Nuova legge Lombardia: saremo molto attenti.

Con la seduta pomeridiana di mercoledì 23 gennaio Regione Lombardia ha portato in definizione gli emendamenti al testo che sostituirà la Legge Regionale 33/2009 attualmente vigente.
Parliamo di tutta la regolamentazione, l'operatività e le disposizioni in materia funebre, cimiteriale e necroscopica.
La relatrice di Forza Italia Simona Tironi, ha presentato e discusso i più di 70 emendamenti presentati da Lega, PD, 5 stelle e Civici Lombardi.
Allo stato di fatto e non avendo ancora la pubblicazione ufficiale dei contenuti, non possiamo esprimerci in merito, tuttavia se le nostre impressioni verranno avvalorate si tratta di un testo profondamente differente nei contenuti dall'attuale.
Eravamo presenti e sinceramente speriamo di aver compreso male su qualche passaggio.
Invitiamo tutti a prestare massima attenzione, richiamando anche parte del mondo produttivo indirettamente coinvolto a alzare l'allerta per alcuni passaggi di questo futuro testo.
Lombardia è stata il rompighiaccio per l'introduzione delle leggi regionali sulla funeraria in Italia difatti molte altre regioni successivamente hanno seguito la sua opera traendone profonda ispirazione.
Quindi una volta in più dopo 20 anni Lombardia si ritrova ad avere nuovamente questa responsabilità, sia nel bene che nel male, in merito a indispensabili revisioni che debbano aggiornare le norme ricalcando un attuale mercato differentemente evoluto.
Manterremo indubbiamente una attenzione massima. Nel frattempo abbiamo istituito una riunione dei nostri soci lombardi presso la sede milanese per valutare attentamente cosa e come poter fare.

Bologna 17 gennaio: ancora uno scandalo sul racket del caro estinto

Ancora una volta all’interno delle strutture sanitarie si è sviluppato il solito mercimonio odioso e schifoso sul dolore delle famiglie.
Lo scandalo bolognese che si è consumato all’interno dell’Ospedale Maggiore e Sant’Orsola brucia ancora di più perché vede il coinvolgimento di persone non solo conosciute ma anche, almeno apparentemente, presenti ed impegnate sugli obiettivi di risanamento e pulizia nel settore funebre.

Va da sé che aspettiamo lo sviluppo della situazione e delle indagini prima di ogni giudizio perché siamo garantisti convinti ma una cosa deve essere chiara ed inequivocabile: i fatti descritti dalle cronache bolognesi di queste ore debbono essere condannati senza se e senza ma e puniti rigorosamente. Non ci sono scusanti né attenuanti: i responsabili di queste azioni non rappresentano, né possono mai rappresentare gli operatori del settore.
Lo diciamo anche con un marcato magone per i rapporti, anche personali, intrattenuti con le persone indicate come principali responsabili, augurandoci profondamente che siano dimostrate la loro estraneità e innocenza.

Due concetti, però, vogliamo rendere chiari in queste poche righe.

Prima di tutto il denunciato coinvolgimento di strutture aggreganti come un Consorzio e un Centro Servizi non deve favorire lo sviluppo di un polverone dove, come diceva il filosofo, “tutte le vacche sono nere”.
Per fortuna di tutti noi e del settore funebre in Italia sono presenti tante realtà di questa natura, Centri Servizio e Consorzi, non solo estranei a questi comportamenti delittuosi ma anche attivi promotori di correttezza operativa e virtuosità imprenditoriale.

In secondo luogo, si deve richiamare l’attenzione delle Istituzioni sanitarie a seguire con la dovuta attenzione la gestione dei servizi mortuari degli ospedali. I suggerimenti avanzati ripetutamente dalle Federazioni non sono finalizzati a complicare la vita ma, basandosi sulle esperienze condotte, sono finalizzati a combattere il malaffare odioso emerso dalle cronache bolognesi.
Finché tali servizi continueranno a essere considerati terra di nessuno senza alcun controllo da parte della struttura e senza la necessaria turnazione del personale, dove si possono sviluppare posizioni di rendita da parte dei singoli operatori sanitari, senza regole rigorose le cose difficilmente potranno cambiare.
Dovremo lavorare perché le nuove disposizioni normative, come abbiamo fatto con le proposte di legge da noi suggerite, dettino obblighi particolari alle Direzioni Sanitarie e determinino il licenziamento in tronco degli addetti che si macchino di questi reati.


Bologna: retata nelle pompe funebri

BOLOGNA. I carabinieri di Bologna hanno smantellato due cartelli di imprese di pompe funebri che controllavano le camere mortuarie dei due principali ospedali cittadini riuscendo in pratica ad avere il monopolio nell'aggiudicazione dei servizi funebri. Sono 30 le misure cautelari e 43 le perquisizioni eseguite da 300 militari.

Nel corso dell’operazione, condotta tra le province di Bologna, Modena, Ferrara, Rimini e Gorizia, i militari stanno procedendo anche ad un sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per circa 13 milioni di euro.

Gli investigatori dei carabinieri hanno ricostruito due diverse piramidi ai cui vertici c’erano Giancarlo Armaroli, 68 anni, della “Rip Service srl” e Massimo Benetti, 63 anni, della “Cif srl” (entrambi arrestati). Due organizzazioni distinte che, secondo le accuse, operavano alla stessa maniera, ma stavano ben attente a non “disturbarsi” tra di loro e che di fatto si erano spartite il mercato complessivo.
I militari dell’arma dei Carabinieri hanno sequestrato sei diverse società. Oltre la “Rip Service srl” e la “Consorzio imprese funebri - Cif srl” i sigilli sono stati posti anche alla “Franceschetti srl”, alla “Lelli srl”, alla “Oreste Golfieri srl” e alla “Centro servizi funerari srl”. Il giudice Alberto Ziroldi, su richiesta del pm Augusto Borghini, ha fatto sequestrare anche 5 immobili, 35 altre sedi societarie locali e 75 veicoli utilizzati dalle aziende per i servizi mortuari, per un valore complessivo di 13 milioni euro.

