Cremona, una proposta: conservare le ceneri in chiesa

Come sappiamo, la pratica della cremazione ha visto una lunga e non ancora forse completata evoluzione delle posizioni della Chiesa Cattolica che la ammette, con alcune remore, oramai da oltre cinquant’anni. La recente Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede dell’ottobre 2016 è nuovamente intervenuta su questo tema, stabilendo che «le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero» o «se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica».
Questo «se è il caso» ha spinto i sacerdoti più “creativi” o “innovativi”, come don Andrea Foglia, parroco di S. Abbondio, a Cremona ad avanzare una proposta: ospitare all’interno delle chiese le ceneri dei defunti cattolici. L’Istruzione Ad resurgendum cum Christo non esclude tale eventualità. Il documento specifica anzi che ciò potrebbe «contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera ed al ricordo dei parenti e della comunità cristiana» e in più eviterebbe il rischio di «pratiche sconvenienti o superstiziose».
Don Foglia non è solo in questa proposta, e anche in un altro comune cremonese, Soresina, con le medesime motivazioni pastorali, si sta pensando a soluzioni analoghe. Lo conferma don Angelo Piccinelli, parroco di Soresina: «Ci stiamo pensando, ne avevo parlato anche al vicario generale»
Carissimo estinto: il business dei funerali in mano al racket… Ci risiamo con le solite notizie farlocche...
Ci risiamo nuovamente a parlare del solito tormentone del caro estinto e di quanto siano turlupinate ed ingannate le famiglie che a questi impresari senza scrupoli si vedono costrette a doversi rivolgere al momento della dipartita del loro caro…
Non si può assolutamente mettere la testa sotto la sabbia e dire che tutti gli impresari siano perfetti professionisti del loro settore, ma d'altronde non si può sempre e comunque sparare su tutta una categoria riproponendo il tormentone che siano tutti scaltri e infimi approfittatori della disperazione altrui.
Bello l’articolo in cui si richiede a gran voce una Legge Nazionale che ponga limiti di accesso alla professione e che possa mettere in campo solo ed unicamente serie e strutturate aziende lasciando fuori “gli avventori improvvisati”, peccato che con questa legge quadro Maturani che si cerca di portare avanti come soluzione di tutti i mali, le conseguenze sarebbero ancora più gravi del danno portando veramente il comparto funerario italiano in mano a pochi oligarchi che potrebbero creare in futuro un reale racket dei funerali.
È assolutamente vero che “manca una legge che stabilisca chiaramente chi possa dirsi operatore funerario o che fissi i requisiti minimi per aprire una società di pompe funebri” come cita Gianni Gibellini, Presidente dell’associazione EFI – Eccellenza Funeraria Italiana nonché proprietario della Funeral Home di Modena, la QUASI più grande casa funeraria italiana come ribadito calorosamente nell’articolo del giornalista Lorenz Martini, ma non questa proposta di legge, o meglio, non fatta così male e chiaramente volta alla costruzione di un gotha di imprese che faranno da asso pigliatutto di un settore già non brilla per la sua trasparenza ed equità.
Continuando la lettura… ve lo siete mai chiesto quale sia il ricarico che subite tutte le volte che andate a mangiare in un ristorante?
Sapete cosa è il food cost? Ve lo spiego in pochissimi passaggi:
un ristoratore riesce ad applicare fino all’800-900 percento di ricarico sulla pietanza che vi porta al tavolo calcolando l’acquisto di una materia prima e la sua preparazione.
Arriva ad avere anche il 1200 percento di ricarico sul vino che vi bevete a tavola.
Sapete cosa ci va a pagare il ristoratore con tutto il grande ricarico che vi applica?
Utenze, tasse, dipendenti, affitti, leasing, acquisto materie prime e tutto quello che consegue a chiunque abbia l’idea di aprire una Partita IVA e fare l’imprenditore di se stesso nel paese Italia.
La professionalità di un lavoratore autonomo in Italia è scarsamente riconosciuta e quelle rare volte in cui qualcuno agisce con piglio serio e professionale ricaricando il giusto margine viene sempre tacciato di approfittatore e ladro da qualche altro collega che di sano e regolare nella propria struttura ha veramente ben poco!!!
