Sardegna: pubblicato il nuovo regolamento
Dopo che, lo scorso 22 febbraio, la Giunta regionale della Sardegna ha adottato la deliberazione n. 9/31, finalmente oggi viene pubblicato sul Bollettino Ufficiale il nuovo Regolamento, dal titolo disposizioni applicative in attuazione dell’art. 2 della legge regionale n. 32 del 2 agosto 2018 “Norme in materia funebre e cimiteriale” e recepimento per attinenza delle “Linee guida per la prevenzione del rischio biologico nel settore dei servizi necroscopici, autoptici e delle pompe funebri” approvate dalla Conferenza Stato-Regioni con Rep. Atti n. 198/CSR del 9 novembre 2017.
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Le tradizioni cimiteriali milanesi: il cimitero "Maggiore"
Oggi parliamo del cimitero di Musocco, ultima tappa sui cimiteri milanesi

Il Cimitero Maggiore di Milano, detto il Maggiore, e noto anche come Cimitero di Musocco o semplicemente Musocco, è il più grande cimitero della città.

Negli anni '80 del XIX secolo, non potendosi più tollerare per ragioni igienico-sanitarie la continua attività dei piccoli cimiteri ormai saturi ed inglobati dai nuovi quartieri, posti in zone una volta periferiche ma ora completamente urbanizzatesi, si decise di edificare un unico grande cimitero in una zona lontana dal fulcro cittadino; venne scelta una zona dalle parti della Certosa di Garegnano, nel comune di Musocco, un terreno al di sopra delle falde acquifere, asciutto, nient'affatto paludoso e idoneo all’assimilazione delle decomposizioni organiche.
Anche se a Milano da ormai 20 anni era in funzione il Cimitero Monumentale, la decisione di realizzare un secondo grande cimitero fu presa perché il solo Monumentale non sarebbe stato sufficiente ad ospitare i corpi di una città in forte espansione territoriale e demografica.
Così, nel 1886, si iniziò a costruire il Maggiore, su progetto affidato agli ingegneri Luigi Mazzocchi ed Enrico Brotti.
Il cimitero iniziò la sua attività il 23 ottobre del 1895, per essere inaugurato con benedizione del Cardinal Andrea Carlo Ferrari il 26 dicembre dello stesso anno.
L'apertura del Cimitero Maggiore coincise più o meno con la chiusura e la demolizione di buona parte dei vecchi cimiteri del comune di Milano (in origine posti all'uscita delle porte cittadine) e dai quali vennero traslati i cadaveri al fine di seppellirli in definitiva per l'appunto a Musocco:
il Cimitero di San Rocco al Vigentino (già chiuso e abbandonato fin dal 1826),
il Cimitero di Porta Garibaldi, la "Mojazza" (chiusura: 22 ottobre 1895);
il Cimitero di Porta Ticinese, il "Gentilino" (chiusura 22 ottobre 1895);
il Cimitero di Porta Magenta, già "Fopponino di Porta Vercellina", poi "Foppone di San Giovannino alla Paglia" (chiusura 30 novembre 1895);
il Cimitero di Porta Vittoria, o "di Porta Tosa" (chiusura 30 giugno 1896).
Dallo stesso giorno di apertura del Cimitero Maggiore, per agevolare il trasporto allo stesso nuovissimo cimitero ma anche al Monumentale sia dei morti recenti e dei loro cortei funebri, sia dei resti mortali provenienti dai cimiteri dismessi, il Comune, in collaborazione con la Edison, istituì un apposito percorso tranviario con nere vetture costruite ad hoc, le cui stazioni di partenza si trovavano la prima in via Bramante, la seconda (del 1906) accanto a Porta Romana. I milanesi chiamavano ironicamente questo tram, che sarà attivo fino al 1925, "La Gioconda".
I 23 dicembre 1923, in seguito a Regio Decreto, il comune di Musocco venne soppresso ed inglobato nel comune di Milano; il Cimitero Maggiore diviene a tutti gli effetti parte di Milano.
Negli anni '20 e '30, durante il ventennio fascista, con due interventi, il primo del 1924, il secondo del 1934, il Cimitero Maggiore è stato gradualmente ingrandito. La sua espansione si completò nel dopoguerra, quando oltre la parte posteriore, al di là dei cancelli e oltre una carreggiata da attraversare, venne costruito il Cimitero Ebraico.
La superficie complessiva del cimitero, originariamente di circa 400.000 m2, con gli ampliamenti è cresciuta fino a 678.624 m2, di cui circa 80.000 a giardino.
Da ottobre 2002 sono in funzione, in prossimità dell'ingresso frontale e degli ingressi laterali, alcune colonnine che forniscono informazioni sui luoghi di sepoltura o tumulazione[2][14].
All'interno del Cimitero Maggiore è presente un servizio di navetta lungo il vialone centrale, la linea 171 dell'ATM.
