Cresce la “nuova San Siro”, e compra “Generali” a Milano.

Quando, ai primi di febbraio, è giunta la notizia che l’impresa “San Siro” aveva ceduto il proprio capitale a investitori istituzionali, facendone così la prima realtà italiana ad azionariato finanziario e dando vita al “Gruppo Hofi”, il nuovo capitale di controllo aveva dichiarato la volontà di trasformare questa società nel polo di attrazione verso altri operatori.

In poco più di un mese un’altra storica impresa milanese è entrata nel gruppo, si tratta della “Impresa Generali”, presente da oltre 50 anni nel settore delle onoranze funebri sui territori di Milano e Provincia.  L’Impresa Generali manterrà la propria autonomia societaria e l’attuale amministratore, Maurizio Cal, è stato confermato nella carica, e collaborerà con il gruppo nello sviluppo delle attività, assicurando la continuità nella gestione dell’impresa.

Al di là delle dichiarazioni usuali, che non rivelano nei particolari le strategie a breve e lungo termine del gruppo Hofi, questa operazione rappresenta sicuramente una concentrazione degli operatori sul mercato milanese e una conferma della effettiva volontà di creare un polo della funeraria, la cui estensione e le cui conseguenze verificheremo in futuro, se ci saranno nuove acquisizioni.


Cimiteri d'Italia: Staglieno

Parlare dello STAGLIENO di Genova è, forse, parlare del principe dei cimiteri italiani per il fascino della sua realtà, del paesaggio che rappresenta, della ricchezza che raccoglie al suo interno e per l’intreccio strettissimo tra monumento, architetture, memorie storiche e natura.

Staglieno e la sua storia

Il Cimitero di Staglieno fu aperto ufficialmente al pubblico il 1° gennaio 1851. Sebbene a questa data fosse ancora largamente incompiuto, ne era peraltro ormai tracciata la specifica fiosionomia architettonica, funzionale e simbolica.

L'incarico della progettazione era stato affidato già nel 1835 al noto architetto Carlo Barabino (1768-1835) il quale, però, non riuscì a portare a termine il progetto per l'improvvisa morte nel 1835, nella grande epidemia di colera. Il suo allievo e collaboratore Giovanni Battista Resasco (1798-1871) portò a termine la progettazione i cui lavori iniziarono nel 1844 in un'area, quella di Villa Vaccarezza, a Staglieno poco abitata, e non molto distante dal centro cittadino.

La forte suggestione dell’impianto architettonico è tuttora percepibile e suscitava grande ammirazione nei contemporanei che, entrati dall'ingresso principale, si trovavano immersi in una ampia scenografia, costituita dal succedersi di porticati monumentali, stilisticamente omogenei, culminanti nella imponente architettura del Pantheon.

Tomba di Giovanni Fossati, realizzata da Vittorio Lavezzari
Tomba di Giovanni Fossati, realizzata da Vittorio Lavezzari

Una volta portata a termine, fra gli anni Sessanta e Ottanta, la struttura complessiva del cimitero, l'effetto veniva ad essere esaltato nel suo insieme dall'inserimento nel contesto ambientale naturale. Un'integrazione paesistica che fu ulteriormente accentuata nel tempo con alcuni ampliamenti specificamente naturalistici, quali l'area acattolica e il cimitero degli Inglesi, sistemati negli ultimi decenni del XIX secolo e nel primo del XX. La scelta del Resasco risultò dunque particolarmente vincente e segnò la fortuna di Staglieno come modello nazionale ed internazionale di riferimento: vi si combinavano, infatti, la tipologia del Cimitero architettonico neoclassico, di tradizione mediterranea, "galleria" di monumenti, e quello di tipo naturalistico, dell'area nord europea e anglosassone (a cominciare da quello parigino del Père Lachaise).

Veduta del cimitero di Staglieno in una cartolina di inizio Novecento.
Veduta del cimitero di Staglieno in una cartolina di inizio Novecento.

La struttura cimiteriale ha seguito l’evoluzione di Genova con interventi successivi fino ad arrivare alla metà del secolo XX° con la realizzazione negli anni Venti del Porticato Montino, ricco di opere déco e , più a monte, del Sacrario ai Caduti della prima guerra mondiale (1935-1936) ed, infine, nell’ultimo dopoguerra, del Porticato S. Antonino (i lavori iniziarono nel 1937, ma fu inaugurato nel 1955): ultimo intervento con ambizioni monumentali.

Bassorilievo di donna su destriero
Bassorilievo di donna su destriero

La struttura del Pantheon contornata dai porticati superiori, collegati attraverso la monumentale scalinata a quelli inferiori, si adagiava sulla verde collina retrostante - la zona dei Boschetti e della Valletta Pontasso - che, popolata da una sempre più fitta vegetazione, ospitava - e avrebbe sempre più ospitato negli ultimi decenni del secolo e nei primi del Novecento - cappelle e monumenti disseminati e seminascosti nel verde (in quest'area si trovano la Tomba di Giuseppe Mazzini e quelle di molti protagonisti del Risorgimento).