Jolly Roger

 

Articolo sulla Gazzetta di Modena

 

 


Palermo, emergenza anche al cimitero

Oramai da mesi il cimitero dei Rotoli... va a rotoli e si susseguono le notizie sui cumuli di bare in attesa di una collocazione.
Sa ad agosto l'agenzia ANSA annunciava cento bare non interrate, complice un guasto al forno crematorio, oggi il numero è raddoppiato e duecento cofani sono in attesa di una collocazione.
La situazione appare oramai ingovernabile, e lo stesso assessore comunale ai Servizi cimiteriali, Gaspare Nicotri, riconosce l'evidenza, affermando che: "l'unica soluzione è realizzare un cimitero nuovo. A Palermo ci sono in media 6 mila decessi all'anno e il cimitero dei Rotoli non ha più disponibilità".

Poiché però non risultano inattesi picchi di mortalità c'è da chiedersi come mai si sia giunti fino a questo punto...

servizi video:
https://www.today.it/video/cimitero-rotoli-palermo-emergenza-bare.html
http://tgs.gds.it/2018/09/18/i-posti-non-bastano-e-emergenza-sepolture-nei-cimiteri-di-palermo_918035/

Funerali calmier.... CONVENZIONATI a Milano: le nuove condizioni...

Meglio del precedente? ... Diremmo tutto sommato di .
Trasmettiamo la determina dirigenziale 149/2018 del 19/12/2018 in cui è stato approvato lo schema delle condizioni di adesione al servizio funebre convenzionato.
Tale prospetto entrerà in vigore dal 15 Gennaio 2019.
Diamo i contenuti principali:
  • crolla il paletto dei 125 mila euro di valore del mezzo, rimane il limite degli euro 5 e permane il divieto ai furgonati,
  • confermato lo sforamento del 5% sul valore totale.

Sono stati previsti i seguenti servizi aggiuntivi al prezzo prefissato di 1441.01 €:

  • manufatto barriera biodegradabile: € 67,43
  • captatore di gas: € 41,50
  • sudario (allestimento per infettivi): € 15,56
  • cassa interna di zinco, compresa di valvola: € 243,80
  • vestizione della salma: € 127,78

Constatiamo un sostanziale rifiuto da parte del Comune di Milano di voler tenere in considerazione la possibilità di dedicare il servizio "convenzionato" a una fascia economicamente debole dell'utenza attraverso lo strumento di scrematura dell'ISEE.

La nostra richiesta non è stata percepita e quindi confermiamo l'intento a due velocità dell'amministrazione milanese e cioè di mantenere, giustamente, un servizio con preminente componente sociale, ma applicandolo a chiunque ne faccia richiesta attraverso il lavoro delle imprese private.

Assurdo? Ingiusto?
Sì assolutamente sì.

Non ci si può trincerare dietro la scusa che il numero di famiglie che adottano questo servizio NON sia cresciuto durante l'ultimo biennio.

Avremo magari il piacere di vedere di nuovo qualche esponente della Repubblica avvalersi del servizio funebre "convenzionato" per poi tumulare il proprio caro in posizioni cimiteriali inaccessibili ai più.

Comunque qualche risultato lo abbiamo ottenuto senza imbastire nessuna battaglia contro i mulini a vento e in barba a qualche nobile della funeraria milanese che ha finto disinteresse nei confronti di un appalto con il quale dovrà fare i conti per i prossimi tre anni.

scarica il 


SEFITDIECI 2018: parlare di Funeraria senza le federazioni del Comparto?

Sefit10 si è progressivamente trasformata da incontro tra tutti i soggetti impegnati nella funeraria a, prima esclusiva cassa di risonanza delle tesi Sefit-Fogli, poi incontro tra amici, con il massimo rispetto per gli amici, ovviamente.

Anche questa edizione non ha smentito questa sorta di deriva. Era, del resto, annunciata; nel programma si parlava esplicitamente della concordata presenza di questi tre soggetti ed era, quindi, ovvio che gli altri non avrebbero accettato, giustamente, la parte degli spettatori: se invitati con pari dignità si partecipa, altrimenti non siamo interessati.

E’ un peccato perché in un contesto, quello della funeraria italiana, diviso, per ragioni molteplici e non sempre facilmente comprensibili, momenti di confronto e di dialogo sarebbero utili e proficui.

Nell’incontro, da quanto recita la cronaca Sefit, si è lamentata l’assenza di una legge nazionale di riferimento, come si dice da quasi 20 anni con il passaggio di competenze alle Regioni, e, novità, da parte di Fogli, a nome di Sefit, si è ipotizzato l’avvio di un percorso nuovo: lavorare su tre norme di riferimento distinte per i tre aspetti della funeraria: il funebre, il cimiteriale, la cremazione con annessi e connessi.

Non siamo contrari alle “ingegnerie”, organizzative, normative o istituzionali che siano. L’impressione, a caldo, è che le ingegnerie più o meno istituzionali, come spesso succede, non superano le ragioni delle diverse posizioni, e conseguentemente dei veti di cui si lamenta Fogli e dei quali è grande esperto.

