Il lutto perinatale è un vero lutto?
È stato pubblicato da “Si può dire morte - uno spazio di riflessione per condividere il dolore, il morire e il lutto” una testimonianza da Erika Zerbini, autrice del blog www.luttoperinatale.life su un tema profondo come è quello della perdita di un bambino prima della sua nascita. Il racconto dell’Autrice è toccante e vi invitiamo a leggerlo.
Il lutto perinatale è un dolore profondo causato dalla morte di un figlio, avvenuta durante i mesi della sua attesa o nel primo periodo dopo la sua nascita. È un’esperienza che ho affrontato due volte e che ho avuto bisogno di esplorare a fondo.
“Mi dispiace, il battito non c’è più”. In genere è con queste parole che è dato l’annuncio della morte. Una frase che ho compreso essere ormai di rito in queste circostanze. Non è pronunciata la parola morte. Non è pronunciata la parola figlio, né mamma, né papà, inesistente la parola famiglia.
Sulle prime è un colpo durissimo, come se si venisse fisicamente percossi ripetutamente, fino in fondo all’anima. Stordimento, vertigine, disorientamento, sono le iniziali sensazioni che ho avvertito. “E ora?”, la prima domanda che ho posto. Mia figlia era nel mio grembo da 21 settimane, non mi restava che partorirla, così come era. No, non partorirla in effetti, piuttosto espellerla. Ho atteso tre giorni per poter espellere il materiale abortivo, intanto ho portato in giro una pancia piena di morte: sono stata una tomba.
Lo stordimento del principio è diventato il dolore acuto e potente delle ossa rotte dopo le botte. Finché mia figlia è uscita da me in una sala parto vera, mentre mio marito mi teneva la mano e l’ostetrica l’aspettava là, con le braccia pronte, lo sguardo attento e la testa che spuntava fra le mie ginocchia.
Il giorno seguente siamo usciti da soli dal luogo in cui la vita nasce, mentre la nostra era svanita. “Dove la metto?”, me lo chiedevo mentre mi aggiravo fra le stanze della mia casa. “Tutto questo silenzio, queste cose che non servono più a nessuno, questo corpo che non ha saputo far vivere, questo figlio che non c’è più… ma questo figlio c’è mai stato?”
Ho cercato sul web una traccia di quel che ci era accaduto, speravo di trovare una formula scaccia dolore. Ho trovato queste due parole: lutto perinatale. Un vero e proprio mondo a parte, fatto di figli speciali e madri speciali; giorni del ricordo che scorrono sulle home page, nuovi figli, detti arcobaleno, che portano in loro lo scotto del lutto. Non un lutto qualunque, bensì il lutto perinatale. Un lutto particolare che viene da una morte indicibile, irraccontabile, per i più inesistente.
In effetti una morte con alcune peculiarità: è la morte di un figlio che non è nato, o se è nato non è vissuto, o se è vissuto lo ha fatto per talmente poco tempo che la società non lo ha ancora investito dello status di figlio vero. È una morte che talvolta avviene dentro: dentro il corpo della mamma. Un corpo che tradisce, una madre che non assolve al suo compito, una donna che perde il suo valore perché non sa fare ciò per cui è nata.
È una morte che non ha le parole della morte, forse sembra che usando le parole della morte si procuri perfino più dolore. Così questa morte assume le parole della malattia: va risolta, guarita. Ed è sistemata quando la donna esce dall’ospedale senza il corpo estraneo che poteva mettere in pericolo la sua esistenza. Quando in verità una famiglia esce dall’ospedale mutilata nel suo intimo e nella sua struttura.
Quale fatica è stata concederci di abbandonare noi stessi al dolore che provavamo. Un dolore incompreso, solitario, invisibile. Quale fatica è stata concederci di accedere al percorso della morte e i suoi riti, per i quali abbiamo dovuto fare precisa richiesta, come se stessimo usurpando la scena ai decessi, quelli veri. Quale fatica è stata, per noi, mettere insieme le sensazioni e in atto i gesti, per poi scoprire che tutti quei gesti hanno permesso alle sensazioni di fluire e ci hanno condotto verso la ricostruzione della nostra famiglia mutilata, eppure viva, poi addirittura speranzosa, ancora dotata del coraggio e la spinta vitale necessari per proseguire nella nostra esistenza con piena soddisfazione.