L'effetto d'insieme 'böckliniano', per così dire, per lo scuro svettare degli alberi, contrapposto al biancore delle tombe, è ancora oggi avvertibile: si è infatti mantenuto sostanzialmente integro il nucleo originario del cimitero, nonostante i numerosi ampliamenti, che hanno peraltro interessato soprattutto le aree laterali rispetto al nucleo storico centrale. Tale integrazione paesistica risulta accentuata nel tempo dallo sviluppo della vegetazione, e ad opera di alcuni ampliamenti - di ancor più specifica connotazione naturalistica.- a ridosso del nucleo centrale, quali l'area acattolica e il Cimitero degli Inglesi, sistemati negli ultimi decenni del XIX secolo e nel primo del XX.

Nuove funzioni doteranno allo stesso tempo il cimitero di nuove strutture come il Tempio Crematorio, in prossimità del porticato semicircolare. Si è accennato alla necessità nel corso degli anni Ottanta di unificare nell'area di Staglieno quei cimiteri di altre confessioni che avevano avuto proprie precedenti collocazioni (quello degli Inglesi a S. Benigno, il cimitero protestante, quello ebraico, quello greco-ortodosso, ecc.) nelle diverse zone della città, spesso ormai entrando in conflitto con la grande espansione urbana di fine secolo.

La tomba della famiglia Appiani
La tomba della famiglia Appiani

Queste sepolture danno avvio ad una nuova area a ponente, lungo il torrente Veilino, collegata a quella dei Boschetti, in cui prevale, come si è detto, l'impianto naturalistico, con l'inserimento di tombe e monumenti in un ambiente caratterizzato da alberi d'alto fusto.
Lo sviluppo lungo il torrente Veilino segnerà anche la maggior parte degli ampliamenti fra la fine dell'Ottocento e il corso del Novecento: a cominciare, ad esempio, dal progetto di Gino Coppedé (1866-1927), nei primi anni del Novecento, che prevedeva una totale ridefinizione di Staglieno in termini di gigantismo Wagnerschule: intervento peraltro limitatosi in sostanza alla costruzione delle terrazze del Cimitero degli Inglesi.

La fisionomia architettonico - ambientale di Staglieno lo rende indubbiamente molto peculiare nella situazione italiana.
E non è un caso che sia stato spesso preso a modello, pur in forme diverse, non solo localmente (si pensi al cimitero di Sampierdarena, che ne è una vera e propria ripresa in forma ridotta), ma più generalmente nel corso del XIX secolo.

Ma l'aspetto forse che lo rende uno fra i più significativi cimiteri monumentali occidentali fra metà Ottocento e primo Novecento è l'avere raccolto all'interno del proprio perimetro un così ampio ed articolato immaginario borghese della morte.
E, soprattutto, di essere divenuto puntuale testimone del mutare di tale immaginario lungo il corso dell'Ottocento, seguendo le trasformazioni di una società in crescita, fiduciosa delle proprie prospettive di sviluppo, sull'onda del progresso scientifico e tecnologico, e delle possibilità di scambi commerciali planetari; e che poi, verso fine secolo, è sempre più coinvolta in una crisi di identità e, soprattutto, in un processo di riflessione sul proprio destino storico e culturale.

Una società che ha affidato alla rappresentazione post-mortem non solo l'immagine del successo sociale, ma soprattutto la propria idea della realtà e l'ostensione dei valori in cui crede, legittimi o meno che fossero: dal lavoro al mito del progresso, dalla famiglia alla beneficenza, alla religione, all'appartenenza alle diverse professioni, ecc.: tutti intesi come componenti fondanti e organiche del nuovo modello di società, e quindi rappresentabili quali elementi caratterizzanti.

Tale rappresentazione era del resto emblematica di una più generale idea della realtà, che va ben al di là del contesto locale: variata immagine di una società egemone, che segna molta della cultura occidentale fra seconda metà Ottocento e primissimo Novecento. Ed è ben comprensibile questo identificarsi nel complesso di tali valori, se si riflette sulla natura dei committenti dei monumenti di Staglieno: essi erano infatti gli esponenti di una classe imprenditoriale che aveva basi ed interessi, sia di tipo imprenditoriale che commerciale e finanziario in mezzo mondo; e che spesso, inverando uno dei miti più tipici del periodo, quello del self-made-man, erano riusciti ad accumulare enormi fortune (e non sempre - anche in questo in conformità con lo spirito del tempo - furono capaci di conservarle per più generazioni).