Nel passato ci sono stati tentativi diversi per superare l’impasse nel profondo mettendo insieme a dialogare i vari soggetti; penso al Consiglio Nazionale della Funeraria, promosso dall’allora Presidente Bellachioma, penso anche ad altri tentativi, come quello promosso dal compianto Nino Leanza. Purtroppo nessuno è andato in porto e Sefit non ha fatto mai da spettatore.

L’ipotesi prospettata può rappresentare un modo di procedere diverso ed un tentativo di semplificazione; basta intendersi sui contenuti.

Senza entrare nel merito di affermazioni assiomatiche, quindi di per sé poco utili e frutto di pura supponenza, sullo scartare la AC1143, la Proposta di legge Foscolo-Bellachioma per intendersi, come possibile base per un confronto, sarebbe bene capire meglio cosa sono le “autoregolamentazioni, ovvero gli standard tecnici o protocolli che nel frattempo si sono elaborati”, su cui basare le proposte o il “partire dal basso” di cui parla il nostro.

Se questo significa sollecitare una riflessione sulle norme che le Regioni (dal basso) hanno elaborato in questi 15 anni può rappresentare una giusta istanza.

Molte sono gli esempi di significative convergenze di molteplici componenti della funeraria nelle normative o ipotesi di normative regionali degli ultimi anni: la Lombardia ne è un esempio chiaro nella speranza che le ipotesi presentate, su cui convergono componenti rilevanti del settore, vadano in porto. Se si guarda, invece, alle consuetudini maturate nei vari territori, all’ombra di un laissez faire irresponsabile, spesso accettato anche da qualche legislatore disattento e sensibile agli interessi elettorali, allora il ragionamento diventa molto più problematico, se come dice il nostro “Non dobbiamo partire quindi solo da scelte di appropriazione (leggasi privative) di parti di mercato da parte di un settore o dell’altro, ma dalla regolazione di ogni singolo mercato”, quindi ben ancorato allo stato di diritto.

Certo concordiamo con quella che sembra essere stata la conclusione dell’incontro romano: lavorare per affermare “un modello di dialogo e non di contrapposizione, capace di riannodare un filo che sembrava essersi definitivamente spezzato” dialogo tra tutti, ovviamente, e non tra gli “amici”.

Federcofit l’ha tentato, con il suo Congresso fiorentino; scarso è stato il successo e la risposta degli interlocutori ma, ne siamo convinti, vale la pena continuare in questa ricerca.


on line gli Studi di Settore 2018

Comunichiamo che sul sito internet dell’Agenzia delle entrate sono state pubblicate le statistiche relative ai dati dichiarativi degli studi di settore presentati con il modello REDDITI 2018. Tali statistiche sono consultabili nella sezione afferente gli studi di settore, relativa alle Statistiche

Per praticità vi indichiamo la categoria da ricercare riferita ai servizi di pompe funebri ed attività connesse è quella con il codice WD55U e sono cinsultabili al seguente link:

http://statistichesds.agenziaentrate.it/StatisticheStudiSettoreSitoWeb/factoryTiles.do?page=menu


Regione Umbria: approvata la nuova legge regionale per il settore

Con il B.U.R.N. 61 del 21 novembre 2018, vengono pubblicate le nuove disposizioni sulla funeraria approvate dal Consiglio Regionale dell’Umbria.

Si tratta di otto articoli, gli artt. 13-19 e l’art. 42, della Legge Regionale 16 novembre 2018, n. 9 “Ulteriori modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 9 aprile 2015, n. 11 (Testo unico in materia di

Sanità e Servizi sociali)”, che vanno a modificare e completare le norme per il settore presenti da lunghi anni sulle quali, dopo discussioni e confronti ai vari livelli, compresa un’audizione presso la Commissione sanità del Consiglio promossa dal Presidente della Commissione dott. Solinas, si è arrivati al risultato su cui riferiamo e consultabile sul sito della Federazione.

Le disposizioni introducono anche in Umbria le innovazioni introdotte nel paese con le leggi regionali; richiamiamo quelle che più interessano agli operatori funebri.

Formazione professionale: “La Giunta regionale elabora linee di indirizzo per la formazione e l’aggiornamento professionale degli operatori che esercitano l’attività funebre”;

elenco delle imprese autorizzate: “Con la presente legge è istituito l’elenco regionale delle imprese autorizzate ad esercitare l’attività funebre e di trasporto funebre, di seguito denominate imprese, di cui all’articolo 184-ter, comma 2, che operano nel territorio regionale. L’elenco è gestito dalla struttura regionale competente”;

rispetto ed attenzione ai vari culti e convinzioni religiose: “I comuni assicurano altresì spazi pubblici idonei allo svolgimento di riti funebri, anche per culti diversi da quello cattolico, nel rispetto della volontà del defunto e degli aventi titolo di cui al comma 4, e provvedono ad informare adeguatamente i cittadini sui servizi funerari e cimiteriali forniti, con particolare riguardo alle differenti forme di sepoltura e ai relativi profili economici”;

trasporto funebre: “L’attività di trasporto funebre è svolta esclusivamente da imprese autorizzate dal Comune, nel rispetto del regolamento regionale di cui all’articolo 186-octies, comma 1, lettera b)”

trasferimento di salme e strutture per il commiato: “Durante il periodo di osservazione, su richiesta degli aventi titolo, per lo svolgimento delle onoranze funebri è consentito il trasferimento della salma dal luogo ove è depositata all’abitazione di residenza, o altro domicilio indicato, alle strutture obitoriali di cui all’articolo 185-bis, nel rispetto di quanto previsto al comma 2, lettera b), e alle strutture destinate al commiato di cui all’articolo 185-ter. Detto trasferimento, fermo restando il rilascio da parte del Comune ove è avvenuto il decesso dell’autorizzazione al trasporto e dell’autorizzazione alla sepoltura o alla cremazione, è consentito nel territorio del medesimo Comune ove è avvenuto il decesso o in altro Comune di destinazione, purché situato all’interno del territorio regionale.