Mi sembra abbastanza bieco e strumentale il voler mettere in piazza i costi di acquisto e ricarico delle materie prime come le casse di legno, esponendo prezzi che inducano il generico ragionare della gente a pensare che TUTTE le casse di legno siano fatte con materiali scadenti e che debbano arrivare da mercati extra UE e che debbano necessariamente avere lo stesso valore di un comodino dell’Ikea.
Non è così!!!
Esistono affermate aziende Italiane anche nel settore della produzione delle casse che da generazioni utilizzano materie di primordine e di origine nazionale e tracciata che danno da lavorare a centinaia di famiglie di artigiani del legno e di bronzisti.
Chi nella propria azienda ha effettuato la scelta di volersi posizionare economicamente sul mercato con prezzi “low cost” dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dire che se l’offerta è bassa allora anche tutto quello che comporrà il servizio sarà adeguato all’offerta
Attenzione non ho detto scadente ma adeguato.
Le pubblicità che spesso espongono servizi a basso prezzo su ampie fette di territorio dovrebbero avere criteri di trasparenza ed onestà e non essere forvianti per chi ne è l’utente finale con richiami a prezzi “civetta” che di reale non hanno nemmeno l’inchiostro con il quale sono stati stampati.
Non si scappa, se pago poco per mangiare come nei fast food, devo essere consapevole che mangerò una qualità di materie prime commisurate a quello che sto andando a spendere.
Pensare di vestirsi da paladini della giustizia e difensori del prezzo “equo” da parte di chi nelle proprie aziende o case funerarie applica prezzi MOLTO differenti da quelli che espone nell’articolo di Business Insider Italia (fonte Repubblica) è una divisa che stona addosso a chi cerca di indossarla.
Il prezzo è da definirsi equo solo ed unicamente in base alla professionalità, al materiale scelto, ai mezzi impiegati ed ai servizi aggiuntivi che andranno a comporre la cerimonia funebre ricordandosi sempre che esiste la libera concorrenza e la sacra libera scelta da parte della famiglia.
Vogliamo che il ripetersi di situazioni da racket smetta? Certo!
Vogliamo una legge quadro che regolamenti equamente il mercato in tutta Italia? Ma magari!
Vogliamo inasprire le pene per chi negli ospedali fa mercato sulle disgrazie altrui? Sarebbe ora!
Non è abbastanza esaustivo citare eventi passati come il caso sardo o milanese del caro estinto, ma basterebbe alzare lo sguardo OGGI verso gli ospedali milanesi o romani e di come vengono considerati ANCORA come stagni nei quali pescare a mani piene nelle disgrazie altrui nonostante profondi scandali del passato che si vedono nuovamente ripetere nel presente.
Chi pensa che le imprese funebri in Italia siano una lobby chiusa su se stessa fa un gravissimo errore e veste una categoria di un abito che non vuole e non riuscirebbe neanche con grande sforzo ad indossare.
Neanche le Federazioni di categoria (tutte) riescono a malapena a tenere insieme le idee dei propri iscritti, figuriamoci a creare “cartello” tra chi per natura svolge un lavoro di carattere individualistico.
Fare chiarezza va bene ma sparare a zero su tutti cercando di eleggersi ad anima candida direi che è alquanto strumentalizzante.
Calabria, una lotta senza fine.
Se in Basilicata con l’ausilio del Presidente Mollica la stesura e l’approvazione della Legge Regionale sono state supersoniche, in Calabria diversamente si dovranno preparare le scorte alimentari per dover passare un lungo inverno in trincea tra filo spinato e proposte di legge più o meno fai da te.
Ora, la situazione calabrese è terribile in quanto ci ritroviamo su un territorio con una disposizione geografica e di densità abitativa difficile, i grossi centri urbani sono pochi mentre la diffusione di moltissimi comuni con pochi abitanti hanno fatto sì che con il tempo si moltiplicassero a dismisura le imprese funebri. Il risultato è che la professione degli impresari è stata imbracciata come seconda attività che portava ad arrotondare un bilancio famigliare che in una maniera o l’altra alla fine dell’anno doveva tornare.
Nella splendida Calabria troviamo purtroppo pastori di gregge, formaggiai, falegnami che si prodigano per le loro comunità a fare anche da pompe funebri con il risultato che spesso per far del bene a pochi si disintegra il lavoro di chi lo fa come unica professione e si ritrova a investire tempo, fatica e risparmi in un’attività che di improvvisato non dovrebbe avere MAI nulla.