Tomba Carpaneto, realizzata da Giovanni Scanzi nel 1886, restaurata nel 2016
Tomba Carpaneto, realizzata da Giovanni Scanzi nel 1886, restaurata nel 2016

L'orgoglio per le imprese compiute in questa crescita economica e sociale traspare ben chiaro, del resto, oltre che dalla concreta e diffusissima rappresentazione di simboli e immagini professionali, nei racconti di queste fortune che si colgono dalle lapidi commemorative dei monumenti, al di là del solito rituale di convenzionale perbenismo sulle figure dei personaggi.
Orgoglio che si avverte ugualmente nella grande profusione dei materiali durevoli impiegati nella costruzione dei monumenti, marmo e bronzo soprattutto (non frequentissimo è l'intervento pittorico, per lo più destinato a funzioni di complemento decorativo: ma anche in questo caso si chiamano pittori noti, come ad esempio Nicolò Barabino, nella Tomba Ariano Galleano, 1871), spesso con una particolare attenzione a quello spirito decorativo e di dettaglio che è ben proprio della cultura dell'Eclettismo.

Una richiesta di durevolezza che si sposta progressivamente dai monumenti dei porticati e delle gallerie, sempre più complessi ed articolati narrativamente, per trovare vere e proprie dimensioni architettoniche, soprattutto nella selva di cappelle di diversi stili e dimensioni, che si moltiplicano nei Boschetti.Basti pensare in proposito all'imponente cappella neogotica di Armando Raggio, opera dell'architetto Rovelli (1895), o a quella di gusto secessionista realizza da Gino Coppedé e Giuseppe Predasso per la famiglia Ernesto Puccio (1906-7): ma non sono che due esempi di una produzione assai variata sia per tipologie che per dimensioni.

A Staglieno la scultura la fa da padrona. Una scultura che è presente a Staglieno non solo nella sua grande profusione e nella qualità dei materiali, ma nella sua capacità di offrire un messaggio su piani diversi di riferimento: testimonianza, contemporaneamente, delle trasformazioni linguistiche della scultura italiana  e dell'adeguarsi progressivo dell'immaginario sociale della morte.
Staglieno incomincia a popolarsi di monumenti sin dal 1851. Si tratta di una scultura che incomincia ad avere credito e commissioni al di fuori della dimensione locale. Ma, soprattutto, trova nel Cimitero un ampio banco di prova, attraverso le richieste di una committenza che s'identifica, in questo momento, in un naturalismo pur sempre ancora 'garantito' dal modello classico. Si tratta, infatti, di una classe in ascesa, sia economicamente che socialmente: ma ancora solo in parte capace di esprimere fino in fondo e autonomamente le proprie scelte culturali e di gusto.

Modelli e iconografie sono ancora sostanzialmente quelli di una tradizione neoclassica che è stata di pertinenza indubbia di quell'aristocrazia che l'ha preceduta e con cui la nuova borghesia ascendente tende sempre più a confondersi e compattarsi, in nome di una comunanza di interessi finanziari ed imprenditoriali.


Abbiamo raggiunto un risultato importante: permettere alle diverse organizzazioni nazionali di riconoscersi in una proposta condivisa. Certo la Legge Nazionale presenta una maggiore complessità, vogliamo, però, affrontare questi aspetti insieme, come abbiamo fatto per la Lombardia, nello spirito di condivisione con Feniof ed EFI per centrare meglio gli obiettivi e per avere maggiore forza di convincimento. (fai clic sull’immagine per leggere la lettera completa)

Dopo la Lombardia ora la legge nazionale, campagna di informazione di Federcofit

Il primo passo, e sicuramente il più importante, nell’adeguamento delle norme sulla funeraria nella Regione Lombardia si è concluso positivamente. Le nuove disposizioni di legge sono state approvate dal Consiglio Regionale e rappresentano, oggettivamente e senza tema di smentita, un decisivo passo in avanti nella regolarizzazione delle attività dell’intero comparto.

Sarà impegno di Federcofit, come abbiamo più volte affermato, operare con iniziative pubbliche opportune per illustrare le nuove disposizioni, chiarire i dubbi, recepire le osservazioni utili all’impegno finale, quello della stesura ed approvazione del Regolamento previsto dalle nuove norme, per completare il lavoro iniziato nella passata legislatura, la riforma della Legge regionale n. 33/2009.

In questo percorso la prima iniziativa si svolgerà, appunto, giovedì 16 maggio presso la Sala Pirelli della Regione Lombardia in collaborazione con l’Assessorato regionale e con la presenza dell’assessore Giulio Gallera, per proseguire, successivamente, anche nelle altre province della Lombardia con ulteriori iniziative.

Siamo particolarmente soddisfatti del risultato ottenuto in Lombardia perché le nuove norme completano un percorso, iniziato nel lontano 2004, assicurando al settore un maggiore rigore e ordine senza penalizzare le imprese funebri presenti e garantendo, soprattutto, i bisogni delle famiglie colpite da un lutto.