Offrire a questa morte le parole della morte significa legittimare la vita di quel figlio, il dolore della sua famiglia e riconoscerle il diritto di essere in lutto. Il percorso del lutto prevede delle tappe, è preludio di trasformazione, porta con sé il valore del tempo necessario per compiere il suo percorso. Offrire a questa morte le parole della morte, significa legittimarla al lutto, significa che l’aggettivo perinatale non lo ha infine snaturato: si tratta di un lutto vero.
Decisivo incontro nelle Marche con ASUR
Federcofit ha avuto un piacevole e proficuo incontro con la Dottoressa Nadia Storti, direttore Sanitario ASUR. Tema affrontato è stato quello di voler cercare di unificare le direttive e le modulistiche che ASUR, azienda sanitaria unica regionale, applica nella propria Regione.
Appare irragionevole che sui tre territori identificati come aree vaste ci siano differenti procedure e approcci verso la medicina necroscopica.
Federcofit ha trasmesso la seria difficoltà di operare da parte degli operatori funebri.
Ci siamo lasciati con la promessa che il problema verrà affrontato attraverso un tavolo di lavoro condiviso in quanto tali problemi risultano di necessaria risoluzione da parte anche di ASUR.
Ringraziamo la Dottoressa Storti per aver dato ascolto riconoscendole un particolare impegno e dedizione per la propria professione e senso di responsabilità per il suo territorio.
Foggia: geometra raggira almeno 45 anziani con finte vendite di loculi
Le vie della truffa sono infinite, e a Foggia un geometra disonesto se ne è inventata una nuova, particolarmente odiosa perché le vittime erano persone in particolare situazione di debolezza: ultra settantacinquenni con modeste capacità economiche, alcune anche in precarie condizioni di salute.
Alle sue vittime il 48 foggiano proponeva l’acquisto di loculi privati, che avrebbero dovuto almeno togliere agli anziani almeno l’ansia sulla loro ultima dimora. Per rendersi credibile e ottenere il proprio risultato criminale, l’uomo accompagnava le vittime da irretire al cimitero, dove mostrava le aree dove sarebbero stati costruiti i futuri loculi o manufatti già in costruzione, ma da parte di altri soggetti: in questo modo suscitava nelle vittime la convinzione che i loculi fossero reali e che l’acquisto fosse un buon investimento per una degna sepoltura, per rendersi ancora più credibile, il geometra, già da tempo sospeso, usava timbri riportanti l’iscrizione all’Ordine dei geometri.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia hanno portato all’emissione di un ordine di arresti domiciliari, cui il destinatario è riuscito a sottrarsi per mesi, fino all’arresto nel comune di Bernareggio, in provincia di Monza.
Una lettera da Cristian Vergani, Presidente Federcofit
Cari Colleghi e, soprattutto, cari Associati,
è un giorno importante e molto impegnativo per Federcofit, la Federazione del Comparto Funerario Italiano che si è conquistata con l’impegno e la costanza di tutti i propri associati il ruolo di Federazione di riferimento del settore, una delle due Federazioni degne di essere chiamate “nazionali”. È un giorno importante, e ne sono particolarmente orgoglioso, perché presentiamo a tutti gli operatori la nostra nuova RIVISTA on-line: HERMES Funeraria
Federcofit ha fatto ogni sforzo per comunicare con l’intera categoria fin dalla sua nascita, nel maggio 1999, con un suo strumento, la Lettera del Presidente, nata all’inizio del 2000, quando stampavamo con un vecchio “ciclostile” su un foglio bianco, occupando una o due facciate. Comunicare con i soci e con tutti gli operatori è sempre stato impegno prioritario perché comunicare contenuti, dubbi, problematiche e perplessità dialogando con tutti gli impresari, piccoli, medi o grandi che siano, anche andando, se necessario, nei vari luoghi e presso le sedi delle imprese è sempre stata la strada per rappresentare al meglio i problemi e gli interessi del settore presso le Istituzioni, dal Parlamento, alle Regioni, all’ultimo comune italiano.
È stato un percorso lungo ed impegnativo che vede, oggi, la Lettera del Presidente avere ben altro spessore (12 pagine) e ben altra diffusione con diverse migliaia di copie mensili diffuse oggi sia cartacee sia come newletter elettronica, permettendo alla Federazione di raggiungere la maggior parte degli Operatori professionali del nostro Paese.
La Lettera del Presidente non muore ma si occuperà esclusivamente della “comunicazione di servizio” per gli associati Federcofit.
Da un anno, a partire dal nostro ultimo Congresso, abbiamo iniziato un percorso di revisione e potenziamento della nostra comunicazione: è nato il blog ufficiale di Federcofit dove poter partecipare ad un confronto costante sulle varie questioni del settore e dove presentare i vari e sempre più numerosi servizi messi a disposizione dei soci e degli operatori dalla Federazione.