Ora la necessità di introdurre una legge che regolamenti l’andamento della professione e che cerchi di arginare il numero nascente di imprese che crescono come funghi tutti gli anni, è sotto gli occhi di tutti e a quanto pare questa legge viene auspicata dalla maggioranza di coloro che abbiamo incontrato il 22 ottobre a Cosenza.
Come fare a gestire la situazione esistente senza dover costringere nessuno ad andarsene?
Il mistero sembra verrebbe svelato da parte di un folto e numeroso gruppo di imprenditori del territorio i quali avrebbero steso un assetto normativo da portare alla Regione.
Tale assetto reca contenuti che riconosciamo in linea di massima positivi ma, un po’ per inesperienza, un po’ per faciloneria ha al suo interno anche numerosissime insidie le quali si potrebbero potenzialmente ritorcersi contro anche agli interessi stessi di chi la può aver concepita e stesa.
Noi di Federcofit pensiamo che i punti generali da dover tenere in considerazione sono:
- la nuova normativa deve in qualche modo cercare di regolare l’ingresso di nuovi imprenditori
- dare professionalità attraverso gli strumenti della formazione e del riconoscimento della professionalità
- tenere conto della difficile distribuzione geografica della popolazione su tutto il territorio regionale senza dover lasciare nessuna zona scoperta
- premiare chi intende investire sulla propria attività con beni e strutture
- riconoscere e conservare le tradizioni del territorio e delle imprese storiche già presenti da generazioni
- riconoscere in futuro quelle che sono le incompatibilità con le professioni che gravitano intorno a quella delle onoranze funebri e separarle in modo da non creare palesi conflitti di interesse
- non essere anacronistici e pensare che la Calabria debba intraprendere un percorso in direzione completamente opposta o divergente a quella di tutte le normative Regionali delle altre comunità che compongono l’Italia e di un possibile disegno di Legge Nazionale futuro
- tenere in considerazione che non dovranno restare solo le imprese più grandi, sullo stile di chi ha tentato di azzardare alcune i ipotesi nascondendola tra le righe o facendosi influenzare da pareri di “eminenti imprese del nord” che di comune con le imprese anche definite grandi in Calabria non ha assolutamente nulla da condividere se non un rapporto di 1 a 1000.
- anche coloro che da anni esistono e resistono sul territorio dovranno avere la possibilità di dare una seria professionalizzazione e valore alla propria attività e avere la possibilità di andare avanti giorno dopo giorno.
La proposta nata dalla raccolta di pareri degli operatori locali a nostro giudizio così formulata non soddisfa queste esigenze e non ha le caratteristiche per essere applicata in toto nella sua forma: necessita di essere studiata ed analizzata punto per punto e di aggiustare il tiro al fine di tutelare VERAMENTE il futuro di tutti e di creare una selezione naturale che porterà la sopravvivenza di chi decide di investire sulla propria professione e di creare un’azienda che potrà avere futuro.
Federcofit si rende disponibile a dare il proprio contributo cercando di illustrare le migliorie apportabili e le rettificazioni che riteniamo necessarie al fine di incardinare una discussione che debba essere necessariamente priva di rancori o barricate che non gioverebbero a nessuno.
Qui si cerca di fare del bene alla categoria tutta SENZA FAVORIRE NESSUNO, che siano amici, simpatizzanti o chicchessia.
La Federazione nasce con lo scopo di curare gli interessi degli Operatori che operano in correttezza di mercato e di tutelare l’esigenze dei dolenti che a loro vi si rivolgono. Siamo nati con questo intento e con questo intento rimaniamo.
Atti di vandalismo in cimiteri ebraici negli USA
Ha suscitato sdegno il ripetersi di atti di vandalismo ai danni di sepolture ebraiche negli USA.
Ultimo è stato il cimitero ebraico “Waad Hakolel Cemetery” di Rochester, nello stato di New York, presso il quale decine di tombe sono state profanate. Dopo St. Louis e Philadelphia, anche nello stato di New York si sono verificati questi vergognosi atti contro la pietà per i morti e di discriminazione religiosa. Il governatore dello stato di New York Andrew Cuomo ha disposto indagini su questo evento.
Nell’orrore per un gesto così squallido, c’è però una buona notizia: la solidarietà tra le religioni si è manifestata e anche alcune organizzazioni islamiche statunitensi si stanno impegnando per rendere la pace ai cimiteri profanati.