Pianta del cimitero

Fin da principio è chiara la differenza rispetto al Monumentale; quest'ultimo è soprattutto sede di memoria duratura e di tombe, appunto, monumentali, mentre il Maggiore si presenta come un cimitero classico, principalmente con singole sepolture a terra in campi dalla concessione della durata di almeno 10 anni e non rinnovabili (i cosiddetti "Campi decennali).
Vi sono inoltre riparti con tumulazioni in colombari. Inoltre nel cimitero si trovano due ossari centrali, a loro volta suddivisi in riparti: il primo è stato costruito nel 1933, mentre il secondo, di epoca successiva, contiene un riparto dedicato alla tumulazione perpetua in loculi dei resti esumati delle "vittime civili da incursioni aeree".
Al Cimitero Maggiore sono presenti anche dei campi destinati a tombe permanenti, generalmente di famiglia.
Il totale dei defunti che il cimitero ospita attualmente va ben oltre il mezzo milione.
Come vuole la tradizione cattolica, il luogo delle sepolture è anche un luogo monumentale e ricco d’arte. Le tombe e le cappelle sono da sempre piccoli templi alla memoria, specie se appartenenti alla ricca borghesia. Abbiamo fatto un giro per vedere le condizioni del più grande cimitero cittadino, quello Maggiore o di Musocco.


Cimitero Musocco in foto commemorativa del 1894, pre-inagurazione, manca ancora la torre centrale 2






Tra le altre curiosità vi fu anche la storia del corpo di Maria Eva Duarte de Perón “Evita” (1919-1952), modella, attrice, attivista, sindacalista, politica e filantropa argentina, moglie del presidente Juan Domingo Perón.

La sua tomba si trova ancora oggi, senza più il corpo, al Campo 86 nella tomba 41. Qui venne sepolta dopo che al suo decesso venne dapprima imbalsamata e poi fatta oggetto di esposizione e culto, senza mai essere tumulata. Una volta saliti al governo i presidenti argentini la salma venne nascosta ma anche profanata, tanto da far decidere le autorità di esiliare anche l’ingombrante corpo di Evita.
Così la salma, accompagnata da falsi documenti riportanti il nome fittizio di Maria Maggi vedova de Magistris, complice soltanto la Chiesa Cattolica (con interessamento diretto di Papa Pio XII) e senza che nessuna autorità italiana fosse a conoscenza della vera identità, venne portato in Italia sul transatlantico Conte Biancamano, sbarcò a Genova e venne inviato al Cimitero Maggiore di Milano, e sepolto il 13 maggio 1957.

Ma nel settembre 1971, il corpo di Evita venne restituito, dapprima a Juan Domingo Perón, che lo conservò fino al 1974 in Spagna, dove si trovava in esilio e che in seguito lo trasportò in Argentina, dopo varie vicissitudini e reclami da parte del suo popolo. Evita venne infine tumulata nell’edicola della famiglia Duarte, nel Cementerio de la Recoleta, a cura delle sorelle. Nel 26 luglio 2005 la Fundación Por La Paz y La Amistad de Los Pueblos, costituita con il lascito ereditario di Perón, pose una tomba-cenotafio vicino a quello che fu il luogo di sepoltura.

Marche: finalmente chiusa la vicenda dell’ubicazione delle “sale del commiato”
Abbiamo ricevuto dall'Assessore Moreno Pieroni una lettera ufficiale (clic qui per leggere), con cui l'Assessore ci ha informati dell'adozione di questa importante modifica normativa. Vogliamo ringraziare a nome di tutta la Federazione l'Assessore Pieroni, e per questa cortesia e per la collaborazione e lo spirito costruttivo con cui ha seguito la soluzione di questo problema.
Nelle settimane passate, esattamente il 16 aprile u.s., il Consiglio Regionale delle Marche ha approvato numerose modifiche alle leggi regionali varate negli anni che vanno dal 1984 al 2018, come da testo consultabile sul sito della Federazione www.federcofit.it.
Nella DELIBERAZIONE LEGISLATIVA APPROVATA DALL’ASSEMBLEA REGIONALE NELLA SEDUTA DEL 16 APRILE 2019, N. 128 “DISPOSIZIONI DI SEMPLIFICAZIONE E AGGIORNAMENTO DELLA NORMATIVA REGIONALE”, all’art. 21 si affrontano anche i temi, ripetutamente trattati nel corso di questi ultimi anni, relativi alla realizzazione ed ubicazione delle strutture per il commiato, le “sale del commiato”, che tante discussioni hanno sollevato per le formulazioni inaccettabili approvate dal Consiglio Regionale.