Oggi si aggiunge un fondamentale tassello a questa nuova comunicazione sul quale da tempo lavoriamo: con la nuova rivista on-line potremo integrare tutti i nostri mezzi di comunicazione e ampliare i servizi per le imprese e le opportunità per i vari produttori del settore.
HERMES Funeraria dovrà essere uno strumento di informazione sulla cronaca del settore, sugli eventi e sulle novità, strumento di approfondimento sui vari temi anche con interventi di soggetti e personalità esterne al settore, uomini politici, professionisti, portatori di esperienze significative, strumento di visibilità per i vari soggetti, fornitori di prodotti e servizi per il settore, dal più grande al più piccolo, e per tutti gli impresari che vogliono sempre tenersi informati ed essere attivi per poter gestire la propria attività in maniera sempre più adeguata alle esigenze della società e delle sue evoluzioni.
HERMES Funeraria dovrà essere, anche e soprattutto, lo strumento per trasmettere e spiegare a tutta la categoria, e poter condividere, le nostre azioni, le nostre battaglie, come si suol dire, in difesa del settore e per lo sviluppo corretto della funeraria italiana perché è finito il tempo di nascondersi e di credere che mettendo la testa sotto la sabbia attorno a noi non cambia nulla. Quindi anche spazio alla polemica e all’ironia, quando necessario, con la misura che sempre ha contraddistinto i nostri interventi.
L’orgoglio che sento in questa occasione mi porta anche a porre un obiettivo ambizioso, l’obiettivo che la nostra HERMES Funeraria diventi una sorta di faro guida di tutte le imprese funebri che vogliono evolvere e crescere, che vogliono svolgere il proprio lavoro in modo corretto, professionale e qualificato coniugando le esigenze proprie di impresa funebre con quelle delle famiglie colpite da un lutto che ci cercano per prestare la dovuta attenzione al proprio caro defunto.
Rivista, quindi, ambiziosa e di difficile impegno; con l’aiuto di tutti possiamo farcela e possiamo aiutare tutti gli interessati del settore funerario.
Il Presidente Cristian Vergani
ISTAT: prime stime su evoluzione popolazione e mortalità nel 2016
La popolazione italiana al primo gennaio 2017 ammontava a 60 milioni 579 mila residenti, 86 mila unità in meno rispetto all’anno precedente (-1,4 per mille). La natalità si conferma in calo costante, il 2016 ha superato anche il 2015: da 486.000 nati nel 2015 si è passati a 474.000 nel 2016. I decessi, invece, dopo il picco del 2015 con 648.000 si dovrebbero attestare nel 2016 a 608 mila. Si tratta di un ritorno ad un valore elevato della mortalità, in linea con la tendenza all’aumento dovuta all’invecchiamento della popolazione. Preoccupa il saldo naturale (nascite meno decessi) con una differenza negativa di 134 mila nascite in meno rispetto ai decessi che rappresenta il secondo maggior calo di sempre, dopo quello del 2015 pari a -162 mila.
Continua il processo di invecchiamento della popolazione in Italia: al 1 gennaio 2017 l’età media dei residenti, dice l’Istat, è di 44,9 anni, due anni esatti in più rispetto al 2007.
Sono soprattutto gli ultranovantenni a registrare un aumento sensibile: al 1 gennaio 2017 sono 727 mila. Sebbene questo segmento della popolazione rappresenti oggi appena l’1,2% del totale, il suo peso nei confronti della popolazione complessiva è andato aumentando nel tempo: 15 anni fa ammontavano a 402 mila e costituivano solo lo 0,7% del totale. Gli ultracentenari sono complessivamente molto aumentati negli ultimi 15 anni: oggi sono più che triplicati rispetto al 2002.
Taranto: condanne per il "racket del caro estinto"
I giudici della Corte d’Appello di Taranto hanno condannato nove persone a pene variabili, fino a tre anni e dieci mesi di reclusione, a conclusione del giudizio di secondo grado su una vicenda di malaffare che ha coinvolto operatori disonesti e dipendenti pubblici infedeli.