Trasmissione annuale all’Agenzia delle Entrate dei dati sulle spese funebri per il 730 precompilato
I soggetti che emettono fatture relative a spese funebri sostenute in dipendenza della morte di persone devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati relativi alle spese sostenute nell’anno precedente, con riferimento a ciascun decesso (articolo 2 del decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 13 gennaio 2016).
Le comunicazioni sono effettuate, in via telematica e in unica soluzione, entro il 28 febbraio 2017 con riferimento ai dati dell’anno precedente (2016).
I soggetti tenuti alle comunicazioni devono utilizzare il servizio telematico Entratel e verificare la coerenza dei dati comunicati con le istruzioni dell’Agenzia (specifiche tecniche allegate al provvedimento del 19/02/2016).
Mentre per le spese funebri del 2015 era prevista la comunicazione, in luogo del codice fiscale del defunto, di un codice identificativo dell’evento funebre, vista l’allora novità, da quest’anno la comunicazione del codice fiscale del defunto è obbligatoria in relazione agli eventi funebri avvenuti nell’anno 2016 (e, ovviamente, per il futuro). È stata ristretta la platea dei soggetti tenuti alla comunicazione, con una risposta ad una FAQ, che si riporta integralmente:
Spese da indicare nella comunicazione
D: Tra le spese funebri da comunicare all’Agenzia delle entrate in base a quanto previsto dal decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 13 gennaio 2016, oltre alle spese relative all’attività delle pompe funebri, rientrano anche le ulteriori spese sostenute in dipendenza del decesso, quali ad esempio le spese sostenute per l’acquisto di fiori o per la lavorazione di marmi e lapidi?
R: Al fine evitare che il nuovo adempimento riguardi una platea indefinita di soggetti, tenuto conto anche del limite di spesa detraibile pari a 1.550 euro e considerato che le ulteriori spese sostenute in dipendenza del decesso non potrebbero essere riportate automaticamente nella dichiarazione precompilata in quanto l’Agenzia delle entrate non è a conoscenza dell’effettivo collegamento tra la spesa e l’evento funebre, si ritiene che l’obbligo di comunicazione delle spese funebri all’Agenzia delle entrate riguardi esclusivamente i dati delle fatture emesse, in relazione all’evento funebre, dai soggetti esercenti l’attività di servizi di pompe funebri e attività connesse.
Software di compilazione
D: È prevista la pubblicazione di un software di compilazione per la trasmissione dei dati relativi alle spese funebri?
R: Sì, con riferimento alla trasmissione dei dati relativi alle spese funebri l’Agenzia mette a disposizione un software per la compilazione e per il controllo.
www.agenziaentrate.gov.it
Corsi di sicurezza
Il 19/08/2016 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 193 ed è entrato in vigore il
02/09/2016 un nuovo accordo Stato-Regione che disciplina i requisiti della formazione per Responsabili ed Addetti dei Servizi di Prevenzione e Protezione (RSPP e ASPP)
Riportiamo sinteticamente i punti essenziali
Formazione RSPP e ASPP
Modulo A : invariato nel numero di ore ma possibile ora in e –learning
Modulo C : invariato
Modulo B : comune a tutti i settori produttivi della durata di 48 ore. Il suddetto modulo è esaustivo per tutti i settori produttivi (ad eccezione di 4 tra cui non c’è il settore funerario)
Aggiornamento di RSPP e ASPP
Indipendentemente dal settore l’aggiornamento sarà di 40 ore per RSPP e 20 ore per ASPP, ma fino al 50% potranno essere svolte tramite partecipazione a convegni o seminari
La formazione specifica dei lavoratori a basso rischio può essere effettuata in modalità e-learning
Lavoro somministrato : specificato che l’informazione e l’addestramento è a carico del somministratore se non specificato diversamente nel contratto di lavoro
Obbligo di erogare i corsi di formazione antincendio, primo soccorso in modalità frontale (no e-learning)
Punto 10 dell’Accordo : “In ogni caso per poter esercitare la propria funzione, gli RSPP e ASPP dovranno , in ogni istante, poter dimostrare che nel quinquennio antecedente hanno partecipato a corsi di formazione per un numero di ore non inferiore a quello previsto”
Quindi l’RSPP deve controllare quando ha fatto i corsi di aggiornamento per evitare di vedersi scadere i corsi senza aver prima provveduto a guadagnare nuovi crediti
Ricordiamo che Federcofit ha stipulato una convenzione per i soci con la società MAP srl di Milano che svolge attività di prestazione di servizi, consulenza e corsi nel settore della Sicurezza e salute sul lavoro .
