L'orazione funebre di Nino Taranto per Totò
Nino Taranto pronunciò una famosa orazione funebre
Per il grande Totò.
Il 17 aprile del 1967 nella chiesa del Carmine. Nino Taranto, pronunciò l’orazione funebre per Totò
Riportiamo di seguito il testo:
“Amico mio questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi.
La tua voce è nel mio e nel cuore di questa Napoli che oggi è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l’hai onorata. Perché non l’hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso quella cappa di malinconia che l’avvolge.
Tu amico mio hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l’allegria di un’ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha tanto bisogno.
I tuoi napoletani, il tuo pubblico è qui. Ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l’ultimo “esaurito” della sua carriera e tu, tu maestro del buonumore, questa volta ci stai facendo piangere tutti.
Addio Totò, addio amico mio. Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori e non ti scorderà mai.
Addio amico mio, addio Totò”
https://www.youtube.com/watch?v=8wleCJZr8Tc
La morte di Cesare, nelle parole di William Shakespeare
Il Giulio Cesare (The Tragedy of Julius Caesar [La tragedia di Giulio Cesare]) è una tragedia di William Shakespeare scritta probabilmente nel 1599. Altri ne collocano la creazione fra il 1600 e il 1601. La tragedia, basata su eventi storici, parla della cospirazione e dell'assassinio del "dictator" della Repubblica romana Giulio Cesare. Quello qui riportato è solo un estratto: se, dopo la lettura, voleste scoprire il testo integrale, è possibile scaricarlo da LiberLiber nei più diffusi formati digitali.
Roma. Il Fòro.
Entrano BRUTO e CASSIO, ed una folla di Cittadini.
I Citt. Vogliamo avere soddisfazione; che ci venga data soddisfazione.
Bru. Allora seguitemi, e datemi ascolto, amici. Cassio, voi andate nell’altra strada; dividiamo la folla. Coloro che vogliono udire me parlare, restino qui; coloro che vogliono sentire Cassio, vadano con lui, e sarà resa pubblica ragione della morte di Cesare.
1° Citt. Io voglio sentire parlare Bruto.
2° Citt. Io voglio udire Cassio, poi paragoneremo le ragioni che ci rendono ascoltandole ora separatamente.
Esce Cassio con alcuni dei Cittadini. Bruto sale al rostro.
3° Citt. Il nobile Bruto è salito. Silenzio!
Bru. Siate pazienti sino alla fine. Romani, compatriotti, e amici! uditemi per la mia causa; e fate silenzio per poter udire: credetemi per il mio onore; ed abbiate rispetto pel mio onore affinché possiate credere: giudicatemi nella vostra saggezza, ed acuite il vostro ingegno affinché meglio possiate giudicare. Se vi è alcuno qui in questa assemblea, alcun caro amico di Cesare, a lui io dico che l’amore di Bruto per Cesare non era minore al suo. Se poi quell’amico domandi perché Bruto si sollevò contro Cesare, questa è la mia risposta: non che io amavo Cesare meno, ma che amavo Roma di più. Preferireste che Cesare fosse vivo, e morire tutti da schiavi, o che Cesare sia morto per vivere tutti da uomini liberi? In quanto Cesare mi amò, io piango per lui; in quanto la fortuna gli arrise, io ne godo; in quanto egli fu coraggioso, io l’onoro; ma in quanto egli fu ambizioso, io l’ho ucciso: vi sono lacrime per il suo amore, gioia per la sua fortuna, onore per il suo coraggio, e morte per la sua ambizione. Chi v’è qui sì abietto che sarebbe pronto ad essere schiavo? Se vi è, che parli; perché lui io ho offeso. Chi vi è qui sì barbaro che non vorrebbe essere romano? Se vi è, che parli; perché lui ho offeso. Chi vi è qui sì vile che non ami la sua patria? Se vi è, che parli; perché lui ho offeso. Aspetto una risposta.
I Citt. Nessuno, Bruto, nessuno.
Bru. Allora nessuno io ho offeso. Non ho fatto di più a Cesare di quello che voi farete a Bruto. Il giudizio della sua morte è registrato in Campidoglio; la sua gloria non è attenuata per ciò in cui fu degno, né i suoi torti esagerati per i quali soffrì la morte.
Entrano ANTONIO ed altri, col corpo di Cesare.
Ecco che giunge il suo corpo, pianto da Marc’Antonio, il quale, benché nessuna parte abbia avuto nella sua morte, ne riceverà il benefizio, un posto nella repubblica; e chi di voi non riceverà altrettanto? Con questo io parto; ché, come io uccisi il mio miglior amico per il bene di Roma, ho lo stesso pugnale per me stesso, quando piacerà alla mia patria di aver bisogno della mia morte.
Tutti. Vivi, Bruto! vivi, vivi!
1° Citt. Portatelo in trionfo alla sua casa.
2° Citt. Dategli una statua con i suoi antenati.
3° Citt. Sia egli Cesare.
4° Citt. Le migliori qualità di Cesare saranno coronate in Bruto.
1° Citt. L’accompagneremo alla sua casa con grida e con clamori.
Bru. Compatriotti...
2° Citt. Pace! Silenzio: Bruto parla.
1° Citt. Pace, oh!