Gli imputati erano accusati di diverse condotte illecite: dalla violazione delle norme sulla concorrenza a minacce, violenza, detenzione abusiva di armi, rivelazione di segreti di ufficio, furto, truffa aggravata ai danni dello Stato, peculato, corruzione e falso. Secondo l’inchiesta, i titolari di varie agenzie funebri sarebbero ricorsi anche a intimidazioni e danneggiamenti per accaparrarsi le commissioni da parte dei parenti dei deceduti. Le stesse agenzie avrebbero inoltre sfruttato informazioni riservate ottenute attraverso dipendenti dell’ospedale di Mottola per giungere per primi sui luoghi degli incidenti stradali mortali, o presso le abitazioni dove, di volta in volta, veniva richiesta l’assistenza sanitaria a malati gravi.
Già in fase di udienza preliminare, nel 2010 due imputati avevano patteggiato la pena: due anni e sei mesi di reclusione per l’ispettore sanitario che si occupava del servizio di polizia mortuaria, accusato di corruzione, e otto mesi con pena sospesa per un ispettore di igiene dell’Asl.
Con queste ultime condanne si chiude la vicenda e gli ultimi cinque imputati dovranno risarcire i danni alla Asl Ta/1, in favore della quale è stata stabilita una provvisionale immediatamente esecutiva a carico di ogni condannato per cinquemila euro.
Abruzzo: chiusa agenzia, i Nas scoprono che non esisteva alcuna autorizzazione
Funerali low cost, a meno di 1.900 euro tutto compreso, tutto “la massima serietà”. Stiamo parlando di un’impresa funebre dell’area frentana, che aveva due sedi nello stesso Comune, chiusa però dai Nas di Pescara perché irregolare, cioè priva dei requisiti minimi previsti dalla legge. L’impresa dai funerali low cost, non era stata regolarizzata in Comune, presentava carenze in tema di agibilità e dei pareri igienico sanitari da parte della Asl. Altri controlli sono stati eseguiti in tutto il territorio della provincia di Chieti dai Nas in collaborazione con il dipartimento di prevenzione della Asl.
L'orazione funebre di Nino Taranto per Totò
Nino Taranto pronunciò una famosa orazione funebre
Per il grande Totò.
Il 17 aprile del 1967 nella chiesa del Carmine. Nino Taranto, pronunciò l’orazione funebre per Totò
Riportiamo di seguito il testo:
“Amico mio questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi.
La tua voce è nel mio e nel cuore di questa Napoli che oggi è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l’hai onorata. Perché non l’hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso quella cappa di malinconia che l’avvolge.
Tu amico mio hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l’allegria di un’ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha tanto bisogno.
I tuoi napoletani, il tuo pubblico è qui. Ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l’ultimo “esaurito” della sua carriera e tu, tu maestro del buonumore, questa volta ci stai facendo piangere tutti.
Addio Totò, addio amico mio. Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori e non ti scorderà mai.
Addio amico mio, addio Totò”
https://www.youtube.com/watch?v=8wleCJZr8Tc
La morte di Cesare, nelle parole di William Shakespeare
Il Giulio Cesare (The Tragedy of Julius Caesar [La tragedia di Giulio Cesare]) è una tragedia di William Shakespeare scritta probabilmente nel 1599. Altri ne collocano la creazione fra il 1600 e il 1601. La tragedia, basata su eventi storici, parla della cospirazione e dell'assassinio del "dictator" della Repubblica romana Giulio Cesare. Quello qui riportato è solo un estratto: se, dopo la lettura, voleste scoprire il testo integrale, è possibile scaricarlo da LiberLiber nei più diffusi formati digitali.
Roma. Il Fòro.
Entrano BRUTO e CASSIO, ed una folla di Cittadini.

I Citt. Vogliamo avere soddisfazione; che ci venga data soddisfazione.
Bru. Allora seguitemi, e datemi ascolto, amici. Cassio, voi andate nell’altra strada; dividiamo la folla. Coloro che vogliono udire me parlare, restino qui; coloro che vogliono sentire Cassio, vadano con lui, e sarà resa pubblica ragione della morte di Cesare.
1° Citt. Io voglio sentire parlare Bruto.
2° Citt. Io voglio udire Cassio, poi paragoneremo le ragioni che ci rendono ascoltandole ora separatamente.
Esce Cassio con alcuni dei Cittadini. Bruto sale al rostro.
3° Citt. Il nobile Bruto è salito. Silenzio!