Tutti ricorderanno le animate assemblee tenute in questi anni e gli incontri con i rappresentanti della Regione, e particolarmente con l’Assessore Pieroni che ha sempre dimostrato attenzione ed interesse a risolvere adeguatamente il problema.
La modifica approvata dal Consiglio, di cui riportiamo il testo, rappresenta un decisivo passo verso il riconoscimento della “cittadinanza” del servizio delle Sale del Commiato, senza relegarlo in collocazioni “impossibili”. Si ristabilisce la possibilità di realizzare le “sale del commiato” nelle zone omogenee alla destinazione d’uso previste nel P.R.G. Nello stesso tempo, garantendo, beninteso, la potestà delle Amministrazioni Comunali di governare l’assetto del territorio con il proprio P.R.G. nel rispetto delle normative nazionali, si chiariscono anche gli elementi necessari al fine di garantire i diritti dei residenti e la riservatezza del servizio offerto da tali strutture.
Art. 21 (Modifica alla l.r. 3/2005)1. Il comma 3 dell’articolo 9 bis della legge regionale 1° febbraio 2005, n. 3 (Norme in materia di attività e servizi necroscopici funebri e cimiteriali) è sostituito dal seguente:“3. Sino all’adozione degli atti indicati al comma 2, le sale del commiato possono essere collocate nelle zone omogenee, anche se diversamente denominate, individuate dagli strumenti urbanistici generali, secondo quanto previsto dal decreto interministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 (Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765), D e F, ovvero anche B e C, purché in edifici fisicamente distinti da immobili destinati a civile abitazione, residenza o ad usi turistici o ricreativi. Va comunque garantita un’adeguata riservatezza, accessibilità e la disponibilità di spazi di sosta, secondo quanto previsto dalla normativa vigente.”.
Si tratta di un importante risultato per la categoria intera e per lo sviluppo della funeraria marchigiana. Possiamo riprendere con maggiore fiducia un cammino messo in discussione , al di là di ogni consapevole intenzione, dalle disposizioni approvate in questi ultimi tempi.
Da queste pagine non possiamo non rivolgere un sentito ringraziamento ai consiglieri regionali che hanno, finalmente, compreso la natura dei problemi, a partire dall’Assessore Moreno Pieroni, e un grande “GRAZIE” ad un nostro collega, Piero Paci, che non ha mai “mollato” su questi temi, tenendo sempre desta la volontà di perseguire questo risultato molto importante.
I funerali stanno cambiando
Ogni minuto, nel mondo, muoiono almeno cento persone.
In Italia, in media, nel 2017 è morta una persona ogni minuto e 14 secondi.
Ognuno di questi decessi è stato causa di sofferenza per qualcuno e di lavoro e profitto per qualcun altro.
Negli Stati Uniti il settore delle imprese funebri vale 16 miliardi di dollari l’anno e, secondo dati più o meno aggiornati e precisi, vale tra i 2 e i 3,5 miliardi di euro in paesi come Germania, Francia, Regno Unito e Italia.
In Italia ci sono più di seimila imprese di pompe funebri, quasi tutte con meno di dieci dipendenti, una su due aperta dopo la liberalizzazione del 1998.
Nel 2017 in Italia sono morte 10,6 persone ogni mille abitanti; nel 2050 si stima che il quoziente di mortalità arriverà al 13,7 per mille. E ci sono previsioni simili anche per gran parte del resto del mondo.
Il resto dell'articolo, con un intervento di Giovanni Caciolli, su "il Post" a questo link.
Immagine di copertina, tratta da il Post: “Funeral Party” © 2007
Service Global Fashion, leader nelle divise da lavoro
Service Global Fashion è un’azienda che opera da oltre 30 anni nel settore dell’abbigliamento e negli ultimi 10 è specializzata nella produzione e commercializzazione di divise per onoranze funebri. Oggigiorno, grazie agli innovativi servizi che offre, è divenuta il punto di riferimento per più di 1.300 aziende, concretizzando eleganza e comfort nell’abbigliamento professionale.
Il magazzino sito in Lonate Pozzolo, vicino all’aeroporto di Malpensa, con oltre 30.000 capi in pronta consegna, dispone di una vasta gamma di articoli in tutte le taglie e drop, per permettere a chi indossa i capi, di avere il giusto confort senza tralasciare l’eleganza.
Tutti i capi sono marchiati Limov’s, il brand che identifica il concetto chiave del lavoro svolto, la dedizione, la cura del dettaglio, la scelta accurata della qualità della confezione, la rifinitura, la produzione MADE IN ITALY direttamente effettuata nei laboratori aziendali, la ricerca di materiali studiati e collaudati per offrire le necessarie caratteristiche di durata e resistenza richieste da questi specifici settori.