Bru. Buoni compatriotti, lasciatemi partire solo, e, per amore mio, restate qui con Antonio. Rendete gli onori alla salma di Cesare, ed onorate il suo discorso che mira a glorificare Cesare, e che a Marc’Antonio con nostra licenza è concesso di fare. Vi supplico, non un solo uomo parta eccetto me, finché Antonio non abbia parlato.
Esce.
1° Citt. Fermi, oh! Udiamo Marc’Antonio.
3° Citt. Che salga sulla pubblica cattedra; l’udremo. Nobile Antonio, sali.
Ant. Per l’amore di Bruto, sono obbligato a voi.
4° Citt. Che dice egli di Bruto?
3° Citt. Egli dice che per amore di Bruto si sente obbligato a noi tutti.
4° Citt. Sarà bene che egli non sparli di Bruto qui.
1° Citt. Questo Cesare era un tiranno.
3° Citt. Davvero, questo è certo: siamo fortunati che Roma ne sia libera.
2° Citt. Silenzio! Udiamo ciò che Antonio può dire.
Ant. O voi gentili Romani...
I Citt. Silenzio, oh! Udiamolo.
Ant. Amici, Romani, compatriotti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cesare. Il nobile Bruto v’ha detto che Cesare era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Cesare ne ha pagato il fio. Qui, col permesso di Bruto e degli altri – ché Bruto è uomo d’onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore – io vengo a parlare al funerale di Cesare. Egli fu mio amico, fedele e giusto verso di me: ma Bruto dice che fu ambizioso; e Bruto è uomo d’onore. Molti prigionieri egli ha riportato a Roma, il prezzo del cui riscatto ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso in Cesare? Quando i poveri hanno pianto, Cesare ha lacrimato: l’ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure Bruto dice ch’egli fu ambizioso; e Bruto è uomo d’onore. Tutti vedeste come al Lupercale tre volte gli presentai una corona di re ch’egli tre volte rifiutò: fu questo atto di ambizione? Eppure Bruto dice ch’egli fu ambizioso; e, invero, Bruto è uomo d’onore. Non parlo, no, per smentire ciò che Bruto disse, ma qui io sono per dire ciò che io so. Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con Cesare e debbo tacere sinché non ritorni a me.
1° Citt. Mi pare che vi sia molta ragione nelle sue parole.
2° Citt. Se tu consideri bene la cosa, a Cesare è stato fatto gran torto.
3° Citt. Vi sembra, signori? Temo che uno peggiore di lui verrà al suo posto.
4° Citt. Avete notato le sue parole? Non volle accettare la corona: è quindi certo che non era ambizioso.
1° Citt. Se si troverà che è così qualcuno la pagherà ben cara.
2° Citt. Pover uomo! I suoi occhi sono rossi come il fuoco dal piangere.
3° Citt. Non v’è uomo a Roma più nobile di Antonio.
4° Citt. Ora, osservatelo, ricomincia a parlare.
Ant. Pur ieri la parola di Cesare avrebbe potuto opporsi al mondo intero: ora egli giace là, e non v’è alcuno, per quanto basso, che gli renda onore. O signori, se io fossi disposto ad eccitarvi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei un torto a Bruto e un torto a Cassio, i quali, lo sapete tutti, sono uomini d’onore: e non voglio far loro torto: preferisco piuttosto far torto al defunto, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente. Ma qui è una pergamena col sigillo di Cesare – l’ho trovata nel suo studio – è il suo testamento: che i popolani odano soltanto questo testamento, che, perdonatemi, io non intendo di leggere, e andrebbero a baciar le ferite del morto Cesare, ed immergerebbero i loro lini nel sacro sangue di lui; anzi, chiederebbero un capello per ricordo, e morendo, ne farebbero menzione nel loro testamento, lasciandolo, ricco legato, alla prole.
1° Citt. Vogliamo udire il testamento: leggetelo, Marc’Antonio.
I Citt. Il testamento, il testamento! Vogliamo udire il testamento di Cesare.
Ant. Pazienza, gentili amici, non debbo leggerlo; non è bene che voi sappiate quanto Cesare vi amò. Non siete di legno, non siete di pietra, ma uomini, e essendo uomini, e udendo il testamento di Cesare, esso v’infiammerebbe, vi farebbe impazzire: è bene non sappiate che siete i suoi eredi; ché, se lo sapeste, oh, che ne seguirebbe!
4° Citt. Leggete il testamento; vogliamo udirlo, Antonio; dovete leggerci il testamento, il testamento di Cesare.
Ant. Volete pazientare? Volete attendere un poco? Ho sorpassato il segno nel parlarvene. Temo di far torto agli uomini d’onore i cui pugnali hanno trafitto Cesare; invero, lo temo.
4° Citt. Erano traditori: che uomini d’onore!
I Citt. Il testamento! Il testamento!
2° Citt. Erano canaglie, assassini: il testamento! Leggete il testamento!
Ant. M’obbligate dunque a leggere il testamento? E allora fate cerchio attorno al corpo di Cesare e lasciate che io vi mostri colui che fece il testamento. Debbo scendere? E me lo permettete?
I Citt. Venite giù!
2° Citt. Scendete.
3° Citt. Avrete il permesso.
Antonio scende.
4° Citt. In cerchio; state intorno.
1° Citt. Lontani dalla bara; lontani dal corpo.
2° Citt. Fate posto ad Antonio, al nobilissimo Antonio.
Ant. No, non vi affollate intorno a me; state lontani.