Bru. Siate pazienti sino alla fine. Romani, compatriotti, e amici! uditemi per la mia causa; e fate silenzio per poter udire: credetemi per il mio onore; ed abbiate rispetto pel mio onore affinché possiate credere: giudicatemi nella vostra saggezza, ed acuite il vostro ingegno affinché meglio possiate giudicare. Se vi è alcuno qui in questa assemblea, alcun caro amico di Cesare, a lui io dico che l’amore di Bruto per Cesare non era minore al suo. Se poi quell’amico domandi perché Bruto si sollevò contro Cesare, questa è la mia risposta: non che io amavo Cesare meno, ma che amavo Roma di più. Preferireste che Cesare fosse vivo, e morire tutti da schiavi, o che Cesare sia morto per vivere tutti da uomini liberi? In quanto Cesare mi amò, io piango per lui; in quanto la fortuna gli arrise, io ne godo; in quanto egli fu coraggioso, io l’onoro; ma in quanto egli fu ambizioso, io l’ho ucciso: vi sono lacrime per il suo amore, gioia per la sua fortuna, onore per il suo coraggio, e morte per la sua ambizione. Chi v’è qui sì abietto che sarebbe pronto ad essere schiavo? Se vi è, che parli; perché lui io ho offeso. Chi vi è qui sì barbaro che non vorrebbe essere romano? Se vi è, che parli; perché lui ho offeso. Chi vi è qui sì vile che non ami la sua patria? Se vi è, che parli; perché lui ho offeso. Aspetto una risposta.
I Citt. Nessuno, Bruto, nessuno.
Bru. Allora nessuno io ho offeso. Non ho fatto di più a Cesare di quello che voi farete a Bruto. Il giudizio della sua morte è registrato in Campidoglio; la sua gloria non è attenuata per ciò in cui fu degno, né i suoi torti esagerati per i quali soffrì la morte.
Entrano ANTONIO ed altri, col corpo di Cesare.
Ecco che giunge il suo corpo, pianto da Marc’Antonio, il quale, benché nessuna parte abbia avuto nella sua morte, ne riceverà il benefizio, un posto nella repubblica; e chi di voi non riceverà altrettanto? Con questo io parto; ché, come io uccisi il mio miglior amico per il bene di Roma, ho lo stesso pugnale per me stesso, quando piacerà alla mia patria di aver bisogno della mia morte.
Tutti. Vivi, Bruto! vivi, vivi!
1° Citt. Portatelo in trionfo alla sua casa.
2° Citt. Dategli una statua con i suoi antenati.
3° Citt. Sia egli Cesare.
4° Citt. Le migliori qualità di Cesare saranno coronate in Bruto.
1° Citt. L’accompagneremo alla sua casa con grida e con clamori.
Bru. Compatriotti...
2° Citt. Pace! Silenzio: Bruto parla.
1° Citt. Pace, oh!
Bru. Buoni compatriotti, lasciatemi partire solo, e, per amore mio, restate qui con Antonio. Rendete gli onori alla salma di Cesare, ed onorate il suo discorso che mira a glorificare Cesare, e che a Marc’Antonio con nostra licenza è concesso di fare. Vi supplico, non un solo uomo parta eccetto me, finché Antonio non abbia parlato.
Esce.
1° Citt. Fermi, oh! Udiamo Marc’Antonio.
3° Citt. Che salga sulla pubblica cattedra; l’udremo. Nobile Antonio, sali.
Ant. Per l’amore di Bruto, sono obbligato a voi.
4° Citt. Che dice egli di Bruto?
3° Citt. Egli dice che per amore di Bruto si sente obbligato a noi tutti.
4° Citt. Sarà bene che egli non sparli di Bruto qui.
1° Citt. Questo Cesare era un tiranno.
3° Citt. Davvero, questo è certo: siamo fortunati che Roma ne sia libera.
2° Citt. Silenzio! Udiamo ciò che Antonio può dire.
Ant. O voi gentili Romani...
I Citt. Silenzio, oh! Udiamolo.
Ant. Amici, Romani, compatriotti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cesare. Il nobile Bruto v’ha detto che Cesare era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Cesare ne ha pagato il fio. Qui, col permesso di Bruto e degli altri – ché Bruto è uomo d’onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore – io vengo a parlare al funerale di Cesare. Egli fu mio amico, fedele e giusto verso di me: ma Bruto dice che fu ambizioso; e Bruto è uomo d’onore. Molti prigionieri egli ha riportato a Roma, il prezzo del cui riscatto ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso in Cesare? Quando i poveri hanno pianto, Cesare ha lacrimato: l’ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure Bruto dice ch’egli fu ambizioso; e Bruto è uomo d’onore. Tutti vedeste come al Lupercale tre volte gli presentai una corona di re ch’egli tre volte rifiutò: fu questo atto di ambizione? Eppure Bruto dice ch’egli fu ambizioso; e, invero, Bruto è uomo d’onore. Non parlo, no, per smentire ciò che Bruto disse, ma qui io sono per dire ciò che io so. Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con Cesare e debbo tacere sinché non ritorni a me.