Chiamate in Segreteria per avere ulteriori informazioni 02 33403992
Corso per Operatore Necroforo e per Addetto al Trasporto Cadavere e per Direttore Tecnico a Milano
A fine ottobre inizierà un corso per Operatore Necroforo e per Addetto al Trasporto Cadavere e per Direttore Tecnico a Milano. Considerando che la frequenza dei corsi è ormai semestrale consigliamo a tutti di iscriversi quanto prima.
Per avere informazioni sui corsi contattate la segreteria al n. 02 33403992
Le mummie di palude
Questi corpi mummificati scuri, che sembrano fatti di cuoio, sono stati ritrovati casualmente, nel corso del tempo, nelle torbiere in molte parti del nord-Europa, soprattutto in Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Germania.
Sono probabilmente oggi alcune centinaia, anche se quelli studiati attentamente sono poche decine.
La maggioranza risale a un periodo che va dall’800 a.C. al 400 d.C., ma ce ne sono anche datate fino a 8.000 anni fa, e alcune sono di epoca medievale.
Da anni rappresentano un enigma per gli studiosi, che si chiedono il perché di questa particolare sepoltura.
La mummia di Windeby, datata tra il 41 e il 118 a.C. e ritrovata nel 1952.
Fino a non molto tempo fa era nota come la ragazza di Windeby, ma di recente l’esame del DNA ha dimostrato che si tratta di un ragazzo, che aveva circa 16 anni al momento della morte.
Le mummie delle torbiere, come vengono anche chiamate, sono arrivate a noi grazie alle particolari condizioni del luogo in cui sono stati deposti i corpi: la mancanza di ossigeno tipica delle acque di palude, che non consente la sopravvivenza dei microrganismi che decompongono i materiali organici, ha permesso la conservazione quasi perfetta della pelle, dei capelli, a volte anche del cervello o del contenuto dello stomaco, e spesso perfino dei vestiti.
Lo scheletro, invece, si è quasi sempre dissolto, a causa dell’acidità delle acque, che ha anche contribuito a dare alle mummie il loro colore e aspetto caratteristico, simile a cuoio.
Il cosiddetto uomo di Tollund, che visse nel IV secolo a.C, e aveva circa 40 anni al momento della morte, è arrivato fino a noi quasi perfettamente integro, con perfino i lineamenti riconoscibili, tanto che al momento della scoperta, nel 1950, fu scambiato per la vittima di un omicidio recente.
Culto dei morti nello Scintoismo
Nello scintoismo la commemorazione dei defunti è molto importante e sentita.
I defunti continuano a vivere sottoforma di spiriti; ci sono quelli buoni detti "spiriti ancestrali" che sono morti serenamente e vissuti felicemente a cui si chiede protezione per la famiglia. Ci sono poi gli spiriti maligni morti infelicemente o di morte violenta che divengono "fantasmi" e tendono a vagare causando difficoltà ai viventi.
Non si crede nell'esistenza di un inferno o paradiso, gli antenati vivono in un paese chiamato Yomi.
Gli scintoisti mantengono un dialogo con i loro defunti, durante le visite alle tombe raccontano loro tutto ciò che è avvenuto nella famiglia e chiedono consigli.
Nei salotti delle case scintoiste si trovano delle mensole chiamate "mensole dei Kami" appositamente dedicate agli antenati usate per offrire preghiere domestiche alle divinità. Qui sopra vengono disposti amuleti, piccoli scrigni di legno rosso, tavolette con su scritti i nomi degli antenati più venerati e statuette di divinità portafortuna.
Fino al momento del funerale, l'anima viene custodita in un piccolo scrigno di legno posto nella casa della famiglia.
Culto dei morti in Corea
Nelle famiglie coreane è presente un tempietto dedicato agli antenati della famiglia.
Si crede che l'anima continui a vivere dopo la morte e che debba essere rispettata, per cui molto spesso vengono fatti riti di venerazione I riti commemoratavi per gli antenati si tengono durante il Ch'usŏk , la festività che segna il passaggio dal stagione estiva a quella autunnale, in cui si ringrazia per il raccolto e per la protezione concessa.