La SGF garantisce ai clienti la continuità degli articoli per mantenere il loro stile nel tempo, senza preoccuparsi dei riassortimenti. Oltre alla linea basic in pronta consegna, l’azienda propone anche una linea sartoriale con una vasta scelta di lane pregiate e di modelli, permettendo a chi lo necessita di seguire uno stile e un gusto proprio, staccandosi dalle linee standard. Inoltre, grazie al parco agenti presente su tutto il territorio italiano, Service Global Fashion dà la possibilità di visionare il campionario ed eseguire la messa in taglia gratuita direttamente presso la sede del cliente. Oltre alla produzione di abbigliamento professionale, si aggiunge, su richiesta del cliente, la personalizzazione con ricami o stampe di loghi e scritte.
SERVICE GLOBAL FASHION S.r.l.
Viale Milano, 61 21013 Gallarate (VA)
MAGAZZINO: Via Dell'Industria 4/6 21015 Lonate Pozzolo (VA)
http://www.serviceglobalfashion.it
Parlare della morte: il "Movimento per una morte positiva"
Alcuni di noi ci pensano spesso, altri per nulla. A volte ci scherziamo su, altre volte la temiamo. A prescindere dal tuo approccio o punto di vista, resta il fatto: moriremo tutti inevitabilmente. È letteralmente l'unica cosa che tutti abbiamo in comune. E, per di più, dovremo testimoniare della morte di coloro che ci circondano. Eppure, nonostante questo fatto inconfutabile, la cultura occidentale non sembra in grado di parlare di questo tema. Invece di permettere a questa comunanza di unirci, spesso ci allontana gli uni dagli altri. È qui che entra in gioco il “Movimento per una morte positiva”.
Il “Movimento per una morte positiva” è un movimento sociale e filosofico che incoraggia le persone a parlare apertamente di morte, morte e cadaveri. Il movimento cerca di eliminare il silenzio attorno agli argomenti legati alla morte, diminuisce l'ansia che circonda la morte e incoraggia una maggiore diversità nelle opzioni di assistenza di fine vita a disposizione del pubblico.
Il “Movimento per una morte positiva”si concentra sull'importanza di incoraggiare discussioni aperte sulla realtà sia della nostra stessa morte, sia della morte di altri. Ciò include la creazione di piattaforme e spazi in cui tali discussioni possano avvenire in un ambiente confortevole, onesto, aperto e curioso; dove gli individui possono incontrarsi con prospettive diverse e scambiarle tra loro.
Ha anche un obiettivo molto pratico: insegnarci come parlare agli altri (cioè i nostri genitori e partner) sui loro desideri di fine vita, così come sui nostri. La speranza è che la morte diventi de-mistificata e che, di conseguenza, la società (e gli individui che la compongono) sarà in grado di prepararsi alla morte e al dolore che spesso segue. Ancora più importante, discutere di morte in realtà ci consente di pensare alle nostre vite immediate. Ci incoraggia a condurre la vita che vogliamo vivere e ad apprezzare le piccole cose.
Una delle serie di discussioni organizzate più ampiamente e regolarmente praticate su morte e morte sono conosciute come Death Cafés e si verificano in tutto il mondo. Istituito per la prima volta nel 2004 dall'antropologo sociale svizzero Bernard Cretan, con l'intenzione di rompere il tabù che circonda la discussione sulla morte, da allora si è svolto nelle città di tutto il mondo. In un Caffè della morte le persone si riuniscono per un caffè e dei dolcetti per discutere della morte, della morte e delle esperienze di dolore.
Gran parte di questa discussione consente ai partecipanti di capire cosa è più importante nella loro vita, permettendo loro di concentrarsi su questi elementi positivi per vivere in modo più completo e felice. Sono spesso tenuti in luoghi diversi in una data città, ma sempre con l'intenzione di creare spazi confortevoli per discutere esperienze personali e domande sulla morte, la morte, il dolore e tutto ciò che c'è nel mezzo.
Letture su questo tema:
- https://www.memonews.it/death-positive-movement-come-morire-e-vivere-felici/
- https://en.wikipedia.org/wiki/Death-positive_movement
- http://www.talkdeath.com/death-positive-movement/
- https://deathcafe.com/deathcafes/
- https://www.healthline.com/health-news/the-death-positive-movement
- http://www.orderofthegooddeath.com/resources/death-positive-movement
immagine di copertina:
- codice miniato con i versi del trovatore Baudoin de Condé, Li troi mort et li troi vif(1240-1280)
Riforma funeraria, Tironi: “da Governo polemica strumentale”
Milano, 24 aprile 2019: “Da relatrice della nuova riforma funeraria di Regione Lombardia sono molto amareggiata per l’iniziativa del Governo. Una polemica strumentale, montata ad arte per intaccare l’autonomia legislativa della nostra regione e coprire i tanti errori e passi falsi della loro azione di governo” afferma Simona Tironi, consigliere regionale della Lombardia e vicepresidente della commissione Sanità.