1° Citt. Mi pare che vi sia molta ragione nelle sue parole.
2° Citt. Se tu consideri bene la cosa, a Cesare è stato fatto gran torto.
3° Citt. Vi sembra, signori? Temo che uno peggiore di lui verrà al suo posto.
4° Citt. Avete notato le sue parole? Non volle accettare la corona: è quindi certo che non era ambizioso.
1° Citt. Se si troverà che è così qualcuno la pagherà ben cara.
2° Citt. Pover uomo! I suoi occhi sono rossi come il fuoco dal piangere.
3° Citt. Non v’è uomo a Roma più nobile di Antonio.
4° Citt. Ora, osservatelo, ricomincia a parlare.
Ant. Pur ieri la parola di Cesare avrebbe potuto opporsi al mondo intero: ora egli giace là, e non v’è alcuno, per quanto basso, che gli renda onore. O signori, se io fossi disposto ad eccitarvi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei un torto a Bruto e un torto a Cassio, i quali, lo sapete tutti, sono uomini d’onore: e non voglio far loro torto: preferisco piuttosto far torto al defunto, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente. Ma qui è una pergamena col sigillo di Cesare – l’ho trovata nel suo studio – è il suo testamento: che i popolani odano soltanto questo testamento, che, perdonatemi, io non intendo di leggere, e andrebbero a baciar le ferite del morto Cesare, ed immergerebbero i loro lini nel sacro sangue di lui; anzi, chiederebbero un capello per ricordo, e morendo, ne farebbero menzione nel loro testamento, lasciandolo, ricco legato, alla prole.
1° Citt. Vogliamo udire il testamento: leggetelo, Marc’Antonio.
I Citt. Il testamento, il testamento! Vogliamo udire il testamento di Cesare.
Ant. Pazienza, gentili amici, non debbo leggerlo; non è bene che voi sappiate quanto Cesare vi amò. Non siete di legno, non siete di pietra, ma uomini, e essendo uomini, e udendo il testamento di Cesare, esso v’infiammerebbe, vi farebbe impazzire: è bene non sappiate che siete i suoi eredi; ché, se lo sapeste, oh, che ne seguirebbe!
4° Citt. Leggete il testamento; vogliamo udirlo, Antonio; dovete leggerci il testamento, il testamento di Cesare.
Ant. Volete pazientare? Volete attendere un poco? Ho sorpassato il segno nel parlarvene. Temo di far torto agli uomini d’onore i cui pugnali hanno trafitto Cesare; invero, lo temo.
4° Citt. Erano traditori: che uomini d’onore!
I Citt. Il testamento! Il testamento!
2° Citt. Erano canaglie, assassini: il testamento! Leggete il testamento!
Ant. M’obbligate dunque a leggere il testamento? E allora fate cerchio attorno al corpo di Cesare e lasciate che io vi mostri colui che fece il testamento. Debbo scendere? E me lo permettete?
I Citt. Venite giù!
2° Citt. Scendete.
3° Citt. Avrete il permesso.
Antonio scende.
4° Citt. In cerchio; state intorno.
1° Citt. Lontani dalla bara; lontani dal corpo.
2° Citt. Fate posto ad Antonio, al nobilissimo Antonio.
Ant. No, non vi affollate intorno a me; state lontani.
I Citt. State indietro! Posto! Andate indietro!
Ant. Se avete lacrime, preparatevi a spargerle adesso. Tutti conoscete questo mantello: io ricordo la prima volta che Cesare lo indossò; era una serata estiva, nella sua tenda, il giorno in cui sconfisse i Nervii: guardate, qui il pugnale di Cassio l’ha trapassato: mirate lo strappo che Casca nel suo odio vi ha fatto: attraverso questo il ben amato Bruto l’ha trafitto; e quando tirò fuori il maledetto acciaio, guardate come il sangue di Cesare lo seguì, quasi si precipitasse fuori di casa per assicurarsi se fosse o no Bruto che così rudemente bussava; perché Bruto, come sapete, era l’angelo di Cesare: giudicate, o dèi, quanto caramente Cesare lo amava! Questo fu il più crudele colpo di tutti, perché quando il nobile Cesare lo vide che feriva, l’ingratitudine, più forte delle braccia dei traditori, completamente lo sopraffece: allora si spezzò il suo gran cuore; e, nascondendo il volto nel mantello, proprio alla base della statua di Pompeo, che tutto il tempo s’irrorava di sangue, il gran Cesare cadde. Oh, qual caduta fu quella, miei compatriotti! Allora io e voi, e tutti noi cademmo, mentre il sanguinoso tradimento trionfava sopra di noi. Oh, ora voi piangete; e, m’accorgo, voi sentite il morso della pietà: queste son generose gocce. Anime gentili, come? piangete quando non vedete ferita che la veste di Cesare? Guardate qui, eccolo lui stesso, straziato, come vedete, dai traditori.