 Ai fini del trasferimento di cui al comma 3, escluso il sospetto che la morte sia dovuta a reato o che sia avvenuta in seguito a malattia infettiva diffusiva o che alla persona, ancora in vita, siano stati somministrati nuclidi radioattivi, il medico che constata il decesso, dopo aver certificato che la morte è avvenuta per cause naturali, attesta che nulla osta all’eventuale trasferimento della salma per la continuazione del periodo di osservazione, a condizione che esso avvenga senza pregiudizio per la salute pubblica. L’attestazione di nulla osta è titolo valido e sufficiente per il trasferimento della salma durante il periodo di osservazione, purché il suo completamento avvenga entro ventiquattro ore dalla constatazione del decesso.

Dopo l’accertamento della morte è consentito, su richiesta degli aventi titolo, e previo nulla osta del medico necroscopo, il trasferimento del cadavere ai fini della veglia funebre, anche a cassa aperta, dal luogo ove è depositato al luogo prescelto per le onoranze, per essere ivi esposto, purché tale trasferimento venga effettuato all’interno del territorio regionale, con le stesse modalità previste al comma 5, e sia portato a termine entro le ventiquattro ore dalla constatazione del decesso. Il nulla osta è titolo valido e sufficiente per il trasferimento del defunto in altro luogo prescelto, ed è rilasciato dal medico in tempi tali da non limitare il diritto dei dolenti al trasferimento medesimo.”

Casa funebre: “La casa funeraria è una struttura privata in possesso dei requisiti minimi strutturali e impiantistici richiesti dal decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 (Approvazione dell’atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private) per l’esercizio dei servizi mortuari delle strutture sanitarie pubbliche e private, gestita, nel rispetto di quanto previsto dal regolamento regionale di cui all’articolo 186-octies, comma 1, lettera b), da imprese autorizzate ai sensi dell’articolo 184-ter, comma 2, ove, a richiesta degli aventi titolo, in apposite sale attrezzate è consentito lo svolgimento di:

a) accoglimento e osservazione della salma durante il periodo di osservazione;
b) composizione e vestizione del defunto ed esecuzione dei trattamenti di tanatocosmesi consentiti dalla normativa vigente per la preparazione del cadavere;
c) esposizione, eventualmente anche durante il periodo di osservazione, della salma, e custodia del cadavere prima della chiusura della cassa;
d) celebrazione delle attività di commemorazione e di commiato del defunto;
e) sosta del feretro sigillato in attesa del suo trasporto per essere destinato alla sepoltura o alla cremazione.

La Casa funebre: ”La sala del commiato è una struttura, gestita nel rispetto di quanto previsto dal regolamento regionale di cui all’articolo 186-octies, comma 1, lettera b), collocata all’interno della casa funeraria o dei cimiteri o degli impianti crematori, ma comunque al di fuori delle strutture ospedaliere pubbliche o private accreditate ovvero delle altre strutture sanitarie o socio-sanitarie, destinata, a richiesta degli aventi titolo, a ricevere e tenere in custodia il feretro sigillato per brevi periodi, nonché ad esporre il feretro stesso per la celebrazione di riti di commemorazione e di dignitoso commiato”

Loculi aerati: “Al fine di favorire la riduzione scheletrica in tempi brevi dei cadaveri tumulati, i comuni, nel rispetto di quanto previsto dal regolamento regionale di cui all’articolo 186-octies, comma 1, lettera j), possono prevedere, all’interno dei piani regolatori cimiteriali, la realizzazione di loculi aerati, a condizione che la loro costruzione sia eseguita in maniera da non rappresentare un rischio per la salute pubblica.

La realizzazione di loculi aerati, singoli o a batteria, è ammessa, sia per manufatti di nuova costruzione sia in caso di ristrutturazione di quelli esistenti, adottando soluzioni tecniche e costruttive conformi alle disposizioni normative vigenti in materia urbanistica e ambientale. La conformità dei progetti di costruzione dei loculi aerati ai requisiti indicati dalle disposizioni vigenti e alle relative norme igienico-sanitarie, deve essere specificamente certificata dal progettista.

In caso di tumulazione aerata, vista la diminuzione del tempo di scheletrizzazione del cadavere, la estumulazione ordinaria può essere effettuata dopo dieci anni dalla prima tumulazione del feretro. I comuni possono conseguentemente prevedere la riduzione del relativo periodo di concessione fino ad un minimo di dieci anni, rinnovabili su richiesta degli aventi titolo.

Regolamento regionale: “La Giunta regionale, con proprio regolamento, individua e definisce:

a) gli aspetti attuativi afferenti alle funzioni e ai compiti dei comuni e delle Aziende unità sanitarie locali nell’ambito delle materie disciplinate dal presente Capo;
b) i requisiti strutturali, gestionali, professionali e formativi per l’esercizio dell’attività funebre e di trasporto funebre, nonché per l’esercizio delle strutture destinate al commiato di cui all’articolo 185-ter;
c) le modalità di tenuta dell’Elenco regionale di cui all’articolo 184, comma 6, nonché i tempi e i criteri per l’inserimento nello stesso delle imprese di cui allo stesso articolo 184, comma 6;
d) i requisiti strutturali, gestionali e professionali per il funzionamento degli impianti crematori;
e) i contenuti nonché le modalità di tenuta della Carta dei Servizi di cui agli articoli 185-ter, comma 4, e 186-quater, comma 4;
f) le modalità e i tempi di adeguamento ai requisiti previsti alle lettere b), d), ed e), nonché ai requisiti delle strutture destinate al commiato di cui all’articolo 185-ter, per le imprese e per i soggetti gestori di impianti crematori, in esercizio, privi dei requisiti medesimi;Supplemento ordinario n. 1 al «Bollettino Ufficiale» - Serie Generale - n. 61 del 21 novembre 2018
g) l’ampiezza minima e massima delle aree di rispetto di cui all’articolo 186, comma 5;
h) i requisiti e le caratteristiche per la costruzione di nuovi cimiteri e strutture cimiteriali, nonché i criteri e i tempi di adeguamento per l’ampliamento e la ristrutturazione di quelli esistenti, di cui all’articolo 186, comma 8;
i) le caratteristiche dei campi di inumazione, dei loculi, delle sepolture private, delle cappelle private fuori dal cimitero, nonché le modalità di tenuta dei registri cimiteriali, di cui all’articolo 186, comma 8;
j) le caratteristiche dei loculi aerati di cui all’articolo 186-ter, comma 1.

Abbiamo riportato la norma sui punti più rilevanti per le attività funebri; ci torneremo sopra con specifiche valutazioni.

Merita sottolineare la necessità di procedere senza porre tempo in mezzo anche al Regolamento, previsto dalla norma, al fine di rendere effettiva rapidamente la norma approvata.

 

Leggi il PDF della nuova normativa 2018


Cimiteri d'Italia: il Verano a Roma

NUMEROSI SONO I CIMITERI ROMANI:

Cimitero Parrocchietta, Cimitero San Vittorino, Cimitero di Isola Farnese, Cimitero Castel di Guido, Cimitero di Cesano, Cimitero di Maccarese, Santa Maria di Galera, Cimitero di Ostia Antica, Cimitero Laurentino, Cimitero Flaminio, Cimitero Verano.

OGGI PARLIAMO DEL CIMITERO MONUMENTALE DEL VERANO

Monumento Sepolcrale di Virginio Vespignani

Il Cimitero Monumentale del Verano è luogo di sepoltura da almeno venti secoli, come testimonia l’esistenza di una necropoli romana: le cosiddette catacombe di Santa Ciriaca. Deriva il nome Verano dall'antico campo dei Verani, gens senatoria ai tempi della repubblica romana. Fu realizzato lungo la via consolare Tiburtina durante il regno napoleonico del 1805-1814, in ossequio all'editto napoleonico di Saint Cloud del 1804 che imponeva le sepolture al di fuori le mura delle città. Il progetto fu affidato a Giuseppe Valadier tra il 1807 e il 1812. Consacrato nel 1835, i lavori proseguirono con i pontificati di Gregorio XVI e di Pio IX, sotto la direzione di Virginio Vespignani.

L'edificazione del cimitero continuò anche dopo l'avvento di Roma capitale (1870-1871) inglobando importanti appezzamenti come, ad esempio, villa Mancini sulla quale sorge l’area del Pincetto. L'ingresso principale a tre fornici reso imponente dalla presenza di quattro grandi statue che rappresentano la Meditazione, la Speranza, la Carità e il Silenzio, precede un ampio quadriportico, opera del Vespignani, completato nel 1880. L'ampliamento è proseguito sino agli anni sessanta quando entrò in funzione l'altro grande cimitero romano: il Flaminio.

Il cimitero comunale monumentale Campo Verano, noto popolarmente come Cimitero del Verano, o soltanto come Verano, è il più esteso cimitero monumentale d'Italia con i suoi 83 ettari e il principale cimitero di Roma. L’attuale configurazione è successiva al bombardamento del quartiere San Lorenzo (19 luglio 1943), in cui il Verano subì danni localizzati in tre aree: l’ingresso monumentale con il Quadriportico ed il Pincetto, gli uffici della direzione e la zona davanti al Sacrario Militare. Il Cimitero Monumentale del Verano, con il suo patrimonio di opere d'arte, costituisce un museo all'aperto che non ha eguali per la quantità e la particolarità delle testimonianze: un inestimabile valore sotto il profilo storico-artistico e culturale.

La tomba di Petrolini ricostruita dopo il bombardamento

La tomba di Petrolini ricostruita dopo il bombardamentoLa rilevanza del Verano, per la capitale e la vita dei suoi abitanti, è provata anche dal fatto che già dal 1º novembre 1879 era stata inaugurata una tranvia a cavalli, che collegava il cimitero alla stazione Termini.

Il 19 luglio 1943, nel primo grande bombardamento di Roma, oltre al quartiere, alla basilica e allo scalo ferroviario di San Lorenzo, venne colpito anche il cimitero. Furono danneggiati il quadriportico, il Pincetto, il sacrario militare, il deposito comunale dei servizi funebri. Le esplosioni provocarono anche il crollo di un tratto delle mura di cinta, poste alla destra dell'ingresso, causando la morte di alcune persone che vi avevano cercato riparo. Numerose furono le vittime fra i fiorai e i marmisti di piazzale del Verano. Subirono danni, tra le altre, le tombe di Petrolini e della famiglia Pacelli.


Sardegna: 3,5 milioni per interventi sui cimiteri

 

Mercoledì 21 novembre la Giunta Regionale della Sardegna, su proposta dell’Assessore ai Lavori Pubblici Balzarini ha approvato un importante finanziamento per i cimiteri di numerosi comuni della Sardegna.