Questo risultato, sicuramente ulteriormente perfettibile, è stato possibile grazie ad un metodo che le Organizzazioni nazionali del settore hanno seguito: la ricerca paziente e costante, per lunghi mesi e con confronti serrati, di una posizione condivisa sui vari temi e questioni capace, proprio per l’equilibrio che la condivisione ha, naturalmente, rappresentato, di convincere anche “la politica” della bontà delle soluzioni proposte.

Altri impegni, ancora più significativi, ci stanno di fronte.

Il Parlamento ha avviato l’esame di un Disegno di Legge, la proposta Foscolo-Bellachioma A.C. n. 1143, per il riordino dell’intero comparto e della funeraria italiana.

Si tratta di una Riforma attesa e presente nel confronto politico da lunghissimi anni, dal lontano 1999, e mai arrivata in porto nonostante le varie proposte presentate nelle ultime 4 legislature.

L’obiettivo è, per il nostro settore, di primaria importanza: ricondurre ad unità le normative sulla funeraria presenti ad oggi nelle varie regioni e riordinare complessivamente l’intero sistema in linea con l’evoluzione sociale degli ultimi 30 anni. Non solo si debbono superare le differenze normative tra Regione e Regione sui vari problemi, dalla formazione professionale, ai requisiti aziendali, alle disposizioni cimiteriali ma si dovrà, anche e finalmente, affrontare la necessità di superare le barriere rappresentate dai confini regionali che non permettono in tante realtà territoriali la cura adeguata dei defunti perché separate da una barriera invalicabile, ancorché puramente amministrativa, il confine regionale: da un ospedale di una regione non si può riportare il proprio caro presso l’abitazione distante pochi km. ma sul territorio della regione contermine.

Federcofit ha sempre espresso un giudizio positivo su questo Disegno di Legge; siamo ben consapevoli che noi siamo una parte del sistema ed avvertiamo la necessità, anche sul piano nazionale che si percorra la medesima strada fatta nella Regione Lombardia.

Il metodo lombardo, cioè, ci ha fatto raggiungere un risultato importante: permettere alle diverse organizzazioni nazionali di riconoscersi in una proposta condivisa.

Certo la Legge Nazionale presenta una maggiore complessità e la difficoltà di conciliare realtà territoriali tra loro diverse: nord e sud, grandi città e comunità locali di piccole dimensioni, territori ben serviti da comunicazioni viarie e paesi isolati, ecc., ecc. Non solo, la legge nazionale dovrà anche definire ruoli e funzioni dei vari livelli istituzionali presenti nel paese, Stato Centrale, Regioni e Amministrazioni locali.

Vogliamo, però, affrontare questi aspetti insieme, come abbiamo fatto per la Lombardia, nello spirito di condivisione con Feniof ed EFI per centrare meglio gli obiettivi e per avere maggiore forza di convincimento.

Ad oggi ci sembra di capire che anche gli altri condividono questa impostazione e quindi inizieremo da subito a lavorare sui temi concreti previsti nelle nuove normative.

Anche sulle disposizioni nazionali attiveremo un’azione di informazione per la categoria nelle varie regioni al fine non solo di rendere consapevoli tutti gli operatori, o almeno quelli che desiderano essere informati sul proprio futuro, delle soluzioni proposte ma anche per raccogliere le osservazioni e le richieste frutto delle concrete esperienze maturate sul territorio.

Augurandoci tutti che la legislatura non si interrompa prematuramente lasciando il settore ancora una volta a “bocca asciutta”…

Un saluto a tutti

Il Presidente

 

P.S. in queste ore è arrivata l’informazione circa la formale “impugnativa” da parte del Governo contro la Legge Regionale Lombarda, invocata nel corso del Consiglio Regionale che ha approvato la Legge da parte del M5S lombardo. Si tratta di un atto molto grave che misconosce i poteri legislativi delle Regioni in una logica “centralista” superata da decenni e manifesta la totale sordità del Governo Centrale alle istanze dei cittadini e dei territori. Con l’impugnativa del Governo contro la legge lombarda si mette in discussione l’evoluzione del nostro settore negli ultimi 15 anni compresi gli ingenti investimenti realizzati in Lombardia con la costruzione di quasi 200 Case Funebri.

Non staremo a guardare!! Lotteremo fino in fondo per salvaguardare i risultati raggiunti, PER NON TORNARE INDIETRO e per garantire la tenuta delle attività funebri lombarde. L’APPUNTAMENTO È PER IL 16 MAGGIO: LA PRESENZA DELLA CATEGORIA NUMEROSA E COMPATTA È LA PRIMA RISPOSTA PER TUTELARE I NOSTRI DIRITTI E PER MODIFICARE LE DECISIONI DEL GOVERNO.


Legge funeraria Lombardia: le perplessità di Federcofit

Al di là di alcuni aspetti sicuramente più “attraenti” dal punto di vista della polemica politica, su cui non a caso i quotidiani fanno i titoli, Federcofit solleva da subito alcune perplessità sulle norme che riguardano direttamente le Imprese del Comparto Funerario.