I Citt. State indietro! Posto! Andate indietro!
Ant. Se avete lacrime, preparatevi a spargerle adesso. Tutti conoscete questo mantello: io ricordo la prima volta che Cesare lo indossò; era una serata estiva, nella sua tenda, il giorno in cui sconfisse i Nervii: guardate, qui il pugnale di Cassio l’ha trapassato: mirate lo strappo che Casca nel suo odio vi ha fatto: attraverso questo il ben amato Bruto l’ha trafitto; e quando tirò fuori il maledetto acciaio, guardate come il sangue di Cesare lo seguì, quasi si precipitasse fuori di casa per assicurarsi se fosse o no Bruto che così rudemente bussava; perché Bruto, come sapete, era l’angelo di Cesare: giudicate, o dèi, quanto caramente Cesare lo amava! Questo fu il più crudele colpo di tutti, perché quando il nobile Cesare lo vide che feriva, l’ingratitudine, più forte delle braccia dei traditori, completamente lo sopraffece: allora si spezzò il suo gran cuore; e, nascondendo il volto nel mantello, proprio alla base della statua di Pompeo, che tutto il tempo s’irrorava di sangue, il gran Cesare cadde. Oh, qual caduta fu quella, miei compatriotti! Allora io e voi, e tutti noi cademmo, mentre il sanguinoso tradimento trionfava sopra di noi. Oh, ora voi piangete; e, m’accorgo, voi sentite il morso della pietà: queste son generose gocce. Anime gentili, come? piangete quando non vedete ferita che la veste di Cesare? Guardate qui, eccolo lui stesso, straziato, come vedete, dai traditori.
1° Citt. O pietoso spettacolo!
2° Citt. O nobile Cesare!
3° Citt. O infausto giorno!
4° Citt. O traditori! Canaglie!
1° Citt. O vista cruenta!
2° Citt. Vogliamo essere vendicati.
I Citt. Vendetta! Attorno! Cercate! Bruciate! Incendiate! Uccidete! Trucidate! Non lasciate vivo un solo traditore!
Ant. Fermi, compatriotti!
1° Citt. Silenzio, là! Udite il nobile Antonio.
2° Citt. L’udremo, lo seguiremo, morremo con lui!
Ant. Buoni amici, dolci amici, che io non vi sproni a così subitanea ondata di ribellione. Coloro che han commesso questa azione sono uomini d’onore; quali private cause di rancore essi abbiano, ahimè, io ignoro, che li hanno indotti a commetterla; essi sono saggi ed uomini d’onore, e, senza dubbio, con ragioni vi risponderanno. Non vengo, amici, a rapirvi il cuore. Non sono un oratore com’è Bruto; bensì, quale tutti mi conoscete, un uomo semplice e franco, che ama il suo amico; e ciò ben sanno coloro che mi han dato il permesso di parlare in pubblico di lui: perché io non ho né l’ingegno, ne la facondia, né l’abilità, né il gesto, né l’accento, né la potenza di parola per scaldare il sangue degli uomini: io non parlo che alla buona; vi dico ciò che voi stessi sapete; vi mostro le ferite del dolce Cesare, povere, povere bocche mute, e chiedo loro di parlare per me: ma se io fossi Bruto, e Bruto Antonio, allora vi sarebbe un Antonio che sommoverebbe gli animi vostri e porrebbe una lingua in ogni ferita di Cesare, così da spingere le pietre di Roma a insorgere e ribellarsi.
I Citt. Ci ribelleremo.
1° Citt. Bruceremo la casa di Bruto!
2° Citt. Via dunque! Venite, si cerchino i cospiratori!
Ant. Ascoltatemi ancora, compatriotti; ancora uditemi parlare.
I Citt. Silenzio, oh! Udite Antonio, il nobilissimo Antonio.
Ant. Amici, voi andate a fare non sapete che cosa. In che ha Cesare meritato il vostro amore? Ahimè, non sapete: debbo dirvelo allora: avete dimenticato il testamento di cui vi parlavo.
I Citt. Verissimo, il testamento: restiamo ad udire il testamento.
Ant. Ecco il testamento, e col sigillo di Cesare: ad ogni cittadino romano egli dà, ad ognuno individualmente, settantacinque dramme.
2° Citt. Nobilissimo Cesare! Vendicheremo la sua morte.
3° Citt. O regale Cesare!
Ant. Ascoltatemi con pazienza.
I Citt. Zitti, oh!
Ant. Inoltre, egli vi ha lasciato tutti i suoi passeggi, le sue private pergole e gli orti nuovamente piantati, al di qua del Tevere; egli li ha lasciati a voi ed ai vostri eredi per sempre: pubblici luoghi di piacere, per passeggiare e per divertirvi. Questo era un Cesare! Quando ne verrà un altro simile?
1° Citt. Giammai, giammai! Venite, via, via! Bruceremo il suo corpo nel luogo santo, e con i tizzoni incendieremo le case dei traditori. Raccogliete il corpo.
2° Citt. Andate a prendere il fuoco.
3° Citt. Abbattete le panche.
4° Citt. Abbattete i sedili, le finestre, ogni cosa.
Escono i Cittadini col corpo.
Ant. Ed ora, che la cosa vada avanti da sé. Malanno, tu sei scatenato, prendi il corso che vuoi.
Entra un Servo.
Ebbene, giovane!
Serv. Signore, Ottavio è già arrivato a Roma.