“L’esecutivo sta ponendo dei paletti a una legge innovativa, capace di fornire risposte efficaci e concrete a problemi veri. All’interno del documento si parla di regolamentare le case funerarie e della definizione dei Centri Servizi, per favorire un principio di legalità e trasparenza.
La tumulazione degli animali d’affezione è invece un tema molto sentito da un numero crescente di cittadini, specialmente anziani o persone in difficoltà, che hanno instaurato un legame forte con il proprio animale domestico. La giunta regionale - prosegue - preparerà presto un contro ricorso, per difendete l’impostazione di una proposta moderna e ambiziosa.
È incredibile - conclude - che questo tema venga sollevato proprio durante la campagna elettorale, forse per coprire i continui litigi all’interno dell’esecutivo gialloverde. Ai membri del governo vorremmo ricordare che i parlamentari della Lega hanno presentato un documento molto simile al nostro nei contenuti, attualmente in fase di discussione in sede di commissione.
Come spesso accade, Regione Lombardia è sempre un passo avanti anche rispetto all’azione del governo nazionale. Questo perché i lombardi danno spesso prova di efficienza e pragmatismo nel proporre leggi innovative, che spesso fanno da apripista anche rispetto al quadro normativo nazionale. Senza coraggio non si generano eccellenze: ci vorrebbe un po’ più di Lombardia in Italia”.
Clic qui per leggere il testo dell'impugnativa del Governo contro la legge lombarda.
Clic qui per leggere le dichiarazioni dell'assessore lombardo al welfare Giulio Gallera
A Roma, per una legge regionale, per una legge nazionale
Il Comparto Funerario del Lazio chiede una legge regionale, il Comparto Funerario Italiano chiede una nuova legge nazionale.
Federcofit incontra gli Operatori il prossimo 7 giugno al Centro Convegni "Villa Palestro".
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Funeraria: Gallera contro l’impugnazione della legge lombarda
Milano - “È gravissimo che il Governo abbia voluto impugnare la nostra legge sui servizi funerari e cimiteriali. Una legge che risponde a esigenze reali segnalate dai cittadini a tutela della trasparenza e della legalità. Così si penalizza una Regione come la nostra che ha la forza, la capacità e il coraggio di innovare”. Lo afferma in una nota l’Assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, commentando la decisione assunta ieri sera dal Consiglio di Ministri di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge 4/2019 della Lombardia.
“Ci costituiremo certamente davanti alla Corte Suprema - aggiunge l’assessore Gallera - nella certezza di far prevalere le nostre determinazioni così come è accaduto sul tema degli specializzandi. Il rigurgito centralista del Governo, che si definisce del cambiamento, impedisce di fatto alla Lombardia di normare in modo significativo proprio gli aspetti più delicati che riguardano la morte di una persona e tutte le attività ad essa strettamente connesse”.
In relazione al testo dell’impugnativa, l’assessore al Welfare specifica che “l’ampliamento delle competenze degli ufficiali di Stato civile risponde a una esigenza segnalata a più riprese dai territori”. “Le case funerarie, contestate dal Governo - afferma il responsabile della sanità lombarda - sono già una realtà ovunque e la nostra Legge ha voluto regolamentarne le funzioni a tutela dei cittadini. La definizione dei Centri Servizi garantisce la concorrenza e si basa su criteri di legalità e trasparenza”. “La stessa sepoltura degli animali - spiega poi l’assessore Gallera - a seguito della cremazione e nel rispetto di normative specifiche, rappresenta la risposta a innumerevoli segnalazioni e richieste”.
“I nostri uffici stanno già analizzando le contestazioni e preparando il contro ricorso - conclude l’assessore al Welfare - per ribadire la correttezza dell’impostazione di una legge innovativa e coraggiosa. Tutto quello che non è normato dalla legislazione nazionale non significa che sia vietato. Soprattutto se va nella direzione indicata e segnalata dai cittadini stessi”.
Clic qui per leggere il testo dell'impugnativa del Governo contro la legge lombarda.
Il LEGO per aiutare i bambini a capire il funerale.
La morte è un argomento scomodo, a cui molti cercano di pensare.
I bambini, a volte sono incapaci di cogliere il concetto stesso di morte, e possono essere ancora più colpiti dal processo di perdita di una persona cara.
Il Bestattungsmuseum, il Museo funerario del famoso cimitero centrale di Vienna, ha deciso di aiutare i suoi visitatori più giovani a comprendere meglio i problemi più difficili introducendo dei kit LEGO basati su scene funebri.
«Abbiamo creato il primo prodotto realizzato con componenti LEGO nel 2016», ha detto il portavoce del museo, il dott. Florian Keusch.«Era un tram storico, che portava i cadaveri al cimitero centrale di Vienna e veniva usato a Vienna tra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Questo tram era per i collezionisti, poi abbiamo fatto un camion e un carro funebre storico.»
