmeno una tradizionale, quelle che una volta erano imprescindibili durante i funerali celebrati dalla Chiesa d' Inghilterra, come The Lord is my Shepard (Il Signore è il mio pastore), All Things Bright and Beautiful (Tutte cose belle e luminose) e Abide with Me ( Resta con me).

frank sinatra 3
Frank Sinatra
bocelli
Andrea Bocelli

 

"È un sintomo dei tempi", scrive in un editoriale il quotidiano conservatore Times, "e anche una conseguenza della poca flessibilità della Chiesa nel comprendere i sentimenti delle persone comuni: il dolore oggi viene vissuto in maniera molto diversa, anche pop". Non è un caso che difatti le esequie in chiesa siano in calo da un paio di anni in Inghilterra. Ma anche quelli che restano "fedeli" ai funerali vecchio stampo scelgono sempre più canzoni pop, rock o da crooner per dare l' ultimo saluto ai propri cari.

robbie williams
Robbie Williams

Ed Sheeran è una novità in una classifica che quest' anno vede al primo posto ancora una volta My Way di Frank Sinatra (in testa anche nel 2017), seguito da Time to Say Goodbye di Andrea Bocelli e Sarah Brightman. E poi Over the Rainbow di Eva Cassidy, Wind Beneath my Wings firmata Bette Midler e infine, dal quinto al decimo posto, Angels di Robbie Williams, Supermarket Flowers di Ed Sheeran appunto, Unforgettable di Nat King Cole, You Raise me Up della boy band irlandese Westlife (anche questa una nuova entrata come Sheeran),

Nat King Cole
Nat King Cole

We' ll Meet Again di Vera Lynn e Always Look on the Bright Side of Life di Eric Idle dal film di Terry Jones e dei Monty Python Brian di Nazareth. Delle canzoni tradizionali religiose, invece, nessuna traccia. Lasciare una lista di canzoni per il proprio funerale, del resto, è un desiderio sempre più comune oltremanica. Secondo un sondaggio di Co-op Funeral Care, il 24% dei britannici ha le idee chiare sui brani da scegliere, in crescita rispetto a due anni fa (19%). Semplice vezzo o note di speranza in un (oltre)mondo migliore? Che sia una Stairway to Heaven o una Highway to Hell, l' importante è cantarci su.

LA STORIA DI "HURT" CANTATA DA JOHNNY CASH, "IL VIDEO MUSICALE PIÙ TRISTE DI SEMPRE"

Renato Paone per Huffington Post 

bob dylan e johnny cash registrano iisieme a nashville 10
Bob Dylan e Johnny Cash registrano insieme a Nashville

Molti la considerano la canzone più triste di sempre. Una canzone che parla di vita vissuta, un'esistenza a pieno regime, in cui eventi di ogni tipo si sono succeduti instancabilmente. Gioie, dolori. Rimpianti e depressione. "Hurt", ferito. Un titolo, così come il testo, che lascia poco spazio alle interpretazioni. E non è un caso che questa sia stata una delle ultime canzoni interpretate da una leggenda della musica, Johnny Cash.

"Hurt" è stata scritta nel 1994 dai Nine Inch Nails, famosa band americana guidata da Trent Reznor. Nel 2002, Reznor venne contattato dagli agenti di Cash per ottenere il permesso di realizzare una cover, che sarebbe stata in seguito inserita nell'album American IV: The Man Comes Around. Appena sentita la richiesta, Reznor disse di essere lusingato, ma allo stesso tempo preoccupato che la sua canzone potesse essere svilita del suo senso originario. Quello di Reznor, infatti, era una canzone che parlava di senso di inadeguatezza, di incoerenza, di senso di vuoto e solitudine. Una canzone che parlava al futuro, nella speranza di migliorare il presente.

cash
Johnny Cash

Cash le dà un senso diverso. Lui è un uomo sul viale del tramonto, sa che la sua vita sta giungendo al termine. Le parole cantate da lui assumono un altro significato, si guarda indietro, rivede ogni singolo istante della sua vita. Guarda a ciò che è stato. "Cosa sono diventato/mio dolcissimo amico/tutti quelli che conosco se ne vanno/alla fine". Il video venne diretto da Mark Romanek, ex collaboratore dei NIN.

johnny cash
Johnny Cash

Suo intento era cogliere l'essenza stessa di Cash, raccontare la sua storia in un video in cui passato e presente si alternano in continuazione. Mettere a confronto la gloria dei giorni della "leggenda" a quelli del presente, desolati e crudeli. Sia per le condizioni di salute di Cash, sia per il poco tempo a disposizione, Romanek decise di girare il video a Nashville, nella casa museo di Johnny Cash. "Era chiusa da molto tempo - racconta Romanek - il posto era decadente, abbandonato a se stesso. Lì ho capito che era il posto perfetto per girare e per raccontare la vita di Jhonny".