1° Citt. O pietoso spettacolo!
2° Citt. O nobile Cesare!
3° Citt. O infausto giorno!
4° Citt. O traditori! Canaglie!
1° Citt. O vista cruenta!
2° Citt. Vogliamo essere vendicati.
I Citt. Vendetta! Attorno! Cercate! Bruciate! Incendiate! Uccidete! Trucidate! Non lasciate vivo un solo traditore!
Ant. Fermi, compatriotti!
1° Citt. Silenzio, là! Udite il nobile Antonio.
2° Citt. L’udremo, lo seguiremo, morremo con lui!
Ant. Buoni amici, dolci amici, che io non vi sproni a così subitanea ondata di ribellione. Coloro che han commesso questa azione sono uomini d’onore; quali private cause di rancore essi abbiano, ahimè, io ignoro, che li hanno indotti a commetterla; essi sono saggi ed uomini d’onore, e, senza dubbio, con ragioni vi risponderanno. Non vengo, amici, a rapirvi il cuore. Non sono un oratore com’è Bruto; bensì, quale tutti mi conoscete, un uomo semplice e franco, che ama il suo amico; e ciò ben sanno coloro che mi han dato il permesso di parlare in pubblico di lui: perché io non ho né l’ingegno, ne la facondia, né l’abilità, né il gesto, né l’accento, né la potenza di parola per scaldare il sangue degli uomini: io non parlo che alla buona; vi dico ciò che voi stessi sapete; vi mostro le ferite del dolce Cesare, povere, povere bocche mute, e chiedo loro di parlare per me: ma se io fossi Bruto, e Bruto Antonio, allora vi sarebbe un Antonio che sommoverebbe gli animi vostri e porrebbe una lingua in ogni ferita di Cesare, così da spingere le pietre di Roma a insorgere e ribellarsi.
I Citt. Ci ribelleremo.
1° Citt. Bruceremo la casa di Bruto!
2° Citt. Via dunque! Venite, si cerchino i cospiratori!
Ant. Ascoltatemi ancora, compatriotti; ancora uditemi parlare.
I Citt. Silenzio, oh! Udite Antonio, il nobilissimo Antonio.
Ant. Amici, voi andate a fare non sapete che cosa. In che ha Cesare meritato il vostro amore? Ahimè, non sapete: debbo dirvelo allora: avete dimenticato il testamento di cui vi parlavo.
I Citt. Verissimo, il testamento: restiamo ad udire il testamento.
Ant. Ecco il testamento, e col sigillo di Cesare: ad ogni cittadino romano egli dà, ad ognuno individualmente, settantacinque dramme.
2° Citt. Nobilissimo Cesare! Vendicheremo la sua morte.
3° Citt. O regale Cesare!
Ant. Ascoltatemi con pazienza.
I Citt. Zitti, oh!
Ant. Inoltre, egli vi ha lasciato tutti i suoi passeggi, le sue private pergole e gli orti nuovamente piantati, al di qua del Tevere; egli li ha lasciati a voi ed ai vostri eredi per sempre: pubblici luoghi di piacere, per passeggiare e per divertirvi. Questo era un Cesare! Quando ne verrà un altro simile?
1° Citt. Giammai, giammai! Venite, via, via! Bruceremo il suo corpo nel luogo santo, e con i tizzoni incendieremo le case dei traditori. Raccogliete il corpo.
2° Citt. Andate a prendere il fuoco.
3° Citt. Abbattete le panche.
4° Citt. Abbattete i sedili, le finestre, ogni cosa.
Escono i Cittadini col corpo.
Ant. Ed ora, che la cosa vada avanti da sé. Malanno, tu sei scatenato, prendi il corso che vuoi.
Entra un Servo.
Ebbene, giovane!
Serv. Signore, Ottavio è già arrivato a Roma.
Ant. Dov’è?
Serv. Egli e Lepido sono in casa di Cesare.
Ant. Ed ivi subito andrò a visitarlo: mi giunge a proposito. La fortuna è lieta e in questo umore ci concederà qualunque cosa.