«Nel 2018 stavamo pensando a nuovi prodotti realizzati con componenti LEGO. Abbiamo avuto alcune domande da clienti in lutto come: "Posso portare i nostri figli con noi al funerale di nostro nonno?" O “mio figlio è in lutto, cosa posso fare?"; così abbiamo fatto un brainstorming, come possiamo aiutare i bambini a superare il loro dolore. Abbiamo sviluppato i crematori, il cimitero con un escavatore, la famiglia in lutto con una femmina e un corpo morto maschio e uno scheletro e un carro funebre storico.»
«Abbiamo coinvolto la Wiener Landesverband für Psychotherapie (Associazione viennese di psicoterapeuti) e ci siamo assicurati che i nuovi prodotti realizzati con componenti LEGO fossero utili per la terapia con i bambini e per i genitori con bambini che soffrivano della loro perdita. Con questi prodotti, è possibile descrivere il processo e i bambini possono elaborare il loro dolore».
«I kit sono stati realizzati da un'azienda austriaca - abbiamo creato il design insieme e loro hanno prodotto la confezione, il manuale e hanno organizzato i mattoni e messi insieme nella scatola. Non è un prodotto LEGO ufficiale, quindi lo chiamiamo, ad esempio, "crematori fatti di componenti LEGO".
Ora ci sono otto kit disponibili, con prezzi che vanno da 7,90€ (una coppia di necrofori) ai 112,90€ (il tram storico).
Una idea interessante per rendere meno incomprensibile il lutto ai bambini.
Clic qui per l'articolo originale in inglese su Bored Panda
Trasporto funebre: nostra lettera al Sindaco di Milano
Come si poteva temere, un errore nel testo stampato della nuova legge lombarda e qualche successiva interpretazione “orientata” stanno creando problemi, persino a Milano.
Federcofit ha deciso di affrontare il problema di petto, scrivendo direttamente al Sindaco del capoluogo lombardo e, in copia, a diversi Amministratori milanesi e regionali.
Vogliamo che sia chiaro: la legge voleva in capo all’impresa funebre l’onere di comunicare sia al comune di decesso che al comune di destinazione il trasferimento della salma.
L’inesattezza è originata dalla mancata trascrizione del sub-emendamento n° 25 presentato in aula, votato ed approvato come riportato sul sito di Regione Lombardia.
Ci sembrerebbe corretto che il Comune di Milano agevoli questa natura di richiesta originata dalle famiglie utenti allo stesso modo in cui è stato fatto sino ad ora e senza porre vincoli di alcun tipo.
Si tratta di un mantenimento di un diritto sacrosanto e consolidato da parte di chi è già colpito da un evento traumatico come quello del lutto. Il vedersi negare la possibilità di riappropriarsi del corpo del proprio caro, in base ad una interpretazione forviante di una normativa, sia un atteggiamento “non umano” e in contraddizione con il buonsenso.
Capiamo che possa essere nato un equivoco tuttavia siamo comunque speranzosi di poter contare su una costruttiva collaborazione da parte dell’amministrazione comunale milanese la quale ha da sempre avuto a cuore la tutela ed i diritti dei propri cittadini.
Riccardo Salvalaggio
Segretario Nazionale Federcofit
Premendo su questo link è possibile leggere la lettera completa.
Le tradizioni cimiteriali milanesi: il cimitero “Monumentale”
Oggi parliamo del cimitero monumentale di Milano, il più importante museo a cielo aperto della Lombardia.
Il Cimitero Monumentale, inaugurato nel 1866, nasce come cimitero aperto a tutti i milanesi "a tutte le forme e tutte le fortune", ma è chiara fin dall'inizio la volontà municipale di farlo diventare "Monumento" della milanesità, luogo di memorie civiche e, come tale, dedicato non solo ai dolenti, ma ad un pubblico più ampio. Anche il Monumentale di Milano, come tutti i grandi cimiteri italiani, segue l’habitat culturale e normativo dei cimiteri moderni, dall’editto di Saint Clou alle norme del regno d’Italia della metà ottocento.
L'opera di Carlo Maciachini incorpora diversi suggerimenti stilistici secondo il gusto eclettico dell'epoca, associando forme del gotico con il romanico lombardo e pisano e con inserti bizantineggianti.
Nelle sculture e nelle architetture del Monumentale si possono ripercorrere le vicende della città e gran parte della sua storia artistica, dal realismo ed eclettismo di fine Ottocento, al liberty e simbolismo di inizio Novecento, dagli anni Trenta all'epoca contemporanea, come in un vero straordinario "Museo a Cielo Aperto" dove sono rappresentati i maggiori artisti italiani.