Si tratta di un ulteriore passo positivo, dopo l’approvazione della legge regionale, nella direzione di tutelare la funeraria nel suo complesso e di ampliare la soddisfazione delle domande delle famiglie colpite da un lutto. Di seguito riportiamo l’elenco dei comuni e dei lavori cimiteriali finanziati.

Attendiamo che si definisca il Tavolo Tecnico per la concreta applicazione della recente legge regionale per completare il quadro degli interventi attesi da tempo.

clic qui per scaricare il piano di ripartizione


Le Catacombe di S. Gennaro e della Chiesa delle Anime del Purgatorio ad Arco

Siamo sempre a Napoli con forme di sepoltura tradizionali in tempi particolarmente antichi, le catacombe, o sepolture ricche di particolari tradizioni popolane, la Chiesa delle anime del Purgatorio.

IL COMPLESSO DELLE CATACOMBE DI SAN GENNARO

Il nucleo originario delle catacombe si andò sviluppando attorno alla tomba di una ricca famiglia romana  datata al II-III secolo. Successivamente fu creato il vestibolo del piano inferiore, che alla fine del III secolo accolse i resti mortali di sant'Agrippino, sesto vescovo di Napoli, divenendo luogo di venerazione di quello che è considerato il primo patrono della città. Il vescovo Giovanni I (413-431) fece, poi, traslare in un cubicolo della catacomba inferiore, le spoglie di san Gennaro. Da quel momento la catacomba divenne centro di culto del martire che tanta importanza avrà nella storia della città, e col tempo le catacombe ne assunsero il nome, divenendo così le Catacombe di San Gennaro.

Questa grande devozione portò ad uno sviluppo straordinario delle catacombe: le tombe si moltiplicarono, gli ambulacri furono prolungati, nuovi cubicoli furono aperti e decorati, e quando le pareti degli ambulacri non bastarono più, le tombe furono scavate persino nel suolo.

Fra il 762 ed il 764 presso le catacombe dimorò il vescovo di Napoli Paolo II, allontanato da Napoli dal partito filobizantino che seguiva la politica religiosa iconoclasta dell'imperatore di Costantinopoli. Paolo II costruì allora nel vestibolo del piano inferiore della catacomba una vasca battesimale allestendovi un episcopio di emergenza.

Nell'831 il principe longobardo Sicone I, assediando la città di Napoli, ne approfittò per impossessarsi dei resti mortali di san Gennaro portandoli a Benevento, sede episcopale.

Nel IX e X secolo le catacombe divennero anche luogo di sepoltura di alcuni duchi napoletani tra cui Cesario di Napoli (878).

Dopo il trafugamento delle reliquie di san Gennaro ed il trasferimento delle spoglie dei santi vescovi in città, per le catacombe cominciò un periodo di abbandono e di decadenza. Dal XIII al XVIII secolo le Catacombe di San Gennaro subirono il periodo di maggiore abbandono e devastazioni.

Ambulacro con San Gennaro
Ambulacro con San Gennaro

Solo nel XVIII secolo tornò l'interesse degli studiosi e le catacombe divennero una tappa obbligata dei visitatori del Grand Tour. In particolare, però, soltanto dal 1839 i visitatori poterono beneficiare di una guida ad hoc, stilata da Andrea de Jorio, archeologo e canonico del Duomo. Durante la seconda guerra mondiale le catacombe furono adattate ed utilizzate dalla popolazione napoletana come rifugio antiaereo, subendo ulteriori danni.

Interni delle catacombe in una stampa del XIX secolo
Interni delle catacombe in una stampa del XIX secolo

Solo nel 1969 il cardinale arcivescovo di Napoli Corrado Ursi, dopo aver fatto risistemare le catacombe, inaugurava il nuovo accesso (quello attuale), ed avviava una nuova campagna di scavi diretti da Aldo Caserta e Umberto Maria Fasola, membri della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, durante la quale venne scoperta sia la Cripta dei Vescovi che la Tomba di San Gennaro.

Interni delle catacombe in una stampa del XIX secolo

 

 

 

Struttura

L'ingresso alle catacombe è collocato attualmente nei pressi della chiesa dell'Incoronata a Capodimonte ed è dotato di una scala che conduce direttamente al livello del secondo piano; qui è visibile il più antico ritratto conosciuto di san Gennaro, risalente al V secolo.

Attraversando un passaggio a tre archi, si giunge nella grande basilica ipogea, scolpita nel tufo (molto peculiare se non unica nell'architettura catacombale), superata un nuovo passaggio a tre archi sulla destra è un cubicolo che è affrescato con motivi topici: i defunti (gli uccelli) e la resurrezione (la croce monogrammatica).

Superata un'area cimiteriale scavata nel tufo, sulla sinistra vi sono i resti di una struttura basilicale risalente al VI secolo che conserva su di una volta a botte i resti di raffigurazioni dei primi 14 vescovi napoletani. Nella cosiddetta Cripta dei Vescovi, vi sono dei mosaici del V secolo con ritratti di vescovi, uno di essi raffigura Quodvultdeus, vescovo di Cartagine, cacciato dal re vandalo Genserico, giunto fortunosamente per mare a Napoli e sepolto nelle catacombe. Al di sotto, la confessio di San Gennaro, (così chiamata in quanto è il punto più vicino alla tomba del santo) scavata nel livello inferiore, un tempo adornata di una serie di affreschi in triplice strato, sul più recente dei quali (secolo IX) sono stati raffigurati san Gennaro e i compagni della passio, sul più antico, risalente al VI secolo, vi è raffigurato san Gennaro tra il Vesuvio e il Monte Somma.