Ant. Dov’è?
Serv. Egli e Lepido sono in casa di Cesare.
Ant. Ed ivi subito andrò a visitarlo: mi giunge a proposito. La fortuna è lieta e in questo umore ci concederà qualunque cosa.
Serv. Ho udito dire che Bruto e Cassio han traversato cavalcando come pazzi le porte di Roma.
Ant. Forse hanno avuto qualche notizia del popolo, come io l’avevo commosso. Conducimi da Ottavio...
Cremazioni a Milano: "troppo successo" e mancano le cellette
La cremazione è oramai largamente maggioritaria a Milano: il 75% dei residenti si fa cremare, un fenomeno cominciato nel 2004 il cui successo inizia a porre un problema: mancano le cellette.
Nel 2016 sui 13.542 funerali con sepoltura in città, la cremazione è stata scelta in 10.184 casi, così tanti che ormai la ricerca di cellette in alcuni casi sta diventando una vera e propria emergenza per il Comune.
È il caso del cimitero di Baggio, dove il fabbisogno medio in un anno è di 240 cellette e giorni fa quelle immediatamente disponibili erano solo tre. Il direttore dei Servizi funebri, intervenuto in commissione a Palazzo Marino con l'assessore Roberta Cocco, ha fatto presente che in questo caso specifico ad esempio ci sono 110 spazi che mano a mano si possono rendere disponibili nel corso dell'anno grazie alle estumulazioni, a Lambrate invece il fabbisogno è di 600 posti e ora ce ne sono 334 (altri 350 saranno recuperati nell'anno). Il fabbisogno però non riguarda solo le cellette, ma anche gkli impioanti di cremazione, per garantire la cui disponibilità verrà realizzato un nuovo forno (il sesto) al crematorio di Lambrate.
Francia: una piccola urna di piombo con un cuore imbalsamato
Nella tomba di una nobile del Seicento a Rennes, in Francia, è stata trovata una piccola urna di piombo contenente il cuore imbalsamato del marito, morto sette anni prima.
ll cuore di Toussaint de Perrien, cavaliere di Brefeillac, chiuso in un contenitore di piombo dopo la morte
La bara di piombo di Louise de Quengo, Signora di Brefeillac, è stata portata alla luce nel 2013 a Rennes, in Francia dai ricercatori dell'Institut national de recherches archéologiques préventives (INRAP).
L'ispezione della bara ha destato un’incredibile sorpresa: all'interno vi era un piccolo contenitore di piombo che conteneva il cuore del marito della defunta, Toussaint de Perrien, Cavaliere di Brefeillac.
Si sapeva che alcuni membri della nobiltà francese si facevano espiantare alcuni organi post mortem per una sepoltura differenziata, pratica conosciuta solo per scopi politici e religiosi, non con finalità romantiche, espressione di un ricongiungimento dei coniugi nella morte.
Il cuore di Toussaint sarebbe stato sigillato nel piccolo contenitore di piombo a tenuta d'aria per evitare la decomposizione, e portato al convento giacobino di Rennes, dove la moglie viveva . Fino alla sua morte, l'urna è stata molto probabilmente esposta nella cappella dove lei era solita pregare
Negli scavi del convento giacobino sono state ritrovate 5 urne a forma di cuore. Gli altri quattro contenitori, contengono cuori umani e iscrizioni, ma non sembrano essere associati ad alcuna sepoltura . Probabilmente queste urne furono rimosse e nascoste dalle autorità del convento durante la Rivoluzione francese, quando cofanetti e urne di piombo che contenevano i resti dei nobili erano fusi per farne proiettili.
Il Policlinico Milano inaugura la nuova camera mortuaria “interreligiosa”
L'ospedale Policlinico di Milano, la storica struttura nel cuore del capoluogo lombardo, ha rinnovato le proprie strutture dotandosi di una nuova Camera Mortuaria: una 'Sala dei riti' per ebrei, islamici e induisti e luoghi dedicati a atei e agnostici
La vecchia camera mortuaria era in una situazione fatiscente e poco rispettosa della privacy. Adesso il Policlinico di Milano con la nuova Camera Mortuaria, con spazi moderni e triplicati, offre alle famiglie che vogliono dare l'ultimo saluto a un proprio caro, un luogo interreligioso capace di ospitare anche riti diversi da quelli cattolici. C'è, infatti, uno spazio, dove i defunti saranno i ricomposti secondo i riti religiosi tradizionali.
La nuova Camera Mortuaria è già attiva, ed è accessibile da via Pace 9, e va a sostituire quella in uso fino ad ora: ha tredici camere ardenti (nella vecchia erano solo quattro), tre camere singole per la vestizione delle salme (prima era in funzione un unico spazio comune) e uno spazio separato e riservato per sei celle frigorifere, due delle quali attrezzate per gestire defunti infettivi.
Cremona, una proposta: conservare le ceneri in chiesa
Come sappiamo, la pratica della cremazione ha visto una lunga e non ancora forse completata evoluzione delle posizioni della Chiesa Cattolica che la ammette, con alcune remore, oramai da oltre cinquant’anni. La recente Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede dell’ottobre 2016 è nuovamente intervenuta su questo tema, stabilendo che «le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero» o «se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica».