Storia
Il Monumentale ebbe una gestazione lunga e travagliata cominciata nel 1837. Vincitore del concorso finale indetto dal Comune di Milano fu il progetto dell'architetto Carlo Maciachini (1818-1899), realizzato a partire dal 1864 in stile eclettico con richiami bizantini, gotici e romanici.
La prima deliberazione relativa all'erezione del nuovo cimitero fu quella presa nel 1837 dalla Congregazione Municipale (l'attuale giunta municipale delle città italiane). Dal 1837, data della prima delibera, al 1863, data dell'approvazione del progetto definitivo del Maciachini, trascorse un quarto di secolo segnato da difficoltà, contrasti e litigi. L'iniziale delibera del 1837 aveva previsto che il cimitero sorgesse su un'area fuori città di 55 200 mq alle Cascine Abbadesse (oggi nei pressi via Melchiorre Gioia): vennero presentati venticinque progetti fra i quali ebbero grande appoggio quelli degli architetti Alesandro Sidoli e Giulio Aluisetti. Nonostante il parere autorevole e favorevole dell'Accademia delle Belle Arti di Brera il giorno 12 agosto 1843 il consiglio annullò tutto ed incaricò l'Aluisetti di redigere un secondo disegno che venne quindi approvato il 4 settembre 1846. Il nuovo progetto, tuttavia, contro ogni previsione, non fu approvato dal Governo che chiese, 1847, un nuovo progetto che prevedesse il cimitero in un'area diversa dalle Cascince Abbadesse, il cui terreno era già stato acquistato dal Comune.
I fatti politici dell'anno seguente, il 1848, portarono a un ulteriore stallo della questione. Nel 1855, con Milano nuovamente sotto l'amministrazione asburgica, si risollevò il tema del Monumentale e il periodico Giornale dell'ingegnere-architetto ripresentò, caldeggiandolo, il disegno del Sidoli, ma la morte dell'architetto venne ad intralciare ogni decisione. Venne quindi nominata una nuova commissione che selezionasse una nuova area sul quale erigere il nuovo cimitero secondo il progetto dell'Aluisetti che però morì da lì a poco. La nuova area era compresa fra Porta Tenaglia e Porta Comasina ed era stata appositamente acquistata dal Comune che, dopo la morte dell'Aluisetti, incaricò l'ing. Pestagalli di adattarne il progetto alla nuova area acquisita, che è quella su cui sorge il cimitero odierno. Cominciariono dunque i lavori di spianamento del terreno e costruzione del muro di cinta ma la sopraggiunta liberazione dall'Austria determinò che il nuovo Comune di Milano nella seduta del 20 maggio 1860 sospendesse ogni lavoro portando come giustificazione che lo spazio racchiuso nel muro di cinta fosse insufficiente. Probabilmente, come suggerisce il Beltrami, i motivi erano più legati alla volontà di allontanarsi da una faccenda durata vent'anni sotto la dominazione austriaca e dal progetto orientato a uno stile greco-romano che ormai aveva fatto il suo tempo.
L'apertura del Monumentale
La benedizione inaugurale fu impartita da un monsignore Giuseppe Calvi, il 2 novembre (giorno della commemorazione dei defunti) del 1866, alla presenza del sindaco di Milano Antonio Beretta; nello stesso giorno avvenne la prima tumulazione, quella della salma del compositore e collezionista di manoscritti e stampe musicali Gustavo Noseda, morto il 27 gennaio dello stesso 1866 di tisi prima del debutto di una sua opera alla Scala, salma traslata dal Cimitero di Porta Magenta. Dal 2 novembre al 31 dicembre il Monumentale vide altre 16 tumulazioni, ma l'apertura propriamente detta avvenne il 1º gennaio 1867.
Da allora il Monumentale si è andato via via arricchendo di un gran numero di opere d'arte funeraria di genere classico e contemporaneo, come templi greci, elaborati obelischi e altri lavori originali, tra cui la versione ridotta della Colonna Traiana.
Per l'altissimo valore artistico di sculture, tombe, edicole funerarie e altre opere presenti al suo interno, il Cimitero Monumentale di Milano è un vero e proprio museo "a cielo aperto", tra i più artisticamente e storicamente importanti d'Italia.
Il Famedio

Il Famedio, nome derivante dal latino famae aedes, ossia "tempio della fama", è posto all'entrata principale del cimitero, in posizione innalzata e raggiungibile tramite un grande scalone. Consiste in una voluminosa costruzione in stile neogotico di marmo e mattoni, inizialmente ideata per essere una chiesa.