Allo stato attuale la legge sembra poter essere il chiavistello per la precarizzazione del lavoro nel Comparto lombardo.
Il richiamo generico a «regolari contratti di lavoro», non appare in grado infatti di escludere i contratti «a chiamata».
«Se non verrà emendato quel passaggio - dice il segretario nazionale Federcofit Riccardo Salvalaggio - tutte le imprese che hanno dipendenti potranno lasciarli a casa, col rischio di precarizzazione generale».
Altre perplessità espresse da Federcofit riguardano la sala del commiato, che le imprese vorrebbero «a feretro chiuso» e le case funerarie, per le quali gli Operatori chiedono di normare bene limiti del pubblico e del privato.

È possibile leggere l’articolo integrale su Il Giornale


Formazione: partono i nuovi corsi

[conclusi: vai su FORMAZIONE per i corsi più recenti]

 

Federcofit – Federazione Italiana del Comparto Funerario apre il nuovo corso per le professioni di:

NECROFORO
ADDETTO AL TRASPORTO
DIRETTORE TECNICO ADDETTO ALLA TRATTAZIONE AFFARI

Queste sono le tre figure presenti all’interno delle imprese funebri lombarde che necessitano di un corso di formazione abilitante alla professione per poter esercitare regolarmente nelle aziende del settore funerario in Regione Lombardia.

Partenza corsi: lunedì 4 Marzo a Milano

Operatore funebre (Necroforo) durata: 24 ore
Addetto al trasporto di cadavere durata: 36 ore
(Necroforo + 12 ore)
Direttore tecnico addetto alla trattazione affari durata: 60 ore (Necroforo + trasporto + 24 ore)

Il necroforo è colui che esegue la movimentazione del feretro e segue la preparazione della salma.
L’addetto al trasporto è colui che in più guida il mezzo, è il riferimento della squadra e redige appositi verbali.
Il direttore tecnico addetto alla trattazione è colui che ha contatti con le famiglie e organizza in tutto e per tutto l’evento.

Info e modulo di iscrizione:
http://www.federcofit.it/corsi-lombardia/
Per ogni ulteriore informazione info@federcofit.eu

Feder.Co.F.It
Viale Certosa 147
20151 Milano
02 3340 3992


Qualcosa di più di un cambio della guardia alla San Siro di Milano

I rumors che ci hanno assordato in queste settimane hanno avuto una loro conferma: la San Siro cambia volto, registro e velocità di passo.

Si tratta di un fatto di grande rilievo, almeno per il nostro piccolo settore. L’impresa funebre, o il gruppo funerario, più importante della Lombardia e tra i primissimi del nostro Paese “passa di mano” per usare un termine molto schematico.

Il gruppo San Siro, fondato nel 1965 dal Commendatore Alcide Cerato gestisce migliaia di servizi funebri tra Milano ed hinterland, ed è titolare di due Case Funebri a Milano e di una importantissima attività  di monumenti e servizi cimiteriali.

La novità

Entra in campo Augens Capital che insieme alla famiglia Cerato e con il supporto finanziario di Banco BPM e di Banca Interprovinciale Illimity perfezionano la cessione del 100 % del gruppo San Siro.

La holding HOFI si pone l’obiettivo di creare il primo gruppo funerario italiano ad azionariato istituzionale seguendo le orme designate da precedenti esperienze  Francesi ed Inglesi.

A differenza dei “cugini” francesi e dei “brexittiani” inglesi, in Italia il settore funerario rimane costituito da una estrema frammentazione rimanendo saldamente in mano alla gestione familiare con tutti i pro ed i contro che questo assetto genera.

Sicuramente è finita un’epoca ed inizia un nuovo percorso fino ad oggi non sperimentato nel nostro Paese se non, in qualche misura, a Firenze con la storica OFISA.

Cambio di passo e mano tesa

Marco Mantica Presidente di Augens Capital :Vorremmo che la holding HOFI e San Siro diventassero il partner preferenziale di quegli operatori che desiderano aggregare la loro realtà per migliorare la propria offerta e per assicurare la continuità della propria azienda. Siamo inoltre molto orgogliosi di aver ricevuto il finanziamento di questa importante operazione per Milano”.

Riteniamo che HOFI abbia tutto quello che sulla carta necessita per portare una significativa differenziazione di gestione anche nel settore funebre.

Risorse finanziarie, competenze manageriali, strumenti, regole, relazioni, processi e sistemi aziendali, know how (attraverso Andrea e Massimo Cerato che  verranno rispettivamente nominati Presidente e Amministratore Delegato) sono i presupposti attraverso i quali la neo San Siro cercherà di creare un gruppo che dovrà operare con un respiro, una approccio ed una velocità differente.