Questo «se è il caso» ha spinto i sacerdoti più “creativi” o “innovativi”, come don Andrea Foglia, parroco di S. Abbondio, a Cremona ad avanzare una proposta: ospitare all’interno delle chiese le ceneri dei defunti cattolici. L’Istruzione Ad resurgendum cum Christo non esclude tale eventualità. Il documento specifica anzi che ciò potrebbe «contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera ed al ricordo dei parenti e della comunità cristiana» e in più eviterebbe il rischio di «pratiche sconvenienti o superstiziose».
Don Foglia non è solo in questa proposta, e anche in un altro comune cremonese, Soresina, con le medesime motivazioni pastorali, si sta pensando a soluzioni analoghe. Lo conferma don Angelo Piccinelli, parroco di Soresina: «Ci stiamo pensando, ne avevo parlato anche al vicario generale»
Carissimo estinto: il business dei funerali in mano al racket… Ci risiamo con le solite notizie farlocche...
Ci risiamo nuovamente a parlare del solito tormentone del caro estinto e di quanto siano turlupinate ed ingannate le famiglie che a questi impresari senza scrupoli si vedono costrette a doversi rivolgere al momento della dipartita del loro caro…
Non si può assolutamente mettere la testa sotto la sabbia e dire che tutti gli impresari siano perfetti professionisti del loro settore, ma d'altronde non si può sempre e comunque sparare su tutta una categoria riproponendo il tormentone che siano tutti scaltri e infimi approfittatori della disperazione altrui.
Bello l’articolo in cui si richiede a gran voce una Legge Nazionale che ponga limiti di accesso alla professione e che possa mettere in campo solo ed unicamente serie e strutturate aziende lasciando fuori “gli avventori improvvisati”, peccato che con questa legge quadro Maturani che si cerca di portare avanti come soluzione di tutti i mali, le conseguenze sarebbero ancora più gravi del danno portando veramente il comparto funerario italiano in mano a pochi oligarchi che potrebbero creare in futuro un reale racket dei funerali.
È assolutamente vero che “manca una legge che stabilisca chiaramente chi possa dirsi operatore funerario o che fissi i requisiti minimi per aprire una società di pompe funebri” come cita Gianni Gibellini, Presidente dell’associazione EFI – Eccellenza Funeraria Italiana nonché proprietario della Funeral Home di Modena, la QUASI più grande casa funeraria italiana come ribadito calorosamente nell’articolo del giornalista Lorenz Martini, ma non questa proposta di legge, o meglio, non fatta così male e chiaramente volta alla costruzione di un gotha di imprese che faranno da asso pigliatutto di un settore già non brilla per la sua trasparenza ed equità.
Continuando la lettura… ve lo siete mai chiesto quale sia il ricarico che subite tutte le volte che andate a mangiare in un ristorante?
Sapete cosa è il food cost? Ve lo spiego in pochissimi passaggi:
un ristoratore riesce ad applicare fino all’800-900 percento di ricarico sulla pietanza che vi porta al tavolo calcolando l’acquisto di una materia prima e la sua preparazione.
Arriva ad avere anche il 1200 percento di ricarico sul vino che vi bevete a tavola.
Sapete cosa ci va a pagare il ristoratore con tutto il grande ricarico che vi applica?
Utenze, tasse, dipendenti, affitti, leasing, acquisto materie prime e tutto quello che consegue a chiunque abbia l’idea di aprire una Partita IVA e fare l’imprenditore di se stesso nel paese Italia.
La professionalità di un lavoratore autonomo in Italia è scarsamente riconosciuta e quelle rare volte in cui qualcuno agisce con piglio serio e professionale ricaricando il giusto margine viene sempre tacciato di approfittatore e ladro da qualche altro collega che di sano e regolare nella propria struttura ha veramente ben poco!!!
Mi sembra abbastanza bieco e strumentale il voler mettere in piazza i costi di acquisto e ricarico delle materie prime come le casse di legno, esponendo prezzi che inducano il generico ragionare della gente a pensare che TUTTE le casse di legno siano fatte con materiali scadenti e che debbano arrivare da mercati extra UE e che debbano necessariamente avere lo stesso valore di un comodino dell’Ikea.
Non è così!!!
Esistono affermate aziende Italiane anche nel settore della produzione delle casse che da generazioni utilizzano materie di primordine e di origine nazionale e tracciata che danno da lavorare a centinaia di famiglie di artigiani del legno e di bronzisti.
Chi nella propria azienda ha effettuato la scelta di volersi posizionare economicamente sul mercato con prezzi “low cost” dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dire che se l’offerta è bassa allora anche tutto quello che comporrà il servizio sarà adeguato all’offerta
Attenzione non ho detto scadente ma adeguato.
Le pubblicità che spesso espongono servizi a basso prezzo su ampie fette di territorio dovrebbero avere criteri di trasparenza ed onestà e non essere forvianti per chi ne è l’utente finale con richiami a prezzi “civetta” che di reale non hanno nemmeno l’inchiostro con il quale sono stati stampati.
Non si scappa, se pago poco per mangiare come nei fast food, devo essere consapevole che mangerò una qualità di materie prime commisurate a quello che sto andando a spendere.
Pensare di vestirsi da paladini della giustizia e difensori del prezzo “equo” da parte di chi nelle proprie aziende o case funerarie applica prezzi MOLTO differenti da quelli che espone nell’articolo di Business Insider Italia (fonte Repubblica) è una divisa che stona addosso a chi cerca di indossarla.