L'ambiente forse più interessante di tutto il complesso catacombale è il vestibolo della catacomba inferiore, ottenuto dall'ampliamento dell'originario ipogeo gentilizio e di cui restano quattro interi sarcofagi scavati nel tufo; il soffitto è decorato con pitture che richiamano lo stile pompeiano del II-III secolo mentre al centro dell'ambiente vi è il battistero del 762. Nell'ambulacro massimo vi è uno dei cubicoli meglio conservati delle catacombe originariamente per intero ricoperto da dipinti di cui restano una figura (forse Mosè o Cristo o san Pietro) ed un medaglione con tralci di vite.

I ritratti della catacomba sono molto interessanti perché testimoniano un alto livello di caratterizzazione fisionomica, avvicinando la produzione neapolitana di IV - VI secolo a quella africana dello stesso periodo. È infatti evidente il rapporto con la comunità cristiana d'Africa, da cui giunsero a Napoli vari individui per sfuggire alle persecuzioni vandalo - ariane in atto dal 439: lo testimonia il cubicolo di Theotecnus, al piano superiore della catacomba, la cui parete di fondo fu sfondata tra la fine del V e gli inizi del VI secolo per accogliere la sepoltura dell'africano Proculus. Anche la defunta Marta è di chiara derivazione africana.

 

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE Anime del Purgatorio ad Arco  Via Tribunali 39 Napoli

Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco - Facciata
Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco - Facciata

Ultimati i lavori di costruzione, la chiesa superiore venne consacrata nel 1638 ed aperta al culto, mentre quella inferiore fu completata intorno al Settecento per poi essere destinata a sepoltura delle anime pezzentelle (anime povere) riconfermato tale diritto anche da Isabella Mastrilli (1682-1761) che nel 1742 istituì lo ius sepolturae (diritto di sepoltura) in chiesa.La chiesa fu eretta nel 1616 su un progetto di Giovanni Cola di Franco e di Giovan Giacomo Di Conforto su commissione di diverse famiglie nobili napoletane e con l'obiettivo di realizzare un luogo di sepoltura per le persone povere della città, senza famiglia e senza casa.

Chiesa superiore

Durante il secolo della peste, esattamente nel 1605, un gruppo di nobili diede vita ad un’Opera Pia, una congregazione laica che aveva tra gli scopi principali la cura delle anime del Purgatorio. Sorse così, su progetto di Giovan Cola di Franco, la chiesa concepita sin dall’origine su due livelli: la chiesa superiore, vero capolavoro dell’arte barocca napoletana, e la chiesa inferiore o ipogeo che è, ancora oggi, sede del culto, come detto, delle anime pezzentelle.

La chiesa superiore è piccola e sfarzosamente decorata con marmi policromi e dipinti.
La preziosa decorazione del presbiterio in commessi marmorei è opera di Dioniso Lazzari. Sull’altare maggiore c’è la tela di Massimo Stanzione raffigurante appunto la “Madonna con le anime del Purgatorio” e in alto “Sant’Anna offre la Vergine bambina al Padre eterno”, di Giacomo Farelli. Stupefacente è però la decorazione della parete di fondo dietro l’altare che presenta un teschio alato, capolavoro di Lazzari, oggi non visibile da chi siede nella navata perché l’altare costruito nel settecento lo ha coperto

Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco - la zona absidale
Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco - la zona absidale

Nelle cappelle laterali, quattro a lato, si conservano opere di scultura lignea di ignoti maestri e pitture di artisti del Seicento napoletano. Tra queste, nella prima di sinistra è il San Michele Arcangelo abbatte il demonio (1650) di Girolamo De Magistro; nella terza di sinistra la pala d'altare della Morte di san Giuseppe (1650-1651) è di Andrea Vaccaro; la prima cappella di destra invece vede la Morte di sant'Alessio (1661) di un giovane Luca Giordano.

Chiesa inferiore o Ipogeo

Ma al di sotto della chiesa principale ce n’è un’altra in tutto speculare a quella superiore. Si tratta dell’Ipogeo che è in totale opposizione alla sua gemella perché spoglia, buia e priva di decorazione.

Da una scala posta subito a sinistra dopo l'ingresso in chiesa si giunge a un'altra chiesa, costruita in linea d'aria al di sotto di quella del Purgatorio, infatti le dimensioni sono le medesime, con lo scopo di dare alle anime povere (cosiddette pezzentelle") la sepoltura.

Il pavimento della chiesa inferiore è stato realizzato dai fratelli Giuseppe e Donato Massa, già noti per aver eseguito le maioliche del chiostro delle Clarisse in Santa Chiara, mentre l'altare in piperno risale al XVIII secolo. Lungo le pareti sono collocate alcune cappelle votive, mentre al centro del pavimento è una grande tomba anonima.

Nell'angolo a sinistra della chiesa un corridoio decorato con teschi dà accesso alla tomba di Giulio Mastrilli, nonché ad un secondo ambiente sotterraneo, che fungeva da ipogeo, con teschi e spazi destinati alla sepoltura di corpi umani. Uno di questi teschi richiama il ricordo dell'anima di Lucia, morta in un naufragio insieme al suo sposo: a questa figura vengono chieste tutt'oggi grazie e intercessioni nonché offerti fiori e foto dei familiari come ex voto.

E’ stata concepita per rappresentare una suggestiva discesa nel Purgatorio e quindi un luogo di passaggio prima della gloria divina. E’ questo il luogo dove i fedeli hanno stretto un particolare rapporto con i resti mortali creando un culto ai limiti del pagano e del superstizioso.