Quando una holding ti corteggia per sposarti non ti chiede solamente la “dote” con la quale devi necessariamente presentati all’altare, ma vuole anche sapere quali sono i tuoi piani per il prossimo futuro.

Elemento principale e grande incognita rappresentano le future prossime azioni che la neo San Siro indubbiamente metterà in campo.

Interpretando le parole del Presidente Mantica supponiamo che il gruppo intenda estendere la possibilità di collaborazione e di acquisizione nei confronti di quelli che sino ad ora si potevano essere considerati puramente competitor del gruppo. Percepiamo tra le righe l’intenzione di uscire a respirare aria differente da quella della fitta nebbia milanese.

Giovanni Caciolli

Prima di tutto un pensiero al fondatore della San Siro, al, mi si permetta questo termine con molto affetto, vecchio Alcide. Uomo difficile e con il quale tanti sono stati gli scontri, ma, forse, l’uomo che, pur con tutte le pecche a lui accreditabili e sotto molteplici punti di vista, ha visto più lontano di tutti gli operatori funebri italiani, o quasi, interpretando il futuro e le prospettive di questo settore, e realizzando strutture all’avanguardia della funeraria europea. Certo l’ingresso di un soggetto finanziario nel settore funebre italiano ed in una città “europea” come Milano deve attivare una riflessione attenta da parte di tutti i protagonisti del settore.

Si tratta di un tentativo di penetrazione un settore profittevole, ma destinato a naufragare ed a ripetere l’abbandono come già sperimentato negli anni passati o si tratta dell’avvio di una fase di “maturità” per la funeraria italiana con un rapporto nuovo, più “industriale” per intendersi, dove i soggetti in campo sono molto più articolati rispetto alla tradizione “famigliare” italiana dove il fondatore accompagna i propri figli e la propria famiglia nella gestione dell’impresa?

L’intervento del capitale finanziario porta, conseguentemente, anche ad un modello nuovo che non può rimanere isolato; la prospettiva non potrà che essere il tentativo di coordinare e mettere in sinergia molteplici interventi tra loro coordinati sotto una comune filosofia di intervento; sarà una rete di imprese e case funebri? Sarà un'altra modalità operativa? Non è prudente azzardarci in queste ipotesi; quello che è certo è che, se non sarà una bolla di sapone, le logiche e lo sviluppo del settore avranno un’accelerazione ed una evoluzione nuova ed impensabile.

Riccardo Salvalaggio

Alcuni di noi accolgono l’ingresso, anche in questo settore, di un investitore puramente finanziario, come una cosa dalla quale allontanarsi con sospetto. Altri, tra cui io, vedono invece un possibile radicale cambiamento che potrebbe far nascere nuove prospettive e nuovi “comportamenti” in un settore così impermeabile alla collaborazione.

Pensare che il nuovo sia sempre simbolo di pericolo è sbagliato. Certo, bisognerà prestare attenzione e capire da che parte tirerà questo nuovo “vento” spinto da energie e motivazioni non personalistiche.

Assistiamo alla nascita di un concetto differente di impresa. Non più riconducibile ad un cognome, ma decisamente più ad un management che opera, agisce, si rapporta al mercato con differenti linee guida e azioni non riconducibili alle decisioni di poche teste.

Questo settore non ci è abituato, noi non ci siamo abituati. Sarà importante e stimolante, capire, attenzionare, analizzare e studiare a fondo il fenomeno. Ritengo maturo il terreno per la nascita di un concetto differente e coltivo la speranza che possa essere una nuova medicina per curare i mal di pancia generato dalle dinamiche croniche che affliggono questo settore. Il futuro ci dirà qualcosa di più.

 

Intanto vi abbiamo dato sufficienti motivi di riflessione a tutti gli operatori funebri e, ci venga consentito, anche un augurio di buon lavoro al management, nonché ai “vecchi” ex titolari, di questa vecchia e nuova San Siro.


Alzati e cammina!

"cosa non si fa per campare, ti tocca persino risorgere", questo deve avere pensato il complice del pastore sudafricano Alph Lukau, il quale ha inscenato una resurrezione.

Lo spettacolo ha entusiasmato i fedeli, ma ha infastidito molto i locali operatori di pompe funebri che hanno denunciato la manipolazione di Lukau, e il danneggiamento alla loro reputazione: avevano messo a disposizione la bara, ma non avevano idea di quello che sarebbe successo.

Dalla Crl Right Commission, un'istituzione che salvaguarda i diritti delle minoranze religiose, linguistiche e culturali nel Paese è arrivato un commento (ovviamente) lapidario: "I miracoli non esistono. Sono cose fatte per spillare soldi a persone senza speranze", naturalmente il pastore è stato sommerso dalle critiche, che piovono da tutte le parti.