Il prezzo è da definirsi equo solo ed unicamente in base alla professionalità, al materiale scelto, ai mezzi impiegati ed ai servizi aggiuntivi che andranno a comporre la cerimonia funebre ricordandosi sempre che esiste la libera concorrenza e la sacra libera scelta da parte della famiglia.
Vogliamo che il ripetersi di situazioni da racket smetta? Certo!
Vogliamo una legge quadro che regolamenti equamente il mercato in tutta Italia? Ma magari!
Vogliamo inasprire le pene per chi negli ospedali fa mercato sulle disgrazie altrui? Sarebbe ora!
Non è abbastanza esaustivo citare eventi passati come il caso sardo o milanese del caro estinto, ma basterebbe alzare lo sguardo OGGI verso gli ospedali milanesi o romani e di come vengono considerati ANCORA come stagni nei quali pescare a mani piene nelle disgrazie altrui nonostante profondi scandali del passato che si vedono nuovamente ripetere nel presente.
Chi pensa che le imprese funebri in Italia siano una lobby chiusa su se stessa fa un gravissimo errore e veste una categoria di un abito che non vuole e non riuscirebbe neanche con grande sforzo ad indossare.
Neanche le Federazioni di categoria (tutte) riescono a malapena a tenere insieme le idee dei propri iscritti, figuriamoci a creare “cartello” tra chi per natura svolge un lavoro di carattere individualistico.
Fare chiarezza va bene ma sparare a zero su tutti cercando di eleggersi ad anima candida direi che è alquanto strumentalizzante.
Calabria, una lotta senza fine.
Se in Basilicata con l’ausilio del Presidente Mollica la stesura e l’approvazione della Legge Regionale sono state supersoniche, in Calabria diversamente si dovranno preparare le scorte alimentari per dover passare un lungo inverno in trincea tra filo spinato e proposte di legge più o meno fai da te.
Ora, la situazione calabrese è terribile in quanto ci ritroviamo su un territorio con una disposizione geografica e di densità abitativa difficile, i grossi centri urbani sono pochi mentre la diffusione di moltissimi comuni con pochi abitanti hanno fatto sì che con il tempo si moltiplicassero a dismisura le imprese funebri. Il risultato è che la professione degli impresari è stata imbracciata come seconda attività che portava ad arrotondare un bilancio famigliare che in una maniera o l’altra alla fine dell’anno doveva tornare.
Nella splendida Calabria troviamo purtroppo pastori di gregge, formaggiai, falegnami che si prodigano per le loro comunità a fare anche da pompe funebri con il risultato che spesso per far del bene a pochi si disintegra il lavoro di chi lo fa come unica professione e si ritrova a investire tempo, fatica e risparmi in un’attività che di improvvisato non dovrebbe avere MAI nulla.
Ora la necessità di introdurre una legge che regolamenti l’andamento della professione e che cerchi di arginare il numero nascente di imprese che crescono come funghi tutti gli anni, è sotto gli occhi di tutti e a quanto pare questa legge viene auspicata dalla maggioranza di coloro che abbiamo incontrato il 22 ottobre a Cosenza.
Come fare a gestire la situazione esistente senza dover costringere nessuno ad andarsene?
Il mistero sembra verrebbe svelato da parte di un folto e numeroso gruppo di imprenditori del territorio i quali avrebbero steso un assetto normativo da portare alla Regione.
Tale assetto reca contenuti che riconosciamo in linea di massima positivi ma, un po’ per inesperienza, un po’ per faciloneria ha al suo interno anche numerosissime insidie le quali si potrebbero potenzialmente ritorcersi contro anche agli interessi stessi di chi la può aver concepita e stesa.
Noi di Federcofit pensiamo che i punti generali da dover tenere in considerazione sono:
- la nuova normativa deve in qualche modo cercare di regolare l’ingresso di nuovi imprenditori
- dare professionalità attraverso gli strumenti della formazione e del riconoscimento della professionalità
- tenere conto della difficile distribuzione geografica della popolazione su tutto il territorio regionale senza dover lasciare nessuna zona scoperta
- premiare chi intende investire sulla propria attività con beni e strutture
- riconoscere e conservare le tradizioni del territorio e delle imprese storiche già presenti da generazioni
- riconoscere in futuro quelle che sono le incompatibilità con le professioni che gravitano intorno a quella delle onoranze funebri e separarle in modo da non creare palesi conflitti di interesse
- non essere anacronistici e pensare che la Calabria debba intraprendere un percorso in direzione completamente opposta o divergente a quella di tutte le normative Regionali delle altre comunità che compongono l’Italia e di un possibile disegno di Legge Nazionale futuro
- tenere in considerazione che non dovranno restare solo le imprese più grandi, sullo stile di chi ha tentato di azzardare alcune i ipotesi nascondendola tra le righe o facendosi influenzare da pareri di “eminenti imprese del nord” che di comune con le imprese anche definite grandi in Calabria non ha assolutamente nulla da condividere se non un rapporto di 1 a 1000.
- anche coloro che da anni esistono e resistono sul territorio dovranno avere la possibilità di dare una seria professionalizzazione e valore alla propria attività e avere la possibilità di andare avanti giorno dopo giorno.