Il culto

Il culto delle anime pezzentelle (da petere, latino per “chiedere”) era fortissimo. Consisteva nell’adottare un teschio ovvero prendere un cranio da uno dei tanti morti qui seppelliti, ripulirlo, porlo in un altarino e pregare per lui così da agevolargli il passaggio dal Purgatorio alla Salvezza. Spettava ai vivi favorire l’ascesa e assicurare refrigerio dalle fiamme dell’oltretomba tramite preghiere, messe e offerte.

Quando l’anima era ormai salva, avrebbe aiutato coloro che con le loro preghiere l’avevano salvata esaudendo le loro richieste. Si trattava di richieste piccole come problemi relativi alla vita quotidiana, per le cose importanti infatti c’erano i Santi. Ad ogni modo si creava una relazione stretta e indissolubile tra l’anima e coloro rimasti a soffrire sulla terra. Il vivente curava il teschio come un talismano sacro, costruiva degli altarini che erano delle vere e proprie casette, di cartone o di legno, li abbelliva con santini, rosari, anche gioielli o manufatti preziosi e oggetti di uso quotidiano. Spesso queste casette erano costruite con mattonelle da cucina proprio per far sentire il defunto a casa.

Fine del culto

Questo culto, non ufficiale e dunque mai riconosciuto, fu avallato dalla chiesa poiché consentiva di raccogliere offerte e elargizioni, ma nel 1969 fu infine vietato perché ritenuto pagano. Una commistione così profonda tra vita e morte poteva essere pensabile nel XVII secolo quando infatti era normale, ma non nell’epoca moderna. Nonostante ciò, la chiusura dell’ipogeo causò vere e proprie scene di panico con persone che forzarono l’entrata e di fatto il culto continuò. Solo il terremoto del 1980 fermò la pratica rendendo inagibile per lungo tempo l’ipogeo. Si perse a mano mano anche il culto e si verificarono numerosi furti perché le tombe erano piene di ori e gioielli. La chiesa e l’ipogeo saranno riaperti solo nel 1992 dalla Sovrintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli e tutt’oggi sono visitabili e aperti al pubblico.

A destra dell’altare si può notare una statua di un uomo inginocchiato in atto di adorazione. Si tratta di Giulio Mastrilli, principale committente dell’erezione della chiesa e che insieme agli altri membri della sua famiglia si occupava di scarcerare i poveri per debiti di affitti, di seppellire i morti, vestire i bisognosi ed altro. Volle essere sepolto nella cripta e il suo cranio si trova esattamente al di sotto di questa statua, nell’Ipogeo.

 

 

Lucia è l’anima più famosa di questa cripta.

Ci sono varie versioni riguardo la sua storia. Sembra si trattasse di Lucia D’Amore, figlia unica del principe di Ruffano Domenico D’Amore, data in sposa al marchese Giacomo Santomago nel 1780-90. Lucia non voleva sposarlo e a quanto pare si suicidò o morì di dolore o, una volta sposata, morì annegata poco dopo. Fu il padre, devoto della Chiesa, a volerla seppellire qui e da allora si è creata una particolare devozione per lei sopratutto da parte delle donne in cerca di marito. Tutt’oggi è il teschio più venerato.


Piemonte: sbloccati i trasferimenti dei defunti durante il periodo di osservazione

Finalmente la Regione Piemonte ha definito, con un emendamento all’articolo 3, comma 5, della Legge regionale 15/2011, la possibilità di trasferire i defunti durante il periodo di osservazione previa certificazione da parte di un medico il quale possa constatare che non ci siano condizioni ostative alla salute pubblica.

Si dirà forse ERA ORA? Si effettivamente era ora che anche in una Regione come il Piemonte si sbloccasse questo assurdo veto imposto senza ragione e oltretutto già precedentemente scritto nero su bianco.

Di cosa parliamo?

Parliamo di trasferimento del defunto durante il periodo di osservazione.

Parliamo del diritto delle famiglie di poter vegliare il proprio caro nel luogo che ritengono più opportuno e quando ne facciano espressa richiesta.

Parliamo di poter portare il proprio caro anche in strutture differenti da quelle “mortuarie istituzionali” durante il periodo di osservazione a fronte di una dichiarazione scritta da parte di un medico che “liberi” il corpo del defunto da inumani vincoli amministrativi e lo restituisca alla pietà della propria famiglia.

Parliamo di una pressione condotta da diverso tempo che vedeva in contrapposizione da una parte il buon senso e dall’altra una pura visione burocratica che analiticamente si nascondeva dietro personalistiche interpretazioni anteguerra opponendosi ad una naturale evoluzione di una società. Inoltre vi erano ulteriori personaggi che, anteponendo la loro mediocre dimensione imprenditoriale funebre, si opponevano affinché tale DIRITTO fosse ostacolato non potendolo proporre alla loro clientela.

In tutto questo marasma si apre uno spiraglio da parte del Consiglio Regionale in accordo con la componente amministrativa, sotto la lungimirante guida dei Consiglieri regionali Angela Motta e Daniele Valle i quali, con profondo senso di responsabilità analizzano la proposta e la sottopongono successivamente al Consiglio, il quale ricevendo anche il via libera da parte della direzione dell’assessorato, sancisce definitivamente l’acquisizione di un diritto che sarebbe dovuto essere già operativo se a guidare la normativa italiana fosse semplicemente il buon senso e la ragione.

Come centriamo noi Federazioni in questa vicenda?

Abbiamo incontrato, parlato, spiegato e condotto con la Regione una serie di incontri che hanno avuto lo scopo di risvegliare un concetto che si era assopito (o era stato narcotizzato), ma che era già da tempo giacente nelle pieghe del buon senso degli amministratori regionali piemontesi.

Riccardo Salvalaggio
Segretario Nazionale Feder.Co.F.It.