La chiesa del pastore Lukau ha preferito non fare nessuna dichiarazione riguardo alle accuse. Secondo The Sowetan però, un giornale locale, la sua congrega avrebbe ammesso che il morto "era già vivo" al momento della cerimonia.

Chi non muore, si rivede...

L'articolo su Huffington Post


Nuova legge Lombardia: saremo molto attenti.

Con la seduta pomeridiana di mercoledì 23 gennaio Regione Lombardia ha portato in definizione gli emendamenti al testo che sostituirà la Legge Regionale 33/2009 attualmente vigente.
Parliamo di tutta la regolamentazione, l'operatività e le disposizioni in materia funebre, cimiteriale e necroscopica.
La relatrice di Forza Italia Simona Tironi, ha presentato e discusso i più di 70 emendamenti presentati da Lega, PD, 5 stelle e Civici Lombardi.
Allo stato di fatto e non avendo ancora la pubblicazione ufficiale dei contenuti, non possiamo esprimerci in merito, tuttavia se le nostre impressioni verranno avvalorate si tratta di un testo profondamente differente nei contenuti dall'attuale.
Eravamo presenti e sinceramente speriamo di aver compreso male su qualche passaggio.
Invitiamo tutti a prestare massima attenzione, richiamando anche parte del mondo produttivo indirettamente coinvolto a alzare l'allerta per alcuni passaggi di questo futuro testo.
Lombardia è stata il rompighiaccio per l'introduzione delle leggi regionali sulla funeraria in Italia difatti molte altre regioni successivamente hanno seguito la sua opera traendone profonda ispirazione.
Quindi una volta in più dopo 20 anni Lombardia si ritrova ad avere nuovamente questa responsabilità, sia nel bene che nel male, in merito a indispensabili revisioni che debbano aggiornare le norme ricalcando un attuale mercato differentemente evoluto.
Manterremo indubbiamente una attenzione massima. Nel frattempo abbiamo istituito una riunione dei nostri soci lombardi presso la sede milanese per valutare attentamente cosa e come poter fare.

Bologna 17 gennaio: ancora uno scandalo sul racket del caro estinto

Ancora una volta all’interno delle strutture sanitarie si è sviluppato il solito mercimonio odioso e schifoso sul dolore delle famiglie.
Lo scandalo bolognese che si è consumato all’interno dell’Ospedale Maggiore e Sant’Orsola brucia ancora di più perché vede il coinvolgimento di persone non solo conosciute ma anche, almeno apparentemente, presenti ed impegnate sugli obiettivi di risanamento e pulizia nel settore funebre.

Va da sé che aspettiamo lo sviluppo della situazione e delle indagini prima di ogni giudizio perché siamo garantisti convinti ma una cosa deve essere chiara ed inequivocabile: i fatti descritti dalle cronache bolognesi di queste ore debbono essere condannati senza se e senza ma e puniti rigorosamente. Non ci sono scusanti né attenuanti: i responsabili di queste azioni non rappresentano, né possono mai rappresentare gli operatori del settore.
Lo diciamo anche con un marcato magone per i rapporti, anche personali, intrattenuti con le persone indicate come principali responsabili, augurandoci profondamente che siano dimostrate la loro estraneità e innocenza.

Due concetti, però, vogliamo rendere chiari in queste poche righe.

Prima di tutto il denunciato coinvolgimento di strutture aggreganti come un Consorzio e un Centro Servizi non deve favorire lo sviluppo di un polverone dove, come diceva il filosofo, “tutte le vacche sono nere”.
Per fortuna di tutti noi e del settore funebre in Italia sono presenti tante realtà di questa natura, Centri Servizio e Consorzi, non solo estranei a questi comportamenti delittuosi ma anche attivi promotori di correttezza operativa e virtuosità imprenditoriale.

In secondo luogo, si deve richiamare l’attenzione delle Istituzioni sanitarie a seguire con la dovuta attenzione la gestione dei servizi mortuari degli ospedali. I suggerimenti avanzati ripetutamente dalle Federazioni non sono finalizzati a complicare la vita ma, basandosi sulle esperienze condotte, sono finalizzati a combattere il malaffare odioso emerso dalle cronache bolognesi.
Finché tali servizi continueranno a essere considerati terra di nessuno senza alcun controllo da parte della struttura e senza la necessaria turnazione del personale, dove si possono sviluppare posizioni di rendita da parte dei singoli operatori sanitari, senza regole rigorose le cose difficilmente potranno cambiare.
Dovremo lavorare perché le nuove disposizioni normative, come abbiamo fatto con le proposte di legge da noi suggerite, dettino obblighi particolari alle Direzioni Sanitarie e determinino il licenziamento in tronco degli addetti che si macchino di questi reati.


Bologna: retata nelle pompe funebri

BOLOGNA. I carabinieri di Bologna hanno smantellato due cartelli di imprese di pompe funebri che controllavano le camere mortuarie dei due principali ospedali cittadini riuscendo in pratica ad avere il monopolio nell'aggiudicazione dei servizi funebri. Sono 30 le misure cautelari e 43 le perquisizioni eseguite da 300 militari.