La proposta nata dalla raccolta di pareri degli operatori locali a nostro giudizio così formulata non soddisfa queste esigenze e non ha le caratteristiche per essere applicata in toto nella sua forma: necessita di essere studiata ed analizzata punto per punto e di aggiustare il tiro al fine di tutelare VERAMENTE il futuro di tutti e di creare una selezione naturale che porterà la sopravvivenza di chi decide di investire sulla propria professione e di creare un’azienda che potrà avere futuro.
Federcofit si rende disponibile a dare il proprio contributo cercando di illustrare le migliorie apportabili e le rettificazioni che riteniamo necessarie al fine di incardinare una discussione che debba essere necessariamente priva di rancori o barricate che non gioverebbero a nessuno.
Qui si cerca di fare del bene alla categoria tutta SENZA FAVORIRE NESSUNO, che siano amici, simpatizzanti o chicchessia.
La Federazione nasce con lo scopo di curare gli interessi degli Operatori che operano in correttezza di mercato e di tutelare l’esigenze dei dolenti che a loro vi si rivolgono. Siamo nati con questo intento e con questo intento rimaniamo.
Atti di vandalismo in cimiteri ebraici negli USA
Ha suscitato sdegno il ripetersi di atti di vandalismo ai danni di sepolture ebraiche negli USA.
Ultimo è stato il cimitero ebraico “Waad Hakolel Cemetery” di Rochester, nello stato di New York, presso il quale decine di tombe sono state profanate. Dopo St. Louis e Philadelphia, anche nello stato di New York si sono verificati questi vergognosi atti contro la pietà per i morti e di discriminazione religiosa. Il governatore dello stato di New York Andrew Cuomo ha disposto indagini su questo evento.
Nell’orrore per un gesto così squallido, c’è però una buona notizia: la solidarietà tra le religioni si è manifestata e anche alcune organizzazioni islamiche statunitensi si stanno impegnando per rendere la pace ai cimiteri profanati.
Trasmissione annuale all’Agenzia delle Entrate dei dati sulle spese funebri per il 730 precompilato
I soggetti che emettono fatture relative a spese funebri sostenute in dipendenza della morte di persone devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati relativi alle spese sostenute nell’anno precedente, con riferimento a ciascun decesso (articolo 2 del decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 13 gennaio 2016).
Le comunicazioni sono effettuate, in via telematica e in unica soluzione, entro il 28 febbraio 2017 con riferimento ai dati dell’anno precedente (2016).
I soggetti tenuti alle comunicazioni devono utilizzare il servizio telematico Entratel e verificare la coerenza dei dati comunicati con le istruzioni dell’Agenzia (specifiche tecniche allegate al provvedimento del 19/02/2016).
Mentre per le spese funebri del 2015 era prevista la comunicazione, in luogo del codice fiscale del defunto, di un codice identificativo dell’evento funebre, vista l’allora novità, da quest’anno la comunicazione del codice fiscale del defunto è obbligatoria in relazione agli eventi funebri avvenuti nell’anno 2016 (e, ovviamente, per il futuro). È stata ristretta la platea dei soggetti tenuti alla comunicazione, con una risposta ad una FAQ, che si riporta integralmente:
Spese da indicare nella comunicazione
D: Tra le spese funebri da comunicare all’Agenzia delle entrate in base a quanto previsto dal decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 13 gennaio 2016, oltre alle spese relative all’attività delle pompe funebri, rientrano anche le ulteriori spese sostenute in dipendenza del decesso, quali ad esempio le spese sostenute per l’acquisto di fiori o per la lavorazione di marmi e lapidi?
R: Al fine evitare che il nuovo adempimento riguardi una platea indefinita di soggetti, tenuto conto anche del limite di spesa detraibile pari a 1.550 euro e considerato che le ulteriori spese sostenute in dipendenza del decesso non potrebbero essere riportate automaticamente nella dichiarazione precompilata in quanto l’Agenzia delle entrate non è a conoscenza dell’effettivo collegamento tra la spesa e l’evento funebre, si ritiene che l’obbligo di comunicazione delle spese funebri all’Agenzia delle entrate riguardi esclusivamente i dati delle fatture emesse, in relazione all’evento funebre, dai soggetti esercenti l’attività di servizi di pompe funebri e attività connesse.
Software di compilazione
D: È prevista la pubblicazione di un software di compilazione per la trasmissione dei dati relativi alle spese funebri?
R: Sì, con riferimento alla trasmissione dei dati relativi alle spese funebri l’Agenzia mette a disposizione un software per la compilazione e per il controllo.