I riti commemorativi coreani comprendono oggi sia elementi confuciani che sciamanici.
Le cerimonie di commemorazione si svolgono di fronte alle tavolette degli antenati poste su degli scaffali presenti nelle stanze delle case coreane.
Il ch'arye rappresenta il rito di commemorazione degli antenati in cui le famiglie, anche quelle più povere, usano imbandire un tavolo con riso bollito, frutta e condividono il pranzo con i vicini.
La preparazione del cibo cerimoniale richiede molto tempo, anche tutta la notte poichè comprende vari tipi di carne, pesce, verdure, frutta, dolci.
Gli anziani intanto raccontano ai più giovani storie sugli antenati.
Tradizionalmente il ch'arye viene effettuato a casa del figlio maggiore che, con sua moglie, diventa l'officiante del rito. Per la cerimonia sono necessari un paravento pieghevole, una tavola, un portacandele e una ciotola per l'incenso. Il cibo preparato viene disposto nelle ciotole secondo un particolare ordine.
Tutti i partecipanti indossando appositi abiti per l'occasione, si lavano le mani e restano in piedi.
L'officiante accende un bastoncino di incenso, simbolo per richiamare gli antenati e si inchina fino a terra. Il maschio più anziano dopo di lui versa in una coppa del vino di riso e l'officiante trasferisce il vino in un'altra coppa in tre versate successive. La coppa vuota è posta di fronte alle tavolette degli antenati, quale segno di adorazione e rispetto, poi l'officiante si inchina di nuovo. A seguire si inchinano gli altri partecipanti.
Parte del cibo verrà consumato, parte sarà offerto agli antenati e portato alle loro tombe, per l'occasione ripulite dalle erbacce
Terremoto nel centro Italia: la solidarietà e il fattivo impegno degli Operatori funebri
Oltre che la terra l’evento sismico avvenuto nel caloroso mese di agosto ha scosso anche fortemente gli animi della gente.
Abbiamo avuto, sotto gli occhi di tutti, dimostrazioni esemplari di persone a tutti i livelli che si sono immediatamente attivate e coordinate in modo ineccepibile per apportare un piccolo valore o un grande intervento al fine di alleviare la tremenda sofferenza accusata da quello che si può tranquillamente definire tra gli eventi naturali più devastanti degli ultimi decenni.
Da tutta Italia e da ogni regione oltre che arrivare solidarietà e aiuti, è giunta una concreta sensazione di condivisione del problema, forse sentito così fortemente data la sua vicinanza con i recenti trascorsi eventi dell’Emilia.
Assolutamente da sottolineare l’immediata rispondenza anche della nostra categoria tutta e delle sue associazioni Federcofit, Feniof e Assocofani che in tempo reale si sono attivate mettendo a disposizione le proprie risorse di personale e mezzi per far fronte all’immediato e impellente problema delle vittime causate dallo sconquassante sisma che ha invaso migliaia di abitazioni strappando dal sonno e purtroppo anche dalla vita quasi 300 persone.
Federcofit nell’esprime la totale partecipazione al dolore ed al lutto causato da questo disastro manifesta il più vivo apprezzamento per i tanti operatori funebri che, operanti o no sui territori terremotati, aderendo all’invito del VicePresidente Bellachioma, hanno messo a disposizione della Protezione Civile, gratuitamente, per 4 giorni, i propri carri funebri ed il proprio personale per le esequie ed il trasporto funebre dei deceduti a causa di questo disastroso cataclisma anche trascurando il proprio lavoro individuale.
Esempio di grande senso di responsabilità e di appartenenza ad una categoria ben conscia dell’importanza del proprio ruolo sia sotto l’aspetto umano, organizzativo, sanitario e dimostrazione di professionalità, tatto e sensibilità applicata sia quotidianamente che in eventi devastanti come questo.
Un ulteriore e personale ringraziamento da Federcofit al VicePresidente Giuseppe Bellachioma il quale si è spinto anche oltre il livello di semplice organizzatore e coordinatore con la prefettura di Ascoli Piceno per le 49 vittime marchigiane dando con le sue azioni indubbio lustro alla categoria.