Nel corso dell’operazione, condotta tra le province di Bologna, Modena, Ferrara, Rimini e Gorizia, i militari stanno procedendo anche ad un sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per circa 13 milioni di euro.

Gli investigatori dei carabinieri hanno ricostruito due diverse piramidi ai cui vertici c’erano Giancarlo Armaroli, 68 anni, della “Rip Service srl” e Massimo Benetti, 63 anni, della “Cif srl” (entrambi arrestati). Due organizzazioni distinte che, secondo le accuse, operavano alla stessa maniera, ma stavano ben attente a non “disturbarsi” tra di loro e che di fatto si erano spartite il mercato complessivo.
I militari dell’arma dei Carabinieri hanno sequestrato sei diverse società. Oltre la “Rip Service srl” e la “Consorzio imprese funebri - Cif srl” i sigilli sono stati posti anche alla “Franceschetti srl”, alla “Lelli srl”, alla “Oreste Golfieri srl” e alla “Centro servizi funerari srl”. Il giudice Alberto Ziroldi, su richiesta del pm Augusto Borghini, ha fatto sequestrare anche 5 immobili, 35 altre sedi societarie locali e 75 veicoli utilizzati dalle aziende per i servizi mortuari, per un valore complessivo di 13 milioni euro.

Jolly Roger

 

Articolo sulla Gazzetta di Modena

 

 


Palermo, emergenza anche al cimitero

Oramai da mesi il cimitero dei Rotoli... va a rotoli e si susseguono le notizie sui cumuli di bare in attesa di una collocazione.
Sa ad agosto l'agenzia ANSA annunciava cento bare non interrate, complice un guasto al forno crematorio, oggi il numero è raddoppiato e duecento cofani sono in attesa di una collocazione.
La situazione appare oramai ingovernabile, e lo stesso assessore comunale ai Servizi cimiteriali, Gaspare Nicotri, riconosce l'evidenza, affermando che: "l'unica soluzione è realizzare un cimitero nuovo. A Palermo ci sono in media 6 mila decessi all'anno e il cimitero dei Rotoli non ha più disponibilità".

Poiché però non risultano inattesi picchi di mortalità c'è da chiedersi come mai si sia giunti fino a questo punto...

servizi video:
https://www.today.it/video/cimitero-rotoli-palermo-emergenza-bare.html
http://tgs.gds.it/2018/09/18/i-posti-non-bastano-e-emergenza-sepolture-nei-cimiteri-di-palermo_918035/

Funerali calmier.... CONVENZIONATI a Milano: le nuove condizioni...

Meglio del precedente? ... Diremmo tutto sommato di .
Trasmettiamo la determina dirigenziale 149/2018 del 19/12/2018 in cui è stato approvato lo schema delle condizioni di adesione al servizio funebre convenzionato.
Tale prospetto entrerà in vigore dal 15 Gennaio 2019.
Diamo i contenuti principali:
  • crolla il paletto dei 125 mila euro di valore del mezzo, rimane il limite degli euro 5 e permane il divieto ai furgonati,
  • confermato lo sforamento del 5% sul valore totale.

Sono stati previsti i seguenti servizi aggiuntivi al prezzo prefissato di 1441.01 €:

  • manufatto barriera biodegradabile: € 67,43
  • captatore di gas: € 41,50
  • sudario (allestimento per infettivi): € 15,56
  • cassa interna di zinco, compresa di valvola: € 243,80
  • vestizione della salma: € 127,78

Constatiamo un sostanziale rifiuto da parte del Comune di Milano di voler tenere in considerazione la possibilità di dedicare il servizio "convenzionato" a una fascia economicamente debole dell'utenza attraverso lo strumento di scrematura dell'ISEE.

La nostra richiesta non è stata percepita e quindi confermiamo l'intento a due velocità dell'amministrazione milanese e cioè di mantenere, giustamente, un servizio con preminente componente sociale, ma applicandolo a chiunque ne faccia richiesta attraverso il lavoro delle imprese private.

Assurdo? Ingiusto?
Sì assolutamente sì.

Non ci si può trincerare dietro la scusa che il numero di famiglie che adottano questo servizio NON sia cresciuto durante l'ultimo biennio.

Avremo magari il piacere di vedere di nuovo qualche esponente della Repubblica avvalersi del servizio funebre "convenzionato" per poi tumulare il proprio caro in posizioni cimiteriali inaccessibili ai più.

Comunque qualche risultato lo abbiamo ottenuto senza imbastire nessuna battaglia contro i mulini a vento e in barba a qualche nobile della funeraria milanese che ha finto disinteresse nei confronti di un appalto con il quale dovrà fare i conti per i prossimi tre anni.

scarica il