www.agenziaentrate.gov.it
Corsi di sicurezza
Il 19/08/2016 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 193 ed è entrato in vigore il
02/09/2016 un nuovo accordo Stato-Regione che disciplina i requisiti della formazione per Responsabili ed Addetti dei Servizi di Prevenzione e Protezione (RSPP e ASPP)
Riportiamo sinteticamente i punti essenziali
Formazione RSPP e ASPP
Modulo A : invariato nel numero di ore ma possibile ora in e –learning
Modulo C : invariato
Modulo B : comune a tutti i settori produttivi della durata di 48 ore. Il suddetto modulo è esaustivo per tutti i settori produttivi (ad eccezione di 4 tra cui non c’è il settore funerario)
Aggiornamento di RSPP e ASPP
Indipendentemente dal settore l’aggiornamento sarà di 40 ore per RSPP e 20 ore per ASPP, ma fino al 50% potranno essere svolte tramite partecipazione a convegni o seminari
La formazione specifica dei lavoratori a basso rischio può essere effettuata in modalità e-learning
Lavoro somministrato : specificato che l’informazione e l’addestramento è a carico del somministratore se non specificato diversamente nel contratto di lavoro
Obbligo di erogare i corsi di formazione antincendio, primo soccorso in modalità frontale (no e-learning)
Punto 10 dell’Accordo : “In ogni caso per poter esercitare la propria funzione, gli RSPP e ASPP dovranno , in ogni istante, poter dimostrare che nel quinquennio antecedente hanno partecipato a corsi di formazione per un numero di ore non inferiore a quello previsto”
Quindi l’RSPP deve controllare quando ha fatto i corsi di aggiornamento per evitare di vedersi scadere i corsi senza aver prima provveduto a guadagnare nuovi crediti
Ricordiamo che Federcofit ha stipulato una convenzione per i soci con la società MAP srl di Milano che svolge attività di prestazione di servizi, consulenza e corsi nel settore della Sicurezza e salute sul lavoro .
Chiamate in Segreteria per avere ulteriori informazioni 02 33403992
In nome del Papa Re, o della cremazione
La Chiesa Cattolica per espressione dei suoi vescovi, ha recentemente stabilito che sia accettata anche la pratica della cremazione a condizione che le derivanti ceneri siano custodite presso luoghi consacrati (cimiteri) e che non se ne disponga la loro dispersione o che la scelta cremazionista non sia frutto di animo negazionista o avverso alla chiesa cattolica o nei confronti di uno dei suoi dogmi cristiani.
Questa è a parere nostro la conseguenza del diffondersi di una scelta che sempre più è divenuta “popolare” e che ha conquistato svariati “seguaci” anche tra i più fermi e convinti frequentatori dell’ambiente clericale e generando conseguentemente un’inversione di tendenza da parte di un organismo così radicalmente storico (1542) come la Congregazione per la Dottrina della Fede.
Bei tempi erano quelli in cui dal 1571 e per tre secoli a venire sotto l’inquisizione, la cremazione aveva un nome diverso (rogo) era concessa come unico principio purificatore ed i requisiti per potervi accedere erano che dovessi essere rigorosamente vivo e quindi il motto popolare che recita: “si stava meglio quando si stava peggio” viene ancora una volta decisamente smentito.
Quindi ora, ai giorni nostri, avendo ottenuto il bene placido di essere cremati da morti direi che abbiamo sicuramente fatto qualche passo avanti rendendo la cremazione quantomeno meno dolorosa e riconoscendole anche una valenza cristiana socialmente e clericalmente “accettabile”.
Ironie a parte, chi vi scrive non è un fermo e convinto assertore della cremazione, ma nemmeno un oppositore in quanto, se tale pratica, trascurando cenni storici quali vichinghi o induisti (cosa che noi non siamo), venisse adottata per ferma convinzione e con lucidità esprimendo volontà in vita della destinazione del proprio corpo dopo il trapasso allora è giusto e corretto che si possa destinare il proprio divenire e disporre nella direzione che ognuno decida nella propria libertà.
Laddove invece la volontà venisse decretata solo ed esclusivamente da parte degli aventi titolo (figli o eredi) in contraddizione con la volontà del de cuius, solo perché con tre lire si sistema definitivamente un problema senza doverlo trascinare in là con il tempo, allora tale pratica perde tutto il proprio intrinseco significato sfociando in un mero smaltimento di rifiuti organici come l’umido che portano via sotto casa mia il sabato mattina.
Punti di vista, condivisibili o meno, che comunque innegabilmente hanno generato per il settore delle imprese funebri una forte pressione e un inevitabile cambiamento di direzione che talvolta ha reso succubi gli impresari che non hanno avuto la capacità di “adattarsi” a questa inversione di tendenza da parte della propria clientela.
Ci sono state alcune imprese che di questa scelta sempre più frequente ne hanno fatto un cavallo di battaglia costruendo intorno a questo triste evento un rito capace di riproporre con forza l’importanza e l’attenzione nei confronti di quella scelta di fine vita diversa, ma che pur sempre rappresenta la personificazione del nostro caro che ci è venuto a mancare.
Questo non vuol dire furbizia, ma intelligenza e lungimiranza nel cercare di mantenere tradizioni anche in situazioni che potrebbero rappresentare una forte spersonalizzazione dell’evento morte.
Se il tempo e le condizioni della società cambiano, com’è giusto che sia, lo spirito di adattamento deve andare incontro a tali mutazioni, pena il soccombere, anche specializzandosi o formando il proprio personale con ruoli quali ad esempio “il cerimoniere”.
Questa preziosa figura dovrà curare e sviluppare nuovi approcci con la propria clientela a secondo dell’esigenze che diverranno sempre più individuali da parte delle famiglie che si rivolgeranno agli operatori di domani, poiché è mia opinione che finalmente i servizi funebri standardizzati e fotocopia andranno a scemare in prospettiva di una sempre più diffusa laicità e diversificazione della struttura che comporrà la stratificazione della nostra futura società.
Chi nelle prossime generazione non sarà in grado di adattarsi, si troverà sorpassato anche da “i nuovi arrivati” che appunto perché non condizionati o frenati da un preponderante passato, avranno l’apertura mentale di adattarsi alle esigenze che richiederà quello che sarà il mercato in quel determinato momento storico.
Meditate gente meditate …
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