Ed ecco quindi l'insegna "Chiuso al pubblico" del museo, il vetro rotto della cornice in cui è custodito un disco, il banchetto a cui nessuno partecipa. Sua moglie June che lo osserva con sguardo triste. Jhonny che versa un bicchiere di vino sul tavolo. La moglie di Cash morì tre mesi dopo le riprese, lui dopo sette.

Johnny Cash - "Hurt"
Johnny Cash - "Hurt"

Rick Rubin, famoso produttore, è convinto del valore storico di quel video: "La prima volta che l'ho visto ho pianto. Incredibile come si sia riuscito a racchiudere tanta emotività in soli quattro minuti di video". Clip che la rivista New Musical Express ha nominato "miglior video di tutti i tempi", mentre il Time l'ha inserita nella top 30 di sempre.

Johnny Cash - "Hurt"
Johnny Cash - "Hurt"

Lo stesso Reznor rimase colpito da quelle immagini: "Ero in studio quando feci partire il video. Ho sentito le lacrime salirmi agli occhi, avevo i brividi. Sentivo come se la mia ragazza mi avesse lasciato, perché quella canzone non era più mia. Pensavo solo al valore che può avere la musica, la sua potenza comunicativa come forma d'arte. Mi ricordavo di quando avevo scritto quella canzone nella mia camera da letto, in solitudine. Poi arriva questa leggenda della musica e le dà una lettura diversa, riuscendo però a mantenere puro il suo significato".

Il 10 aprile del 2007, la casa museo di Johnny Cash, dove venne girato il video, andò a fuoco e crollò durante l'incendio. Fu la casa di Johnny Cash per 30 anni.

Mi sono ferito oggi I hurt myself today
Per vedere se sento ancora qualcosa To see if I still feel
Mi concentro sul dolore I focus on the pain
L'unica cosa che è reale The only thing that's real
L'ago squarcia un buco The needle tears a hole
Il vecchio familiare dolore The old familiar sting
Provo ad ucciderlo Try to kill it all away
Ma ricordo ogni cosa But I remember everything
Che cosa sono diventato? What have I become
Mio amico più dolce My sweetest friend
Tutti quelli che conosco Everyone I know
Se ne vanno alla fine Goes away in the end
E tu puoi averlo tutto And you could have it all
Il mio impero di polvere My empire of dirt
Ti deluderò I will let you down
Ti farò del male I will make you hurt
Indosso questa corona di merda I wear this crown of thorns
Sopra la mia sedia da bugiardo Upon my liars chair
Piena di pensieri a pezzi Full of broken thoughts
Che non posso riparare I cannot repair
Sotto le macchie del tempo Beneath the stains of time
Le emozioni spariscono The feelings disappear
Tu sei qualcun altro You are someone else
Io sono rimasto proprio qui I am still right here
Che cosa sono diventato? What have I become
Mio amico più dolce My sweetest friend
Tutti quelli che conosco Everyone I know
Se ne vanno alla fine Goes away in the end
E tu puoi averlo tutto And you could have it all
Il mio impero di polvere My empire of dirt
Ti deluderò I will let you down
Ti farò del male I will make you hurt
Se potessi ricominciare If I could start again
Un milione di miglia lontano A million miles away
Rimarrei integro con me stesso I will keep myself
Troverei un modo I would find a way
Compositore: Reznor Trent

 

I due articoli sono stati pubblicati originariamente da Dagospia 

Articolo di Repubblica

Articolo su Huffington Post


Trasporto a cassa aperta: il Piemonte corregge la legge

Il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato una modifica dell’articolo 3 della legge regionale 3 agosto 2011, n. 15 (Disciplina delle attività e  dei servizi necroscopici, funebri e cimiteriali. Modifiche della legge regionale 31 ottobre 2007, n. 20 “Disposizioni in materia di cremazione, conservazione, affidamento e dispersione delle ceneri”).

Il testo dell'articolo 3 presentava alcune lacune, risultando incomprensibile e inapplicabile.

Il comma 5 dell’articolo 3 della legge regionale è stato così sostituito dal seguente:

5. Se il decesso avviene in abitazioni inadatte per l'osservazione o vi è espressa richiesta dei
familiari o dei conviventi, come individuati nel decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio
1989, n. 223 (Approvazione del nuovo regolamento anagrafico della popolazione residente), la
salma può essere trasportata per l'osservazione presso l'obitorio o il servizio mortuario delle
strutture ospedaliere o presso apposite strutture adibite al commiato, previa certificazione del
medico curante o di medico dipendente o convenzionato con il servizio sanitario nazionale
intervenuto in occasione del decesso. Tale certificazione, contestuale ad una comunicazione al
sindaco del comune in cui è avvenuto il decesso, attesta che il trasporto della salma può avvenire
senza pregiudizio per la salute pubblica e che è escluso il sospetto che la morte sia dovuta a reato ed
è titolo valido e sufficiente per il trasferimento della salma dal luogo di decesso al luogo dì
osservazione.".