Un grazie a tutti
In nome del Papa Re, o della cremazione
Autore sconosciuto (XIX secolo) - immagine da https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=42953711
La Chiesa Cattolica per espressione dei suoi vescovi, ha recentemente stabilito che sia accettata anche la pratica della cremazione a condizione che le derivanti ceneri siano custodite presso luoghi consacrati (cimiteri) e che non se ne disponga la loro dispersione o che la scelta cremazionista non sia frutto di animo negazionista o avverso alla chiesa cattolica o nei confronti di uno dei suoi dogmi cristiani.
Questa è a parere nostro la conseguenza del diffondersi di una scelta che sempre più è divenuta “popolare” e che ha conquistato svariati “seguaci” anche tra i più fermi e convinti frequentatori dell’ambiente clericale e generando conseguentemente un’inversione di tendenza da parte di un organismo così radicalmente storico (1542) come la Congregazione per la Dottrina della Fede.
Bei tempi erano quelli in cui dal 1571 e per tre secoli a venire sotto l’inquisizione, la cremazione aveva un nome diverso (rogo) era concessa come unico principio purificatore ed i requisiti per potervi accedere erano che dovessi essere rigorosamente vivo e quindi il motto popolare che recita: “si stava meglio quando si stava peggio” viene ancora una volta decisamente smentito.
Quindi ora, ai giorni nostri, avendo ottenuto il bene placido di essere cremati da morti direi che abbiamo sicuramente fatto qualche passo avanti rendendo la cremazione quantomeno meno dolorosa e riconoscendole anche una valenza cristiana socialmente e clericalmente “accettabile”.
Ironie a parte, chi vi scrive non è un fermo e convinto assertore della cremazione, ma nemmeno un oppositore in quanto, se tale pratica, trascurando cenni storici quali vichinghi o induisti (cosa che noi non siamo), venisse adottata per ferma convinzione e con lucidità esprimendo volontà in vita della destinazione del proprio corpo dopo il trapasso allora è giusto e corretto che si possa destinare il proprio divenire e disporre nella direzione che ognuno decida nella propria libertà.
Laddove invece la volontà venisse decretata solo ed esclusivamente da parte degli aventi titolo (figli o eredi) in contraddizione con la volontà del de cuius, solo perché con tre lire si sistema definitivamente un problema senza doverlo trascinare in là con il tempo, allora tale pratica perde tutto il proprio intrinseco significato sfociando in un mero smaltimento di rifiuti organici come l’umido che portano via sotto casa mia il sabato mattina.
Punti di vista, condivisibili o meno, che comunque innegabilmente hanno generato per il settore delle imprese funebri una forte pressione e un inevitabile cambiamento di direzione che talvolta ha reso succubi gli impresari che non hanno avuto la capacità di “adattarsi” a questa inversione di tendenza da parte della propria clientela.
Ci sono state alcune imprese che di questa scelta sempre più frequente ne hanno fatto un cavallo di battaglia costruendo intorno a questo triste evento un rito capace di riproporre con forza l’importanza e l’attenzione nei confronti di quella scelta di fine vita diversa, ma che pur sempre rappresenta la personificazione del nostro caro che ci è venuto a mancare.
Questo non vuol dire furbizia, ma intelligenza e lungimiranza nel cercare di mantenere tradizioni anche in situazioni che potrebbero rappresentare una forte spersonalizzazione dell’evento morte.
Se il tempo e le condizioni della società cambiano, com’è giusto che sia, lo spirito di adattamento deve andare incontro a tali mutazioni, pena il soccombere, anche specializzandosi o formando il proprio personale con ruoli quali ad esempio “il cerimoniere”.
Questa preziosa figura dovrà curare e sviluppare nuovi approcci con la propria clientela a secondo dell’esigenze che diverranno sempre più individuali da parte delle famiglie che si rivolgeranno agli operatori di domani, poiché è mia opinione che finalmente i servizi funebri standardizzati e fotocopia andranno a scemare in prospettiva di una sempre più diffusa laicità e diversificazione della struttura che comporrà la stratificazione della nostra futura società.
Chi nelle prossime generazione non sarà in grado di adattarsi, si troverà sorpassato anche da “i nuovi arrivati” che appunto perché non condizionati o frenati da un preponderante passato, avranno l’apertura mentale di adattarsi alle esigenze che richiederà quello che sarà il mercato in quel determinato momento storico.
Meditate gente meditate …