Dal 1869 si incominciò a pensare di far divenire questa chiesa mancata, appunto, un Famedio, un luogo di tumulazione dei milanesi "illustri" o "benemeriti". Il lavoro iniziò qualche anno dopo, nel 1875, e fu completato nel 1887. Nel frattempo, a Famedio ancora incompleto, vi erano state traslate le salme di Alessandro Manzoni e Carlo Cattaneo, già deceduti da vari anni e già presenti nel cimitero. Il letterato, imbalsamato, vi era stato posto la mattina del 22 maggio 1883, nell'ambito delle cerimonie per il decimo anniversario della sua morte alla presenza di numerose autorità e di membri della sua famiglia, mentre il patriota e politologo vi era stato posto il 23 marzo 1884; i due illustrissimi milanesi, i primi ad occupare il Famedio, da allora sono tumulati in due sarcofagi marmorei identici, sormontati dallo stemma crociato della città.
Nel 1895 morì Cesare Cantù, e venne tumulato nel Famedio; vi rimase solo dieci anni, poiché nel 1905 avvenne la traslazione nella natia Brivio. Risale al 1958 il posizionamento al centro del Famedio del sarcofago di Manzoni, e il suo innalzamento sopra un basamento con bassorilievi scultorei in bronzo di Giannino Castiglioni.

I milanesi tumulati direttamente nel Famedio per ora sono sette: oltre ai già citati Alessandro Manzoni (tomba principale, innalzata al centro) e Carlo Cattaneo, vi sono anche Luca Beltrami (traslato dal cimitero di Cireggio, frazione di Omegna, nel 1985, riposa in un sarcofago marmoreo opera di Giannino Castiglioni, Leo Valiani, Bruno Munari, Carlo Forlanini e Salvatore Quasimodo; nel Famedio sono presenti anche diversi cenotafi. Vi è però una parte sottostante, chiamata Cripta del Famedio, comunque parte del Famedio stesso, in cui le tumulazioni illustri o benemerite (tutte in colombari o ampie cellette, alcuni dei quali, sia colombari che cellette, contengono ceneri o resti esumati) sono più numerose.
Nel Famedio sono inoltre incisi, in lista su delle tavole di pietra murate alle pareti, i nomi di altre importanti figure legate a Milano che sono tumulate sia nello stesso Cimitero Monumentale che in altri luoghi, o conservate privatamente, come ad esempio Giuseppe Verdi, inizialmente tumulato al Monumentale per poi essere traslato in un tempietto-cripta nel cortile della casa di riposo per musicisti da lui fondata, o Raimondo Vianello, tumulato nella sua tomba di famiglia al Cimitero del Verano, a Roma, o Sandra Mondaini, tumulata a Milano ma in un altro cimitero, quello di Lambrate, o Krizia, le cui ceneri sono conservate in famiglia.
Oltre al Famedio e alla sua Cripta, nel Cimitero Monumentale vi sono altri tre luoghi specificamente dedicati alla tumulazione di persone illustri o benemerite: il Civico Mausoleo Palanti (una ex edicola privata, dedicata a "illustri cittadini", resa attiva per questo scopo dal 1974 al 1993), la più recente Nicchia D dell'Edicola F di Levante Superiore (dedicata a "cittadini noti e benemeriti".

Il reparto israeliti
Il riparto, progettato dal Maciachini, fu aperto nel 1872 in sostituzione delle zone israelitiche dei soppressi cimiteri milanesi. Si trova ad est del Famedio, separato dal resto del cimitero da un muro. L'attuale area è il risultato di un ampliamento del 1913, che aggiunse una fascia a sud e una a est. Il padiglione centrale era originariamente l'ingresso del cimitero.
La numerazione delle tombe si ripete, in quanto il Riparto è suddiviso in 6 campi e un ampliamento. Vi sono inoltre tre campi comuni di cui uno per i bambini, con sepolture comprese tra il 1873 e il 1894, composto da piccole lapidi in mezzo a un prato riportanti nome, cognome e data di morte.
Vi sono anche edicole familiari (di cui due progettate dallo stesso progettista di tutto il cimitero Carlo Maciachini), dei colombari e cellette sulle pareti a nord e ovest, e delle tumulazioni nel padiglione centrale. L'ossario centrale ospita sia i resti dei corpi esumati allo scadere delle concessioni, che quelli traslati dai cimiteri soppressi.
In questo Riparto si trovano anche nomi e cenotafi di persone citate alla memoria in quanto uccise dai nazisti, anche in seguito a deportazione nei campi di concentramento.
Numerosi sono i monumenti di valore artistico a cui hanno contribuito architetti e scultori importanti, descritti nella guida storico-artistica di Giovanna Ginex e Ornella Selvafolta.
Edicola di Arturo Toscanini, inizialmente costruita per il figlio Giorgio, bambino morto di difterite a Buenos Aires nel 1906 mentre era al seguito del padre; è opera dell'architetto Mario Labò; si notano, scolpiti da Leonardo Bistolfi, simboli d'infanzia e di viaggio in mare, il mesto viaggio di ritorno che dovette fare la piccola salma.
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Rappresentazione dell'ultima cena, tomba di Davide Campari e famiglia