Serv. Ho udito dire che Bruto e Cassio han traversato cavalcando come pazzi le porte di Roma.
Ant. Forse hanno avuto qualche notizia del popolo, come io l’avevo commosso. Conducimi da Ottavio...
Cremazioni a Milano: "troppo successo" e mancano le cellette
La cremazione è oramai largamente maggioritaria a Milano: il 75% dei residenti si fa cremare, un fenomeno cominciato nel 2004 il cui successo inizia a porre un problema: mancano le cellette.
Nel 2016 sui 13.542 funerali con sepoltura in città, la cremazione è stata scelta in 10.184 casi, così tanti che ormai la ricerca di cellette in alcuni casi sta diventando una vera e propria emergenza per il Comune.
È il caso del cimitero di Baggio, dove il fabbisogno medio in un anno è di 240 cellette e giorni fa quelle immediatamente disponibili erano solo tre. Il direttore dei Servizi funebri, intervenuto in commissione a Palazzo Marino con l'assessore Roberta Cocco, ha fatto presente che in questo caso specifico ad esempio ci sono 110 spazi che mano a mano si possono rendere disponibili nel corso dell'anno grazie alle estumulazioni, a Lambrate invece il fabbisogno è di 600 posti e ora ce ne sono 334 (altri 350 saranno recuperati nell'anno). Il fabbisogno però non riguarda solo le cellette, ma anche gkli impioanti di cremazione, per garantire la cui disponibilità verrà realizzato un nuovo forno (il sesto) al crematorio di Lambrate.
Francia: una piccola urna di piombo con un cuore imbalsamato
Nella tomba di una nobile del Seicento a Rennes, in Francia, è stata trovata una piccola urna di piombo contenente il cuore imbalsamato del marito, morto sette anni prima.
ll cuore di Toussaint de Perrien, cavaliere di Brefeillac, chiuso in un contenitore di piombo dopo la morte

La bara di piombo di Louise de Quengo, Signora di Brefeillac, è stata portata alla luce nel 2013 a Rennes, in Francia dai ricercatori dell'Institut national de recherches archéologiques préventives (INRAP).
L'ispezione della bara ha destato un’incredibile sorpresa: all'interno vi era un piccolo contenitore di piombo che conteneva il cuore del marito della defunta, Toussaint de Perrien, Cavaliere di Brefeillac.
Si sapeva che alcuni membri della nobiltà francese si facevano espiantare alcuni organi post mortem per una sepoltura differenziata, pratica conosciuta solo per scopi politici e religiosi, non con finalità romantiche, espressione di un ricongiungimento dei coniugi nella morte.

Il cuore di Toussaint sarebbe stato sigillato nel piccolo contenitore di piombo a tenuta d'aria per evitare la decomposizione, e portato al convento giacobino di Rennes, dove la moglie viveva . Fino alla sua morte, l'urna è stata molto probabilmente esposta nella cappella dove lei era solita pregare
Negli scavi del convento giacobino sono state ritrovate 5 urne a forma di cuore. Gli altri quattro contenitori, contengono cuori umani e iscrizioni, ma non sembrano essere associati ad alcuna sepoltura . Probabilmente queste urne furono rimosse e nascoste dalle autorità del convento durante la Rivoluzione francese, quando cofanetti e urne di piombo che contenevano i resti dei nobili erano fusi per farne proiettili.
Il Policlinico Milano inaugura la nuova camera mortuaria “interreligiosa”

L'ospedale Policlinico di Milano, la storica struttura nel cuore del capoluogo lombardo, ha rinnovato le proprie strutture dotandosi di una nuova Camera Mortuaria: una 'Sala dei riti' per ebrei, islamici e induisti e luoghi dedicati a atei e agnostici
La vecchia camera mortuaria era in una situazione fatiscente e poco rispettosa della privacy. Adesso il Policlinico di Milano con la nuova Camera Mortuaria, con spazi moderni e triplicati, offre alle famiglie che vogliono dare l'ultimo saluto a un proprio caro, un luogo interreligioso capace di ospitare anche riti diversi da quelli cattolici. C'è, infatti, uno spazio, dove i defunti saranno i ricomposti secondo i riti religiosi tradizionali.
La nuova Camera Mortuaria è già attiva, ed è accessibile da via Pace 9, e va a sostituire quella in uso fino ad ora: ha tredici camere ardenti (nella vecchia erano solo quattro), tre camere singole per la vestizione delle salme (prima era in funzione un unico spazio comune) e uno spazio separato e riservato per sei celle frigorifere, due delle quali attrezzate per gestire defunti infettivi.